martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 6 - C'è sempre un “Ma”

Esme

Ci fu un attimo di silenzio poi la Direttrice ci sorrise.
Abbiate pazienza. Per noi è una grande responsabilità affidare uno dei nostri bambini a degli sconosciuti. Vi potrà sembrare strano ma vogliamo bene a ognuno di loro” disse con la voce per la prima volta morbida e tenera.
Non avevo dubbi su di lei e sulla Responsabile mentre non credevo affatto che la Psicologa s'interessasse a questo.
Comunque è la decisione giusta. Ne sono sicura” affermò la Responsabile “Vedete Emmett è un bambino vivacissimo, a volte fin troppo. Non sta un attimo fermo e la sua allegria è contagiosa. E' con noi da quando aveva due anni ossia da quando l'hanno levato alla sua famiglia d'origine che non era in grado di accudirlo. Lui non ricorda più nulla. La sua famiglia siamo noi. Ma non gli basta. Quel bambino ha bisogno di affetto e di un punto di riferimento ossia di una famiglia che lo ami.” ci spiegò mostrandoci la fotografia di un bimbo.
Quando lo vidi fu amore a prima vista. Era di costituzione grossa ma magro e slanciato con i capelli ricci neri e un paio d'occhi scuri ridenti.
Lo vado a chiamare così ve lo presento” ci disse la Responsabile allontanandosi.
Sorridemmo felici. Emmett un nome bellissimo e quando lo vidi rimasi a bocca aperta.
Era ancora più bello che nella fotografia malgrado tenesse gli occhi bassi intimidito.
Emmett. Questi sono i signori Cullen. Vorrebbero adottarti che ne dici?” gli chiese la Direttrice.
Lui lì sgranò e un sorriso dolcissimo apparve sul suo viso. Ci guardava come fossimo fantasmi, meravigliato e felice al tempo stesso. “Davvero?” chiese con gli occhioni umidi di lacrime.
Si Emmett.” gli disse Carlisle con dolcezza.
Lui si buttò fra le nostre braccia stringendoci forte .
Non me lo aspettavo e ricambiai il suo abbraccio sentendo il suo calore scaldarmi il cuore.
Carlisle si chinò su di lui e lo prese in braccio.
Possiamo andare?” chiesi commossa.
La Direttrice mi sorrise. “Certamente questo è un foglio provvisorio. Ma fra quindici giorni potrete venire a ritirare il certificato di adozione.” ci disse e giurerei che avesse la voce rotta dall'emozione.
Ma non mi interessava e felici con il nostro bambino fra le braccia ci dirigemmo a casa.

Ecco finalmente il mio sogno si era avverato.


Passarono due anni ed Emmett cresceva sempre di più.
Stava diventando un vero e proprio bambinone. Non aveva un filo di grasso malgrado avesse una costituzione decisamente robusta e mangiasse come un bue.
A casa con noi era di una dolcezza fuori dal comune e la sua vivacità ci aveva portato tanta allegria. Gli unici problemi erano a scuola. Il suo non star fermo e la sua allegria non erano molto graditi alle due maestre che faticavano a tenerlo bravo.
Intelligente e sveglio capiva al volo le lezioni ed annoiandosi a sentire ripetere le stesse cose a chi era più lento ad apprendere pensava bene di passarsi il tempo chiacchierando, attirandosi le ire delle due insegnanti.
Ovviamente era anche viziatissimo. Si lo sapevo. Non avremmo dovuto viziarlo così ma era più forte di noi. Era il nostro unico bambino che avevamo aspettato per tanto tempo e così cercavamo di accontentarlo in tutto.
E lui ci ricambiava in pieno coccolandosi e facendosi coccolare. Donandoci quell'amore che tanto avevamo sognato.
Presto però iniziarono ad arrivare le lamentele delle maestre.
E' vivace, disturba, non rispetta le regole. Insomma a ogni colloquio mi facevo un fegato grosso come un macigno ma a nulla serviva sgridarlo o minacciarlo.
Stava per compiere ormai dieci anni ed era in quinta elementare quando durante uno dei soliti colloqui la maestra mi disse una cosa inaspettata... anzi più di una...
Buongiorno signora Cullen” mi salutò cordiale come sempre.
Emmett sta andando sempre benissimo ha dei voti bellissimi. Ormai lo sappiamo tutti che Emmett è molto intelligente ma...”
Ecco lo sapevo come al solito arrivava il “Ma”.
Iniziavo ad odiare quella sillaba!
Ma con la condotta ancora non ci siamo.” concluse.
Me lo aspettavo. Non mi stava dicendo niente di nuovo. Sospirai affranta.
Vede il suo ragazzo è molto carino e sta iniziando ad approfittarsene con le bambine”
Questa volta strabuzzai gli occhi. Cosa? Mi stava dicendo che Emmett era un Don Giovanni??
Lei dovette vedere la mia espressione allibita perché mi sorrise “Non ci crede vero?? Eppure è così. Tutte le bimbe della classe sono innamorate di lui e lui... insomma passa da una fidanzatina all'altra tenendole sulle corde tutte.” mi spiegò ridacchiando.
Ora vede questo non è un problema per ora. Ma potrebbe diventarlo più avanti, soprattutto alle scuole medie. Se continua sarà meglio che lo teniate seriamente d'occhio” continuò seria.
Ero allibita. “Non me lo aspettavo” dissi semplicemente. “Non mi ha mai parlato di fidanzatine.” le dissi sgomenta.
Lei mi sorrise “E' normale. Sono argomenti di cui in genere non si parla con la mamma... magari suo marito... Ma ho preferito avvertirla perché crescendo...” non finì la frase.
Scossi la testa “In effetti è un bel bambino” commentai assorta.
Dovrebbe fargli un fratellino” mi disse lei a sangue freddo.
Abbozzai un sorriso tirato “Non posso. Emmett è adottato. Io sono sterile” dissi con semplicità. Ormai avevo imparato ad accettarlo e a convivere con la realtà.
La vidi arrossire e trattenere il fiato per la gaffe fatta “Mi scusi. Non mi ero ricordata” si affrettò ad aggiungere poi sorridendomi mi disse “Perché allora non ne adotta un altro? Anzi visto l'età sarebbe ancora meglio. Sono convinta che se avesse un fratellino o una sorellina più piccola gli farebbe tanto bene. Ha bisogno d'imparare ad occuparsi e rispettare gli altri.” mi spiegò dolcemente.
Stavolta a rimanere a bocca aperta fui io. Non ci avevo mai pensato. Chissà se sarebbe stato possibile?
Ringraziai la maestra e mi avviai verso casa assorta.
Non vedevo l'ora per parlarne a Carlisle.
Un altro bambino per casa!
Sarebbe stato bellissimo.

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