Esme
Passammo
dieci giorni terribili.
Edward
sembrava non riuscire a dimenticare ciò che era successo a
Steven e
oltre ad avere gli incubi tutte le notti si era chiuso a riccio
stando attaccato a noi come non mai. Anche se non ne parlava era
terrorizzato e i telegiornali non facevano altro che rigirare il
coltello nella piaga.
Cercavamo
di evitarli e giravamo canale ogni qualvolta c'imbattevamo nella
notizia per non turbarlo ulteriormente ma malgrado le nostre
attenzioni, il caso aveva fatto un clamore tale che le interviste e
gli approfondimenti erano all'ordine del giorno.
I
giornalisti avevano perfino dato un nome all'ipotetico assassino e
tutti ormai lo chiamavano il Mostro di Natale
visto che aveva
colpito pochi giorni prima del Capodanno.
Così
le giornate si protrassero lente e pigre, cariche di paure ed ansie,
finché finalmente arrivò la figlia di Charlie.
Con
le ragazze gli avevamo messo in ordine la casa e aiutato a preparare
la stanza per Isabella.
Eravamo
tutti impazienti di conoscerla, Charlie era diventato parte
integrante della famiglia ed escludendo Edward, ormai era lo Zio dei
miei figli.
Così
quella sera stessa li invitammo a cena entrambi. Eravamo tutti
elettrizzati e ansiosi di conoscerla.
Tutti
meno il mio piccino che per tutta la giornata se ne stette chiuso in
camera come un pipistrello.
Ma
ci eravamo ormai rassegnati al suo modo di fare e lo lasciammo in
pace.
Quando
la porta suonò Alice corse ad aprire e vedemmo Charlie
entrare tutto
sorridente.
Dietro
di lui una bellissima ragazza dai capelli castani e gli occhi
cioccolata entrò timidamente.
“Ciao
finalmente siamo arrivati” disse Charlie tutto felice.
Alice
non gli rivolse nemmeno la parola e si fiondò sulla ragazza.
“Ciao
benvenuta. Io sono Alice” si presentò
abbracciandola.
“Che
buon profumo che hai messo. Poi mi dici che marca è. Sono
felice di conoscerti
abbiamo la stessa età e credo che diventeremo compagne di
classe” si affrettò a spiegarle.
Intervenni
subito prima che quella ragazza dall'apparenza timida si voltasse e
scappasse a gambe levate.
“Alice
lasciala respirare. Ciao io sono Esme. La mamma di questa banda di
matti” mi presentai abbracciandola. “e' un piacere
conoscerti
Isabella”
Lei
ricambiò il mio abbraccio intimidita poi sorridendomi disse
“Bella.
Tutti mi chiamano così. Isabella è troppo
lungo” mi disse tenendo
gli occhi in basso.
“Piacere
di conoscerti allora Bella” intervenne Emmett
“Grazie”
rispose sorridendo al mio figliolo.
“Ma
come sei pallida non dovresti essere abbronzata venendo da Phoenix??
Qui a furia di pioggia sembriamo tutti cadaveri” disse
Rosalie
avvicinandosi e scrutandola sospettosa.
Probabilmente
si stava chiedendo se Bella fosse più carina di lei.
“Forse
è per questo che sono qui. Li mi hanno cacciato
via” rispose lei
senza abbassare gli occhi da Rosalie.
“Ottima
battuta Bella. Io sono Jasper.” si presentò
sorridendo.
“E
questo è Carlisle. Il papà della famiglia,
nonché amico e compagno
di pesca” lo presentò Charlie .
“Piacere
Bella. Spero che ti troverai bene qua” rispose lui
sorridendole.
“Ti
piace la cucina italiana? Mi sono fatta dare la ricetta dalla mia
amica e vicina Luisa per festeggiare degnamente il tuo
arrivo”
intervenni.
Speravo
fosse venuto tutto buono. Mi piaceva cucinare e così avevo
trovato
la scusa per fare qualcosa di veramente particolare e nuovissimo.
Cannelloni al forno.
“Si
grazie.” balbettò lei poi fece un paio di passi
avanti
sorridendoci chiaramente intimidita ma s'inciampò nel
tappeto.
La
prese al volo Carlisle “Attenta” le disse
sorridendole.
“Ehi
Bellina. Non ci sporcare il tappeto di sangue. Qualcuno potrebbe
reagire male” sghignazzò Emmett facendola
arrossire
dall'imbarazzo.
“Emmett
stai zitto.” gli ordinò Rosalie.
Lo
avrei strozzato. Doveva proprio iniziare a stuzzicare così
suo
fratello? Poi mi resi conto che lui non c'era.
“Edward.
Vieni sono arrivati Charlie e Bella” lo chiamò
Carlisle
leggermente irritato.
Lui
comparì in cima alle scale fermandosi ad osservare la nuova
venuta
poi lentamente scese e si unì a noi senza degnarsi di
salutare.
“Lui
è Edwrad. Il mio gemello” lo presentò
subito Alice facendogli un
occhiataccia.
“Ciao”
le disse semplicemente rimanendo lontano.
Lei
rimase un attimo in silenzio. Poverina probabilmente era disorientata
poi gli sorrise timida “Ciao” rispose.
“Che
ne dite di sederci a tavola. E' tutto pronto vero amore?”
spezzò
il silenzio il mio Carlisle.
“Certamente”
risposi andando a prendere i cannelloni aiutata da Rosalie mentre gli
altri si sedevano a tavola.
Povera
Bella, passo tutto il tempo a rispondere alle domande di Alice e alle
battute di Emmett.
Ma
nel complesso andò tutto bene.
Mentre
vedevo Charlie ridacchiare felice e sereno con Carlisle.
Bella
Ero
appena arrivata e Charlie volle che andassimo a mangiare dai suoi
amici.
Durante
tutto il tragitto mi spiegò che Carlisle era un conte
inglese oltre
ad essere primario di chirurgia nel piccolo ospedale, e che avevano
adottato cinque magnifici ragazzi.
Ero
un po' preoccupata e quando entrai in casa rimasi intimidita e
imbarazzata dall'accoglienza così affettuosa che mi
rivolsero.
Forse
era il fatto che erano abituati a non guardare i vincoli di sangue o
che volevano veramente bene a Charlie ma mi fecero un accoglienza
favolosa.
Alice
chiacchierò tutto il tempo raccontandomi e facendomi milioni
di
domande. Anche Emmett era simpaticissimo. Non faceva altro che far
battute. Jasper e Rosalie erano un po' più timidi all'inizio
ma
durante la cena si lasciarono andare anche loro.
C'era
solo una persona che mi metteva a disagio: Edward.
Era
stato l'ultimo ad arrivare e quando era sceso dalle scale lo avevo
fissato negli occhi.
Occhi
verdi, profondissimi e... spaventati.
Non
riuscivo a levare il mio sguardo dal suo. Alice mi spiegò
che era il
suo gemello e me lo presentò ma tutto quello che mi disse in
tutta
la serata fu solo: “Ciao”
Gli
altri parlavano, scherzavano, ma lui seduto ben lontano da me e da
Charlie, restò in silenzio tutta la sera.
Eppure
ogni tanto sentivo i suoi occhi scrutarmi ma come facevo per
cercarli lui li abbassava veloce.
Doveva
essere timido da morire pensai. O forse tutta l'allegria se l'era
rubata Alice.
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