Esme
Stavo
allargando i pantaloni ad Edward. Da quando erano con noi nel giro di
dieci giorni erano cresciuti tantissimo.
Quando
Carlisle aprì la porta precipitai nell'incubo maggiore della
mia
vita.
Malgrado
Carlisle cercasse di fermarla con le preghiere, con le minacce, con
le suppliche quel diavolo dalle sembianze femminili mi
strappò i
miei bambini.
Non
avevo la forza di parlare, di reagire. Vedevo Carlisle cercare di
lottare ma io non ce la facevo. Ero immobilizzata dall'orrore che
stavo vivendo.
I
loro occhi colmi di lacrime mi ipnotizzarono rendendomi immobile,
incapace di fare o dire qualsiasi cosa, conscia che nulla avrebbe
fermato quella donna.
Strinsi
forte e me Emmett terrorizzata che mi portassero via anche lui,
spaventata da quello che lui avrebbe provato nel vedere quella scena
surreale.
Li
seguii sulla porta di casa come un automa, come se mi avessero
strappato il cuore e quando sentii la voce di Edward per la prima
volta, quando lo sentii chiamarmi mamma seppi che il mio cuore era
morto in quell'istante.
Le sue braccia
calde mi avvolgevano, mi stringevano, mi pregavano di
tenerlo li al sicuro nel mio grembo mentre una forza estranea mi
stava trascinando via il mio bambino.
“Esme
lascialo andare” la voce di Carlisle risuonò
lontana, quasi un
sussurro alla mia mente smarrita nel dolore.
Aprii
le braccia, lasciai che quella strega lo portasse via da me, e sarei
caduta se non avessi avuto Emmett attaccato alla mia vita.
Dovevo
reagire, dovevo mostrarmi forte per lui, per Carlisle e soprattutto
per i gemelli.
Dovevano
sapere che ci saremmo battuti per loro che non li avremmo mai
abbandonati, mai dimenticati ...
E
quando Edward consegnò Tigro ad Emmett mi senti straziare
come se mi
avessero piantato un coltello nel petto e continuassero a rigiralo
dentro aprendo e squartando il mio cuore.
Tigro!
Quel
peluche aveva un nome. Era il suo compagno, il suo amico inseparabile
eppure lo aveva affidato ad Emmett.
Il
mio Emmett... il suo Emmett.
E
mente la macchina partiva l'ultima cosa che vidi furono i suoi occhi.
Verdi,
brillanti dalle lacrime ma sicuri e certi che noi li avremmo salvati.
Mi
sentivo morire, volevo morire eppure mi feci forza e lasciai che
Carlisle mi abbracciasse forte.
Ritorneranno.
Li farò tornare” sibilò il mio amore e
nella sua voce c'era una
determinazione e una durezza che non avevo mai sentito.
No...
non ci saremmo mai arresi... ma quanto ci sarebbe voluto???
E
con l'anima a pezzi, le lacrime che non si volevano fermare
rientrammo in casa e seduta sul divano mi strinsi forte a me Emmett
per cercare di calmarlo, di portargli quella pace che io non avevo.
Tigro
era bagnato zuppo delle lacrime di Edward, di Emmett e delle mie
mentre gli posavo un bacio fra le grandi orecchie.
“Non
temere Tigro il tuo Edward tornerà da te”.
Carlisle
non aveva perso un attimo e con la voce ancora tremante
chiamò il
suo amico Mails, il nostro avvocato.
“Domani
vado da lui. Ho appuntamento alle nove. Li riavremo Esme, con i
mezzi leciti o illeciti se sarà necessario” mi
disse sedendosi e
abbracciandoci forte.
E
mentre mi calmavo fra le braccia delle persone amate il mio pensiero
andava a loro.
Chi
li avrebbe consolati???
Non
certo quella megera. E le lacrime ripresero ad uscire incontrollate e
incontrollabili.
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