martedì 26 febbraio 2013

CAPITOLO 63 Quando si dice basta


Ciao allora siete pronte?? Iniziamo la terza parte dove tutte le sicurezze che vi hanno accompagnato e impedito di preoccuparvi sono svanite, da qua in poi il futuro sarà incerto e nelle mani dei protagonisti. 
Ma di sicuro al presente nelle mani di qualcuno che ha taciuto troppo a lungo...
Capitolo 63 Quando si dice basta...

Bella
Come la voce di Esme tacque calò il silenzio.
La storia che mi avevano raccontato, andava a spiegare il perché del suo strano comportamento.
Ma allora perché mi sfugge?” chiesi ancora scossa da quello che avevo sentito.
Perché scappa da tutti. Edward ha paura. Quello che ha dentro che ogni tanto riaffiora negli incubi che lo fanno urlare e lo tengono sveglio di notte, lo terrorizza al punto da impedirgli di aprirsi con chiunque” mi spiegò pacato Carlisle.
Guardai mio padre che era rimasto in silenzio con la testa bassa. Lui sapeva, da che cosa era dovuto il comportamento di Edward, lui aveva frequentato la famiglia. Per questo mi aveva chiesto d lasciarlo stare.
Ma non possiamo aiutarlo in nessun modo?” chiesi intristita e addolorata.
Vedi Bella” riprese la parola Esme “Noi speravamo che Edward si aprisse con te. Siamo convinti che nutra qualche sentimento nei tuoi confronti. Speravamo che la tua presenza e il tuo amore l'aiutasse, ma invece... ultimamente sta peggiorando.” mi disse finendo la frase con un soffio.
Ma chi è stato a fargli male?? Possibile che la polizia non abbia trovato nulla?” dissi guardando mio padre in una muta accusa.
Non abbiamo indizi” mi rispose assorto, tirandosi i baffi “E lui non ha mai parlato. Dice di non ricordare e in parte gli credo. Anche se penso che qualcosa piano piano stia riaffiorando e lo stia torturando nell'anima” mi rispose Charlie.
Il silenzio cadde di nuovo pesante. Posai gli occhi su mio padre, era assente stava pensando a qualcosa, conoscevo quello sguardo.
Devo andare” disse poi all'improvviso.
Lo guardammo sconcertati mentre si alzava e si allontanava velocemente.
In quel momento il cellulare di Alice iniziò a suonare. “E' Jasper” ci disse.
Poi quando chiuse la comunicazione ci sorrise “Edward è con loro e sta bene. Hanno fatto fatica a trovarlo perché temevano fosse andato lontano nel bosco e invece si era allontanato appena. Stanno tornando tutti insieme” annunciò allegra.
Vidi Esme e Carlisle sospirare di sollievo
Sarà meglio che vada anch'io. Se le cose stanno così, sarà meglio che per un po' io sparisca. Non voglio che stia male a causa mia” dissi tristemente alzandosi.
Bella ti prego. No” mi disse Alice afferrandomi per un braccio “Non smettere di combattere” mi supplicò.
Scossi la testa “Alice. Se combattere significa soffrire io, sono disposta a farlo, ma se la mia presenza lo fa stare male, lo costringe ad imbottirsi di medicine e tranquillanti, lo tortura notte e giorno... io devo solo sparire. Almeno per un po'. Per il suo bene Alice... e per il tuo visto quanto siete legati anche fisicamente” le dissi amaramente.
E senza più voltarmi me ne andai.
Ero entrata convinta che la verità mi avrebbe aiutata a combattere per conquistarlo ma essa mi aveva solo aperto agli occhi alla nuda realtà. Charlie aveva purtroppo ragione.
La mia presenza, il mio amore in qualche modo misterioso lo ferivano.

Alice

Vidi Bella andare via e mi sentii sprofondare.
Aveva rinunciato a combattere.
Lei lo faceva per amore, ma era sbagliato.
Edward aveva bisogno che qualcuno lo scuotesse, ed io avevo sperato che lei riuscisse a farlo uscire dal suo guscio.
Avrei voluto piangere.
Volevo piangere per Bella, per la mia amica che sapevo avrebbe sofferto per la sua scelta coraggiosa, per Edward che lentamente stava impazzendo divorato dal suo dolore e per me che non avrei avuto pace fino che il mio gemello non avesse trovato la sua.
Alzai gli occhi e vidi i volti distrutti dei miei genitori.
Ci avevano presi con loro e amato malgrado li avessero avvertiti della nostra situazione.
Si erano donati a noi. Potevo vedere le rughe premature apparire intorno a quegli occhi che troppe volte avevano pianto a causa nostra.
Ci amavano e si stavano distruggendo dietro a noi... dietro a lui.
La porta di casa si aprì silenziosamente e vidi entrare per primo il mio Jasper.
Sorrideva ma i suoi occhi erano irrequieti e senza una parola mi buttai fra le sue braccia.
Braccia forti, braccia che mi proteggevano e mi davano la forza di andare avanti, braccia senza le quali sarei impazzita dal dolore. Lui mi stava sostenendo, silenzioso, capiva il mio tormento e mi stava vicino cercando di aiutarmi e di aiutare il mio gemello.
Dietro a Jasper entrò Edward.
Teneva gli occhi bassi. Lo faceva spesso e ultimamente... sempre di più.
Sembrava si vergognasse ma di cosa non lo riuscivo a capire.
Anzi non riuscivo a capire che cosa lo tormentasse così.
Vidi Carlisle ed Esme avvicinarsi ed abbracciarlo.
Lui gli sorrise, disse che stava bene, che non era successo nulla e salì per andare in camera.
Ma a chi voleva raccontarla??
Forse i miei genitori avrebbero potuto crederci, ma non io.
Il dolore che sentivo allo stomaco mi indicava chiaramente che stava male.
Anche Emmett era entrato e si stava abbracciando Rosalie.

Guardavo loro abbracciarsi, vedevo i miei genitori tenersi per mano mentre non levavano gli occhi dalle scale indecisi o meno se andare a parlare ad Edward e sentivo le braccia di Jasper intorno alla mia vita.
Adesso basta!” mi dissi senza rendermi conto di averlo quasi urlato.
E con passo deciso, lasciando tutti di stucco, salii le scale.
Era l'ora di affrontare il mio gemello e di mettere la parola fine su tutta la vicenda.
Era l'ora che facessi quello che non avevo fatto per otto anni.
Era l'ora che invece di nascondermi e lasciar correre, cercando di dimenticare il male che sentivo dentro a causa sua, lo affrontassi seriamente una volta per tutte.
La sua vita, la mia vita, la vita delle persone a cui tenevo non poteva più aspettare.
Era giunta l'ora che parlasse e rivelasse tutta la verità, qualunque essa fosse!!

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