martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 9 Alice ed Edward

Esme


Quanto entrarono trattenni il fiato.
Erano piccini, abituata ad Emmett che era un ragazzone dalla costituzione robusta rimasi stupita nel vederli avanzare verso di noi.
Erano magri e slanciati con le ossa piccole come me. La bimba aveva i capelli scuri tagliati corti e sparati in aria che le conferivano un aspetto allegro e ridente. Alti più o meno uguali i miei occhi si posarono sulle loro mani che si stringevano forte come a darsi sicurezza l'un con l'altro.
Avevano entrambi gli occhi bassi a rimirare il pavimento ma dopo essere entrata la bimba li posò su di noi folgorandoci. Aveva gli occhi di un colore indescrivibile tra il verde e l'azzurro, vispi e intelligenti e ci guardava con curiosità.
Il maschietto invece aveva i capelli rosso scuro, quasi ramati ma non riuscimmo a veder il colore degli occhi che teneva costantemente bassi.
Venite avanti bambini presentatevi e salutate i Signori Cullen” disse loro la responsabile.
Buongiorno. Io sono Alice e questo è il mio gemello Edward” ci disse timidamente lei con una vocina sottile e allegra indicando il bambino che teneva per mano. Il maschietto invece si limitò a farci un gesto con la testa senza guardarci.
Ciao io sono Carlisle e questa è mia moglie Esme” si presentò il mio amore “siamo contenti di conoscervi” concluse sorridendo loro.
Loro vi adotteranno” disse la Direttrice posando lo sguardo prima sui ragazzi e poi su di noi.
Vidi lo stupore passare sul volto di Alice mentre Edward rimase perfettamente immobile come se non avesse sentito.
Sempre che voi lo vogliate” aggiunsi quasi di corsa trattenendo il fiato. Non mi sembrava giusto imporci a loro. Forse con quello che avevano passato era troppo presto parlar loro di avere una nuova famiglia.
Alice sgranò gli occhi un attimo posandoli poi sulla Responsabile che si limitò ad annuire poi si girò verso il fratello “Sarebbe bello Edward. Che ne dici?” gli chiese.
Lo vedemmo annuire appena e il sorriso si aprì sul volto di Alice “Saremmo felici...se ci volete” concluse saltellando ma subito ricomponendosi dopo aver ricevuto un occhiataccia dalla Direttrice.
Tutti e due, vero?” aggiunse poi sospettosa e impaurita.
Tutti e due” le risposi sorridendole.
Fu allora che per la prima volta Edward alzò gli occhi da terra per fissarli nei miei e poi in quelli di Carlisle.
Rimasi fissa mentre mi perdevo in due fondi di bottiglia verde brillante intelligenti e dolci che sembravano scrutarmi in fondo all'anima.
Un brivido mi percorse, erano occhi profondi e seri, occhi di chi aveva conosciuto un dolore immenso e ne era sopravvissuto. Non erano gli occhi di un bambino spensierato come era il mio Emmett, non lo sarebbero mai stati.
Adesso salutate e andate” gli intimò la Direttrice.
Ci vediamo presto” gli dissi con la voce rotta dalla commozione.
A presto bambini” gli sorrise Carlisle.
Ciao. Vieni Edward ” disse Alice e la sua voce era triste, forse aveva sperato di venire via con noi, mentre girandosi usciva trascinandosi dietro il fratello, come se volesse scappare.
E forse era così, forse aveva paura di illudersi e di perderci prima ancora di averci trovato.
Prima di uscire, dietro alla sorella, Edward alzò ancora una volta gli occhi su di noi, per salutarci così alla sua maniera.
Lo sguardo era attento ed enigmatico e mi parve di scorgerci una scintilla di speranza brillare nel fondo dei suoi occhi.


I cinque giorni passarono velocissimi mentre preparavamo la casa per accogliere i due nuovi bambini.
E cosa che mi riempì il cuore di gioia fu vedere il mio Emmett entusiasta dell'arrivo non di uno, ma di due fratellini.
Non gli raccontammo nulla di quello che avevano passato, gli dicemmo soltanto che erano legatissimi e che Edward per il dispiacere di aver perso la famiglia non parlava.
Lui si acciglio ma non ci fece domande, limitandosi ad annuire.
Ero certa che avrebbe cercato d'indagare appena li avesse conosciuti, ma a quel punto sarebbe stata una scelta loro raccontare o meno il loro passato. Anzi sarebbe stata una scelta di Alice visto che Edward non apriva bocca.
Tutte le sere quando Carlisle tornava dal lavoro non parlavamo d'altro, entusiasti di allargare la famiglia.
Ero elettrizzata ed emozionata mentre mi chiedevo come sarebbe cambiata la nostra vita con il loro arrivo e se si sarebbero trovati bene.
Il mio unico cruccio era di essere cosciente di poter dare loro solo amore e di non poter cancellare il passato e il male che avevano patito.
Ma forse il nostro affetto sarebbe stato sufficiente a renderli felici.
Per fortuna Carlisle riuscì a prendere quindici giorni di ferie in modo da stare a casa i primi tempi per aiutarmi a gestirli e per conoscerli meglio.
Tutto era pronto.
Avevo smantellato il mio studio, visto la decisione di non lavorare più per occuparmi dei miei bambini, e avevamo sistemato quella camera per Alice. Nell'altra dove già dormiva Emmett avevamo messo un altro letto per Edward.
Ci sembrava la scelta più logica lasciare Alice a dormire da sola in quanto femmina, e mettere assieme i due maschietti.
Emmett era entusiasta di dividere la camera con il nuovo fratello ed eravamo convinti che sarebbe piaciuto anche a lui.
Nella grande sala affianco avevamo aggiunto due grandi scatole dove poter riporre ognuno i loro giocattoli, identiche a quella che Emmett possedeva già.
Quella di Emmett era blu scura quindi optammo per prenderne una azzurra per Edward e una rosa per Alice.
Da un lato mettemmo un grosso tavolo e una libreria dove avrebbero riposto i libri di scuola e dove avrebbero fatto i compiti, dalla parte opposta invece sistemammo due scrivanie con due computer.
Vicino alla finestra c'erano invece sistemate due comode poltrone dove normalmente ci mettevamo a leggere con Carlisle quando Emmett giocava lì.

Tutto era pronto e perfetto ed emozionati con Emmett salimmo in macchina per andare a prendere i bambini.


Carlisle

Non credevo che mi sarei emozionato così. Eravamo partiti per prendere un bimbo e ne avremmo portati a casa due.
Ma ero preoccupato.
Dai discorsi di quel pomeriggio capii che c'era qualcosa che non ci avevano detto.
Non ero certo un investigatore, ma avevo notato una certa reticenza e un certo sorvolare sulle condizioni dei bimbi.
Inoltre sembravano temere un qualcosa, come se dietro l'angolo ci potesse essere qualche problema irrisolto.
Ma quando li vidi il mio cuore esultò dimenticandosi qualsiasi preoccupazione.
Non solo erano bellissimi ma entrambi avevano uno sguardo profondo ed intelligente.
Ma se Alice sembrava felice e impaziente di venire, quando Edward alzò per la prima volta lo sguardo su di noi oltre alla curiosità vi lessi timore e paura.

Ero rimasto colpito e dispiaciuto da quello sguardo ma anche sicuro che saremmo riusciti a rasserenarlo, si trattava solo di farci conoscere ed accettare.

E con entusiasmo aiutai Esme a preparare la casa per accoglierli, aiutati da un felice Emmett che non vedeva l'ora di avere due nuovi fratelli.

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