martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 39 Una triste notizia

Esme


La litigata ovviamente era finita ma quella fu solo la prima volta.
Alice sempre più sbarazzina faceva strage di cuori ed Edward le allontanava tutti.
Ovviamente ogni tanto lei si ribellava a quell'atteggiamento così protettivo del fratello e noi dovevamo intervenire per riportare la calma.
Se Alice era fin troppo aperta ed ingenua, Edward era veramente troppo possessivo nei suoi confronti allontanando qualsiasi maschietto le girasse intorno.

Arrivammo così all'estate passata un altra volta a casa a causa della promozione di Carlisle che lo tenne particolarmente occupato. E a Settembre i gemelli iniziarono la prima superiore.
Edward si buttò sulle materie scientifiche mentre Alice su quelle classiche.
Ormai erano del tutto indipendenti a parte il legame fisico della “gemellite” come la chiamavamo noi e la tendenza a proteggersi a vicenda.
Erano ormai passati sei anni ed Edward sembrava aver ritrovato la sua serenità.
Anche gli incubi erano quasi del tutto spariti, e a parte la reticenza nel legare con gli altri si comportava in maniera quasi normale.
Quella sera di Gennaio ci venne a trovare Charlie.
Era triste ed abbattuto.
Ciao Charlie” gli dissi aprendo la porta. “Che succede? “gli chiesi vedendo il suo sguardo triste.
E' già arrivato Carlisle?” mi chiese guardandosi intorno e salutando i ragazzi.
Alice corse ad abbracciarlo dandogli un bacino sulla guancia “Ciao zio Charlie” lo salutò tutta allegra.
Anche Emmett lo salutò cordiale mentre Edward come al suo solito lo salutò appena.
Non si fidava di Charlie e non c'era niente da fare. Ormai c'eravamo abituati tutti e facevamo finta di niente. D'altronde Edward non legava con nessuno nemmeno con la Signora Luisa che ogni tanto ci faceva da baby sitter quando uscivamo con Carlisle la sera non fidandoci a lasciarli da soli malgrado non fossero più dei bambini piccoli.
Lui stava sulle sue e guardava tutti storto, senza contare che nei mesi di Dicembre e Gennaio era rimasto sempre particolarmente nervoso e irascibile.
No. Charlie. Mi ha telefonato che ha da fare in ospedale e arriverà più tardi” gli dissi facendogli segno di sedersi sul divano.
Già.” rispose lui sorridendomi ma senza sedersi.
E' successo qualcosa?” gli chiesi improvvisamente ansiosa.
Non mi piaceva la sua espressione.
Lui annui poi mi sorrise “Hai visto il telegiornale?” mi chiese a bruciapelo.
Scossi la testa. Stavo cucinando e non avevo ancora acceso la televisione.
No cosa è successo?” gli chiesi.
Lui mi sorrise e prendendomi per il braccio mi spinse gentilmente verso la cucina.
Hanno ucciso barbaramente un ragazzo di quattordici anni” sibilò fra i denti guardando verso i ragazzi che apparentemente facevano i fatti loro ma che ero sicura controllavano quello che accadeva.
Oh mio Dio” dissi portandomi la mano alla bocca. Aveva la stessa età dei miei gemelli pensai sconvolta al pensiero di quello che era accaduto e di quello che probabilmente stavano passando i genitori in quel momento.
Si tratta di Robert, il figlio di Stanlei, il mio vicino” continuò abbassando la testa con una lacrima che gli usciva dagli occhi. “la moglie è un infermiera dell'ospedale e penso che Carlisle la conosca” finì.
Mi spiace. Che tragedia. Avete idea di chi sia stato?” chiesi ancora sconvolta e spaventata. Conoscevo la collega di Carlisle, erano una bella famiglia normale e lui un bellissimo ragazzo dagli occhi verdi e il sorriso sempre pronto.
Lo vidi scuotere la testa. “No. Non abbiamo trovato nulla a parte un gettone degli autoscontri” disse piano “ma erano stati al Luna Park il giorno prima” continuò scuotendo la testa “come decine di altre famiglie” concluse portandosi la mano nei capelli.
Mi voltai quando nominò il parco giochi e i miei occhi cercarono Edward.
Lui stava guardando Charlie ma non diede segno di aver sentito o capito di cosa parlassimo.
Presi una birra e la passai al mio amico.
Vedrai che li troverete” dissi.
Lui scosse la testa. “Se trovo il bastardo che ha fatto questo, giurò che lo uccido con le mie mani” sibilò alzando la voce per poi abbassarla in un sussurro incredulo “il suo corpo...”
In quel momento entrò Carlisle con l'aria stravolta. Probabilmente aveva parlato con la sua amica.
Vide Charlie e assieme uscirono a fare due passi.
Quando rientrarono iniziarono a parlare di andare a pescare la domenica. Le loro preoccupazioni e il loro dolore lo avevano chiuso in un cassetto per impedire ai ragazzi di preoccuparsi.
La serata passò tranquilla, ma quella notte Edward ebbe di nuovo gli incubi che stranamente durarono per molto tempo.
Ma quello che mi fece più male fu quando una notte dopo che si fu calmato mi disse “Quel signore forse aveva ragione. Io non sono come tutti gli altri”.
Non ci misi molto a capire che si riferiva al cugino di Carlisle e con la rabbia che ribolliva nel mio cuore al ricordo delle sue accuse sciocche e ingiustificate consolai il mio ragazzo spiegandogli che la pazzia era un altra cosa e che lui era sicuramente sano di mente. Lui mi stette a sentire in silenzio annuendo e guardandomi seriamente e concentrato. Ma non era convinto. Ed io sapevo che solo il tempo e l'amore gli avrebbe fatto capire la verità.


Passarono i mesi ed era un Mercoledì quando andando a prenderli tutti e tre mi ritrovai Edward con un occhio nero e un labbro spaccato.
Ma cosa ti è successo?” dissi spaventata.

Forse avrei anche potuto immaginarmi la sua risposta...

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