Esme
I
quattro giorni
successivi trascorsero tranquilli. Nulla cambiò ma neanche
ci fu un
minimo di miglioramento da parte dei gemelli o perlomeno da parte di
Edward.
Edward
si faceva sempre
imboccare e vestire e la notte andava di nascosto a dormire da Alice.
Sapeva
che noi sapevamo,
tanto che la sua coperta notturna veniva piegata e messa ai piedi del
letto della sorella, ma imperterrito non mollava.
Noi
avevamo deciso di far
finta di niente, ma neanche di dargliela vinta cambiandogli le stanze.
Alice
invece sembrava più
tranquilla e permetteva a me e a Carlisle di farsi coccolare
tranquillamente.
Accettava
i nostri bacini
e le nostre carezze e spesso si sedeva in braccio a Carlisle a
guardare la televisione sempre però senza mollare la mano
del
fratello.
Lui
sempre con la tigre
dietro invece non ci aveva ancora permesso di prenderlo in braccio o
dargli un bacio e quando ci tentavamo si ritraeva infastidito o
spaventato se lo prendevamo di sorpresa.
Anche
per cambiarsi o per farsi al doccia non permetteva che noi l'aiutassimo
e stava ben
attento a non farsi vedere spogliato.
Decisamente
era quello dei
due che stava peggio ma non c'era da stupirsi visto il racconto che
ci avevano fatto all'orfanotrofio.
Pensavamo
che i problemi
fossero solo questi ma ci sbagliavamo, i problemi erano molto
più
grandi e quello che Edward aveva passato lo aveva seppellito
profondamente nel cuore e nella mente ma fu solo quando
riaffiorò
per la prima volta che ci rendemmo conto che i suoi comportamenti
anomali erano solo la punta di un iceberg.
Era
sera e la giornata era
trascorsa serena e tranquilla. Eravamo rimasti sempre vicino a casa
per colpa del tempo ma il grande giardino aveva dato la
possibilità
ai ragazzi di uscire quando smetteva di piovere.
Come
al solito Carlisle
era seduto sul divano a vedere il telegiornale ed Emmett era vicino
a lui a leggere.
Io
in cucina con Alice
stavo per servire la cena mentre Edward stava apparecchiando.
Tutto
era calmo e
tranquillo fino a quando la nostra finestra non venne illuminata da
dei riflessi blu.
La
macchina della polizia
si era fermata sotto casa per permettere allo sceriffo Charlie Swann
di scendere dalla macchina senza bagnarsi.
Il
campanello suonò
allegro e Carlisle si portò vicino alla porta per far
entrare il
nuovo venuto.
Charlie
era un amico di
Carlisle da prima che ci sposassimo e si erano frequentati molto da
ragazzi.
Purtroppo
il suo
matrimonio era andato a rotoli e la moglie Renee era andata via
portandosi dietro Isabella, la loro unica figliola.
Carlisle
era stato molto
vicino al suo amico e l'aveva aiutato tanto e ancora adesso malgrado
fossero passati otto anni Charlie veniva a trovarci e spesso con
Carlisle andavano a pescare.
Quella
sera non ci
aspettavamo che venisse a trovarci e fu una sorpresa vederlo entrare
in divisa.
Non
aveva ancora aperto
la bocca o richiusa la porta che vidi Edward in piedi in mezzo alla
stanza guardarlo con terrore, mollare i bicchieri per terra e
correre di sopra.
Rimanemmo
tutti fermi
paralizzati mentre il povero Charlie si guardava intorno spaesato da
quella reazione.
Carlisle
gridò “Scusa
Charlie” mentre saettava su per le scale a cercare il nostro
bambino.
Io
mi voltai verso Alice
che con gli occhi sbarrati aveva iniziato a piangere a dirotto.
“Forse è meglio che
torni un altra volta.” balbetto Charlie confuso da quelle
reazioni
inaspettate.
“Non ti preoccupare,
siediti. Adesso arriviamo” gli dissi prendendo Alice in
braccio che
sempre piangendo aveva nascosto la testa nel mio collo e si era
avvinghiata a me come se dovessi abbandonarla da un momento
all'altro.
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