Alice
Il
giorno dopo mamma e papà partirono per l'Europa lasciandoci
a casa
affidati alla Signora Luisa.
Cercammo
di mantenere la nostra vita normale ma mi mancavano da morire.
Eravamo
tutti e tre tesi e nervosi.
La
Signora Luisa ci preparava colazione, ci accompagnava a scuola la
mattina con la sua macchina e ci veniva a riprendere.
Anche
il pomeriggio lo passava con noi, facendoci compagnia e preparandoci
merenda e cena.
La
sera poi ci metteva nei nostri letti e lei si sistemava a dormire sul
divano.
Non
è che non si fidassero di noi, è che i miei
genitori avevano paura che Edward od io facessimo qualche
pazzia.
La
prima sera Emmett mi diede il bacino della buona notte e poi
rimboccò
le coperte anche ad Edward.
Si
occupava di noi come se fosse stato il nostro papà ma la sua
presenza non era sufficiente.
Quando
mi chiuse la luce iniziai a pensare alla possibilità che
Esme e
Carlisle non tornassero, che potessero per qualche motivo
abbandonarci. Poteva accadergli di tutto e noi avremmo nuovamente
perso i nostri genitori.
La
mia camera buia mi sembrava un posto freddo e desolato. Mi sentivo
sola e avevo paura. Era come essere tornati indietro negli anni, di
nuovo come essere all'orfanotrofio. Anzi forse peggio dal momento che
lì almeno all'inizio mi avevano lasciato dormire vicino al
mio
gemello.
Iniziai
a piangere sommessamente, poi mi feci coraggio e andai nella camera
di Edward.
Volevo
vederlo, dovevo essere sicura che lui fosse lì, che neanche
lui mi
avesse abbandonato.
Quando
entrai trovai Emmett seduto sul suo letto che lo abbracciava
teneramente.
Il
mio fratellone alzò la testa e vide le mie lacrime scivolare
sulle
guance.
“Sei
in crisi anche tu Alice?” mi chiese dolcemente facendomi
segno di
avvicinarmi.
Corsi
da loro e mi sedetti in braccio ad Emmett. Lo sentii sospirare.
“Adesso
vado.” dissi confortata da quelle braccia forti e conosciute
“non
voglio che la signora Luisa si svegli e si preoccupi. E'
così
gentile con noi.” finii facendo una carezza sul viso ad
Edward.
Emmett
scosse la testa. “Ho un idea” disse ridacchiando.
“Venite con
me” ci disse prendendoci per mano.
Insieme
tutti e tre andammo nella camera da letto dei nostri genitori.
Edward
non voleva entrare ma Emmett con uno strattone lo costrinse.
“Infilati
sotto le coperte” gli ordinò entrando alla sua
destra nel grande
lettone
Avevo
capito e ridacchiando mi misi alla sinistra di Edward.
Mi
appallottolai vicino a lui posando la mia testa sulla sua spalla
mentre Emmett lo stringeva vicino a lui.
Circondato
dai nostri corpi e dal nostro amore piano piano si rilassò
ed io con
lui.
La
mattina Emmett ci svegliò presto e ritornammo nel nostro
letto
mentre sentivamo la Signora Luisa preparare la colazione.
Se
lo avesse sentito qualcuno ci avrebbero preso in giro certamente
visto che non eravamo certo più bambini, ma il senso
dell'abbandono,
la paura di essere lasciati soli ci spaventava ancora tanto... forse
troppo.
I
nostri genitori dovevano stare fuori tre giorni ma alla fine
tornarono dopo una settimana.
Noi
continuammo tutte le sere a dormire vicini ed eravamo convinti di
fare i furbi ma la penultima notte mi svegliai presto e decisi di
recuperare il mio peluche che nella fretta avevo lasciato nel mio
letto. Con mia grande sorpresa trovai la Signora Luisa a dormire al
mio posto.
Lei
si era accorta perfettamente del nostro segreto e silenziosa aveva
fatto finta di niente abbandonando lo scomodo divano sul quale
ufficialmente riposava.
Quel
pomeriggio quando la porta si aprì ed entrò la
mamma mi sentii
rinascere.
Loro
erano tornati finalmente, ma con mia enorme sorpresa vidi che non
erano soli.
Dietro
a loro due ragazzi un maschio e una femmina si tenevano per mano.
Rimasi
quasi folgorata, sembravano due angeli.
Entrambi
erano molto belli. Alti, biondi, con gli occhi grigi e il fisico
perfetto.
“Ragazzi
questi sono i vostri cugini Jasper e Rosalie. Sono rimasti orfani e
noi abbiamo deciso di ospitarli. Vorremmo che li trattaste come
fratelli” ci spiegò la mamma con un sorriso.
Ero
felicissima, finalmente avrei avuto una sorella e con un balzo le
piombai fra le braccia
“Che
bello. Finalmente avrò una sorella. Io sono Alice”
mi presentai
poi abbracciando anche il mio nuovo fratello.
Era
incredibilmente forte e muscoloso. Lui mi sorrise gentile e
inclinò
appena la testa “Piacere di conoscerti” mi disse
con una voce
musicale splendida.
Emmett
si fece avanti e gli strinse la mano. “Benvenuto Jasper sono
Emmett” poi si girò verso Rosalie e le fece un
gesto con la mano
chiaramente imbarazzato “Ciao” bofonchio mentre la
studiava
facendo finta di niente.
Mi
girai, Edward era rimasto fermo, la testa inclinata da un lato a
studiarli da lontano.
Scossi
la testa, possibile che non facesse mai amicizia con nessuno?? Erano
nostri cugini non degli estranei.
“Quello
è il mio gemello Edward” lo presentai facendogli
gli occhiacci per
il suo modo di fare scortese.
Lui
sospiro e fece un gesto con la mano dicendogli
“Ciao” senza
avvicinarsi di un centimetro.
I
due nuovi venuti si guardavano intorno intimiditi mentre Esme li
tirava per un braccio. “Venite vi faccio sistemare.
All'inizio
staremo un po' stretti ma poi troveremo una soluzione” disse
portandoli verso le camere.
Io
ed Emmett salimmo con loro per dargli una mano a sistemare i bagagli
nelle camere e per fare conoscenza con quel nuovo pezzo di famiglia.
Edward
invece prese un libro e si mise a studiare in salotto sotto lo
sguardo attento e preoccupato di Carlisle.
Rosalie
Quando
arrivammo ci presentarono i nostri nuovi fratelli.
La
prima a venirmi incontro fu quella pazza di Alice. Mi fece una festa
immensa e inaspettata strappandomi il primo sorriso da quando erano
morti i miei genitori.
Anche
Emmett doveva essere simpatico malgrado si vedesse lontano un miglio
che sotto la sua spavalderia era molto timido.
Invece
il fratello di Alice si limitò a un
“Ciao” stiracchiato neanche
meritassimo la sua attenzione. Doveva sentirsi superiore a noi,
pensai già prendendolo in antipatia.
Sbuffai
infastidita, Emmett mi aveva guardato con ammirazione, aveva notato
la mia bellezza e grazia ma lui no, non si era neanche degnato di
uno sguardo frettoloso.
Che
presuntuoso doveva essere. Va bene aveva degli occhi magnifici e un
fisico da urlo ma se guardava così tutte le ragazze non ne
avrebbe
mai conquistata una, meditai dandogli volentieri la schiena per
seguire la zia.
Mentre
salivamo le scale però non resistetti e mi voltai a cercarlo
con
gli occhi, era seduto a leggere assorto, come se in casa non fosse
entrato nessuno. Doveva essere proprio strano quel ragazzo, aveva
decisamente qualcosa che non andava, pensai e la conferma me la
diede mio Zio che come ci allontanammo si sedette vicino e lo
abbracciò stretto.
Carlisle
Temevo
la reazione di Edward. Per lui era difficile accettare chiunque ma
non ne potevamo fare a meno di accogliere quei due ragazzi in casa e
lui avrebbe dovuto cercare di accettarli.
Li
aveva a mala pena salutati, così quando rimase solo mi
avvicinai a
lui e lo abbracciai.
Si
girò a sorridermi con quel meraviglioso sorriso sghembo che
faceva
impazzire chiunque.
“Sono
contento di essere di nuovo a casa. Mi siete mancati” gli
dissi ed
era la verità.
Lui
annui e si appoggiò a me “Anche voi mi siete
mancati” mi disse
sempre sorridendo “Resteranno qui tanto?” mi chiese
poi curioso e
forse anche speranzoso.
“Edward.
Faremo l'adozione la prossima settimana, diventeranno tuoi fratelli a
tutti gli effetti” gli spiegai subito guardandolo negli
occhi. Volevo mettere le carte in tavola fin da subito. Avrebbe dovuto
accettare i nuovi venuti e comportarsi come si deve trattandoli da
fratelli fin da subito.
L'ultima
cosa che volevamo era avere problemi con lui ed evitare che loro si
sentissero fuori posto.
Ma
come mi aspettavo lui annui abbassando la testa “Va
bene” si
limitò a dire riprendendo il libro.
Glielo
sfilai dalle mani dolcemente, volevo essere sicuro che capisse
“E
tu dovrai comportarti bene, con loro. Cerca di fidarti. Sono
più
grandi. Jasper ha un anno in più di Emmett e Rosalie uno in
meno di
tuo fratello e uno in più di te. Vedrai che ti proteggeranno
e che
presto farai amicizia con loro. Sai ci divertiremo tanto tutti
assieme, sarà bello avere dei nuovi fratelli in
casa” gli dissi
stringendolo a me.
“Va
bene.” lo sentii dire nuovamente. Il suo tono non era per
nulla
convinto ma non potevo aspettarmi altro da lui, almeno l'accettare la
cosa sulla carta era già un passo avanti.
Gli
diedi un bacio fra i capelli e lo tirai per il braccio “Vieni
di
sopra con noi. Sarà più semplice rompere il
ghiaccio” gli dissi
speranzoso.
Non
immaginavo che presto il ghiaccio fra i nostri figli e i nostri
nipoti sarebbe diventato fuoco liquido.
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