martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 43 Inizia la caccia

Charlie

Quando tornai da Carlisle li trovai ancora spaventati e tremanti. Di Edward, purtroppo, ancora nessuna notizia.
Andate a casa” gli ordinai secco “ chiamo rinforzi” finii.
Vidi Carlisle scuotere la testa preoccupato.
Ascolta Carlisle. E' possibile che Edward si sia solo perso e cerchi di tornare a casa. Non riuscendo a trovarvi magari deciderà di aspettarvi a casa. E' un ragazzo intelligente, può benissimo cavarsela da solo. E poi Alice non sta bene, e qui, quando arrivano i miei uomini, facciamo chiudere tutto e passiamo ogni metro al setaccio. Tu adesso non servi. Ti prometto che ti avviso se ho notizie e quando lo troveremo” gli dissi deciso.
Lui mi guardava. Sapevo che avrebbe voluto rimanere, ma sapevo anche che sarebbe stato d'intralcio. Quello era il mio lavoro e quello dei miei uomini. I parenti in certi casi sono solo un ostacolo e spaventato e confuso com'era mi avrebbe dato solo fastidio.
E se Edward era ancora nel Luna Park lo avremmo trovato velocemente altrimenti avrei mosso mari e monti finché quel ragazzo non fosse saltato fuori.
Un ultima cosa. Hai per caso dietro un indumento di Edward messo di recente?? Se non lo trovo velocemente useremo i cani e loro hanno bisogno di fiutare il suo odore” gli chiesi.
I suoi occhi si persero nel vuoto. Cielo non riusciva neanche a ragionare con lucidità, pensai preoccupato per il mio amico.
A casa... forse” mi disse titubante. Scossi la testa. Troppo tempo. Avremmo perso minuti preziosi e se volevo usare i cani era importante muoversi il più velocemente possibile, prima che la pista si raffreddasse.
Tigro. C'è Tigro in macchina” affermò Emmett che era stato a sentire tutto.
Sorrisi, al momento era il più lucido in quella famiglia.
Tigro andrà benissimo” dissi sorridente.
Edward malgrado fosse grande e in pubblico non girasse più con il suo peluche sapevo che ancora ci andava a dormire e se lo portava dietro quando poteva.
Li accompagnai in macchina, presi Tigro con me e li vidi partire.
Dopo cinque minuti arrivarono i miei uomini.
Fate sgombrare il Luna Park. Questo ragazzo è sparito” dissi mostrando la sua foto “e bisogna cercare ovunque. In ogni buco, in ogni roulotte. Frugate ovunque perché potrebbe essere in ogni posto. E Saimon,” dissi al mio secondo “nel frattempo chiama Cortes con i suoi cani. Dobbiamo trovarlo e anche alla svelta.” ordinai deciso.
Ero preoccupato ed era inutile nasconderlo.



Svuotammo il parco e perlustrammo ogni centimetro ma di lui nessuna traccia.
Avevo avvisato che se lo avessero avvistato di non avvicinarsi e di chiamarmi. Edward aveva paura delle divise e non volevo creargli qualche attacco di panico. Mi ricordavo fin troppo bene l'accaduto in casa Cullen.
Era ormai tardo pomeriggio, quando Cortes ci raggiunse con i suoi cani.
Erano addestrati a cercare le persone scomparse e iniziando dal rivenditore di ciambelle, l'unico punto in cui sapevamo fosse passato con certezza, gli facemmo annusare Tigro.
Insperatamente i cani partirono decisi.
I nasi posati per terra iniziarono a seguire un pista con estrema sicurezza.
Con mio sommo stupore ci portarono di fronte alla roulotte di quel viscido di Mark. Stavo già per entrare pronto ad arrestarlo quando all'improvviso ripartirono velocissimi nella direzione opposta.
Guardai Cortes che si strinse nelle spalle “Probabilmente è passato qua davanti poi però si è nuovamente allontanato” mi spiegò.
Annui tirando un sospiro di sollievo. Quel tizio non mi piaceva proprio per nulla e sapere che era estraneo alla sua sparizione era un pensiero di meno. Così seguito da cinque uomini continuammo a seguire i cani che procedevano sicuri e decisi.
Con mio grande stupore notai che loro puntavano a nord verso l'esterno del Luna Park.
Ma dove diavolo si era ficcato Edward? Dove stava andando e perché? Per un attimo ebbi paura che potesse essere stato rapito da qualche malintenzionato. Ma poi scartai l'idea, la nostra era una cittadina tranquilla, non certo una caotica città nella quale sparivano facilmente i ragazzi. Così come abbandonai subito l'idea di una sua fuga volontaria dai Cullen. Era un ragazzo amato e coccolato, mi sembrava impossibile che potesse essersi allontanato da loro volontariamente come una qualsiasi testa calda.
Ma allora cosa diavolo era successo? Cosa lo aveva spinto ad allontanarsi dalla sua famiglia? Che avesse avuto un altra crisi di panico violenta? E in quel caso cosa l'aveva scatenata? E dove era andato a nascondersi?
La mia mente vorticava analizzando ogni aspetto senza riuscire a trovare una spiegazione che mi convincesse completamente, mentre uscendo dal parco giochi, sempre seguendo i segugi, ci ritrovammo nel fitto bosco che lo circondava.
Sei sicuro?” chiesi a Cortes scrutando nel buio del bosco sospettoso.
Il sole era già calato dietro alle montagne e il bosco era ancora più scuro e freddo del parco giochi. Un vento gelido mi colpiva il volto ora che non eravamo più in mezzo ai giochi che offrivano un discreto riparo.
I cani sono sicuri. Quel ragazzo si è infilato qua dentro” mi rispose guardandomi preoccupato a sua volta.
Aveva ragione a preoccuparsi. La notte, oltre a girare le bestie selvatiche e i predatori come i lupi o gli orsi, era molto fredda e la temperatura stava scendendo rapidamente.
Ma malgrado la preoccupazione in cuor mio tirai un sospiro di sollievo, almeno Edward non era in un immediato pericolo mentre speravo che non si fosse allontanato più di tanto.
Il mio cellulare suonò. Era Carlisle.
Mi feci coraggio e risposi dicendogli cosa avevamo scoperto e la sua risposta mi lasciò basito.
E' colpa mia. Io l'ho portato là” rispose con un filo di voce mentre mi raccontava della sua gita con il figlio la volta precedente.
Non ti preoccupare Carlisle…lo troveremo” dissi mettendo giù.
Andiamo” affermai poi, non c'era tempo da perdere, il buio al momento era il nostro nemico principale.
E seguendo i segugi ci inoltrammo nel bosco con il cuore pieno di paura e speranza.


Era ormai notte quando fummo costretti a fermarci. A sbarrarci la strada un largo e profondo torrente.
Edward doveva averlo attraversato immergendosi nell'acqua, pensai sconcertato da quella scoperta. Sembrava stesse scappando dal comportamento. Ma da cosa? Da chi? E dove stava andando?
Questo non era un normale attacco di panico,pensai, altrimenti lo avremmo trovato velocemente e non si sarebbe allontanato così tanto, ma una fuga vera e propria, ragionata e fredda. Non riuscivo a capire, di certo non scappava dalla sua famiglia, sembrava felice e rilassato con loro, ma allora da chi o che cosa? Mi chiesi ancora una volta, sempre più confuso e preoccupato mentre il buio stava scendendo rapidamente su di noi avvolgendo l'intero bosco.
Cercammo un guado più a monte e perlustrammo le rive con le torce accese in cerca di un segno del suo passaggio. La corrente doveva averlo trascinato più a valle, ma dove avesse approdato era un mistero che il buio ormai calato ci impediva di risolvere. Dovevamo trovare le sue tracce, solo così avremmo potuto continuare l'inseguimento.
Dobbiamo fermarci sheriffo. Così rischiamo solo di cancellare inavvertitamente le impronte che può aver lasciato nel fango delle sponde” mi disse Saimon
E i cani hanno perso la pista” aggiunse sconsolato Cortes accarezzando un segugio al suo fianco che lo guardava scodinzolante.
Non volevo fermarmi, non volevo arrendermi. Ma non sembrava esserci altra possibilità. “Maledizione!!” Imprecai fra me.
Edwarddd” gridai ancora una volta nella notte, sperando che fosse vicino ma ancora una volta fu il silenzio a rispondermi.
Con il cuore gonfio dalla paura, sconfitto, diedi il segnale di fermarci per riposare.
Avremmo continuato le ricerche non appena ci fosse stato chiaro, cercai di confortare me stesso, non avremmo mollato fino a quando non lo avessimo trovato.
Sperando solo di poter recuperare un ragazzo magari ferito e sfinito e non un cadavere da restituire alla famiglia per permettergli di piangere su una tomba.
Con la voce rotta dal dispiacere chiamai Carlisle. Dovevo informarlo anche se sapevo che le notizie non lo avrebbero certo reso felice.
Non mi disse nulla, non mi biasimò per il mio fallimento, mi mormorò solo uno stanco “Grazie Charlie” ma sapevo quanta delusione ci fosse nella sua voce.
Come sta Alice?” gli chiesi allora sperando di sentirmi dire che stava meglio.
Sta male... Edward sta male” mi disse e la sua voce era rotta.
Lo riporterò a casa Carlisle non temere” cercai di rassicurarlo chiudendo la comunicazione e avvicinandomi al fuoco che gli altri avevano acceso per scaldarci.
Avremmo dormito all'aperto mangiando il poco che ci eravamo portati dietro in modo da riprendere le ricerche alle prime luci dell'alba, quando il sole sarebbe filtrato tra i rami facendoci trovare una traccia del suo passaggio.
Avrei riportato Edward a casa a qualsiasi costo o il mio nome non sarebbe più stato Charlie Swann.

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