Avevo visto
i lampeggianti illuminare le finestre e avevo subito immaginato che
Charlie fosse venuto a trovarci.
Non gli
avevo raccontato nulla dei gemelli ed ero sicuro che sarebbe rimasto
piacevolmente sorpreso dalla notizia, lui sapeva quanto noi
desiderassimo un altro bambino.
Pregustandomi
la sua faccia stupita aprii la porta senza immaginare che la sua
vista potesse sconvolgere Edward ed Alice.
Il primo lo
guardò con terrore prima di mollare i bicchieri per terra e
scappare
al piano di sopra, mentre Alice scoppiò a piangere.
Salutai
Charlie e corsi dietro ad Edward, chiedendomi cosa potesse mai
averlo sconvolto così.
Mi misi a
girare nella varie stanze ma non lo vedevo da nessuna parte.
Provai a
chiamarlo ma ovviamente non mi rispose.
Mi fermai
allora in silenzio cercando di cogliere un rumore qualsiasi che
m'indicasse dove si era nascosto.
Subito
sentii un singhiozzo soffocato provenire dalla sua camera da letto e
titubante entrai.
Mi guardai
in giro senza trovarlo fino a quando un altro singhiozzo
m'indicò
che si era rifugiato sotto al suo letto.
“Edward.
Sono Carlisle. Vieni non è successo niente. Quel signore
è un mio
amico, non ti farà nulla.” gli dissi
inginocchiandomi e
affacciandomi sotto per stabilire un contatto visivo.
Ma solo il
silenzio seguì le mie parole, mentre constatavo che si era
rannicchiato nella parte più lontana e nascosta del letto
andando a
incastrarsi fra il muro e il comodino.
“Edward
per favore vieni, esci da lì, fidati! Nessuno vuole farti
del
male” gli dissi allungando la mano sotto al letto per fargli
una
carezza sulla gamba.
Lo vidi
farsi ancora più piccino, mettendosi fuori portata da me,
mentre
constatavo preoccupato che aveva gli occhi dilatati dal terrore.
“Ascolta
Edward. Non senti Alice piangere? E' spaventata per te. Lei ha
bisogno di te. Vai da lei.” gli dissi
Speravo che il suo istinto di protezione lo
spingesse ad uscire da quella
situazione.
“Vuoi
che
chiami Esme??” aggiunsi vedendolo immobile.
Non sapevo
più cosa dirgli per convincerlo ad uscire da lì,
a fidarsi di noi.
Sentii un
altro singhiozzo scappargli mentre timidamente mormorò
“Alice”.
“Si
Edward. Alice è giù che ti aspetta. Ha bisogno di
vederti” gli
dissi sorridendogli, cercando d'infondergli calma e
tranquillità
“Non ti succederà nulla, non ci sono pericoli. Ti
prego fidati di
me. Nessuno vuole farti del male” continuai sperando di
riuscire a
farlo ragionare.
Lo vidi
chiudere gli occhi come se stesse raccogliendo dentro di se tutto il
coraggio che aveva e piano piano iniziò a strisciare fuori.
Io mi tirai
su in ginocchio e mi affrettai a spostarmi per non spaventarlo ma
come fu uscito, con mia enorme sorpresa, me lo trovai singhiozzante
avvinghiato addosso.
Nascose la
testa nel mio collo e permise che lo prendessi fra le braccia.
“Alice” mormorò ancora una volta fra un
singhiozzo e l'altro
come fosse una preghiera.
Lentamente,
tenendolo stretto fra le braccia per confortarlo, lo portai di sotto
e quando raggiunsi gli altri vidi Esme sorridermi mentre asciugava le
lacrime ad Alice che vedendolo aveva smesso di piangere.
Edward
invece non riusciva a fermarsi e continuava a piangere attaccato al
mio collo.
“Cosa
è
successo?” chiese Charlie titubante guardando i due gemelli.
Emmett per
fortuna aveva tirato su i bicchieri rotti da terra e stava scopando i
cocci.
“Non
lo
so” ammisi affranto mentre mi sedevo sul divano sempre
tenendo
Edward stretto a me.
Avevo la
camicia inzuppata e lo sentivo continuare a sussultare mentre
nascondeva il volto per non farsi vedere da Charlie, dopo aver dato
un rapido sguardo ad Alice per assicurarsi che stesse bene.
“Abbiamo
due nuovi figli, due gemelli” gli rispose Esme indicandoli,
cercando di dimostrarsi allegra e disinvolta malgrado l'accaduto
“Alice ed Edward”.
Lo vidi
alzare le sopracciglia per nulla stupito di quella dichiarazione.
Giusto! Non ci avevo pensato, probabilmente era già al
corrente della
loro presenza, a lui non poteva sfuggire mai nulla visto il suo
lavoro, e probabilmente in questo momento si stava solo
chiedendo cosa avesse suscitato quella reazione inaspettata.
“Poi
andiamo fuori a chiacchierare” gli dissi. Non era proprio il
caso
di parlarne davanti a loro. “Ma perché sei venuto?
Ci sono
problemi?” gli chiesi indicandogli la divisa.
Lui si mise
a ridere.
“Non
pensavo di dover essere invitato.” scherzò capendo
al volo che
avevo voluto cambiare argomento “Ho chiuso l'ufficio e ho
pensato
di passare… mi hanno detto che eri in ferie e volevo sapere
se
potevi venire a pescare con me... ma temo che tu sia
occupato”
concluse indicando Edward con il mento.
Gli sorrisi
sapendo che aveva già capito perfettamente la situazione,
Charlie
era tutto tranne che uno sprovveduto.
Un idea mi
balzò in mente guardandolo fissarmi interrogativo e guardai
Esme per
vedere se anche lei aveva immaginato quello che mi stava frullando in
testa.
Ma mi
accorsi che era troppo intenta a coccolarsi Alice che non levava gli
occhi dal fratello, per badare a me.
“Edward”
lo chiamai dolcemente facendogli una carezza sui suoi morbidi capelli.
Non lo sentivo più singhiozzare, adesso era fermo e
immobile anche se continuava a tenermi stretto per la camicia come
fosse ancorato ad uno scoglio.
“Edward.
Non vuoi andare vicino ad Alice?” gli dissi dolcemente
accarezzandolo ancora sulla schiena sudata.
Lui tirò su
la testa e due occhi verdi e lucidi di lacrime si posarono sospettosi
su Charlie.
“Non
ho
fatto nulla. Sono innocente ” scherzò il mio amico
tenendo le mani
alte e in vista come se Edward gli avesse puntato un fucile contro.
Il movimento
repentino di Charlie lo fece sussultare un attimo, poi lentamente si
staccò da me e andò ad abbracciare la sorella.
“Venite
andiamo di sopra. Così sciacquate il viso e potete giocare
un poco”
disse Esme prendendo Alice per una mano ed Edward per l'altra.
Assieme si
avviarono per le scale anche se vedevo Edward girarsi in
continuazione per controllare dove fosse e cosa facesse Charlie che
gli sorrideva e continuava a mostrargli le palme delle mani.
Come
sparirono alla nostra vista Charlie si rilassò “Un
bel tipino. E
così siete riusciti ad adottare due gemelli, eh?”
mi chiese
osservandomi attentamente con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Sorrisi “Si.” e in quel si
c'era tutto l'amore che avevo dentro.
Lui annui.
Era felice per noi. Sapeva benissimo che si era realizzato un sogno a
cui tenevamo tantissimo. Avere una famiglia numerosa.
“Charlie
possiamo uscire dovrei chiederti un favore” gli dissi
guardando di
sbieco Emmett che si era incollato al televisore apparentemente
disinteressato alle nostre chiacchiere.
Lui annui intuendo di cosa volessi parlare e
insieme uscimmo nel porticato
lontani da orecchie indiscrete.
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