venerdì 15 febbraio 2013

Capitolo 61 Un satellite di ghiaccio



Capitolo 61 Un satellite di ghiaccio



Esme



Non fu cosi.

Non solo Edward continuò a svegliarsi quella notte ma smise di dormire tranquillo anche in quelle successive.

Cosa avesse provocato quella nuova crisi così violenta e lunga non riuscimmo a capirlo ma sembrava incapace di uscirne da solo.

Qualcosa era cambiato.

Non lo sentimmo più urlare di notte terrorizzato ma piangere disperato. Si svegliava piangendo e continuava senza riuscire a fermarsi per diverso tempo. E a nulla servivano le nostre parole e la nostra presenza.

Le frasi che ripeteva erano sempre le stesse e anche se per fortuna non parlò più di uccidersi, la disperazione era più che evidente sul suo viso.

Incapaci di dormire serenamente, spaventati da quello che non diceva più ma che iniziavamo a temere covasse dentro di lui, iniziammo con Carlisle a dormire a turno, a svegliarci in continuazione per andarlo a sorvegliare.

Eravamo preoccupati da morire mentre lo vedevamo lottare ogni notte contro i fantasmi della sua mente.



Provammo a chiedergli cosa era successo, cosa lo torturasse in quel modo, cosa gli provocasse quelle crisi isteriche ma ancora una volta si rifiutò di darci spiegazioni affermando di non ricordare nulla.

Ma stavolta era chiaro che mentisse, lui sapeva perfettamente ciò che lo torturava.

Perché le lacrime non si fermavano al suo risveglio ma proseguivano finché sfinito non crollava nel sonno.

E anche se qualche notte non lo sentimmo piangere la mattina si alzava con le occhiaie e il viso stravolto come se avesse combattuto contro se stesso per tutta la notte mentre Tigro, nascosto fra le lenzuola ingarbugliate, era spesso bagnato e arruffato.

E presto anche il comportamento di giorno cambiò di conseguenza. A causa del sonno insufficiente rimaneva a lungo imbambolato o ancora peggio irascibile.

Nulla gli andava più bene, nulla sembrava portargli serenità mentre invece di avvicinarsi a Bella come era sembrato facesse all'inizio se ne stava allontanando sempre di più. Alzando un muro invalicabile intorno a se stesso.



Erano le quattro del pomeriggio e stavano vedendo un incontro di calcio in televisione quando senza preavviso si addormentò appoggiato a Carlisle.

Facemmo tutti finta di niente e i ragazzi uscirono a farsi una passeggiata in modo da farlo riposare in pace.

Ma anche fra le braccia di suo padre non c'era pace per lui.

Parlava e si agitava nel sonno e con sorpresa lo sentimmo chiamare Bella.

Quando si svegliò era tutto sudato e tremante.

Hai dormito un po' Edward. Come stai?” gli chiese Carlisle.

Lui scosse la testa. “Bene. Sto bene. E' tutto a posto” ci rispose ma si affrettò a correre in camera sua.

Se va avanti così gli verrà un esaurimento nervoso” commentai abbracciandomi il mio amore.

No. Non può andare avanti così ancora per molto tempo, volevo evitarlo ma dobbiamo intervenire” mi disse.

E da quella sera lo convinse e iniziò a somministrargli dei calmanti.

Eravamo convinti che avremmo dovuto discutere per fargli accettare quella soluzione ma lui invece non fece obiezioni, forse era troppo esausto per combattere ancora.



Questi gli permisero di dormire senza sogni o incubi la notte e le cose iniziarono ad andare un po' meglio.

Era una soluzione che però non ci piaceva, rischiavamo di renderlo schiavo di quelle sostanze, ma non vedevamo alternative.

Dopo una decina di giorni Carlisle iniziò a diminuire le dosi dandoglieli sempre più raramente e la cosa sembrava funzionare.

Forse il periodo brutto era passato, forse finalmente aveva trovato un equilibrio con se stesso.

Non immaginavamo che il compromesso che aveva raggiunto con se stesso non era altro che una bomba pronta a scoppiare quando meno ce lo saremmo aspettato.





Passò l'estate fra gite e uscite e la spensieratezza sembrò ritornare malgrado il muro di Edward eretto con il mondo e soprattutto con Bella fosse sempre più alto e invalicabile.

E a Settembre iniziò nuovamente la scuola.



Bella era diventata amicissima con Alice e passava tantissimo tempo con lei girando intorno al suo gemello con un atteggiamento misto di sospetto e malcelata attrazione.

Lui d'altra parte non stava ancora bene e la cosa era fin troppo evidente agli occhi di tutti, visto la freddezza e il tentativo d'isolarsi sempre di più.

Alice invece cercava di mascherare la situazione, sempre allegra e ridente in apparenza con tutti, cercava di coinvolgerlo nella loro vita. Ma spesso, quando non si accorgeva di essere osservata, la vedevamo fissare lontano, con lo sguardo triste, assorta in chissà quali cupi pensieri E Jasper ci aveva confermato che il motivo era la salute instabile e tormentata di Edward che la coinvolgeva e la feriva più profondamente di non quanto dimostrasse a noi tutti.

La figlia di Charlie, come prevedibile divenne compagna di classe e di banco con Alice e poiché erano quasi inseparabili fu come se avessi ereditato un altra figlia.

Lei uscita da scuola veniva a casa nostra a studiare con Alice e passava le serate con noi tirandosi dietro Charlie a cui non sembrava vero avere un punto d'appoggio.

Sicuramente la mia cucina e la compagnia erano ben accette al nostro sceriffo che tutto felice si presentava rigorosamente in borghese, per non turbare Edward, tutte le sere.





Bella



Ero diventata amicissima di Alice. Eravamo amiche per la pelle.

Mi bastava uno sguardo per comprendere i suoi pensieri e sapevo quanto soffrisse dietro al comportamento di Edward.

Lui si stava estraniando sempre di più evitando perfino i fratelli, spesso stordito o dal sonno o dai tranquillanti.

Non parlava neanche più con lei, non partecipava ai nostri giochi, ne alle battute dei fratelli, stava lontano da tutto e da tutti passando ore in un volontario isolamento.

Alice mi aveva detto che in casa erano preoccupati per lui e che non sapevano come aiutarlo ad uscire da quella spirale che si era innestata.

Lei mi aveva raccontato evasiva che Edward aveva una specie di esaurimento nervoso e che non riusciva a dormire sereno ma io non vedevo altro che un bellissimo ragazzo dagli occhi profondi e tristi anche se iniziavo a sospettare che ci fosse qualcosa che non mi avevano spiegato.

E più frequentavo casa Cullen più avevo voglia di conoscerlo meglio.

Tutto mi attirava di lui.

I suoi capelli così morbidi e dal colore inconfondibile che avrei voluto accarezzare, i suoi occhi profondi e tristi che cercavo ad ogni occasione, le sue mani lunghe e affusolate che avrei voluto mi stringessero a se, la sua voce dolce quando parlava con la sua famiglia e invece dura quando era costretto a rivolgersi a me, le sue labbra grandi e morbide che ogni tanto si mordeva quando era preoccupato e che avrei voluto tanto assaporare.



Tutto amavo di lui e più lui faceva l'indifferente o mi evitava più io m'innamoravo.

Era difficile capire ciò che mi stava succedendo ma quel ragazzo dal comportamento esasperante era diventato la mia ossessione.

I miei occhi lo cercavano in continuazione, le mie mani cercavano le sue, i miei sorrisi erano tutti per lui.

Eppure davanti a me c'era un muro. Un muro invalicabile.

Quando lo guardavo abbassava gli occhi e si allontanava, quando provavo a toccarlo si scostava bruscamente quasi potessi bruciarlo con il mio contatto, quando gli sorridevo, si voltava.

Ma qualcosa lo attirava, sembrava un nostro satellite.
Ci girava intorno incapace di allontanasi e incapace di avvicinarsi prigioniero delle sue stesse paure e limiti.

Un satellite non fatto di fuoco ma di ghiaccio. Ma il suo ghiaccio mi ustionava come ero sicura che lottasse per non far sciogliere la sua corazza da me.





Il nostro rapporto fatto di sguardi rubati, sorrisi malcelati, fughe e contatti mancati andò avanti per mesi.

Alice e i suoi fratelli sapevano e cercavano di appoggiarmi ma lui dribblava tutti con un abilità ormai consumata dagli anni.

Quella sera a cena mi presentai con una minigonna vertiginosa che avevo comprato con Alice il pomeriggio precedente.

Con soddisfazione vidi Emmett e Jasper strabuzzare gli occhi ed Edward sgranarli dalla sorpresa.

Allora che ne dite cuginetti?” gli chiesi.

Ormai li consideravo cugini a tutti gli effetti dal momento che loro chiamavano mio padre Zio Charlie.

Forse sarebbe meglio allungarla un pochetto quella gonna” disse lo Zio Carlisle con un certo disappunto nella voce.

Scoppiai a ridere mentre Esme lo prendeva per mano trascinandolo in cucina.

Scoppiarono tutti a ridere nel vedere la scena compreso Edward che seduto sul tappeto con la schiena appoggiata al divano stava leggendo un libro apparentemente tranquillo e rilassato.

Mi avvicinai a lui conscia che da quella posizione la sua vista sarebbe stata ancora migliore.

Lo vidi alzare lo sguardo e subito abbassarlo stizzito.

Mi accucciai “Tu non me li fai i complimenti?” dissi alludendo alle battute che Emmett e Jasper stavano ancora facendo sul mio abbigliamento super-sexi

Lo vidi scuotere la testa. “Sono fatti tuoi Bella.” mi rispose gelido.

Puntai i miei occhi nei suoi decisa a fargli capire che non poteva sfuggirmi più e mi inginocchiai a fianco a lui.

Sei un po' scontroso cuginetto. Io sono sicura che sotto quella corazza c'è un cuore caldo che batte” gli dissi allungando la mano e scostando un ciuffetto di capelli ramati ribelli che gli era scivolato sulla fronte.

Lui bloccò la mia mano con la sua. Una presa forte, ferrea, maschia.

La prima volta che mi toccava. Una scarica elettrica che mi attraversò il corpo.

Lui rimase un attimo a guardarmi negli occhi poi l'allontanò da se e si alzò per andarsene.

Ti prego non andare via” lo implorai.

Ero conscia che tutti ci stavano guardando, ma non me ne importava.

Lui si girò e mi sorrise divertito. “Devo andare in bagno, Bella” rispose con noncuranza e si allontanò su per le scale con assoluta indifferenza senza voltarsi.

Abbassai la testa affranta e vidi gli occhi di Charlie danzare da me a lui scrutandoci sospettoso.

Alice mi fu subito vicino “Lascialo stare Bella, non ci far caso. Gli passerà.” mi disse contrita avvicinandomi al tavolo dove i suoi fratelli ci aspettavano per giocare a carte.





Per quella sera Edward non scese più e il giorno dopo seppi da Alice che di notte si era sentito talmente male che Carlisle aveva dovuto fargli addirittura un iniezione di calmante perché era uscito fuori di testa.

Non mi raccontò i particolari ma negli occhi della sua gemella vi vidi talmente dolore da aprirmi una lunga ferita nel petto.

Ma lui non era l'unico che avrebbe dovuto prendere dei calmanti.



Quella sera tornati a casa Charlie sbatté la porta con violenza e mi ordinò di sedermi sul divano.



Si può sapere cosa stai combinando Bella?” mi chiese anzi mi urlò.

Ero allibita non lo avevo mai visto così furioso e non capivo neanche il perché.

Ma che cosa hai papà? Non ho fatto nulla” gli risposi un po' spaventata dal suo atteggiamento.

Mi hai preso per stupido e per cieco?” mi chiese furibondo.



Non riuscivo a capire a cosa si stesse riferendo, cosa lo aveva mandato fuori di testa???













 

Nessun commento:

Posta un commento