Esme
Ci
fu un attimo di silenzio poi la Direttrice ci sorrise.
“Abbiate
pazienza. Per noi è una grande responsabilità
affidare uno dei
nostri bambini a degli sconosciuti. Vi potrà sembrare strano
ma
vogliamo bene a ognuno di loro” disse con la voce per la
prima
volta morbida e tenera.
Non
avevo dubbi su di lei e sulla Responsabile mentre non credevo affatto
che la Psicologa s'interessasse a questo.
“Comunque
è la decisione giusta. Ne sono sicura”
affermò la Responsabile
“Vedete Emmett è un bambino vivacissimo, a volte
fin troppo. Non
sta un attimo fermo e la sua allegria è contagiosa. E' con
noi da
quando aveva due anni ossia da quando l'hanno levato alla sua
famiglia d'origine che non era in grado di accudirlo. Lui non
ricorda più nulla. La sua famiglia siamo noi. Ma non gli
basta. Quel
bambino ha bisogno di affetto e di un punto di riferimento ossia di
una famiglia che lo ami.” ci spiegò mostrandoci la
fotografia di
un bimbo.
Quando
lo vidi fu amore a prima vista. Era di costituzione grossa ma magro e
slanciato con i capelli ricci neri e un paio d'occhi scuri ridenti.
“Lo
vado a chiamare così ve lo presento” ci disse la
Responsabile
allontanandosi.
Sorridemmo
felici. Emmett un nome bellissimo e quando lo vidi rimasi a bocca
aperta.
Era
ancora più bello che nella fotografia malgrado tenesse gli
occhi
bassi intimidito.
“Emmett.
Questi sono i signori Cullen. Vorrebbero adottarti che ne
dici?”
gli chiese la Direttrice.
Lui
lì sgranò e un sorriso dolcissimo apparve sul suo
viso. Ci guardava
come fossimo fantasmi, meravigliato e felice al tempo stesso.
“Davvero?” chiese con gli occhioni umidi di lacrime.
“Si
Emmett.” gli disse Carlisle con dolcezza.
Lui
si buttò fra le nostre braccia stringendoci forte .
Non
me lo aspettavo e ricambiai il suo abbraccio sentendo il suo calore
scaldarmi il cuore.
Carlisle
si chinò su di lui e lo prese in braccio.
“Possiamo
andare?” chiesi commossa.
La
Direttrice mi sorrise. “Certamente questo è un
foglio provvisorio.
Ma fra quindici giorni potrete venire a ritirare il certificato di
adozione.” ci disse e giurerei che avesse la voce rotta
dall'emozione.
Ma
non mi interessava e felici con il nostro bambino fra le braccia ci
dirigemmo a casa.
Ecco
finalmente il mio sogno si era avverato.
Passarono
due anni ed Emmett cresceva sempre di più.
Stava
diventando un vero e proprio bambinone. Non aveva un filo di grasso
malgrado avesse una costituzione decisamente robusta e mangiasse come
un bue.
A
casa con noi era di una dolcezza fuori dal comune e la sua
vivacità
ci aveva portato tanta allegria. Gli unici problemi erano a scuola.
Il suo non star fermo e la sua allegria non erano molto graditi alle
due maestre che faticavano a tenerlo bravo.
Intelligente
e sveglio capiva al volo le lezioni ed annoiandosi a sentire ripetere
le stesse cose a chi era più lento ad apprendere pensava
bene di
passarsi il tempo chiacchierando, attirandosi le ire delle due
insegnanti.
Ovviamente
era anche viziatissimo. Si lo sapevo. Non avremmo dovuto viziarlo
così ma era più forte di noi. Era il nostro unico
bambino che
avevamo aspettato per tanto tempo e così cercavamo di
accontentarlo
in tutto.
E
lui ci ricambiava in pieno coccolandosi e facendosi coccolare.
Donandoci quell'amore che tanto avevamo sognato.
Presto
però iniziarono ad arrivare le lamentele delle maestre.
E'
vivace, disturba, non rispetta le regole. Insomma a ogni colloquio mi
facevo un fegato grosso come un macigno ma a nulla serviva sgridarlo
o minacciarlo.
Stava
per compiere ormai dieci anni ed era in quinta elementare quando
durante uno dei soliti colloqui la maestra mi disse una cosa
inaspettata... anzi più di una...
“Buongiorno
signora Cullen” mi salutò cordiale come sempre.
“Emmett
sta andando sempre benissimo ha dei voti bellissimi. Ormai lo
sappiamo tutti che Emmett è molto intelligente
ma...”
Ecco
lo sapevo come al solito arrivava il “Ma”.
Iniziavo
ad odiare quella sillaba!
“Ma
con la condotta ancora non ci siamo.” concluse.
Me
lo aspettavo. Non mi stava dicendo niente di nuovo. Sospirai
affranta.
“Vede
il suo ragazzo è molto carino e sta iniziando ad
approfittarsene con
le bambine”
Questa
volta strabuzzai gli occhi. Cosa? Mi stava dicendo che Emmett era un
Don Giovanni??
Lei
dovette vedere la mia espressione allibita perché mi sorrise
“Non
ci crede vero?? Eppure è così. Tutte le bimbe
della classe sono
innamorate di lui e lui... insomma passa da una fidanzatina all'altra
tenendole sulle corde tutte.” mi spiegò
ridacchiando.
“Ora
vede questo non è un problema per ora. Ma potrebbe
diventarlo più
avanti, soprattutto alle scuole medie. Se continua sarà
meglio che
lo teniate seriamente d'occhio” continuò seria.
Ero
allibita. “Non me lo aspettavo” dissi
semplicemente. “Non mi ha
mai parlato di fidanzatine.” le dissi sgomenta.
Lei
mi sorrise “E' normale. Sono argomenti di cui in genere non
si
parla con la mamma... magari suo marito... Ma ho preferito
avvertirla perché crescendo...” non
finì la frase.
Scossi
la testa “In effetti è un bel bambino”
commentai assorta.
“Dovrebbe
fargli un fratellino” mi disse lei a sangue freddo.
Abbozzai
un sorriso tirato “Non posso. Emmett è adottato.
Io sono sterile”
dissi con semplicità. Ormai avevo imparato ad accettarlo e a
convivere con la realtà.
La
vidi arrossire e trattenere il fiato per la gaffe fatta “Mi
scusi.
Non mi ero ricordata” si affrettò ad aggiungere
poi sorridendomi
mi disse “Perché allora non ne adotta un altro?
Anzi visto l'età
sarebbe ancora meglio. Sono convinta che se avesse un fratellino o
una sorellina più piccola gli farebbe tanto bene. Ha bisogno
d'imparare ad occuparsi e rispettare gli altri.” mi
spiegò
dolcemente.
Stavolta
a rimanere a bocca aperta fui io. Non ci avevo mai pensato.
Chissà
se sarebbe stato possibile?
Ringraziai
la maestra e mi avviai verso casa assorta.
Non
vedevo l'ora per parlarne a Carlisle.
Un
altro bambino per casa!
Sarebbe
stato bellissimo.
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