Carlisle
Passarono
altri due giorni e ogni giorno c'era un piccolo progresso.
Adesso
erano in grado di stare in stanze diverse e quindi di non
controllarsi a vicenda per brevissimi periodi.
Erano
piccole cose, piccoli passi avanti anche se Edward continuava a
dormire vicino ad Alice, a farsi imboccare e a farsi vestire come una
bambola.
Ma
la cosa che ci lasciava più perplessi era che non si volesse
far
vedere spogliato da nessuno.
Provai
a chiedere ad Alice ma lei si limitò a fare spallucce
“Credo che
si vergogni” mi disse evasiva.
Ma
il perché dovesse vergognarsi non ce lo spiegò.
Così
approfittando della bella giornata calda di fine Giugno decidemmo di
andare a fare il bagno al fiume.
Come
al solito partimmo tutti assieme. Alice ed Emmett erano entusiasti ma
Edward invece sembrava scontento.
Quando
arrivammo con Esme sistemammo gli asciugamani e ci mettemmo in
costume a goderci il sole. Alice ed Emmett una volta cambiati corsero
in acqua e iniziarono a giocare spruzzandosi e immergendosi
nella stupenda ansa che il fiume faceva permettendoci di fare il
bagno in tutta tranquillità.
“Non
ti metti in costume Edward?” gli chiese Esme quando lo vide
sedersi
in pantaloncini e maglietta sull'asciugamano stringendosi al petto
la sua tigre.
Lui
scosse la testa e ci diede le spalle.
“Edward,
dai così puoi andare a giocare con loro” provai a
invogliarlo. Ma
ancora una volta lo vidi scrollare la testa.
Esme
si avvicinò a lui e cautamente gli mise la mano sulla spalla
“Edward. Vuoi che chiami Alice a cambiarti?” gli
chiese
dolcemente.
Ma
lui scosse ancora la testa allontanandosi da lei.
Avevamo
sperato di sbloccarlo, ma evidentemente era ancora troppo presto.
Stavamo correndo, mi rimproverai mentre guardavo Alice che ferma sul
bordo del fiume fissava il fratello affranta da quel rifiuto.
Esme
Si
era scostato ancora una volta. La testa bassa e le mani avvinghiate
alla sua tigre, ma soprattutto gli occhi lucidi di lacrime silenziose
che senza freno bagnavano le sue guance.
Mi
sentivo un mostro.
Li
avevamo portati con la speranza che si divertissero, che fossero
felici e invece era doloroso vederlo soffrire così.
Maledizione
anche se non voleva mettersi il costume …
E
decisa lo afferrai “Andiamo a giocare Edward” gli
dissi
levandogli il peluche dalle mani e trascinandolo verso la riva.
Lui
mi guardò spaventatissimo, il respiro corto e il cuore che
batteva
furioso.
“Edward
vieni!” gridò Emmett dal fiume prendendo l'acqua
fra le mani e
buttandocela addosso.
Carlisle
capii quello che volevo fare e si buttò su di me
trascinandomi in
acqua e lasciando uno sconvolto Edward sulla riva bagnato fradicio
dagli schizzi.
“Adesso
tocca a te!” gridò Emmett afferrando Edward e
trascinandolo in
acqua insieme a noi.
Lui
riemerse e iniziò a guardarci come fossimo matti.
“Dai
vieni a giocare. Tanto sei già bagnato” gli dissi
spruzzandolo
ancora.
Lo
vedemmo sorridere e iniziare a tirarci l'acqua.
Carlisle
afferrò Alice e la buttò in mezzo a noi fra le
risate dei fratelli.
Così
iniziammo a giocare tutti assieme a fare capriole e lotte, schizzi e
scherzi.
Dopo
poco mi stancai e mi andai a sedere sulla riva raggiunta poco dopo da
Carlisle, lasciando i ragazzi a giocare fra di loro.
“Guardali
come ridono” mi disse felice.
“Già
“ commentai guardandoli.
Dopo
un po' li facemmo salire a riva e li avvolgemmo negli asciugamani.
Alice
ed Emmett si cambiarono sotto gli occhi preoccupati di Edward che
era ancora vestito gocciolante.
Gli
sorrisi e gli passai biancheria, pantaloncini e maglietta asciutta.
Lui
mi guardò stupito poi presa Alice si andò a
nascondere dietro un
albero per cambiarsi.
Carlisle
si avvicinò scuotendo la testa “Vorrei tanto
sapere perchè non vuole farsi vedere da noi.” mi
sussurrò.
Increspai
le labbra non riuscivo proprio a capirlo.
Stavamo
caricando la macchina quando il cellulare di Carlisle suonò
“Ciao
Charlie.” lo sentii rispondere.
“Va
bene vengo più tardi in ufficio da te. Si è
meglio” disse
chiudendo la telefonata.
“Era
Charlie” mi spiegò “Vuole
parlarmi” aggiunse indicandomi con
gli occhi i gemelli che stavano giocando con Emmett a rincorrersi.
Io
mi limitai ad annuire preoccupata, ma pronta nascondere l'ansia
dietro a un sorriso.
Loro
dovevano stare sereni e quando i miei occhi incrociarono quelli di
Edward vidi che mi stava fissando assorto con un sorriso triste
sulle labbra.
Chissà
che cosa gli era venuto in mente pensai restituendogli il sorriso
con le labbra ma non con il cuore.
Quel
suo modo di fare misterioso iniziava infatti a preoccuparmi assai.
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