martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 3 Una busta misteriosa

Esme

Continuavo a rigirarmi la busta fra le mani nervosamente.
La guardavo e riguardavo cercando di trovare un indizio su chi l'avesse mandata.
Era infatti indirizzata alla Famiglia Cullen, ma non c'era il mittente.
Alzai lo sguardo per posarlo nel suo. I suoi occhi marroni chiari quasi gialli mi guardavano luccicanti.
E' già aperta.” mi sussurrò.
Era emozionato ma il perché lo fosse era per me un mistero.
Lentamente tirai fuori il foglio chiedendomi il perché dopo averla aperta, non mi avesse semplicemente detto che cos'era.
Che senso aveva avuto metterla sotto l'albero?
Lentamente l'aprii mentre lui si portava dietro di me abbracciandomi teneramente e baciandomi il collo.
Così non riesco a leggere... mi deconcentri” ridacchiai grata di quel contatto che mi donava sicurezza.
Non vorrei che svenissi” ridacchiò continuando a tenermi stretta.
Mi girai e gli diedi la lettera chiusa sulla testa.
Carlisle... ma cosa stai dicendo? Che cosa vuoi che ci sia mai qui dentro? Una bomba?” risi più per smorzare la mia ansia che per un reale motivo.
Si limitò a ridacchiare
Apri coraggio. Non morde” mi sussurrò improvvisamente in tensione.
Annui e lentamente aprì quel foglio che presto avrebbe cambiato la mia vita.


Carlisle

Era la vigilia di Natale e avevo deciso di regalarle l'anello con lo stemma di famiglia.
Due giorni prima infatti avevo rischiato di venire investito da un pirata della strada.
Non mi ero fatto nulla ma la morte mi aveva sfiorato.
Ero in mezzo alla strada quando la macchina fuori controllo stava per prendermi in pieno.
All'ultimo il guidatore era riuscito a sterzare e lo specchietto mi aveva urtato facendomi cadere per terra.
Mi ero alzato tremante e cosciente di aver rischiato la morte.
In quei pochi attimi avevo visto la mia vita passare davanti ai miei occhi e avevo capito quanto amassi la mia Esme.
Ci eravamo sposati è vero ma mai le avevo dato un qualcosa che riconoscesse il suo ruolo e la sua posizione all'interno della mia famiglia.
Ero orfano e senza fratelli, ma avevo diversi cugini che reclamavano il titolo di Conte.
Se fossi morto quel titolo sarebbe toccato a lei e ai miei eredi.
Di eredi purtroppo non ce ne erano ma lei c'era ed era tutta la mia vita.
Sarebbe diventata contessa... un titolo senza valore in America ma che avrebbe fatto invidia a molte persone.
La mia semplice Esme. La mia architetta non aveva mai capito l'importanza di quel titolo, legato all'enorme patrimonio dei Conti Cullen.
Noi vivevamo come persone comuni, io lavoravo in ospedale come chiunque altro, ma il patrimonio di famiglia era lì a nostra disposizione.
Così ero andato a prendere l'anello di famiglia che ci si tramandava da generazioni e avevo deciso di donarglielo per sancire quel ruolo a cui lei non dava importanza.

Stavo entrando in casa quando ritirando la posta avevo notato quella strana lettera.
L'avevo aperta incuriosito e il suo contenuto mi aveva mozzato il fiato.
Non ci potevo credere. Non era possibile.
E in un attimo avevo deciso di dargliela il giorno successivo.
A Natale come è giusto che fosse.

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