martedì 26 febbraio 2013

CAPITOLO 63 Quando si dice basta


Ciao allora siete pronte?? Iniziamo la terza parte dove tutte le sicurezze che vi hanno accompagnato e impedito di preoccuparvi sono svanite, da qua in poi il futuro sarà incerto e nelle mani dei protagonisti. 
Ma di sicuro al presente nelle mani di qualcuno che ha taciuto troppo a lungo...
Capitolo 63 Quando si dice basta...

Bella
Come la voce di Esme tacque calò il silenzio.
La storia che mi avevano raccontato, andava a spiegare il perché del suo strano comportamento.
Ma allora perché mi sfugge?” chiesi ancora scossa da quello che avevo sentito.
Perché scappa da tutti. Edward ha paura. Quello che ha dentro che ogni tanto riaffiora negli incubi che lo fanno urlare e lo tengono sveglio di notte, lo terrorizza al punto da impedirgli di aprirsi con chiunque” mi spiegò pacato Carlisle.
Guardai mio padre che era rimasto in silenzio con la testa bassa. Lui sapeva, da che cosa era dovuto il comportamento di Edward, lui aveva frequentato la famiglia. Per questo mi aveva chiesto d lasciarlo stare.
Ma non possiamo aiutarlo in nessun modo?” chiesi intristita e addolorata.
Vedi Bella” riprese la parola Esme “Noi speravamo che Edward si aprisse con te. Siamo convinti che nutra qualche sentimento nei tuoi confronti. Speravamo che la tua presenza e il tuo amore l'aiutasse, ma invece... ultimamente sta peggiorando.” mi disse finendo la frase con un soffio.
Ma chi è stato a fargli male?? Possibile che la polizia non abbia trovato nulla?” dissi guardando mio padre in una muta accusa.
Non abbiamo indizi” mi rispose assorto, tirandosi i baffi “E lui non ha mai parlato. Dice di non ricordare e in parte gli credo. Anche se penso che qualcosa piano piano stia riaffiorando e lo stia torturando nell'anima” mi rispose Charlie.
Il silenzio cadde di nuovo pesante. Posai gli occhi su mio padre, era assente stava pensando a qualcosa, conoscevo quello sguardo.
Devo andare” disse poi all'improvviso.
Lo guardammo sconcertati mentre si alzava e si allontanava velocemente.
In quel momento il cellulare di Alice iniziò a suonare. “E' Jasper” ci disse.
Poi quando chiuse la comunicazione ci sorrise “Edward è con loro e sta bene. Hanno fatto fatica a trovarlo perché temevano fosse andato lontano nel bosco e invece si era allontanato appena. Stanno tornando tutti insieme” annunciò allegra.
Vidi Esme e Carlisle sospirare di sollievo
Sarà meglio che vada anch'io. Se le cose stanno così, sarà meglio che per un po' io sparisca. Non voglio che stia male a causa mia” dissi tristemente alzandosi.
Bella ti prego. No” mi disse Alice afferrandomi per un braccio “Non smettere di combattere” mi supplicò.
Scossi la testa “Alice. Se combattere significa soffrire io, sono disposta a farlo, ma se la mia presenza lo fa stare male, lo costringe ad imbottirsi di medicine e tranquillanti, lo tortura notte e giorno... io devo solo sparire. Almeno per un po'. Per il suo bene Alice... e per il tuo visto quanto siete legati anche fisicamente” le dissi amaramente.
E senza più voltarmi me ne andai.
Ero entrata convinta che la verità mi avrebbe aiutata a combattere per conquistarlo ma essa mi aveva solo aperto agli occhi alla nuda realtà. Charlie aveva purtroppo ragione.
La mia presenza, il mio amore in qualche modo misterioso lo ferivano.

Alice

Vidi Bella andare via e mi sentii sprofondare.
Aveva rinunciato a combattere.
Lei lo faceva per amore, ma era sbagliato.
Edward aveva bisogno che qualcuno lo scuotesse, ed io avevo sperato che lei riuscisse a farlo uscire dal suo guscio.
Avrei voluto piangere.
Volevo piangere per Bella, per la mia amica che sapevo avrebbe sofferto per la sua scelta coraggiosa, per Edward che lentamente stava impazzendo divorato dal suo dolore e per me che non avrei avuto pace fino che il mio gemello non avesse trovato la sua.
Alzai gli occhi e vidi i volti distrutti dei miei genitori.
Ci avevano presi con loro e amato malgrado li avessero avvertiti della nostra situazione.
Si erano donati a noi. Potevo vedere le rughe premature apparire intorno a quegli occhi che troppe volte avevano pianto a causa nostra.
Ci amavano e si stavano distruggendo dietro a noi... dietro a lui.
La porta di casa si aprì silenziosamente e vidi entrare per primo il mio Jasper.
Sorrideva ma i suoi occhi erano irrequieti e senza una parola mi buttai fra le sue braccia.
Braccia forti, braccia che mi proteggevano e mi davano la forza di andare avanti, braccia senza le quali sarei impazzita dal dolore. Lui mi stava sostenendo, silenzioso, capiva il mio tormento e mi stava vicino cercando di aiutarmi e di aiutare il mio gemello.
Dietro a Jasper entrò Edward.
Teneva gli occhi bassi. Lo faceva spesso e ultimamente... sempre di più.
Sembrava si vergognasse ma di cosa non lo riuscivo a capire.
Anzi non riuscivo a capire che cosa lo tormentasse così.
Vidi Carlisle ed Esme avvicinarsi ed abbracciarlo.
Lui gli sorrise, disse che stava bene, che non era successo nulla e salì per andare in camera.
Ma a chi voleva raccontarla??
Forse i miei genitori avrebbero potuto crederci, ma non io.
Il dolore che sentivo allo stomaco mi indicava chiaramente che stava male.
Anche Emmett era entrato e si stava abbracciando Rosalie.

Guardavo loro abbracciarsi, vedevo i miei genitori tenersi per mano mentre non levavano gli occhi dalle scale indecisi o meno se andare a parlare ad Edward e sentivo le braccia di Jasper intorno alla mia vita.
Adesso basta!” mi dissi senza rendermi conto di averlo quasi urlato.
E con passo deciso, lasciando tutti di stucco, salii le scale.
Era l'ora di affrontare il mio gemello e di mettere la parola fine su tutta la vicenda.
Era l'ora che facessi quello che non avevo fatto per otto anni.
Era l'ora che invece di nascondermi e lasciar correre, cercando di dimenticare il male che sentivo dentro a causa sua, lo affrontassi seriamente una volta per tutte.
La sua vita, la mia vita, la vita delle persone a cui tenevo non poteva più aspettare.
Era giunta l'ora che parlasse e rivelasse tutta la verità, qualunque essa fosse!!

venerdì 22 febbraio 2013

PROLOGO ritrovato


Ed eccoci finalmente dove eravamo partite. Ora tutti i pezzi sono posizionati sulla scacchiera e tutti gli intrecci emotivi che legano fra di loro i personaggi spiegati, affinché gli eventi futuri abbiano un senso. 
Molte sono le domande che ancora non sono state chiarite e da qua in avanti state tranquille che troverete le risposte.

Questo è il prologo ve lo ricordate??

Sono sicura che alla luce dei capitoli scorsi vi suonerà diverso... leggetelo e capirete molte sottigliezze che all'epoca vi erano sfuggite e vi aspetto a fine capitolo...





Prologo



Oggi, 20 Dicembre 2011



Bella





La litigata con Charlie mi aveva convinto a combattere ancora di più.

Ma non sapevo più come fare.

Erano passati alcuni mesi da quando avevo iniziato a frequentare Edward senza riuscire a scalfire il muro che aveva eretto fra di noi, senza riuscire a fargli capire quello che provavo, ma adesso avevo deciso che era il momento di affrontarlo e rivelargli i miei sentimenti per uscire da quella posizione di stallo.

Lui mi sfuggiva regolarmente, mi evitava, ma stavolta lo avrei messo con le spalle al muro.



All'uscita dalla scuola, lo trovai fermo sul prato, che aspettava i suoi fratelli, i libri stretti tra le mani e lo sguardo fisso su di me.

Mi avvicinai senza levare i miei occhi dai suoi e mi persi in quei due fondi di bottiglia che mi scrutavano seri e preoccupati.

Mi fermai di fronte a lui, vicinissima quasi a sfiorarlo, e un brivido mi percorse la schiena, conscia di quello che stavo per fare e terrorizzata dalla sua reazione.

Speravo solo di non fargli del male... forse Charlie aveva ragione... ma non potevo più aspettare... dovevo cercare di abbattere la corazza dietro la quale si nascondeva.

Poi con studiata lentezza, per non spaventarlo, appoggiai le mie labbra sulle sue.

Erano morbide e carnose mentre il suo profumo m'investiva completamente, frastornandomi.

Per un attimo pensai che avrebbe ricambiato il mio bacio, che si sarebbe sciolto, che la sua timidezza sarebbe volata lontano, ma invece lo vidi scostarsi... spaventato.

Edward...” gli mormorai cercando di prendere le sue mani.

Ma arretrò di un passo allontanandosi da me, pochi centimetri ci dividevano, ma sembravano un abisso.

Eppure potevo sentire il suo cuore battere all'impazzata, vedere il suo corpo tremare mentre abbassava la testa chiudendo gli occhi.

Un lungo silenzio calò rotto solo dai nostri respiri.

Poi apri gli occhi, alzò la testa e mi guardò.

C'era disperazione, dolore e vergogna.

Si, vi leggevo anche vergogna mentre abbassandoli nuovamente mi sussurrò “No Bella. Lasciami stare” ancora un passo indietro, altri centimetri tra lui e me, mentre mi fissava nuovamente disperato.

Ecco adesso i suoi meravigliosi occhi verdi erano carichi solo di un immenso dolore mentre una lacrima solitaria gli rigava la guancia.

Perché Edward? Io credo di essermi innamorata di te.” gli confessai disperata a mia volta.

Perché non mi voleva? Eppure ero certa che provasse qualcosa per me. Ogniqualvolta c'incontravamo era come se una scarica di energia passasse da uno all'altro. Ci fissavamo per minuti interi, mentre i nostri corpi reclamavano un contatto, eppure mai mi aveva nemmeno sfiorato.

Ma io sapevo, io avevo capito …



Perché io non sono giusto per te. Ti farei solo soffrire” mormorò con gli occhi lucidi di lacrime.

No Edward. Non puoi dire questo. Non è vero” ribattei decisa.

Io lo sapevo. Io sapevo che sotto sotto lui mi amava e che non mi avrebbe mai fatto del male. Non si era mai lasciato avvicinare... eppure...

Un sorriso amaro si aprì sul suo volto. Un sorriso disperato.

Io non posso darti quello che cerchi. Io non posso. Non sono... io non... sono uomo abbastanza... per te.” disse con un filo di voce mentre altre lacrime trasbordavano dai suoi occhi bagnandogli entrambe le guance.

Poi senza attendere la mia risposta si girò e iniziò a correre velocissimo verso il bosco dietro alla scuola... ancora una volta era fuggito da me.



Rimasi lì ferma e inebetita. Cosa voleva dire? Gli avevo dato solo un bacio... non avevo fatto altro. Non avevo chiesto altro!

E lui era fuggito da me... ancora una volta.

La sua sofferenza mi aveva investito, travolto e ferma sul prato incapace di muovermi iniziai a singhiozzare piano per non farmi vedere dai compagni che passavano senza poter immaginare il mio tormento.

Poi all'improvviso una voce conosciuta mi riportò alla realtà facendomi sobbalzare.

Io ed Emmett andiamo a cercarlo prima che faccia stupidate” la voce triste e preoccupata era quella di suo fratello Jasper mentre Alice si avvicinò e mi strinse forte.

La mia migliore amica, la mia compagna di classe doveva aver visto tutto e forse sentito tutto.

Appoggiai il viso sulla sua spalla e iniziai a piangere come una bambina lasciandomi abbracciare stretta da lei.

Non ti arrendere Bella. Ti prego se non vuoi farlo per te, fallo per me... per lui” mi sussurrò “Io sono la sua gemella... io... ti prego non arrenderti.”

Alzai il viso e la guardai asciugandomi le lacrime.

I suoi occhi di quell'azzurro e verde indefinito erano tristi e sofferenti. Soffriva per me e per lui e forse anche per se stessa.

Ma allora... perché? Non riesco a capire...” le chiesi titubante silenziando l'ultimo singhiozzo.

Non lo so Bella. Lui non ne ha mai parlato, non ci ha mai raccontato, ma sappi che sei la prima ragazza estranea alla famiglia che riesce ad avvicinarlo così tanto da quel maledetto giorno” sospirò “Non ha mai dato confidenza a nessuno. E' sempre fuggito di fronte a tutti. A lungo io sono stata la sua ancora di salvezza come lui lo è stato per me. Eravamo soli e isolati, chiusi nel nostro mondo, ma prima i nostri genitori adottivi e poi i nostri fratelli sono riusciti ad entrare nel nostro cuore. Ma malgrado questo, lui ha continuato a nascondere dentro di se un enorme sofferenza.”

E nella sua voce c'era tristezza e dolore.

Lo stesso dolore che sapevo stava provando Edward.



Asciugai le ultime lacrime dalle mie guance e cercai di sorriderle. “Mi aiuterai?” le chiesi titubante.

Lei annui e un sorriso radioso si aprì sul suo volto. “Ti aiuteremo tutti. Conta su di noi” mi disse abbracciandomi stretta.



Si sarebbe stato lungo e difficile ma sarei riuscita ad entrare nel suo cuore... una lunga battaglia per costringerlo ad ammettere i suoi sentimenti e ad abbattere le barriere che si era costruito intorno.

L'unico problema era capire il perché si comportasse così, perché mi evitasse, e gli unici che potevano saperlo erano i suoi genitori adottivi.

Avevano tutti protetto il suo segreto, tutti sapevano e si ostinavano a tacere, a far finta che andasse tutto bene, che fosse solo un esaurimento nervoso, ma non era così.

Io non avevo mai chiesto nulla, sapevo solo il poco che mi aveva detto Charlie riferendosi a un passato misterioso, ma ora dovevo capire, dovevo sapere che cosa stavano tutti nascondendo.

Andiamo a parlare con i tuoi” dissi risoluta prendendo Alice e trascinandola verso la macchina contro la quale era appoggiata Rosalie che discreta si era tenuta a distanza per non intromettersi.



In fondo ero la figlia di uno sceriffo e la capacità di risolvere i misteri circolava nelle mie vene insieme al mio sangue.





Quando arrivammo a casa Cullen i loro genitori stavano cucinando per la cena.

Insieme a loro c'era anche Charlie. Mi fermai un attimo preoccupata dalla sua presenza, poi scossi la testa, non m'importava.

Mio padre non avrebbe potuto fermarmi.

Videro entrare noi ragazze e ci sorrisero cordiali.

Ciao ragazze, tutto bene?” ci chiese Esme sorridente.

Non facemmo neanche in tempo a rispondere che vedemmo il panico affiorare sul volto di Carlisle.

Probabilmente aveva visto le tracce di lacrime sul mio viso o era abituato a preoccuparsi perché subito ci chiese “Dov'è Edward?”



Mi domandai il perché avesse chiesto subito del mio Edward e non degli altri figli. Non poteva esserci che una risposta.

Era in qualche modo abituato a preoccuparsi per lui.

Jasper ed Emmett, lo stanno cercando” disse tristemente Rosalie

Vidi lo sguardo di preoccupazione passare tra Carlisle ed Esme.

Non credo sia andato lontano... questa volta. Non è successo nulla di terribile ” continuò lei con l'intento di tranquillizzarli “Bella lo ha solo... baciato” disse scuotendo la testa intristita.

Vidi subito il volto di Esme illuminarsi di gioia mentre Carlisle prendeva fiato: “E' scappato?” mi chiese addolorato scuotendo la testa.

Mio padre invece granò gli occhi dalla sorpresa e poi tirò un sospiro di sollievo.

Io annui. “Perché lo ha fatto?” gli chiesi a mia volta . Volevo delle risposte.

Stavolta non gli avrei permesso di essere evasivi.



Loro si guardarono un attimo. Poi Carlisle guardò Charlie che si limitò ad annuire preoccupato.

Mi ha detto delle cose senza senso... io non capisco” gli confessai.

Carlisle sospirò.

Sappiamo che gli vuoi bene, ci siamo accorti di quello che provi per lui, e credo sia arrivato il momento di raccontarti tutto, ma a volte neanche noi capiamo. Sappiamo qualcosa, altro lo abbiamo intuito, ma la verità è nascosta e seppellita nel suo cuore. Una verità talmente scomoda che lui stesso si rifiuta di accettarla e preferisce nasconderla dentro di se. Una verità che lo sta distruggendo ogni giorno di più come ti sarai certamente accorta.

Ma possiamo dirti quello che sappiamo per permetterti di capirlo meglio. Forse tu riuscirai dove noi abbiamo fallito, forse riuscirai a trovare la chiave per entrare nella sua anima tormentata e costringerlo a tirar fuori il suo segreto” mi disse prendendo Esme per mano e andandosi a sedere.

Venite ragazze” ci disse Esme “Racconteremo a Bella la sua storia, la nostra storia” mi sorrise mentre ci sedevamo di fronte a loro “E voi le chiarirete quelle piccole cose che noi come genitori non dovremmo sapere” concluse sorridendo alle sue figlie che divennero rosse come pomodori.

E ascolta anche tu Charlie, perché nel bene o nel male ne sei parte integrante. Ed è giusto che tua figlia sappia, se vuole legarsi a lui deve sapere quello che sappiamo noi, solo così potrà capire e decidere se vuole e può amarlo...

Vedi Bella il nostro racconto inizia dieci anni fa quando io e Carlisle...” e la sua voce dolce si perse nei ricordi mentre i suoi occhi si posarono sul grande Albero di Natale pieno di bellissime e pregiatissime palline colorate...







Allora avete scoperto tutto?

Avete capito perché Edward è così tormentato e cosa nasconde a tutti?

Perché rifiuta con determinazione Bella?

Siete pronte a indicare chi è che ha fatto del male a lui e alla sua famiglia? A dargli un nome?

E dove si nasconde il misterioso Lui ?

E infine quale è il movente che ha scatenato la cattiveria del suo aguzzino?

Domande...domande... che necessitano risposte.



Adesso avete in mano tutti gli elementi e gli indizi... e da adesso in avanti scoprirete ogni mistero, e potrete constatare se avete ragione, perché ogni muro cadrà con le sue conseguenze...

Stiamo per entrare nella terza parte della storia e del trailer dove una serie di avvenimenti sconvolgerà casa Cullen.

Tenevi salde perché è l'ora delle rivelazioni, è l'ora che il ritmo aumenti portandovi in un giro di emozioni vorticose......

Un bacio a tutte signore Watzon


martedì 19 febbraio 2013

Capitolo 62 Un amicizia a rischio


Capitolo 62 Un amicizia a rischio

Bella

Bella non giocare con me. Che intenzioni hai?” mi chiese irato Charlie.
Non ho alcuna intenzione e non capisco a cosa ti riferisci” risposi impettita e arrabbiata per il suo comportamento.
Ma credi, che non ti veda, come lo guardi, come lo cerchi?” mi urlò smaniando
Rimasi scioccata. Era così evidente il mio bisogno di entrare nel cuore di Edward??
Non sono fatti tuoi” gli risposi acida. Ero cresciuta lontano da lui, chi credeva di essere per dirmi quello potevo o non potevo fare?
Bella” mi disse adesso decisamente più calmo scandendo le parole come se fossi sorda “Stai... lontana... da Edward!” affermò deciso.
Lo guardai scuotendo la testa, forse aveva ragione... ero decisamente sorda di fronte all'argomento.
Ma come? E' il figlio del tuo amico e tu non vuoi che lo frequenti? Dovresti essere felice di questo.” gli risposi stupita e incredula del suo atteggiamento.
Bella mi spiace dirlo. Sono affezionato tantissimo a quello sfortunato ragazzo. Ma non posso permetterti di innamorarti di lui” mi rispose calmo, freddo e glaciale.
Ma chi sei tu per dirmi di chi mi devo innamorare?? E poi non capisco il perché tu ti debba preoccupare” gli risposi arrabbiata a mia volta.
Bella. Edward non è... normale. Giragli al largo per favore. Ti farà solo soffrire” mi disse abbassando la testa affranto.
Lui è normalissimo è solo... timido” gli risposi mordendomi le labbra.
Ma in cuor mio sapevo di stare mentendo a me stessa. C'era qualcosa che non andava, qualcosa che nessuno mi aveva detto.
Lo vidi scuotere la testa “No. Bella quel ragazzo nasconde dentro di se un qualcosa che lo sta distruggendo lentamente. Carlisle ed Esme si ostinano a sperare che le cose migliorino, che bastino dei calmanti per tenerlo tranquillo. Ma c'è qualcosa in lui che sta crescendo e lo sta divorando dall'interno e aspetta solo di uscire e travolgerlo. Un ombra minacciosa lo sta per travolgere ma soprattutto... nasconde qualcosa. Ha un segreto che lo sta torturando... qualcosa di tanto terribile da impedirgli di parlarne con chiunque. Qualcosa che lo allontana da tutti e che mi fa odiare ai suoi occhi” mi spiegò cercando di abbracciarmi.
Non è vero. Non ci credo. E poi perché ti preoccupi?” gli chiesi acida “Lui mi sta evitando, lui non mi vuole” conclusi devastata dalla fredda realtà lasciando che mi schiacciasse al suo petto mentre lacrime di frustrazione colavano sulle mie guance.
Bella. Edward sa che potrebbe farti soffrire. Quel ragazzo è molto intelligente. Dagli retta, rendigli le cose più facili. Evitalo. Sta parecchio male ultimamente... e Bella  ho il sospetto che la causa sia tu. E' peggiorato molto da quanto hai iniziato a frequentare la loro famiglia. ” mi disse accarezzandomi i capelli.
Mi scostai da lui lentamente con la testa bassa remissiva “Va bene papà. Se sei convinto di questo... lo farò” lo rassicurai e senza aggiungere altro salii in camera.
Era inutile discutere con lui, non avrei ottenuto nulla.
Ma se pensava che rinunciassi così al mio Edward. Si sbagliava di grosso.
Come poteva il mio amore farlo soffrire? Era assurdo, lui stava male, era ormai fin troppo evidente, ma insieme avremmo potuto annientare il mostro che lo stava divorando, avrei potuto aiutarlo a distruggere qualsiasi cosa lo stesse torturando.
Io ero sicura che lui mi amasse, glielo leggevo negli occhi ogni qualvolta riuscivo a fissarli, dovevo solo farglielo ammettere, dovevo solo abbattere il muro di ghiaccio intorno al suo cuore.

Esme

Edward stava sempre peggio. La sua agitazione e le sue paure stavano minacciando di prendere il sopravvento.
Avevo visto come Bella ci girasse intorno e avevo visto come cercasse di valicare il muro che lui aveva eretto.
Avrei voluto aiutarli ma non sapevo come. Edward non parlava quasi più, chiudendosi e isolandosi sempre di più.
Avevo visto lo sguardo di Charlie quella sera e immaginavo covasse qualcosa.
E la mattina dopo mentre i ragazzi erano tutti a scuola lui suonò il campanello.
Carlisle era a casa, aveva il turno pomeridiano e stava lavorando al computer quando Charlie fece il suo ingresso in casa.
Carlisle ti devo parlare” disse e la sua voce non prometteva nulla di buono.
Vieni e siediti” gli disse turbato il mio amore mentre ci chiedevamo cosa fosse successo.
No. Parliamo fuori” ribatté rabbioso il nostro amico.
Va bene, come vuoi” gli rispose Carlisle conciliante e insieme uscirono in giardino.

Carlisle

Non capivo cosa avesse. Charlie sembrava nervosissimo e arrabbiatissimo.
Carlisle. Sai che siamo amici da lungo tempo... e non voglio rovinare la nostra amicizia. Io devo tanto a te e ad Esme e sai quanto io sia affezionato ai ragazzi...” iniziò a parlare misurando le parole come se le avesse imparate a memoria mentre si torceva i baffi nervoso.
Ma...” lo interruppi chiedendomi che cosa era successo di così grave da fargli dire certe cose.
Ma Edward deve girare al largo da Bella” sputò fuori alla fine passandosi la mano fra i capelli ricci nervosissimo.
Rimasi in silenzio a testa bassa, mortificato. Aveva toccato un tasto dolente.
Magari Edward avesse accennato un minimo di attenzioni verso Bella, pensai amaro.
Charlie. Edward la sta evitando, è lei che ci gira intorno” gli risposi con un filo di voce fin troppo consapevole di come stavano le cose.
Lo so. Ho parlato con Bella. Ma lei è testarda e non cambierà idea facilmente. E tuo figlio non sta bene Carlisle. Non è normale, non ha dei comportamenti normali. Sai quanto gli voglio bene... ma non posso permettermi di farmi rovinare la mia Bella da lui” continuò senza riuscire a stare fermo. Odiava quanto me quei discorsi ed era veramente addolorato di dire certe cose ma anche tremendamente deciso.
Ti capisco Charlie.” gli risposi con un sospiro “Se le posizioni fossero invertite mi comporterei nello stesso modo. Mi sono accorto che è testarda e ho notato quanto te gli sguardi che si lanciano ma so anche che Edward è fin troppo consapevole di non essere normale.” ammisi a malincuore poi alzai lo sguardo e gli puntai i miei occhi nei suoi “Ma se lui cambiasse idea, non lo fermerei. Se lui mi venisse a chiedere consiglio non lo scoraggerei. Ha bisogno di amare ed essere amato quel ragazzo. Ha bisogno di sicurezze e Bella gli può dare tutto questo.” affermai, poi prendendo fiato gli sorrisi “Ed è mio figlio esattamente come Bella è la tua”
Ed ero pronto a tutto per difenderlo esattamente con la stessa determinazione che aveva Charlie.
Lui mi guardò scuotendo la testa. Questa conversazione era dolorosa per entrambi. Ci volevamo bene ma nessuno dei due avrebbe cambiato posizione... i nostri figli erano la nostra vita.
Va bene facciamo così Carlisle. Se lei dovesse riuscire nel suo intento... Puoi avvertirmi e perdonarmi se proverò a dissuaderla?” mi chiese.
Lo capivo, capivo quanto si potesse soffrire dietro a un figlio e mi limitai ad annuire.
Sono sicura che se succedesse sarebbe lei stessa a dirtelo e non riuscirebbero a nasconderlo” conclusi senza riuscire a trattenere una risatina nervosa.
Vorrei sapere cosa c'è da ridere” mi chiese rilassandosi felice del nostro piccolo compromesso.
Vieni in casa che te lo racconto. Ancora un po' ieri sera mi è venuto un infarto” gli dissi andando a sedermi sul divano con Esme che aveva ovviamente sentito tutto e si era seduta a fianco a me.
Stavo riordinando delle cartelle cliniche quando sono entrate Alice e Rosalie tenendosi per mano.
Subito non ci ho fatto caso ero ancora assorto nel mio lavoro.
- Papà possiamo chiederti un favore?- mi ha chiesto Rosalie con le guance in fiamme e la testa bassa.
Ho alzato la testa e le ho guardate chiedendomi cosa mai stessero elucubrando. Ero preparato a tutto ma non certo alle loro parole.
-Certo - gli ho risposto sorridendo del loro imbarazzo.
Ovviamente a quel punto a prendere la parola è stata Alice che con gli occhioni da cucciolo ferito mi ha semplicemente detto - Ci fai la ricetta per comprare le pillole?-
Se non sono caduto dalla sedia è stato un miracolo.
Certo io ed Esme sappiamo che è qualche mese ormai che anche lei fa le cose serie con Jasper e da un lato la loro richiesta significa che dietro c'è una scelta responsabile e dovrei esserne contento, ma sentirselo dire dalle proprie figlie è veramente traumatico” gli spiegai scuotendo la testa.
Charlie mi guardò con la bocca aperta. Evidentemente anche lui era scioccato dall'episodio che vedeva coinvolte le bambine di casa
Sono grandi ormai Charlie. Sono in grado di fare le loro scelte e sono innamorati sul serio” gli spiegò Esme, con la semplicità di chi è sicuro della verità.
Si... ma... Oh cielo... Alice ha la stessa età di Bella!” disse diventando rosso come un peperone.
Si Charlie e la stessa testa dura” confermai con un sorriso “ e non sono più le bambine che noi consideriamo. Sono cresciute in fretta, la vita purtroppo le ha costrette a maturare rapidamente. Forse anche più di tutti gli altri adolescenti. E soprattutto Alice ha trovato un qualcuno che le dà sicurezza come il gemello” gli spiegai sorridendo del sguardo smarrito che non doveva essere stato molto diverso dal mio.
Lui mi guardò strano. Poi si alzò rosso in viso. “Sarà meglio che vada... altrimenti l'infarto prende me” mi rispose scuotendo la testa.
Possiamo venire a cena stasera?” mi domandò poi girandosi.
Annui felice.
Anche se vedevamo le cose da due punti differenti la nostra amicizia era ancora forte, e chissà... se avessimo unito le forze forse avremmo aiutato i nostri ragazzi a trovare la loro strada... qualunque essa fosse.





venerdì 15 febbraio 2013

Capitolo 61 Un satellite di ghiaccio



Capitolo 61 Un satellite di ghiaccio



Esme



Non fu cosi.

Non solo Edward continuò a svegliarsi quella notte ma smise di dormire tranquillo anche in quelle successive.

Cosa avesse provocato quella nuova crisi così violenta e lunga non riuscimmo a capirlo ma sembrava incapace di uscirne da solo.

Qualcosa era cambiato.

Non lo sentimmo più urlare di notte terrorizzato ma piangere disperato. Si svegliava piangendo e continuava senza riuscire a fermarsi per diverso tempo. E a nulla servivano le nostre parole e la nostra presenza.

Le frasi che ripeteva erano sempre le stesse e anche se per fortuna non parlò più di uccidersi, la disperazione era più che evidente sul suo viso.

Incapaci di dormire serenamente, spaventati da quello che non diceva più ma che iniziavamo a temere covasse dentro di lui, iniziammo con Carlisle a dormire a turno, a svegliarci in continuazione per andarlo a sorvegliare.

Eravamo preoccupati da morire mentre lo vedevamo lottare ogni notte contro i fantasmi della sua mente.



Provammo a chiedergli cosa era successo, cosa lo torturasse in quel modo, cosa gli provocasse quelle crisi isteriche ma ancora una volta si rifiutò di darci spiegazioni affermando di non ricordare nulla.

Ma stavolta era chiaro che mentisse, lui sapeva perfettamente ciò che lo torturava.

Perché le lacrime non si fermavano al suo risveglio ma proseguivano finché sfinito non crollava nel sonno.

E anche se qualche notte non lo sentimmo piangere la mattina si alzava con le occhiaie e il viso stravolto come se avesse combattuto contro se stesso per tutta la notte mentre Tigro, nascosto fra le lenzuola ingarbugliate, era spesso bagnato e arruffato.

E presto anche il comportamento di giorno cambiò di conseguenza. A causa del sonno insufficiente rimaneva a lungo imbambolato o ancora peggio irascibile.

Nulla gli andava più bene, nulla sembrava portargli serenità mentre invece di avvicinarsi a Bella come era sembrato facesse all'inizio se ne stava allontanando sempre di più. Alzando un muro invalicabile intorno a se stesso.



Erano le quattro del pomeriggio e stavano vedendo un incontro di calcio in televisione quando senza preavviso si addormentò appoggiato a Carlisle.

Facemmo tutti finta di niente e i ragazzi uscirono a farsi una passeggiata in modo da farlo riposare in pace.

Ma anche fra le braccia di suo padre non c'era pace per lui.

Parlava e si agitava nel sonno e con sorpresa lo sentimmo chiamare Bella.

Quando si svegliò era tutto sudato e tremante.

Hai dormito un po' Edward. Come stai?” gli chiese Carlisle.

Lui scosse la testa. “Bene. Sto bene. E' tutto a posto” ci rispose ma si affrettò a correre in camera sua.

Se va avanti così gli verrà un esaurimento nervoso” commentai abbracciandomi il mio amore.

No. Non può andare avanti così ancora per molto tempo, volevo evitarlo ma dobbiamo intervenire” mi disse.

E da quella sera lo convinse e iniziò a somministrargli dei calmanti.

Eravamo convinti che avremmo dovuto discutere per fargli accettare quella soluzione ma lui invece non fece obiezioni, forse era troppo esausto per combattere ancora.



Questi gli permisero di dormire senza sogni o incubi la notte e le cose iniziarono ad andare un po' meglio.

Era una soluzione che però non ci piaceva, rischiavamo di renderlo schiavo di quelle sostanze, ma non vedevamo alternative.

Dopo una decina di giorni Carlisle iniziò a diminuire le dosi dandoglieli sempre più raramente e la cosa sembrava funzionare.

Forse il periodo brutto era passato, forse finalmente aveva trovato un equilibrio con se stesso.

Non immaginavamo che il compromesso che aveva raggiunto con se stesso non era altro che una bomba pronta a scoppiare quando meno ce lo saremmo aspettato.





Passò l'estate fra gite e uscite e la spensieratezza sembrò ritornare malgrado il muro di Edward eretto con il mondo e soprattutto con Bella fosse sempre più alto e invalicabile.

E a Settembre iniziò nuovamente la scuola.



Bella era diventata amicissima con Alice e passava tantissimo tempo con lei girando intorno al suo gemello con un atteggiamento misto di sospetto e malcelata attrazione.

Lui d'altra parte non stava ancora bene e la cosa era fin troppo evidente agli occhi di tutti, visto la freddezza e il tentativo d'isolarsi sempre di più.

Alice invece cercava di mascherare la situazione, sempre allegra e ridente in apparenza con tutti, cercava di coinvolgerlo nella loro vita. Ma spesso, quando non si accorgeva di essere osservata, la vedevamo fissare lontano, con lo sguardo triste, assorta in chissà quali cupi pensieri E Jasper ci aveva confermato che il motivo era la salute instabile e tormentata di Edward che la coinvolgeva e la feriva più profondamente di non quanto dimostrasse a noi tutti.

La figlia di Charlie, come prevedibile divenne compagna di classe e di banco con Alice e poiché erano quasi inseparabili fu come se avessi ereditato un altra figlia.

Lei uscita da scuola veniva a casa nostra a studiare con Alice e passava le serate con noi tirandosi dietro Charlie a cui non sembrava vero avere un punto d'appoggio.

Sicuramente la mia cucina e la compagnia erano ben accette al nostro sceriffo che tutto felice si presentava rigorosamente in borghese, per non turbare Edward, tutte le sere.





Bella



Ero diventata amicissima di Alice. Eravamo amiche per la pelle.

Mi bastava uno sguardo per comprendere i suoi pensieri e sapevo quanto soffrisse dietro al comportamento di Edward.

Lui si stava estraniando sempre di più evitando perfino i fratelli, spesso stordito o dal sonno o dai tranquillanti.

Non parlava neanche più con lei, non partecipava ai nostri giochi, ne alle battute dei fratelli, stava lontano da tutto e da tutti passando ore in un volontario isolamento.

Alice mi aveva detto che in casa erano preoccupati per lui e che non sapevano come aiutarlo ad uscire da quella spirale che si era innestata.

Lei mi aveva raccontato evasiva che Edward aveva una specie di esaurimento nervoso e che non riusciva a dormire sereno ma io non vedevo altro che un bellissimo ragazzo dagli occhi profondi e tristi anche se iniziavo a sospettare che ci fosse qualcosa che non mi avevano spiegato.

E più frequentavo casa Cullen più avevo voglia di conoscerlo meglio.

Tutto mi attirava di lui.

I suoi capelli così morbidi e dal colore inconfondibile che avrei voluto accarezzare, i suoi occhi profondi e tristi che cercavo ad ogni occasione, le sue mani lunghe e affusolate che avrei voluto mi stringessero a se, la sua voce dolce quando parlava con la sua famiglia e invece dura quando era costretto a rivolgersi a me, le sue labbra grandi e morbide che ogni tanto si mordeva quando era preoccupato e che avrei voluto tanto assaporare.



Tutto amavo di lui e più lui faceva l'indifferente o mi evitava più io m'innamoravo.

Era difficile capire ciò che mi stava succedendo ma quel ragazzo dal comportamento esasperante era diventato la mia ossessione.

I miei occhi lo cercavano in continuazione, le mie mani cercavano le sue, i miei sorrisi erano tutti per lui.

Eppure davanti a me c'era un muro. Un muro invalicabile.

Quando lo guardavo abbassava gli occhi e si allontanava, quando provavo a toccarlo si scostava bruscamente quasi potessi bruciarlo con il mio contatto, quando gli sorridevo, si voltava.

Ma qualcosa lo attirava, sembrava un nostro satellite.
Ci girava intorno incapace di allontanasi e incapace di avvicinarsi prigioniero delle sue stesse paure e limiti.

Un satellite non fatto di fuoco ma di ghiaccio. Ma il suo ghiaccio mi ustionava come ero sicura che lottasse per non far sciogliere la sua corazza da me.





Il nostro rapporto fatto di sguardi rubati, sorrisi malcelati, fughe e contatti mancati andò avanti per mesi.

Alice e i suoi fratelli sapevano e cercavano di appoggiarmi ma lui dribblava tutti con un abilità ormai consumata dagli anni.

Quella sera a cena mi presentai con una minigonna vertiginosa che avevo comprato con Alice il pomeriggio precedente.

Con soddisfazione vidi Emmett e Jasper strabuzzare gli occhi ed Edward sgranarli dalla sorpresa.

Allora che ne dite cuginetti?” gli chiesi.

Ormai li consideravo cugini a tutti gli effetti dal momento che loro chiamavano mio padre Zio Charlie.

Forse sarebbe meglio allungarla un pochetto quella gonna” disse lo Zio Carlisle con un certo disappunto nella voce.

Scoppiai a ridere mentre Esme lo prendeva per mano trascinandolo in cucina.

Scoppiarono tutti a ridere nel vedere la scena compreso Edward che seduto sul tappeto con la schiena appoggiata al divano stava leggendo un libro apparentemente tranquillo e rilassato.

Mi avvicinai a lui conscia che da quella posizione la sua vista sarebbe stata ancora migliore.

Lo vidi alzare lo sguardo e subito abbassarlo stizzito.

Mi accucciai “Tu non me li fai i complimenti?” dissi alludendo alle battute che Emmett e Jasper stavano ancora facendo sul mio abbigliamento super-sexi

Lo vidi scuotere la testa. “Sono fatti tuoi Bella.” mi rispose gelido.

Puntai i miei occhi nei suoi decisa a fargli capire che non poteva sfuggirmi più e mi inginocchiai a fianco a lui.

Sei un po' scontroso cuginetto. Io sono sicura che sotto quella corazza c'è un cuore caldo che batte” gli dissi allungando la mano e scostando un ciuffetto di capelli ramati ribelli che gli era scivolato sulla fronte.

Lui bloccò la mia mano con la sua. Una presa forte, ferrea, maschia.

La prima volta che mi toccava. Una scarica elettrica che mi attraversò il corpo.

Lui rimase un attimo a guardarmi negli occhi poi l'allontanò da se e si alzò per andarsene.

Ti prego non andare via” lo implorai.

Ero conscia che tutti ci stavano guardando, ma non me ne importava.

Lui si girò e mi sorrise divertito. “Devo andare in bagno, Bella” rispose con noncuranza e si allontanò su per le scale con assoluta indifferenza senza voltarsi.

Abbassai la testa affranta e vidi gli occhi di Charlie danzare da me a lui scrutandoci sospettoso.

Alice mi fu subito vicino “Lascialo stare Bella, non ci far caso. Gli passerà.” mi disse contrita avvicinandomi al tavolo dove i suoi fratelli ci aspettavano per giocare a carte.





Per quella sera Edward non scese più e il giorno dopo seppi da Alice che di notte si era sentito talmente male che Carlisle aveva dovuto fargli addirittura un iniezione di calmante perché era uscito fuori di testa.

Non mi raccontò i particolari ma negli occhi della sua gemella vi vidi talmente dolore da aprirmi una lunga ferita nel petto.

Ma lui non era l'unico che avrebbe dovuto prendere dei calmanti.



Quella sera tornati a casa Charlie sbatté la porta con violenza e mi ordinò di sedermi sul divano.



Si può sapere cosa stai combinando Bella?” mi chiese anzi mi urlò.

Ero allibita non lo avevo mai visto così furioso e non capivo neanche il perché.

Ma che cosa hai papà? Non ho fatto nulla” gli risposi un po' spaventata dal suo atteggiamento.

Mi hai preso per stupido e per cieco?” mi chiese furibondo.



Non riuscivo a capire a cosa si stesse riferendo, cosa lo aveva mandato fuori di testa???













 

mercoledì 13 febbraio 2013

Capitolo 60 Una triste leggenda


Capitolo 60 Una triste leggenda

Carlisle

Era un posto meraviglioso.
Sbucammo sulla punta di un costone. Una ventina di metri sotto di noi c'era l'oceano.
La punta di roccia si apriva di fronte a noi e si prolungava sul mare a picco come un trampolino naturale di pietra.
 E adesso?” chiese Esme perplessa vedendo che la strada finiva sopra quella stretta striscia di roccia resa scivolosa dagli spruzzi del mare.
E adesso scendiamo. Qui c'è il sentiero” ci disse Charlie riprendendo lo zaino e tornando sui suoi passi per pochi metri fino all'inizio del bosco e calandosi lungo un sentierino ripido ma fattibile senza grossi problemi.
Ci mettemmo quasi dieci minuti a scendere e con qualche imprecazione da parte delle ragazze e un paio di scivolate di Bella arrivammo finalmente alla base della scogliera.
Qui si apriva una piccolissima spiaggetta di sabbia fine che terminava in un grosso e ombroso prato fiorito. L'Oceano s'infrangeva contro degli enormi scogli che facevano da barriera a quel posticino così accogliente, lasciando trapelare appena pochi centimetri d'acqua.
Perché non c'è l'hai detto Zio Charlie. Avremmo portato i costumi da bagno “ si lamentò Alice con gli occhi puntati verso l'oceano.
Perché per raggiungere l'acqua devi superare quegli scogli ed è pericoloso fare il bagno. Il mare in questo punto è sempre agitato e l'acqua sempre gelida a causa delle correnti. Se entri in acqua non ne esci più” gli spiegò lui sorridente.
E' un posto magnifico” disse Esme affascinata come tutti noi da quella natura selvaggia.
Già. Un posto stupendo degno di una favola” rispose Charlie guardando in alto il picco che ci sovrastava.
E' un posto bellissimo. Perché ha quel nome orrendo?” chiese Rosalie curiosa come sempre.
Perché c'è una leggenda dietro a questo posto” rispose ridacchiando.
Quale?” s'informò subito Alice avvicinandosi seguita da tutti i ragazzi.
Charlie si mise a sghignazzare e poi si sedette su uno scoglio asciutto.
Siete sicuri volerla sapere?” chiese sorridente felice di avere l'attenzione di tutti su di se.
Certamente. Ci hai incuriosito. E poi così riprendiamo fiato prima d'iniziare a preparare” disse Esme sedendosi sulla sabbia tutta sudata e accaldata dalla camminata.
La imitammo tutti e Charlie con la voce profonda e lo sguardo puntato sul orizzonte iniziò a raccontare.
Femmina Morta. E' un nome fin troppo appropriato.
Dovete sapere che la leggenda parla di una ragazza che si era innamorata di un vampiro.” vide i nostri sguardi stupiti e si affrettò a spiegare “non era un vampiro di quelli del terrore. Era un ragazzo bellissimo dagli occhi d'ambra e il sorriso che stordiva chiunque. Lui non beveva sangue umano ma si alimentava solo uccidendo animali e bevendo il loro sangue.
S'incontrarono e si innamorarono perdutamente.
Uomo e donna, vampiro e umana, ghiaccio e fuoco.
Ma il vampiro sapeva che la loro relazione era impossibile. Lui era un immortale. Lei invece sarebbe invecchiata e infine morta. La ragazza lo supplicò di trasformarla, di renderla simile a lui per poter vivere in eterno assieme, ma il vampiro non voleva ucciderla e levarle l'anima, così decise di abbandonarla per permetterle di farsi una vita vera e normale.
Un giorno la portò nel bosco qui dietro e le disse, mentendo anche a se stesso, che non l' amava, che tutto era una bugia e di dimenticarlo per sempre.
E da quel giorno sparì dalla sua vita.
Lei pianse e si disperò per mesi. Sempre continuando ad aspettarlo convinta che lui sarebbe tornato e quando finalmente si rese conto che lo aveva perso per sempre venne qui e si tuffò da quel picco morendo affogata nelle gelide acque.
La leggenda narra poi che il corpo della ragazza non fu mai ritrovato e che il vampiro dopo pochi giorni dalla sua morte tornò pentito dalla sua decisione ma era troppo tardi ormai, l'aveva persa per sempre.
Sopraffatto dal dolore iniziò a vagare fra queste rocce, per trovarla, senza più pace o felicità distrutto dal rimorso e dalla mancanza di un motivo per cui continuare a vivere sebbene fosse condannato a farlo per l'eternità. Alcuni pescatori sostengono che al tramonto, insieme al vento, si può sentire ancora la voce del vampiro chiamare la sua amata ”
la voce di Charlie si spense.
Una grande tristezza era entrata nei nostri cuori. Tacevamo tutti e istintivamente mi abbracciai Esme. Il mio amore.
Mangiamo?” disse poi Charlie alzandosi imbarazzato dall'aver creato quella cappa di tristezza che ci aveva avvolti.
Certo” affermò Esme felice di rompere quel tetro silenzio e insieme iniziammo a preparare il nostro pic-nic.

Dopo pranzo ci mettemmo tutti a giocare a pallavolo sulla sabbia.
Solo Edward si allontanò andando a sedersi su uno scoglio lontano.
Bella giocò cinque minuti poi scusandosi si allontanò e lo raggiunse sedendosi al suo fianco.
Un sorriso radioso si aprì sul mio volto.
Mi girai e notai lo sguardo felice di Esme rapita da quella visione, mentre Charlie li fissava preoccupato.
Come padre di Bella anch'io mi sarei preoccupato, visto la storia di Edward, ma in quanto suo padre ero al settimo cielo.


Bella

Odiavo la pallavolo. Ero una completa incapace così con una scusa mi allontanai da quello che per me era un inferno.
Notai Edward seduto su uno scoglio e decisi di raggiungerlo.
Non fu un impresa facile. Era andato ad arrampicarsi sul più alto e stava lì appollaiato come un gabbiano a fissare il mare.
Lo raggiunsi con qualche difficoltà e mi sedetti vicino a lui.
Ciao che bello che è qui” dissi giusto per rompere il silenzio.
E in effetti era bello sul serio. Potevamo vedere l'orizzonte perdersi e confondersi con il mare, le onde che potenti si rompevano sugli scogli, il picco che si allungava come un becco sul mare proiettando la sua ombra sulla scogliera ai suoi piedi
Sembra proprio un posto da favole” continuai imperterrita malgrado il suo silenzio.
Il vento ci portò gli spruzzi dell'oceano e mi sentii lieve e felice.
Alzai lo sguardo su di lui. Guardava avanti, lontano, gli occhi persi in chissà quale visione.
A cosa stai pensando?” gli chiesi rimirando i suoi capelli mossi dal vento.
Erano così morbidi e belli.
A tutto e a nulla. Alla vita e alla morte.” mi rispose finalmente con un filo di voce voltandosi e sorridendomi.
Ancora quel sorriso, ancora quello sguardo così tormentato.
E' un bel posto in effetti per pensare” gli risposi sorridendogli e allungando la mano per sfiorare la sua.
Si finché si resta da soli” mi rispose ritirando la mano di scatto e alzandosi per tornare dalla sua famiglia.
Rimasi qualche minuto lì da sola. Cosa avevo che gli dava così fastidio??
Ero disorientata. Mi sorrideva e vedevo che spesso i suoi occhi erano puntati su di me ma appena provavo a guardarlo lui li abbassava, così come si ritraeva ogni qual volta provassi ad avvicinarlo.
Non ti preoccupare fa così con tutti” la voce triste di Alice che mi aveva raggiunto ruppe i miei pensieri.
Non è una gran consolazione” risposi ironica ancora infastidita. “cos'è pensa di essere troppo bello per noi comuni mortali?” le chiesi amareggiata.
E' solo... timido” mi rispose lei ma i suoi occhi mi rivelarono che era una bugia. C'era di più.
Lei si affrettò ad abbassarli imbarazzata arrossendo e poi mi disse “Vieni. I ragazzi volevano fare un castello di sabbia ” e il suo tono era di nuovo tornato allegro e ridente.
Li raggiunsi e quando tornai a casa dovetti farmi una doccia lunga quaranta minuti perché avevo sabbia ovunque dalle orecchie al naso.
Ma mi ero divertita da morire.
Erano pazzi e simpaticissimi.
Anche Edward aveva giocato con noi e di nuovo lo avevo sorpreso più di una volta a fissarmi di nascosto ma non mi aveva mai sfiorato ne tanto meno rivolto la parola .

Esme

Fu una giornata bellissima e per un attimo pensai che Edward si sarebbe lasciato andare con Bella ma come lei lo aveva raggiunto sulla scogliera lui si era allontanato.
E quella notte gli incubi tornarono nuovamente a torturalo.
Il suo urlo disperato ci svegliò e come al solito corsi da lui con Carlisle.
Seduto sul letto le mani premute sul viso piangeva disperato “Non posso… non posso... non è vero... non voglio... perché?... ”
Ci mettemmo diversi minuti a calmarlo e poi Carlisle provò a chiedergli cosa si ricordava ma lui fra i singhiozzi scosse la testa “Voglio morire” ci disse solamente piangendo e non era un delirio ma un affermazione cosciente.
Lo guardammo allibiti, era la prima volta diceva qualcosa del genere. “Edward non dire stupidate” lo rimproverammo spaventati.
Non posso vivere così.” ci spiegò con un filo di voce ancora rotto dai singhiozzi che non riusciva a tacitare e nei suoi occhi c'era una disperazione che non avevo mai visto.
La sberla di Carlisle mi prese alla sprovvista e lasciò sconvolto anche lui.
Basta con questa storia. Alice ha bisogno di te, noi abbiamo bisogno di te. Non voglio più sentirti dire certe cose. E non devi neanche pensarle. Chiaro!!” la sua voce era tagliente.
Vidi Edward annuire intimorito mentre me lo abbracciavo stretto per consolarlo.
Va tutto bene Edward. Passerà. Prima o poi riuscirai a dimenticare” gli dissi per cercare di confortarlo.
Lui si lasciò cullare e piano piano i singhiozzi sparirono.
Lo feci sdraiare e gli presi la mano.
Cerca di dormire. Ci sono qua io” gli dissi “non ti lascio solo, è stato solo un incubo.” mormorai.
Si mise giù senza più aprire bocca ed esausto chiuse gli occhi.
Aspettai che si addormentasse profondamente poi tornai a letto.
Carlisle era seduto con gli occhi gonfi dal pianto.
Non volevo colpirlo. Non volevo fargli male” mi disse disperato.
Hai fatto bene invece. Stava dicendo delle assurdità” gli risposi preoccupata.
No Esme. Non erano assurdità. Ho paura che ci abbia detto la verità stavolta” mi disse preoccupato.
Non vedo perché dovrebbe” gli risposi preoccupata e pensierosa. Non vedevo il motivo di fare una stupidata simile.
In fondo erano solo incubi quelli che aveva.
Perché sta ricordando piano piano quello che è successo. Perché c'è qualcosa che non ci dice, qualcosa che scatena queste crisi improvvise. Qualcosa che tiene dentro e che non sta uscendo. Qualcosa che lo fa fuggire da tutto e da tutti e che lo sta logorando ogni anno di più”  mi disse. “Forse dovremmo portarlo da uno psicologo” rifletté sconsolato.
Scossi la testa “Non ci verrebbe mai. Non accetterà mai, lo sai, ne abbiamo già parlato. Diamogli tempo forse passerà” risposi.
Lo vidi annuire tristemente “Sono già passati otto anni e le cose non stanno migliorando... anzi...” mi rispose assorto
Ti sbagli. Piano piano invece migliorano. Oggi non è fuggito da Bella, l'ha evitata ma la guardava ed era attirato da lei”
Speriamo che tu non ti sbagli” mi disse lui abbracciandomi.
No. Le madri sanno leggere certe cose. Diamogli solo tempo e speriamo che riesca ad aprire il suo cuore almeno a lei. Credo che fra quei due potrebbe nascere qualcosa di bello, qualcosa che potrebbe aiutarlo a vivere meglio”.
E spegnendo la luce ci addormentammo abbracciati mentre i miei ultimi pensieri andavano al mio bambino che speravo riuscisse a dormire sereno.