Esme
Continuavo
a rigirarmi la busta fra le mani nervosamente.
La
guardavo e riguardavo cercando di trovare un indizio su chi l'avesse
mandata.
Era
infatti indirizzata alla Famiglia Cullen, ma non c'era il mittente.
Alzai
lo sguardo per posarlo nel suo. I suoi occhi marroni chiari quasi
gialli mi guardavano luccicanti.
“E'
già aperta.” mi sussurrò.
Era
emozionato ma il perché lo fosse era per me un mistero.
Lentamente
tirai fuori il foglio chiedendomi il perché dopo averla
aperta, non
mi avesse semplicemente detto che cos'era.
Che
senso aveva avuto metterla sotto l'albero?
Lentamente
l'aprii mentre lui si portava dietro di me abbracciandomi teneramente
e baciandomi il collo.
“Così
non riesco a leggere... mi deconcentri” ridacchiai grata di
quel
contatto che mi donava sicurezza.
“Non
vorrei che svenissi” ridacchiò continuando a
tenermi stretta.
Mi
girai e gli diedi la lettera chiusa sulla testa.
“Carlisle...
ma cosa stai dicendo? Che cosa vuoi che ci sia mai qui dentro? Una
bomba?” risi più per smorzare la mia ansia che per
un reale
motivo.
Si
limitò a ridacchiare
“Apri
coraggio. Non morde” mi sussurrò improvvisamente
in tensione.
Annui
e lentamente aprì quel foglio che presto avrebbe cambiato la
mia
vita.
Carlisle
Era
la vigilia di Natale e avevo deciso di regalarle l'anello con lo
stemma di famiglia.
Due
giorni prima infatti avevo rischiato di venire investito da un
pirata della strada.
Non
mi ero fatto nulla ma la morte mi aveva sfiorato.
Ero
in mezzo alla strada quando la macchina fuori controllo stava per
prendermi in pieno.
All'ultimo
il guidatore era riuscito a sterzare e lo specchietto mi aveva urtato
facendomi cadere per terra.
Mi
ero alzato tremante e cosciente di aver rischiato la morte.
In
quei pochi attimi avevo visto la mia vita passare davanti ai miei
occhi e avevo capito quanto amassi la mia Esme.
Ci
eravamo sposati è vero ma mai le avevo dato un qualcosa che
riconoscesse il suo ruolo e la sua posizione all'interno della mia
famiglia.
Ero
orfano e senza fratelli, ma avevo diversi cugini che reclamavano il
titolo di Conte.
Se
fossi morto quel titolo sarebbe toccato a lei e ai miei eredi.
Di
eredi purtroppo non ce ne erano ma lei c'era ed era tutta la mia
vita.
Sarebbe
diventata contessa... un titolo senza valore in America ma che
avrebbe fatto invidia a molte persone.
La
mia semplice Esme. La mia architetta non aveva mai capito
l'importanza di quel titolo, legato all'enorme patrimonio dei Conti
Cullen.
Noi
vivevamo come persone comuni, io lavoravo in ospedale come chiunque
altro, ma il patrimonio di famiglia era lì a nostra
disposizione.
Così
ero andato a prendere l'anello di famiglia che ci si tramandava da
generazioni e avevo deciso di donarglielo per sancire quel ruolo a
cui lei non dava importanza.
Stavo
entrando in casa quando ritirando la posta avevo notato quella strana
lettera.
L'avevo
aperta incuriosito e il suo contenuto mi aveva mozzato il fiato.
Non
ci potevo credere. Non era possibile.
E
in un attimo avevo deciso di dargliela il giorno successivo.
A
Natale come è giusto che fosse.
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