martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 18 Una visita inaspettata

Esme

I quattro giorni successivi trascorsero tranquilli. Nulla cambiò ma neanche ci fu un minimo di miglioramento da parte dei gemelli o perlomeno da parte di Edward.
Edward si faceva sempre imboccare e vestire e la notte andava di nascosto a dormire da Alice.
Sapeva che noi sapevamo, tanto che la sua coperta notturna veniva piegata e messa ai piedi del letto della sorella, ma imperterrito non mollava.
Noi avevamo deciso di far finta di niente, ma neanche di dargliela vinta cambiandogli le stanze.
Alice invece sembrava più tranquilla e permetteva a me e a Carlisle di farsi coccolare tranquillamente.
Accettava i nostri bacini e le nostre carezze e spesso si sedeva in braccio a Carlisle a guardare la televisione sempre però senza mollare la mano del fratello.
Lui sempre con la tigre dietro invece non ci aveva ancora permesso di prenderlo in braccio o dargli un bacio e quando ci tentavamo si ritraeva infastidito o spaventato se lo prendevamo di sorpresa.
Anche per cambiarsi o per farsi al doccia non permetteva che noi l'aiutassimo e stava ben attento a non farsi vedere spogliato.
Decisamente era quello dei due che stava peggio ma non c'era da stupirsi visto il racconto che ci avevano fatto all'orfanotrofio.

Pensavamo che i problemi fossero solo questi ma ci sbagliavamo, i problemi erano molto più grandi e quello che Edward aveva passato lo aveva seppellito profondamente nel cuore e nella mente ma fu solo quando riaffiorò per la prima volta che ci rendemmo conto che i suoi comportamenti anomali erano solo la punta di un iceberg.


Era sera e la giornata era trascorsa serena e tranquilla. Eravamo rimasti sempre vicino a casa per colpa del tempo ma il grande giardino aveva dato la possibilità ai ragazzi di uscire quando smetteva di piovere.
Come al solito Carlisle era seduto sul divano a vedere il telegiornale ed Emmett era vicino a lui a leggere.
Io in cucina con Alice stavo per servire la cena mentre Edward stava apparecchiando.
Tutto era calmo e tranquillo fino a quando la nostra finestra non venne illuminata da dei riflessi blu.
La macchina della polizia si era fermata sotto casa per permettere allo sceriffo Charlie Swann di scendere dalla macchina senza bagnarsi.
Il campanello suonò allegro e Carlisle si portò vicino alla porta per far entrare il nuovo venuto.
Charlie era un amico di Carlisle da prima che ci sposassimo e si erano frequentati molto da ragazzi.
Purtroppo il suo matrimonio era andato a rotoli e la moglie Renee era andata via portandosi dietro Isabella, la loro unica figliola.
Carlisle era stato molto vicino al suo amico e l'aveva aiutato tanto e ancora adesso malgrado fossero passati otto anni Charlie veniva a trovarci e spesso con Carlisle andavano a pescare.
Quella sera non ci aspettavamo che venisse a trovarci e fu una sorpresa vederlo entrare in divisa.
Non aveva ancora aperto la bocca o richiusa la porta che vidi Edward in piedi in mezzo alla stanza guardarlo con terrore, mollare i bicchieri per terra e correre di sopra.
Rimanemmo tutti fermi paralizzati mentre il povero Charlie si guardava intorno spaesato da quella reazione.
Carlisle gridò “Scusa Charlie” mentre saettava su per le scale a cercare il nostro bambino.
Io mi voltai verso Alice che con gli occhi sbarrati aveva iniziato a piangere a dirotto.

Forse è meglio che torni un altra volta.” balbetto Charlie confuso da quelle reazioni inaspettate.
Non ti preoccupare, siediti. Adesso arriviamo” gli dissi prendendo Alice in braccio che sempre piangendo aveva nascosto la testa nel mio collo e si era avvinghiata a me come se dovessi abbandonarla da un momento all'altro.

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