martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 13 A casa

Carlisle

Eravamo arrivati a casa.
Quando entrammo mostrammo ai gemelli tutta la casa o perlomeno fu Emmett a fare da cicerone.
Loro si guardavano in giro incuriositi e solo quando mostrammo le camere da letto vidi passare un lampo di paura negli occhi di Alice subito celato da una carezza di Edward.
Senza discutere Alice afferrò i suoi pacchi e trascinò il fratello in camera sua “Vieni Edward. Mettiamo le cose a posto. Aiutami” gli disse.
Lui si limitò ad annuire ed entrambi si misero al lavoro per mettere nei cassetti tutti i vestiti.
Io guardai Esme che li osservava scioccata “Sono ordinatissimi e indipendenti al massimo” gli mormorai stringendole la mano.
La sentii sospirare “A quanto pare. Si arrangiano da soli” mi rispose con un velo di tristezza nella voce .
Vado di sotto a preparare la cena” mi disse poi dandomi un bacino sulla guancia “Quando è pronto vi chiamo” e si allontanò.
Io rimasi lì sullo stipite a vedere cosa combinavano. Non volevo sorvegliarli ma mi piaceva osservarli mentre sistemavano tutto capendosi perfettamente anche solo con uno sguardo.
Quando ebbero finito andarono nella camera di Edward ed Emmett e si misero a mettere in ordine i vestiti di Edward sotto gli occhi allibiti di Emmett che era disordinatissimo e che li osservava come fossero extraterrestri mentre scuoteva la testa e mugugnava pensando probabilmente che avrebbe dovuto adeguarsi.
Quando ebbero finito Alice si voltò verso di me “Possiamo andare a giocare?” mi chiese dolcissima sbattendo gli occhioni.
Sembrava mi dovesse corrompere. Mi scappò una risatina mentre le rispondevo “Certo fino a che mamma non chiama per la cena”
Lei afferrato Edward per la mano si diresse verso la sala giochi guidata da Emmett tutto felice.
Si sedettero per terra sulla moquette ed Emmett catturò l'attenzione di Edward iniziando un gioco con lui con i due nuovi draghi. Alice seduta a un paio di metri di distanza stava invece vestendo e spogliando la sua bambola chiacchierando da sola.
Io mi sedetti in poltrona con un libro facendo finta di leggere per non metterli in soggezione ma guardandoli giocare.
Era uno spettacolo ma ancora una volta l'attenzione di Edward non era rivolta al gioco completamente mentre i suoi occhi si spostavano da Alice alla cesta dove c'era posate le macchinine e la sua tigre.
Poi all'improvviso si alzò, andò alla cesta, e afferrò la tigre posandola vicino a lui. Sempre in silenzio chiaramente soddisfatto riprese a giocare nuovamente con Emmett senza però perdere d'occhio la sorella.

Non passò molto che Esme ci chiamò per la cena.
Andate a lavarvi le mani, così mangiamo” dissi loro.
Emmett come un fulmine si alzò dirigendosi verso il bagno. Edward rimase seduto a fissare il suo nuovo fratello poi senza uno sbuffo prese i due draghi con cui avevano giocato entrambi e li rimise ognuno nel suo posto mentre Alice faceva la stessa cosa con le bambole.
Soddisfatti si presero per mano e andarono verso il bagno lasciato libero da Emmett che avrei scommesso era già seduto a tavola.
Con immenso stupore vidi che Edward sotto il braccio teneva il suo nuovo pupazzo.

Dopo poco ci sedemmo tutti a tavola ed Esme iniziò a mettere nei piatti una minestra fumante.
Spero vi piaccia. Non conosco i vostri gusti, ma piano piano li imparerò” disse loro versandola nel piatto.
Non si preoccupi signora Esme. Lì mangiavamo di tutto, e la maggior parte delle volte faceva schifo il cibo” rispose Alice facendo scoppiare Emmett a ridere.
Iniziai a mangiare la minestra quando per poco non mi andò tutto per traverso.
Con una naturalezza che rivelava una abitudine consumata Alice prese il cucchiaio di Edward e iniziò a imboccare il fratello come fosse la cosa più comune di questa terra.
Lui le mani in grembo che stringevano il suo peluche apriva la bocca e si faceva imboccare da lei.
Alzai gli occhi e li posai in quelli di Esme che li guardava fissi a bocca aperta.
Anche Emmett li fissava sconvolto e mi affrettai a tirargli una gomitata e a fargli gli occhi cattivi mentre gli facevo gesto di stare zitto e continuare a mangiare.
Guardai Esme e la vidi annuire mentre facendo finta di niente iniziava a mangiare a sua volta.
Ovviamente Alice mangiava lentamente e quando noi finimmo Esme le disse “Alice se vuoi mangiare con calma lo imbocco io Edward”
Ma Alice scosse la testa “O no. Mangia solo con me. Anche là ci hanno provato ma non apre la bocca se non sono io a farlo. Grazie signora Esme” rispose sorridendo al mio amore.
Un silenzio imbarazzante era calato a tavola e facendo finta di niente iniziai a parlare delle partite di baseball del giorno dopo con Emmett.
Mentre Esme trafficava per servire il secondo vidi gli occhi di Edward e Alice farsi attenti al discorso e subito lei entrò nel pieno della discussione.
Stavamo ancora discutendo su chi fosse il miglior battitore del campionato che Esme servì gli hamburger.
Come per la minestra Alice iniziò ad imboccare Edward.
Se me l'avessero detto non ci avrei creduto eppure scegliemmo di far finta di niente.
Erano solo da poche ore con noi, e bisognava dargli tempo.


Esme

Quando vidi Alice imboccare il fratello spalancai gli occhi dalla sorpresa.
Dal comportamento di tutto il giorno mi era sembrato che fosse lei a dipendere in pieno da Edward.
Ogni cosa che aveva scelto Alice era stata approvata e vagliata dal fratello.
Avevo pensato che quando ci avevano detto che Edward dipendeva da Alice avessero sbagliato e adesso invece capii cosa intendevano.
La dipendenza di Alice la si poteva notare solo osservandoli attentamente quella di Edward era chiaramente fisica e appariscente.
Per fortuna Carlisle riuscì a intavolare un discorso che coinvolse tutti e tre distogliendo l'attenzione dal comportamento di Edward che malgrado tutto sembrava a suo agio.
Mi domandai il perché si facesse imboccare, non aveva senso, ma mi sembrava troppo presto per fargli domande che avrebbero suscitato la loro diffidenza.
Così facemmo finta di niente.

Finito di cenare i gemelli mi aiutarono a sparecchiare e poi si misero a vedere la televisione sul divano con Emmett.
Si erano seduti vicino e Alice aveva posato la testa sulla spalla di Edward mentre lui stringeva a se la sua tigre di peluche.
Erano carinissimi e dovevano essere anche stanchi perché presto iniziarono a dar segno di aver sonno.
 A letto bimbi” gli dicemmo e fra le proteste di Emmett e gli sbadigli dei gemelli si avviarono alle loro camere.

Sospirai felice. Ero stanca anch'io, era stata una giornata movimentata e densa di emozioni ma se pensavo di dormire tranquilla mi sbagliavo di grosso.

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