Dieci
Anni prima... 24 Dicembre 2001
Esme
Era
il 24 Dicembre e stavo finendo di addobbare l'albero di Natale.
Posai
l'ultimo festone rosso e argento e mi scostai per guardarlo meglio.
Era
un po' spoglio ma c'era tempo per riempirlo.
Nascosto
sotto quattro festoni colorati c'erano tre stupende palline di Natale
in vetro soffiato splendidamente decorate, il resto erano tutte luci
colorate.
Le
palline erano bellissime e pregiatissime, provenivano direttamente da
Murano, un isoletta della lontana Italia, famosa per la lavorazione
del vetro soffiato. Non era un caso fossero solo tre.
Erano
infatti solo tre anni che Carlisle ed io eravamo sposati.
Una
per ogni Natale passato assieme.
Sospirai.
Quando mi ero sposata e avevamo deciso la nostra piccola regola,
ridendo sotto la neve di fronte al negozio che ci aveva venduto le
luci a forma di stelline, eravamo convinti che l'albero si sarebbe
riempito presto.
Ogni
nostro bambino infatti a Natale avrebbe appeso una nuova pallina
tutta sua al nostro albero.
Ma
di bambini non c'è ne erano.
Con
dolore, dopo un anno dal matrimonio, avevo scoperto di essere
sterile.
Carlisle
mi aveva confortato aumentando ancora di più, se possibile,
l'amore
che aveva per me.
Ma
la casa era vuota, come il nostro albero e il mio cuore triste.
Mia
sorella Katrina aveva avuto due bellissimi bambini. Loro con i
capelli biondi assomigliavano al marito George militare di carriera.
Non
li vedevo mai, lei e i bambini si erano trasferiti nella base
militare con George in Europa ed io mi limitavo a sentirla per
telefono ogni anno a Natale.
Provavo
un po' d'invidia per lei e Carlisle che lo sapeva mi ricopriva di
attenzioni e coccole.
Avevamo
fatto domanda di adozione ma ci avevano detto che era difficile
ottenere un bambino tutto per noi e che comunque ci sarebbe voluto un
po' di tempo.
Con
tristezza contavo ancora i mesi, ne erano passati ben ventidue. E
ormai avevo perso ogni speranza.
Guardai
l'albero spoglio e sorrisi mentre ai suoi piedi mettevo il
pacchettino per Carlisle.
Gli
avevo comprato un paio di guanti nuovi di pelle.
Il
suo era già sotto l'albero. Era da quella mattina che lo
aveva
posato dandomi un bacio in fronte che lo osservavo incuriosita.
Non
riuscivo a capire che cosa potesse contenere.
Il
fondo sembrava rigido mentre il sopra era morbido con in mezzo
qualcosa di duro e piccolo.
Arricciai
le labbra stavo morendo di curiosità.
Con
un sospiro mi staccai e andai in cucina, dovevo controllare il
pandolce genovese.
Era
una ricetta strana, italiana. Me l'aveva data la mia amica Luisa
nonché vicina di casa.
Una
signora posata quarantenne con cui chiacchieravo volentieri.
Lei
simpatica e sempre sorridente era la perfetta vicina.
Riservata
quel tanto che le permetteva di non essere invadente era sempre
disponibile ad aiutarti per qualsiasi cosa avessi bisogno.
Mi
chinai verso il forno ad osservarne la cottura. Non era alto come
quegli altri italiani che compravamo nei supermarket, anzi era
decisamente basso quasi schiacciato. Per un attimo temetti di aver
sbagliato qualcosa poi mi ritornarono in mente le parole della mia
vicina. “Resterà basso e friabile . E' un Pandolce
Genovese
d'altronde. Magari non avrà un bell'aspetto ma sentirai che
gustino” mi aveva assicurato tutta entusiasta di farmi
assaggiare
quel dolce così particolare.
Bene
il profumino era uno spettacolo constatai annusando l'invitante aroma
che fuoriusciva dal forno, adesso dovevo solo sperare che
fosse buono come sosteneva e che presto arrivasse il mio amore dal
lavoro.
Il
tempo non sembrava passare mai. Tirai fuori il dolce e lo guardai
annusandolo. Il profumo era proprio invitante e anche l'aspetto non
era male. Con calma e meticolosità iniziai ad apparecchiare.
Tutto
il resto era quasi pronto. Avevo lavorato tutto il pomeriggio per
prepararlo.
Ero
infatti in ferie essendo la vigilia ma malgrado avessi fatto del mio
meglio per rendere la serata speciale, sentivo che mancava qualcosa
in casa.
Era
inutile facessi finta di niente. Sapevo perfettamente cosa mancava. I
bambini.
Che
razza di Natale era senza un bambino che impaziente aspettava di
aprire i regali??
Da
piccola ricordavo ancora il grande albero decorato con la stella
dorata sulla punta, l'entusiasmo, l'impazienza e le risate dei nostri
genitori quando io e mia sorella sfasciavamo i regali tutte felici.
Non
c'era momento più bello in tutto l'anno. E adesso quella
tensione,
quell'aria di festa, quell'attesa spasmodica mi mancava da morire.
Sorrisi
a guardare quel isolato pacchettino che mi attendeva chiedendomi
ancora una volta cosa mai contenesse. E silenziosa davanti al fuoco
scoppiettante del camino che rischiarava con il suo calore tutta la
sala, mi sedetti sul divano a veder scendere la neve e ad aspettare
lui che presto sarebbe entrato a riscaldare anche il mio cuore.
Il
mio amore, il mio Carlisle.
Nessun commento:
Posta un commento