Carlisle
“Tutto
bene?” le sussurrai preoccupato quando vidi la sua faccia.
Lei
annui e mi indico i ragazzi con la testa.
Loro
seduti al tavolo stavano facendo i compiti bisticciandosi i biscotti
che Esme aveva cucinato per loro.
Sorrisi
nel vedere quella scena.
Emmett
era un golosone ma neanche i gemelli si tiravano indietro.
“Ne
parliamo stasera” le dissi avvicinandomi e rubando l'ultimo
biscotto dal tavolo.
“Papà!”
brontolò Alice dandomi un colpetto sulla mano.
“Eh,
Eh.” ridacchiai mettendomi il biscotto in bocca. “Vado a
cambiarmi” annunciai mentre mi dirigevo in camera.
Chissà
che cosa era successo per preoccuparla tanto?
Il
pomeriggio e la serata passarono tranquille a parte il fatto che
dovetti aiutare Emmett a studiare scienze e far ripetere geografia ad
Alice.
Edward
invece si stava copiando un tema che Esme gli aveva corretto nel
pomeriggio.
Quando
furono a letto, con Esme scendemmo in cucina a parlare lontano da
orecchie indiscrete.
“Che
succede?” le chiesi curioso.
“Oggi
avevo i colloqui con le mastre dei gemelli e i professori di
Emmett”
mi spiegò.
Annui,
lo sapevo me l'aveva detto la sera prima.
“E
allora? Hanno brutti voti?” le chiesi stupito. Da quello che
sapevo prendevano dei bei voti e studiavano abbastanza volentieri.
“Non
è il rendimento... è il resto che non
va” mi disse scuotendo la
testa.
“Per
tutti e tre mi hanno detto che hanno i voti fra i più alti
della
classe e che sono intelligentissimi. Soprattutto la maestra di Edward
è convinta che sia un mezzo genio” disse
sorridendo amara.
“Bene.
E' una bella cosa.” risposi stupito “Ma
allora...” non finii la
frase aspettando che mi spiegasse.
Lei
sospirò e finalmente arrivò al sodo.
“E'
il comportamento che non va.” disse scuotendo la testa.
“I
professori hanno trovato Emmett due volte nel bagno della scuola a
baciarsi due ragazze differenti... a distanza di una
settimana.”
sputò fuori tra il disgustato e l'arrabbiato.
“Insomma
sembra che tutte le ragazze gli girino intorno e che lui si diverta
con tutte” continuò preoccupata.
Sgranai
gli occhi. Certo era molto carino, affettuoso e simpatico ma non ce
lo vedevo in versione Don Giovanni. Era ancora piccolo ai miei occhi
.
Ma
evidentemente mi sbagliavo.
“Speriamo
che abbia solo baciato” dissi preoccupato.
“Lo
spero anch'io ma credo che dovresti parlargli. Non è un bel
comportamento” mi disse accalorata.
“Certamente”
le risposi ridacchiando.
Il
mio piccolo Emmett, stava diventando uomo.
“Carlisle”
mi richiamò lei. “Non è bello quello
che fa.” puntualizzo ,
probabilmente punta sul vivo dal mio risolino.
“Hai
ragione cara. Domani sera gli parlerò” la
rassicurai.
“Ma
non è tutto” continuò seria e
immusonita.
Sospirai
“Che altro ha combinato?” gli chiesi
“Lui
basta. Mi sembra già fin troppo” mi rispose
indignata.
Sorrisi
facendole una carezza sulla guancia. “Dimmi...” la
invitai a
continuare.
“Ecco
si tratta di Alice.” sputò fuori sbuffando.
“Non
mi dire che anche lei...” chiesi preoccupato seriamente, era
una
femmina e poi aveva due anni di meno.
“No.
Certo che no. Ci mancherebbe altro!” mi rispose
indignata “E poi
Edward non glielo permetterebbe mai” continuò
ridacchiando.
Aveva
ragione naturalmente, il gemello stava molto attento a chi
frequentasse la sorella. “Chiacchiera in classe e disturba le
lezioni. Suggerisce ai compagni, non sta ferma e zitta un attimo.
Insomma ha un comportamento indecente in classe.” concluse
arrabbiata.
“E'
il suo carattere” abbozzai in sua difesa.
“Glielo
spiegato anch'io ma mi hanno detto che deve imparare a
contenersi”
mi rispose avvilita.
“Basterà
spiegarglielo. Vedrai” cercai di consolarla, ma entrambi
sapevamo
che contenere Alice era quasi impossibile.
Presi
un bicchiere d'acqua pensando che il discorso fosse finito quando mi
disse “E poi c'è Edward”.
Mi
girai stupito “Non ci credo che disturba. E' silenzioso da
morire
quel ragazzo” scattai.
“Infatti.
Mi hanno detto che è troppo silenzioso, che non lega con i
compagni.
Non permette a nessuno di avvicinarlo ne ai maschi ne alle femmine.
Sta sempre per i fatti suoi. E anche quando nell'intervallo va in
classe da Alice si mette in un angolo e non parla con nessuno,
neanche con lei che è sempre circondata dai
compagni”
Esme
mi guardava preoccupata. Sapevamo entrambi che Edward era chiuso e
silenzioso e sapevamo anche il perché.
“Hai
spiegato alla maestra cosa è successo a quel
ragazzo?” le chiesi.
La
vidi annuire “Se ti ricordi glielo avevamo spiegato quando li
abbiamo iscritti, ma dicono che non conta, che deve imparare a
socializzare” mi rispose.
“Parleremo
anche con lui. Vuoi che lo faccia io?” le chiesi.
La
vidi annuire sollevata . “E' un maschietto ed è
compito tuo.”
disse sorridendomi.
“Va
bene. Ma tu allora cerchi di contenere Alice” risposi
ridacchiando
e abbracciandomela.
“Mi
dai il compito più difficile” mi rispose
baciandomi dolcemente.
“Non
lo so. Certo che Emmett non lo posso sgridare più di
tanto...”
risposi mordicchiandole un orecchio.
“Carlisle??!!!”
aveva il tono arrabbiato ma sapevo anche che mi stava provocando
deliberatamente.
“Tale
padre... tale figlio” le dissi prendendola in braccio
“Andiamo a
letto?” dissi baciandola teneramente.
“Si” mi
rispose e dopo non parlammo più molto.
Avevamo
bisogno di stare assieme, di sentirci coppia. Era sempre più
difficile trovare qualche momento d'intimità.
Gli
impegni di lavoro, la presenza dei ragazzi, le sveglie notturne
dietro agli incubi di Edward rendevano tutto complicato e difficile.
Avevamo
bisogno di stare assieme e quelle ore notturne strappate al riposo ci
davano la forza di continuare a combattere, di andare avanti
affiatati, rigenerandoci se non nel fisico nel cuore messo spesso a
dura prova.
Ci
avevano avvertiti all'orfanotrofio che adottare due gemelli sarebbe
stato faticoso e difficile, ma non immaginavamo quanto, eppure non
sarei mai tornato sui miei passi, mai mi sarei pentito della mia
scelta anche se... era dura.
Sotto
tutti i punti di vista, ma avevo lei pensai poggiando le mie labbra
sul suo seno. Avevo la mia Esme e il suo amore e questo mi avrebbe
dato la forza di combattere per la famiglia e per i miei figli.
E
non sarebbe stata certo la scuola con i suoi problemi a rovinarmi
l'esistenza, ne tanto meno l'umore.
E
dolcemente baciandola sulle labbra, entrai dentro di lei. Il posto
più bello in cui avrei potuto stare.
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