martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 19 Un ospite in divisa

Carlisle

Avevo visto i lampeggianti illuminare le finestre e avevo subito immaginato che Charlie fosse venuto a trovarci.
Non gli avevo raccontato nulla dei gemelli ed ero sicuro che sarebbe rimasto piacevolmente sorpreso dalla notizia, lui sapeva quanto noi desiderassimo un altro bambino.
Pregustandomi la sua faccia stupita aprii la porta senza immaginare che la sua vista potesse sconvolgere Edward ed Alice.

Il primo lo guardò con terrore prima di mollare i bicchieri per terra e scappare al piano di sopra, mentre Alice scoppiò a piangere.
Salutai Charlie e corsi dietro ad Edward, chiedendomi cosa potesse mai averlo sconvolto così.
Mi misi a girare nella varie stanze ma non lo vedevo da nessuna parte.
Provai a chiamarlo ma ovviamente non mi rispose.
Mi fermai allora in silenzio cercando di cogliere un rumore qualsiasi che m'indicasse dove si era nascosto.
Subito sentii un singhiozzo soffocato provenire dalla sua camera da letto e titubante entrai.
Mi guardai in giro senza trovarlo fino a quando un altro singhiozzo m'indicò che si era rifugiato sotto al suo letto.
Edward. Sono Carlisle. Vieni non è successo niente. Quel signore è un mio amico, non ti farà nulla.” gli dissi inginocchiandomi e affacciandomi sotto per stabilire un contatto visivo.
Ma solo il silenzio seguì le mie parole, mentre constatavo che si era rannicchiato nella parte più lontana e nascosta del letto andando a incastrarsi fra il muro e il comodino.
Edward per favore vieni, esci da lì, fidati! Nessuno vuole farti del male” gli dissi allungando la mano sotto al letto per fargli una carezza sulla gamba.
Lo vidi farsi ancora più piccino, mettendosi fuori portata da me, mentre constatavo preoccupato che aveva gli occhi dilatati dal terrore.
Ascolta Edward. Non senti Alice piangere? E' spaventata per te. Lei ha bisogno di te. Vai da lei.” gli dissi
Speravo che il suo istinto di protezione lo spingesse ad uscire da quella situazione.
Vuoi che chiami Esme??” aggiunsi vedendolo immobile.
Non sapevo più cosa dirgli per convincerlo ad uscire da lì, a fidarsi di noi.
Sentii un altro singhiozzo scappargli mentre timidamente mormorò “Alice”.
Si Edward. Alice è giù che ti aspetta. Ha bisogno di vederti” gli dissi sorridendogli, cercando d'infondergli calma e tranquillità “Non ti succederà nulla, non ci sono pericoli. Ti prego fidati di me. Nessuno vuole farti del male” continuai sperando di riuscire a farlo ragionare.
Lo vidi chiudere gli occhi come se stesse raccogliendo dentro di se tutto il coraggio che aveva e piano piano iniziò a strisciare fuori.
Io mi tirai su in ginocchio e mi affrettai a spostarmi per non spaventarlo ma come fu uscito, con mia enorme sorpresa, me lo trovai singhiozzante avvinghiato addosso.
Nascose la testa nel mio collo e permise che lo prendessi fra le braccia. “Alice” mormorò ancora una volta fra un singhiozzo e l'altro come fosse una preghiera.
Lentamente, tenendolo stretto fra le braccia per confortarlo, lo portai di sotto e quando raggiunsi gli altri vidi Esme sorridermi mentre asciugava le lacrime ad Alice che vedendolo aveva smesso di piangere.
Edward invece non riusciva a fermarsi e continuava a piangere attaccato al mio collo.
Cosa è successo?” chiese Charlie titubante guardando i due gemelli.
Emmett per fortuna aveva tirato su i bicchieri rotti da terra e stava scopando i cocci.
Non lo so” ammisi affranto mentre mi sedevo sul divano sempre tenendo Edward stretto a me.
Avevo la camicia inzuppata e lo sentivo continuare a sussultare mentre nascondeva il volto per non farsi vedere da Charlie, dopo aver dato un rapido sguardo ad Alice per assicurarsi che stesse bene.
Abbiamo due nuovi figli, due gemelli” gli rispose Esme indicandoli, cercando di dimostrarsi allegra e disinvolta malgrado l'accaduto “Alice ed Edward”.
Lo vidi alzare le sopracciglia per nulla stupito di quella dichiarazione. Giusto! Non ci avevo pensato, probabilmente era già al corrente della loro presenza, a lui non poteva sfuggire mai nulla visto il suo lavoro, e probabilmente in questo momento si stava solo chiedendo cosa avesse suscitato quella reazione inaspettata.
Poi andiamo fuori a chiacchierare” gli dissi. Non era proprio il caso di parlarne davanti a loro. “Ma perché sei venuto? Ci sono problemi?” gli chiesi indicandogli la divisa.
Lui si mise a ridere.
Non pensavo di dover essere invitato.” scherzò capendo al volo che avevo voluto cambiare argomento “Ho chiuso l'ufficio e ho pensato di passare… mi hanno detto che eri in ferie e volevo sapere se potevi venire a pescare con me... ma temo che tu sia occupato” concluse indicando Edward con il mento.
Gli sorrisi sapendo che aveva già capito perfettamente la situazione, Charlie era tutto tranne che uno sprovveduto.
Un idea mi balzò in mente guardandolo fissarmi interrogativo e guardai Esme per vedere se anche lei aveva immaginato quello che mi stava frullando in testa.
Ma mi accorsi che era troppo intenta a coccolarsi Alice che non levava gli occhi dal fratello, per badare a me.
Edward” lo chiamai dolcemente facendogli una carezza sui suoi morbidi capelli. Non lo sentivo più singhiozzare, adesso era fermo e immobile anche se continuava a tenermi stretto per la camicia come fosse ancorato ad uno scoglio.
Edward. Non vuoi andare vicino ad Alice?” gli dissi dolcemente accarezzandolo ancora sulla schiena sudata.
Lui tirò su la testa e due occhi verdi e lucidi di lacrime si posarono sospettosi su Charlie.
Non ho fatto nulla. Sono innocente ” scherzò il mio amico tenendo le mani alte e in vista come se Edward gli avesse puntato un fucile contro.
Il movimento repentino di Charlie lo fece sussultare un attimo, poi lentamente si staccò da me e andò ad abbracciare la sorella.
Venite andiamo di sopra. Così sciacquate il viso e potete giocare un poco” disse Esme prendendo Alice per una mano ed Edward per l'altra.
Assieme si avviarono per le scale anche se vedevo Edward girarsi in continuazione per controllare dove fosse e cosa facesse Charlie che gli sorrideva e continuava a mostrargli le palme delle mani.
Come sparirono alla nostra vista Charlie si rilassò “Un bel tipino. E così siete riusciti ad adottare due gemelli, eh?” mi chiese osservandomi attentamente con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Sorrisi “Si.” e in quel si c'era tutto l'amore che avevo dentro.
Lui annui. Era felice per noi. Sapeva benissimo che si era realizzato un sogno a cui tenevamo tantissimo. Avere una famiglia numerosa.
Charlie possiamo uscire dovrei chiederti un favore” gli dissi guardando di sbieco Emmett che si era incollato al televisore apparentemente disinteressato alle nostre chiacchiere.
Lui annui intuendo di cosa volessi parlare e insieme uscimmo nel porticato lontani da orecchie indiscrete.

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