Carlisle
Lui
si voltò e due occhi marroni scuro mi fissarono spaventati e
confusi
“Mi
chiamo Niko non Edward” mi rispose un ragazzo.
Aveva
la stessa felpa grigia e la stessa figura minuta e slanciata di
Edward.
Ma
non era lui !! Mi ero sbagliato!!
Balbettai
qualche scusa e iniziai nuovamente a girare preoccupato e
spaventato. Ma nulla, non lo vedevo da nessuna parte. Sembrava
sparito nell'aria.
Così
tornai indietro e trovai Esme seduta su una panchina con Alice al suo
fianco con lo sguardo vitreo. La mia bambina stava tremando tenendosi
le braccia strette intorno al corpo.
Lo
sguardo di Esme terrorizzato mi fece capire immediatamente
l'accaduto.
Alice
stava male, aveva la “gemellite”.
Mi
avvicinai e le abbracciai strette a me.
“Non
l'ho trovato” dissi con un filo di voce “ma non
può essere
andato lontano. Era tranquillo, probabilmente si è solo
perso”
continuai per cercare di calmarle, ma sapevo di mentire, me lo
sentivo nel cuore.
Qualsiasi
cosa fosse accaduta, ovunque fosse finito Edward non stava bene e il
comportamento di Alice ne era la conferma.
“Che
facciamo Carlisle” mi chiese Esme spaventata guardandosi
ancora intorno alla sua ricerca.
Se
fosse successo ad Emmett non mi sarei preoccupato eccessivamente ma
Edward, con i suoi comportamenti particolari e le sue crisi
improvvise di panico, era un altro paio di maniche. Speravo solo si
fosse trattato di un attacco di terrore e che si fosse nascosto da
qualche parte, ma c'era troppa gente e troppa confusione per riuscire
a rintracciarlo da soli.
“Chiamiamo
Charlie. Da soli rischiamo di non trovarlo” dissi cercando di
sorridere, di mostrarmi più calmo di quanto non fossi in
realtà per
non spaventare ulteriormente Alice.
In
realtà ero agitatissimo e spaventatissimo.
Presi
il cellulare e iniziai a fare il numero ma mi resi conto che era un
impresa impossibile.
Le
mani mi tremavano e non riuscivo a schiacciare i tasti giusti.
Provai tre volte poi mi arresi. “Emmett per favore fammi tu
il
numero” gli chiesi mentre stringevo le mani per bloccare il
tremore. Alice sembrava essersi un po' calmata ma continuava ad
ansimare agitata mentre lacrime di paura le colavano sulle guance
bianche come il marmo.
Emmett
mi guardò stupito e spaventato dal mio comportamento, ma con
la
freddezza dell'ignoranza del reale pericolo, fece il numero senza
obiettare e mi passò il cellulare.
Charlie
mi rispose al terzo squillo “Carlisle. Che bello sentirti
sono
passato a casa a salutarvi ma non vi ho trovato” mi disse
allegro.
“Charlie
ho bisogno di aiuto” e la mia voce doveva essere veramente
sconvolta perché lo sentii cambiare immediatamente tono
“Che
succede Carlisle” mi chiese professionale.
“Siamo
al Luna Park ed Edward è sparito. Si è
allontanato un momento e non
lo troviamo più” gli spiegai spaventato.
“Merda”
mi rispose lui. “Vengo subito non vi muovete. Dove vi
trovo?”
chiese sapendo benissimo il caos che regnava lì dentro e
capendo al
volo la situazione visto che conosceva bene noi ed Edward.
“Vicino
agli autoscontri. Dalla ruota panoramica” specificai subito.
C'erano infatti tanti autoscontri ma una sola ruota come sempre.
“Arrivo
subito” mi disse buttando giù la comunicazione.
Charlie
Arrivai
di corsa. E li trovai facilmente.
Ero
un poliziotto e la mia professionalità prese il sopravvento.
Senza
indugio mi feci spiegare l'accaduto da Carlisle. Era in evidente
stato di panico e come lui tutta la sua famiglia senza contare la
piccola Alice che stava proprio male fisicamente.
Per
prima cosa andai dal venditore di ciambelle accompagnato da Carlisle.
“Salve
Sheriffo, vuole una ciambella?” mi chiese lui cordiale.
“No.
Voglio una risposta” e il mio tono era duro.
Lo
vidi sussultare un attimo poi annuire “Mi dica” si
rese
ovviamente disponibile.
“Un
oretta fa è venuto un ragazzo a prendere una ciambella...
aveva una
felpa grigia, i capelli rossicci e gli occhi verdi. Dove è
andato
poi?” gli chiesi scrutandolo in viso per vedere se mentiva.
Lui
pareva confuso e imbarazzato. “Sheriffo è tutto il
pomeriggio che
vengono ragazzi qui” mi rispose preoccupato.
Sapevo
che aveva ragione e mi venne un idea “Carlisle hai una
fotografia?”
gli chiesi.
Lo
vidi armeggiare nel portafoglio e porgermi una foto a colori che
ritraeva i tre ragazzi assieme.
“E'
lui” ripresi indicandogli Edward.
L'uomo
la guardò attentamente e poi annui.
“Non
ci posso giurare ma direi che è venuto e si è
preso la ciambella,
poi ha parlato con Mark e si è allontanato con
lui” rispose.
“Mark?? E chi
è Mark?” chiesi stupito. Mi potevo aspettare di
tutto ma
non questo. Probabilmente si stava sbagliando. Edward non dava
confidenza a nessuno.
“E'
il titolare della Casa delle Streghe a fianco alla ruota
panoramica”
mi spiegò lui senza indugi.
“Grazie”
dissi e mi diressi verso quell'attrazione.
“Non
poteva essere Edward.” mi disse Carlisle affranto.
“Lo conosci.
Non dà confidenza a nessuno” continuò
scuotendo la testa
sconsolato.
Annui
pensavo la stessa cosa, probabilmente il venditore si era sbagliato
confondendolo con un altro ragazzo, ma era l'unica pista che avevamo.
Andai
alla biglietteria della Casa delle Streghe e chiesi di Mark. Un
ragazzo mi rispose. “E' lì in casa.”
Ora
ci voleva del coraggio a chiamare casa una specie di roulotte
posteggiata al fianco alla giostra, ma la vita dei girovaghi del Luna
Park è proprio questa.
“Ascolta
Carlisle. Torna da Esme. Magari nel frattempo è tornato ed
io parlo
con lui e ti raggiungo.” gli dissi sperando che mi portasse
buone
notizie. In fondo poteva solo essersi perso e magari nel frattempo
aveva ritrovato la strada e la sua famiglia.
Lui
annui preoccupato e lo vidi allontanarsi a testa bassa.
Non
so perché ma volevo essere solo, qualcosa mi metteva in
allerta. Uno
strano pizzicore al collo mi indicava che c'era qualcosa di strano in
quella storia. E sapevo anche perché, non era proprio
possibile che Edward si allontanasse così tanto di sua
spontanea volontà con uno
sconosciuto. Non era certo una cosa adatta al suo carattere... no
decisamente c'era qualcosa di strano.
Se
non si era perso... Un brivido mi percorse la schiena. Mentre speravo
vivamente che si trattasse solo di un errore di persona.
Bussai
deciso e dopo un minuto vidi la porta aprirsi e un uomo dai
lineamenti slavi e la voce impastata si affacciò. Aveva
addosso una
canottiera bianca a costine sporca e sgualcita sul quale pendeva uno
strano medaglione di plastica colorata, sembrava un gettone degli
autoscontri colorato di verde, mentre i pantaloni di jeans sbiaditi
erano semi aperti.
“Che
volete?” mi chiese malamente “Stavo
riposando”
Io
lo guardai e gli mostrai la fotografia “Ha visto questo
ragazzo?”
chiesi annusando l'aria intorno a lui. Puzzava anche di alcool,
doveva essere ubriaco o lo era stato da poco.
Lui
la prese, la guardò appena e scosse la testa “No.
Perché?” mi
chiese sgarbatamente.
“Perché
è sparito e qualcuno afferma che lei lo ha visto e gli ha
parlato”
dissi guardandolo negli occhi.
“Chiunque
sia stato mente o si è sbagliato. Ero qua a
dormire” rispose
sbuffando e senza attendere altro cercò di chiudere la porta.
Misi
il piede in mezzo e gli diedi uno spintone entrando nella sua
roulotte.
C'era
puzza di sudore, alcool e sesso e a conferma della sua parola il
letto era sfatto.
Mi
guardai in giro senza vedere nulla di particolare a parte un gran
disordine e una gran sporcizia. Sparsi li attorno c'erano lattine di
birra vuote, una bottiglia di grappa semi finita, indumenti e scarpe
da ginnastica buttati per terra nonché un paio di
asciugamani
stropicciati e decisamente lerci.
Aprii
la porta del bagno, ma anche lì a parte la puzza e lo sporco
non
c'era nulla di strano.
“Edward?”
provai a chiamare ma solo il silenzio rispose.
“Ha
finito sheriffo di ficcanasare in casa mia? Lo ha il
mandato?” mi
chiese sgarbato.
“Non
mi serve un mandato” gli risposi con cattiveria.
“Mi auguro che
tu sia estraneo alla sparizione del ragazzo altrimenti te ne pentirai
amaramente” gli soffiai in faccia rabbioso e preoccupato.
Non
avevo trovato nessuna traccia di Edward, nulla che facesse pensare
che avesse avuto qualche contatto con quel bieco individuo o che
avesse messo piede in quel posto e preoccupatissimo tornai da
Carlisle.
L'unica
pista che avevo si era rivelata come temevamo un buco nell'acqua. Il
venditore di ciambelle evidentemente si era sbagliato dal momento
Edward non era lì e nulla faceva pensare che ci fosse stato
o che
avesse potuto seguire quell'individuo per qualche motivo.
Ma
dove diavolo si era cacciato quel ragazzo, allora???
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