Carlisle
Quando
arrivammo di fronte all'istituto posteggiai la macchina e tutti e tre
scendemmo.
Emmett
rimase lì vicino ad aspettarci mentre con Esme andammo a
suonare.
Era
un pomeriggio caldo e soleggiato, cosa assai strana per la piovosa
cittadina di Forks, ma sembrava un bel auspicio.
Avevamo
appuntamento per le15,30 ma noi ci presentammo per le15,00.
Eravamo
impazienti ed agitati.
Ad
aprirci la porta venne la Responsabile che ci accolse con un gran
sorriso.
“Ben
arrivati Signori Cullen. E' tutto pronto. Vado a prendervi i
bambini”
ci disse sorridente.
Aspettammo
nella sala d'ingresso emozionati tendendo le orecchie nell'attesa di
sentire i loro passi che si avvicinavano.
Stavamo
vicini tenendoci per mano proprio come bambini quando si
aprì la
porta affianco a noi e ne uscì la Direttrice.
“Sono
contenta di vedervi. E sono immensamente felice che abbiate deciso di
prenderli con voi.” ci disse sorridendoci cordiale.
“Questi sono
i documenti. Purtroppo sono provvisori ma fra quindici giorni potrete
venire a ritirare quelli definitivi” ci disse con un sorriso
amaro.
Ancora
una volta un campanello d'allarme risuonò nella mia mente
nell'osservare la sua espressione preoccupata, ma subito scacciai il
pensiero, non volevo rovinarmi la giornata con strane elucubrazioni.
“Grazie.
Stanno arrivando?” chiese Esme al mio fianco impaziente
mentre i
documenti sparivano nella sua borsa.
La
signora non fece in tempo a rispondere che vedemmo la Responsabile
avanzare nel corridoio a passo spedito.
Come
arrivò vicino si spostò lasciandoci vedere i due
bimbi.
Come
la volta precedente si tenevano per mano. Edward teneva lo sguardo
basso mentre Alice ci fissava con un meraviglioso sorriso sulle
labbra.
Il
mio cuore si strinse nel vedere come erano vestiti.
Gli
avevano messo addosso i vestiti più vecchi e rovinati che
avevano.
Per Alice erano troppo grandi, per Edward troppo piccoli.
Va
bene risparmiare ma questo mi sembrava veramente troppo.
Con
loro non avevano nulla neanche un ricambio.
Lo
sapevamo, ci era successo già con Emmett, e la carta di
credito era
pronta nel mio portafoglio.
“Ciao”
li salutai senza sapere bene che cosa dirgli. Il mio istinto sarebbe
stato quello di prenderne in braccio uno a caso e sentivo Esme
agitarsi al mio fianco. Avrei potuto scommettere ad occhi chiusi che
anche lei moriva dalla voglia di abbracciarli.
“Sono
felice di vedervi” disse loro chinandosi e facendo una
carezza
sulla testa ad entrambi contemporaneamente.
Alice
ci sorrise felice e senza preavviso si lanciò fra le braccia
di Esme
senza rispondere.
Edward
invece rimase fermo con un sorrisino abbozzato sulle labbra.
Sembrava
felice ma più per la sorella che per se stesso.
Allungai
un mano e la posai sulle sue spalle. Lo sentii sussultare spaventato
sotto il mio tocco e scostarsi leggermente mentre mi osservava
guardingo. Ovviamente feci finta di niente, era una reazione
comprensibile, in fondo ero un perfetto estraneo per lui.
“Andiamo?”
dissi impaziente di uscire da quel posto. Non vedevo l'ora di
portarli a casa.
Esme
Ero
nervosa e impaziente.
Avevo
sognato gli occhi di Alice e di Edward guardarmi e spiarmi tutta la
notte impauriti.
Volevo
vederli e abbracciarli, volevo scacciare la paura che nutrissero
timore nei nostri confronti.
Ma
quando me li trovai di fronte non ne ebbi il coraggio.
Ancora
una volta il sapere che avevano sofferto così tanto mi
bloccò.
Forse
era troppo presto per loro. Così mi abbassai ad accarezzare
quei
capelli così morbidi e ispidi nel tempo stesso. Feci una
carezza ad
entrambi stando attenta a farla nello stesso istante.
Avevo
paura di scatenare gelosie.
Per
la prima volta mi chiesi come ci si sarebbe dovuti comportare con dei
gemelli.
Se
davo un bacino all'uno dovevo darlo anche all'altro??
Presumevo
di si, avevo un amica con due gemelli che erano gelosi l'un
dell'altro e lei ci impazziva dietro. Ed io non volevo farli soffrire
o fargli credere che facessi le preferenze. Era importante partire
con il piede giusto e dargli sicurezza e fiducia.
I
documenti erano al sicuro nella mia borsa e sorrisi felice.
Ma
non mi aspettavo che Alice si gettasse fra le mie braccia. Lo
desideravo, lo desideravo tantissimo e quando la strinsi il mio cuore
esultò. Subito alzai lo sguardo preoccupata per Edward ma lo
vidi
sorridere appena, sereno. Sembrava felice che io avessi abbracciato
Alice.
Guardai
Carlisle un attimo indecisa su cosa fare e lo vidi tentare di
abbracciare Edward che purtroppo si ritrasse facendo l'indifferente.
Era ancora troppo presto pensai. Era già un miracolo che
Alice mi
avesse accettato. Dovevamo dargli tempo... solo tempo mi dissi mentre
Carlisle con la voce rotta dall'emozione ci invitava ad uscire.
Anch'io
non vedevo l'ora. Quei due bambini avevano bisogno di vestiti e di
sistemarsi a casa.
Mi
alzai e feci per prendere la mano ad Alice ma lei si scostò
e
veloce andò ad abbracciare le due signore poi preso Edward
per mano gli disse “Andiamo a casa” avviandosi a
passo deciso con il
fratello, verso l'uscita, senza aspettarci.
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