Esme
Quanto
entrarono trattenni il fiato.
Erano
piccini, abituata ad Emmett che era un ragazzone dalla costituzione
robusta rimasi stupita nel vederli avanzare verso di noi.
Erano
magri e slanciati con le ossa piccole come me. La bimba aveva i
capelli scuri tagliati corti e sparati in aria che le conferivano un
aspetto allegro e ridente. Alti più o meno uguali i miei
occhi si
posarono sulle loro mani che si stringevano forte come a darsi
sicurezza l'un con l'altro.
Avevano
entrambi gli occhi bassi a rimirare il pavimento ma dopo essere entrata
la bimba li posò su di noi folgorandoci. Aveva gli occhi di
un colore indescrivibile tra il verde e l'azzurro, vispi e
intelligenti e ci guardava con curiosità.
Il
maschietto invece aveva i capelli rosso scuro, quasi ramati ma non
riuscimmo a veder il colore degli occhi che teneva costantemente
bassi.
“Venite
avanti bambini presentatevi e salutate i Signori Cullen”
disse
loro la responsabile.
“Buongiorno.
Io sono Alice e questo è il mio gemello Edward” ci
disse
timidamente lei con una vocina sottile e allegra indicando il bambino
che teneva per mano. Il maschietto invece si limitò a farci
un
gesto con la testa senza guardarci.
“Ciao
io sono Carlisle e questa è mia moglie Esme” si
presentò il mio
amore “siamo contenti di conoscervi” concluse
sorridendo loro.
“Loro
vi adotteranno” disse la Direttrice posando lo sguardo prima
sui
ragazzi e poi su di noi.
Vidi
lo stupore passare sul volto di Alice mentre Edward rimase
perfettamente immobile come se non avesse sentito.
“Sempre
che voi lo vogliate” aggiunsi quasi di corsa trattenendo il
fiato.
Non mi sembrava giusto imporci a loro. Forse con quello che avevano
passato era troppo presto parlar loro di avere una nuova famiglia.
Alice
sgranò gli occhi un attimo posandoli poi sulla Responsabile
che si
limitò ad annuire poi si girò verso il fratello
“Sarebbe bello
Edward. Che ne dici?” gli chiese.
Lo
vedemmo annuire appena e il sorriso si aprì sul volto di
Alice
“Saremmo felici...se ci volete” concluse
saltellando ma subito ricomponendosi dopo aver ricevuto un occhiataccia
dalla Direttrice.
“Tutti
e due, vero?” aggiunse poi sospettosa e impaurita.
“Tutti
e due” le risposi sorridendole.
Fu
allora che per la prima volta Edward alzò gli occhi da terra
per
fissarli nei miei e poi in quelli di Carlisle.
Rimasi
fissa mentre mi perdevo in due fondi di bottiglia verde brillante
intelligenti e dolci che sembravano scrutarmi in fondo all'anima.
Un
brivido mi percorse, erano occhi profondi e seri, occhi di chi aveva
conosciuto un dolore immenso e ne era sopravvissuto. Non erano gli
occhi di un bambino spensierato come era il mio Emmett, non lo
sarebbero mai stati.
“Adesso
salutate e andate” gli intimò la Direttrice.
“Ci
vediamo presto” gli dissi con la voce rotta dalla commozione.
“A
presto bambini” gli sorrise Carlisle.
“Ciao.
Vieni Edward ” disse Alice e la sua voce era triste, forse
aveva
sperato di venire via con noi, mentre girandosi usciva trascinandosi
dietro il fratello, come se volesse scappare.
E
forse era così, forse aveva paura di illudersi e di perderci
prima
ancora di averci trovato.
Prima
di uscire, dietro alla sorella, Edward alzò ancora una volta
gli
occhi su di noi, per salutarci così alla sua maniera.
Lo
sguardo era attento ed enigmatico e mi parve di scorgerci una
scintilla di speranza brillare nel fondo dei suoi occhi.
I
cinque giorni passarono velocissimi mentre preparavamo la casa per
accogliere i due nuovi bambini.
E
cosa che mi riempì il cuore di gioia fu vedere il mio Emmett
entusiasta dell'arrivo non di uno, ma di due fratellini.
Non
gli raccontammo nulla di quello che avevano passato, gli dicemmo
soltanto che erano legatissimi e che Edward per il dispiacere di aver
perso la famiglia non parlava.
Lui
si acciglio ma non ci fece domande, limitandosi ad annuire.
Ero
certa che avrebbe cercato d'indagare appena li avesse conosciuti, ma
a quel punto sarebbe stata una scelta loro raccontare o meno il loro
passato. Anzi sarebbe stata una scelta di Alice visto che Edward non
apriva bocca.
Tutte
le sere quando Carlisle tornava dal lavoro non parlavamo d'altro,
entusiasti di allargare la famiglia.
Ero
elettrizzata ed emozionata mentre mi chiedevo come sarebbe cambiata
la nostra vita con il loro arrivo e se si sarebbero trovati bene.
Il
mio unico cruccio era di essere cosciente di poter dare loro solo
amore e di non poter cancellare il passato e il male che avevano
patito.
Ma
forse il nostro affetto sarebbe stato sufficiente a renderli felici.
Per
fortuna Carlisle riuscì a prendere quindici giorni di ferie
in modo
da stare a casa i primi tempi per aiutarmi a gestirli e per
conoscerli meglio.
Tutto
era pronto.
Avevo
smantellato il mio studio, visto la decisione di non lavorare
più
per occuparmi dei miei bambini, e avevamo sistemato quella camera
per Alice. Nell'altra dove già dormiva Emmett avevamo messo
un altro
letto per Edward.
Ci
sembrava la scelta più logica lasciare Alice a dormire da
sola in
quanto femmina, e mettere assieme i due maschietti.
Emmett
era entusiasta di dividere la camera con il nuovo fratello ed eravamo
convinti che sarebbe piaciuto anche a lui.
Nella
grande sala affianco avevamo aggiunto due grandi scatole dove poter
riporre ognuno i loro giocattoli, identiche a quella che Emmett
possedeva già.
Quella
di Emmett era blu scura quindi optammo per prenderne una azzurra per
Edward e una rosa per Alice.
Da
un lato mettemmo un grosso tavolo e una libreria dove avrebbero
riposto i libri di scuola e dove avrebbero fatto i compiti, dalla
parte opposta invece sistemammo due scrivanie con due computer.
Vicino
alla finestra c'erano invece sistemate due comode poltrone dove
normalmente ci mettevamo a leggere con Carlisle quando Emmett giocava
lì.
Tutto
era pronto e perfetto ed emozionati con Emmett salimmo in macchina
per andare a prendere i bambini.
Carlisle
Non
credevo che mi sarei emozionato così. Eravamo partiti per
prendere
un bimbo e ne avremmo portati a casa due.
Ma
ero preoccupato.
Dai
discorsi di quel pomeriggio capii che c'era qualcosa che non ci
avevano detto.
Non
ero certo un investigatore, ma avevo notato una certa reticenza e un
certo sorvolare sulle condizioni dei bimbi.
Inoltre
sembravano temere un qualcosa, come se dietro l'angolo ci potesse
essere qualche problema irrisolto.
Ma
quando li vidi il mio cuore esultò dimenticandosi qualsiasi
preoccupazione.
Non
solo erano bellissimi ma entrambi avevano uno sguardo profondo ed
intelligente.
Ma
se Alice sembrava felice e impaziente di venire, quando Edward
alzò
per la prima volta lo sguardo su di noi oltre alla curiosità
vi
lessi timore e paura.
Ero
rimasto colpito e dispiaciuto da quello sguardo ma anche sicuro che
saremmo riusciti a rasserenarlo, si trattava solo di farci conoscere
ed accettare.
E
con entusiasmo aiutai Esme a preparare la casa per accoglierli,
aiutati da un felice Emmett che non vedeva l'ora di avere due nuovi
fratelli.
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