Carlisle
Anche
quello passò in fretta ed Edward si rimise in perfetta forma
nel
giro di dieci giorni.
E
gli incubi com'erano venuti andarono via.
Arrivammo
al secondo Natale e a capodanno festeggiammo con Charlie che ormai
faceva parte della famiglia.
E
malgrado lui cercasse di farsi accettare, Edward lo teneva a
distanza, sempre cordiale e gentile gli parlava pochissimo mantenendo
di fatto una certa lontananza e ritrosia nei suoi confronti.
Sembrava
tornato indietro, qualcosa l'aveva portato a mantenere nuovamente le
distanze.
Non
sapevamo il motivo preciso ma supponevamo fosse legato alla sua
paura verso gli estranei che sembrava ricomparire ogni tanto come un
fantasma nella sua mente, probabilmente legato ai famosi incubi che
ogni tanto riapparivano legati ai motivi più disparati e
impensabili.
Imperversavano
una decina di giorni e poi sparivano senza motivi apparenti.
Alice
invece stravedeva per il mio amico e lo chiamava Zio Charlie.
E
ovviamente il suo sentimento era ricambiato.
Charlie
l'adorava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderla felice.
Ovviamente
non andammo al Luna Park e ci guardammo bene perfino dal parlarne a
casa.
Avevamo capito che Edward s'innervosiva e volevamo rendergli la vita il più semplice possibile.
Avevamo capito che Edward s'innervosiva e volevamo rendergli la vita il più semplice possibile.
E
il tempo passava tra alti e bassi, tra problemi e soddisfazioni, tra
incubi e progressi e i nostri bambini crescevano entrando in quella
fascia d'età chiamata adolescenza …
Passarono
tre anni e ormai non erano più tanto bambini nessuno dei tre.
Emmett
in seconda superiore continuava a fare conquiste e mi ritrovai a
dovergli parlare ancora una volta quando lo sorpresi con una serie di
messaggini sul cellulare alquanto preoccupanti.
Alice
ed Edward invece andarono in terza media.
E
mentre Edward continuava ad evitare qualsiasi contatto, Alice
iniziò a fare strage di cuori.
I
maschi iniziarono a girarle intorno, facendole avances più o
meno
evidenti.
Era
diventata veramente carina e perfino i compagni di classe di Emmett
cercavano di attirare la sua attenzione.
E
lei con perfetta abilità teneva tutti sulle corde senza
concedere
nulla a nessuno anche perché aveva una guardia del corpo
pronto a
difenderla: il
suo gemello.
Esme
Era
un mercoledì pomeriggio come gli altri e come le altre volte
andai a
prendere i gemelli a scuola.
Quando
uscirono capii che c'era qualcosa che non andava.
Non
si guardavano ed Alice era insolitamente silenziosa. Recuperammo
Emmett e andammo a casa.
Gli
diedi la merenda a tutti e tre e mi misi a stirare osservandoli e
facendo finta di niente.
In
casa regnava uno strano silenzio, l'unico che provava a parlare era
Emmett che non riceveva risposte.
E
con mio grande stupore i due gemelli si misero a studiare in stanze
differenti, senza essersi più rivolti la parola.
Li
lasciai fare per un po', poi arrabbiata per il loro modo di fare li
chiamai in cucina tutte e due.
Arrivarono
e dopo essersi lanciati un occhiataccia reciproca si misero ben
distanti.
“Che
c'è mamma?” mi chiese Alice con il faccino
angelico.
Emmett
alzò la testa dal libro che stava studiando sul divano e si
mise ad
ascoltare.
“Vorrei
sapere che avete oggi voi due” gli chiesi con la voce dura.
Edward
sbuffò cambiando posizione come se avessi chiesto una
stupidata.
“Niente
mamma” mi rispose Alice fulminando il fratello.
Stava
mentendo ed era palese, ormai la conoscevo bene. Faceva gli occhi
dolci e il sorrisino quando voleva qualcosa o semplicemente sviarci.
“Sei
sicura Alice?” le chiesi guardandola storta.
Lei
annui distogliendo lo sguardo.
“E
tu Edward?” chiesi al suo gemello.
Lui
sbuffò nuovamente ma non rispose.
“Così
non ci siamo.” li rimproverai entrambi “Forza
svuotate il sacco”
dissi alzando appena la voce.
“Non
è successo nulla mamma” si affrettò a
giustificarsi Alice.
La
guardai storto, arrabbiata.
“Insomma
niente di grave” continuò abbassando gli occhi.
Aggrottai
la fronte e sospirai.
“Alice,
Edward. E' chiaro lontano un miglio che avete litigato. Si
può
sapere che è successo?” gli chiesi andando dritta
al punto.
Li
vidi guardarsi, avrei scommesso che stavano comunicando con gli occhi
, poi Alice sospirò.
“Edward,
ha mandato via in malo modo Jeff, che voleva solo parlarmi”
disse
lei guardando il gemello con astio.
“Solo
parlarti?... Alice svegliati. Ti sta girando intorno come uno squalo
dall'inizio dell'anno” rispose lui gelido.
“E
allora. Anche se vuole corteggiarmi? Che c'è di male Edward?
O sei
geloso che tu non hai una ragazza” gli rispose lei.
Vidi
Edward fulminarla con gli occhi, se glielo avesse detto Emmett
probabilmente l'avrebbe picchiato.
“Non
sono affari tuoi. Quello che faccio io.” le rispose piccato.
“Però
lo sono i miei” rimbeccò Alice.
“Ragazzi
calmi” intervenni ancora stupita. Non li avevo mai visto
litigare.
“Alice,
sono sicura che Edward lo fa per proteggerti, lui ti vuole bene. E
tu Edward devi lasciale più libertà”
dissi cercando di farli
ragionare.
“Certo
che le lascio la libertà, ma non con lui che mira solo ad
ampliare la
sua collezione” si difese subito Edward.
“Mi
vuole bene” lo rimproverò Alice.
“Alice
fidati. Ho sentito i suoi discorsi con gli altri maschi”
rispose
lui abbassando gli occhi e facendole una carezza.
“Fidati
di me. Ti prego” le disse abbracciandola.
“Sei
sicuro?” gli chiese Alice con la voce rotta.
Lui
si limitò ad annuire.
Sorrisi
e me ne andai “Emmett vieni che ti interrogo di
storia” gli
dissi.
“Ma
io non ho storia domani” protestò.
“Qualcosa
hai” risposi prendendolo per un braccio e avviandomi verso le
camere “lasciali
fare la pace, tranquilli” gli sussurrai.
“Oh.
Ho capito.” mi rispose ridacchiando.
Mi
voltai un ultima volta. Alice aveva posato la testa sul petto di
Edward e piangeva mentre lui l'accarezzava teneramente con fare
protettivo.
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