martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 44 Uno sheriffo in borghese

Charlie


All'alba, appena la luce ce lo permise, io e i miei uomini con Cortes e i cani ci avvicinammo nuovamente al fiume dove avevamo perso le tracce e iniziammo a cercare lungo entrambe le rive un qualcosa che ci indicasse il suo passaggio.
Fu Saimon a trovarlo “Sheriffo venga” mi chiamò agitato.
Corsi da lui che m' indicò l'orma di un piede nudo nel fango della riva. Era la prima traccia che trovavamo ma ero perplesso. Edward aveva le scarpe quando era scomparso… perché togliersele?? Era sua l'impronta?? Forse se le era levate per attraversare il fiume o le aveva perse in precedenza?? Quella infatti era la prima impronta nitida che avevamo trovato.
La osservai bene, era di un piede piccolo e magro malgrado fosse lunga e quindi apparteneva a un ragazzo giovane.
Fino a due giorni prima era piovuto e quindi era recente. Si non poteva essere che la sua, riflettei.
Cortes ci raggiunse e i cani uggiolarono mentre decisi ripreso la pista ritrovata dopo aver annusato nuovamente Tigro che mi ero portato dietro apposta.
Eravamo di nuovo sulla strada giusta.
Ma dove stava andando? mi chiesi, ancora una volta. Avanzava in linea retta puntando a Nord, sempre a Nord, costantemente a Nord.
Scavalcava sporgenze rocciose, alberi caduti e riprendeva la sua direzione... sembrava volesse fuggire il più lontano possibile. Ma da cosa? O da chi?
Mi fermai a prendere fiato e ad asciugarmi il sudore, quel ragazzo doveva aver camminato anche di notte, riflettei amaro, perché malgrado dovesse essere ferito ai piedi e quindi muoversi lentamente i cani non davano segno di averlo vicino.
Riprendemmo l'inseguimento finché all'improvviso mi bloccai. Avevo riconosciuto il picco che sovrastava il bosco. Eravamo entrati nel territorio dei Quielute.
Non persi un attimo. Ogni aiuto poteva essere determinante e il tempo iniziava ad essere stretto, dovevamo trovarlo al più presto.
Così senza indugi presi il cellulare e chiamai il mio amico Billy.
Billy ciao sono Charlie.” lo salutai frettoloso, poi ripresi senza dargli tempo di aprire bocca, non c'era tempo, Edward non avrebbe potuto passare una seconda notte all'agghiaccio “ascolta ho bisogno dell'aiuto dei tuoi uomini. Un ragazzo bianco, capelli rossi, occhi verdi si è perso nel bosco. Pensiamo che sia nelle vostre terre. Potete aiutarci a trovarlo?” gli chiesi sapendo quale sarebbe stata la sua risposta.
Certamente Charlie mando subito tutti i miei ragazzi a cercarlo” disse sollevandomi un peso dal cuore.
Un ultima cosa” lo avvertii “E' spaventato. Se lo vedono digli di non avvicinarlo e chiamami subito, potrebbe cercare di fuggire altrimenti”
Non mi rispose subito probabilmente stupito da quest'ultima richiesta. “Va bene riferirò.” mi rispose poi buttando giù la comunicazione.
Andiamo avanti” incitai i miei uomini.
Adesso avevamo una speranza in più.

Lo cercammo e seguimmo la sua pista tutto il giorno, avanzando nel bosco e trovando ogni tanto brandelli di vestiti e tracce del suo passaggio come rami spezzati, impronte o segni di cadute. Si muoveva sempre più goffamente e con meno attenzione all'ambiente intorno. Segno che la stanchezza e lo sfinimento stavano prendendo il sopravento.
Infatti ci accorgemmo che stava rallentando visibilmente ma aveva ancora troppo vantaggio su di noi che dovevamo avanzare lentamente seguendo le sue tracce attenti a non perdere la pista.
Ogni tanto chiamava Carlisle, cercavo di rassicurarlo ma non gli raccontavo nulla, non volevo turbarlo e spaventarlo di più di quello che doveva già essere.

Ci eravamo fermati, avevamo diversi sentieri tracciati dagli animali davanti e i cani stavano cercando l'odore di Edward quando il cellulare suonò. Era Billy.
L'abbiamo trovato. Hai ragione è spaventato. Hanno provato ad avvicinarsi ma è scappato di nuovo. Ora lo stanno seguendo a distanza, senza perderlo di vista. Cosa dobbiamo fare??” mi chiese e sentii che era agitato.
In che condizioni è?” chiesi preoccupato dalla sua voce, se avevano provato ad avvicinarlo malgrado i miei ordini c'era un motivo.
Silenzio.
Poi riprese “Non te lo so dire con precisione ma i ragazzi erano preoccupati. Che facciamo?” aveva eluso la domanda.
Mandami qualcuno incontro. Ci voglio parlare io” dissi “Siamo dentro la Long Valley. Sono lontani i tuoi uomini?” chiesi
No Charlie, in venti minuti Sam dovrebbe raggiungervi e portarti da lui” mi confermò con mio enorme sollievo.
E poi? Mi domandai.
Edward non si fidava di me, non si fidava di nessuno. Probabilmente era stanco e confuso, forse anche terrorizzato e malato visto il freddo ma se avessimo aspettato Carlisle che venisse a prenderlo ci avrebbe messo almeno tre ore prima di raggiungerci se fosse passato dalla riserva, e nel frattempo sarebbe calato nuovamente il buio e magari lui avrebbe ripreso la sua corsa ancora più spaventato dal sentirsi seguito e spiato. Devi provarci Charlie... non hai scelta mi dissi.


Sam mi raggiunse dopo appena un quarto d'ora. Doveva aver corso nel bosco come un matto dal fiatone e dalla faccia arrossata con la quale si presentò. Ma senza perdere tempo riprese la strada del ritorno conducendo me e i miei uomini il più velocemente possibile da Edward.
Quando arrivammo nelle vicinanze vidi tre ragazzi appartenenti alla sua tribù nascosti fra gli alberi.
Si è spostato di nuovo, si è nascosto fra quelle rocce... forse mi ha visto” disse un ragazzo giovane che non conoscevo indicandomi una sporgenza rocciosa lontana una decina di metri.
Va bene Jacob. Adesso ci penserà Charlie” rispose Sam.
Lui era il capo in seconda della loro comunità nel momento che il mio amico Billy, capo di fatto, era bloccato su una sedia a rotelle.
E' stato Jacob, il figlio di Billy a trovarlo” mi spiegò Sam indicandomi il ragazzino che aveva parlato.
Annui “Grazie Jacob. Te ne sono riconoscente” gli dissi dandogli una pacca sulla schiena. Poi lasciandoli tutti di stucco iniziai a spogliarmi.
Mi levai il cappello, la pistola, il giaccone, il maglione e la camicia rimanendo in maglietta.
Mi levai tutto ciò che mi qualificava quale poliziotto.
Edward aveva paura di me in divisa e speravo che vedendomi così si fidasse e si facesse avvicinare.
Affidai i vestiti a Saimon e mi avviai lentamente verso Edward incurante degli sguardi stupiti e preoccupati dei testimoni al mio spogliarello.
Era rannicchiato contro una pietra. La testa bassa fra le gambe piegate e le braccia strette al petto per cercare di tenersi al caldo.
Edward. Sono Charlie” lo chiamai quando fui a tre metri di distanza.
Lui alzò gli occhi su di me e vi vidi il terrore puro. Anzi in un occhio vidi il terrore, l'altro era chiuso da un ematoma che gli prendeva il viso.
Doveva essere caduto e aver preso una gran bella botta, pensai ingoiando a vuoto.
Non aver paura Edward. Sono venuto per portarti a casa” gli dissi avanzando di qualche passo.
No. Vattene. Non voglio tornare.” mi disse tremando come una foglia e lasciandomi stupito da quell'affermazione.
Perché Edward? Loro ti aspettano, la tua famiglia è in pensiero per te.” risposi… un altro passo.
Lui mi troverà nuovamente… Lui li ucciderà come l'altra volta” disse con la voce strozzata dal terrore.
No Edward. Lui non farà del male a nessuno. ” risposi confuso da quello che pensavo fosse un delirio… un altro passo.
Due metri ci separavano adesso.
Lui mi farà del male… voleva farmi male” rispose singhiozzando piano.
Edward. Nessuno ti farà del male, hai la mia parola. Io ti proteggerò …” un altro passo.
No!  Stai lontano! Nessuno può proteggermi... nessuno può salvarmi dal mio destino.” gridò arretrando leggermente strisciando sul terreno.
Probabilmente sfinito, affamato, infreddolito, stanco e ferito non riusciva quasi più a muoversi pensai fermandomi ad osservarlo muoversi con difficoltà.
Sai chi sono vero?” gli chiesi fissando il suo volto terrorizzato.
Non mi fare del male. Ti prego” mi rispose coprendosi il volto con un braccio. Era decisamente confuso e in preda al panico.
Edward. Sono lo Zio Charlie. Ti ricordi di me vero?” gli dissi avanzando ancora. Volevo che stesse fermo, che si fidasse. Se mi avesse riconosciuto forse si sarebbe fatto avvicinare quel tanto che mi avrebbe permesso di bloccarlo senza fargli male.
Zio Charlie” ripeté fissandomi senza però vedermi realmente come se il nome gli dicesse qualcosa ma che non sapesse il reale significato.
Dovevo riuscire a farlo ragionare, a calmarlo, a fargli capire che non ero un pericolo. Forse... ma certo lei era l'unica che contava veramente per lui... il loro legame era strettissimo.
Alice... pensai.
Lui farebbe qualsiasi cosa per lei e sperando di non sbagliarmi mi giocai l'unico asso che avevo nella manica “Alice vuole che tu vada da lei. Ha paura a stare da sola. Lei ha bisogno di te. Non puoi abbandonarla Edward. Sai cosa significa abbandonarla? E' disperata senza di te! Ha bisogno di te! Lei sta male senza di te. Anche adesso sta soffrendo per la tua mancanza. Non vuoi farla stare ancora male vero?” gli dissi lentamente per lasciargli il tempo di capire mentre feci un nuovo passo verso di lui... mancava solo un metro.
Avrei potuto buttarmi su di lui e afferrarlo ma avevo paura di scatenargli una crisi nervosa di panico come avevo assistito quella sera a casa Cullen. Non sarei riuscito a gestirlo e a calmarlo e suo padre era troppo lontano. No doveva essere lui a venire da me… a fidarsi per la prima volta di me.
Vieni qui, lascia che ti accompagni da lei, ti sta aspettando ed io ti posso aiutare a raggiungerla. Non ti farò del male, fidati di me. Andiamo da Alice, vuoi venire con me? Non vuoi che Alice stia bene?” gli chiesi lentamente e con dolcezza allungando le braccia in un muto invito ad avvicinarsi.
Fu allora che notai che la posizione della spalla sinistra non era normale. Probabilmente era caduto e oltre a ferirsi il volto si era spostato l'articolazione.
Non potevo prenderlo con la forza, gli avrei fatto male e il dolore chissà che reazione gli avrebbe provocato. Ma iniziavo a disperare, non sapevo più cosa dirgli per convincerlo a farsi aiutare.
Alice” ripeté poi all'improvviso guardandomi. Con un tuffo al cuore mi accorsi che mi stava vedendo sul serio, i suoi occhi non erano più vacui ma lucidi e attenti “Mi porterai da lei Zio Charlie? Non posso abbandonarla, non ancora… lei ha bisogno di me.” mi disse.
Si Edward. Ti porterò da lei. Posso prenderti in braccio?” gli chiesi e con un passo unico gli fui vicino.
Lui scoppiò a piangere e si lasciò avvicinare.
Ho freddo e tanta sete” mi disse mentre lentamente lo prendevo fra le mie braccia attento a non toccargli la spalla.
Ti porto al sicuro e al caldo. Non temere piccino” gli dissi stringendolo a me. Lo vidi chiudere gli occhi sfinito mentre appoggiava il viso al mio petto sospirando.
Rabbrividii, avevo freddo in maglietta e sentivo il suo corpo ghiacciato e bagnato stretto al mio.
Dobbiamo portarlo velocemente al caldo. E' infreddolito e sfinito.” dissi a Sam. Loro conoscevano la zona e sapevano come muoversi meglio di me.
Vieni portalo a casa di Jacob. E' qui vicino in pochi minuti ci arriviamo tagliando per il bosco lungo i sentieri di caccia” mi rispose lui allungando le mani per prendere Edward.
Lo porto io” dissi risoluto “fammi strada”.

E insieme ci dirigemmo verso la salvezza per Edward.
Lo guardai avvolto nel giaccone che gli avevamo messo sopra come una coperta e non riuscivo a dimenticare le sue parole Lui mi farà del male... Lui voleva farmi del male ma chi era quel lui? I suoi aguzzini erano in quattro e non uno solo, quindi la sua fuga era legata a qualcosa di diverso dal solito attacco di panico? 
Probabilmente aveva visto o incontrato qualcuno che lo aveva spaventato al punto da scappare il più lontano possibile o era successo qualcos'altro??
Non riuscivo a capire ma ero troppo felice di stringerlo a me e troppo impegnato a trasportarlo velocemente al sicuro e al caldo per ragionare con lucidità.
Con calma quando sarebbe stato tranquillo avrei provato ad indagare. Ma adesso dovevo solo preoccuparmi di portarlo in salvo velocemente.

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