martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 45 La verità nascosta

Charlie

Eravamo arrivati. Stavo tremando per il freddo mentre le braccia e le spalle urlavano di dolore.
Edward era leggero ma portarlo in braccio così addormentato era stata un impresa che aveva messo a dura prova i muscoli delle braccia e della schiena. Sam e gli altri ragazzi avevano provato ad insistere per darmi il cambio ma non avevo voluto. Se Edward si fosse svegliato imbraccio agli altri avrebbe potuto reagire male e una sua crisi di panico era da evitare a tutti i costi.
Quando arrivammo a casa di Jacob e di suo padre Billy, me lo fecero posare sul grande e morbido divano.
Lo feci lentamente appoggiandolo con delicatezza. La spalla doveva fargli molto male, perché malgrado le mie attenzioni emise un lungo gemito aprendo gli occhi.
Dove sono?” mi chiese agitato guardandosi intorno spaventato.
Al sicuro. Qui non ti troverà nessuno. Non temere” gli dissi accarezzandolo fra i capelli umidi per cercare di tranquillizzarlo.
Una ragazza, molto giovane e carina che si presentò come Emily mi allungò un maglione “E' tutto bagnato poverino. Lo aiuta a cambiarsi lei o lo faccio io?” mi chiese gentile sorridendoci con fare materno.
Scossi la testa. “Non lo farà nessuno. Non si farà toccare da noi” dissi vedendo le loro facce stupite “E' un ragazzo un po' particolare. Hai una coperta pesante?” chiesi.
Dovevamo tenerlo al caldo ma spogliarlo avrebbe potuto spaventarlo. La scena di quello che era successo a casa Cullen quando i genitori l'avevano cambiato mi era rimasta impressa a fuoco e non volevo creare una situazione simile.
Lei annui e si allontanò mentre Saimon mi passava i vestiti “E' meglio che ti copri Charlie, altrimenti ti ammalerai” già non aveva tutti i torti, mi sentivo la maglia addosso ghiacciata e bagnata.
Edwrad con gli occhi chiusi tremava malgrado la testa bruciasse. Probabilmente aveva la febbre, pensai posandogli la mano fredda sulla fronte.
Emily mi portò una spessa coperta di lana lavorata a mano e aiutato da Saimon lo avvolgemmo al caldo. Non era l'ideale ma al momento non potevamo fare altro.
Il mio vice aveva telefonato a Carlisle dicendogli dove trovarci mentre io stavo vicino ad Edward per tenerlo tranquillo. Mi auguravo che suo padre arrivasse presto. Aveva bisogno di un medico oltreché dell'affetto e della sicurezza che quell'uomo gli avrebbe dato.
Con un sorriso pensai a quanto avevano fatto per quello sfortunato ragazzo e quante conquiste erano riusciti ad ottenere. Carlisle era l'unico che sarebbe riuscito ad aiutarlo.
Alzai lo sguardo attirato da un leggero rumore, Emily si era avvicinata piano e mi stava porgendo un borsa con del ghiaccio. “Dovrebbe mettergliela sulla guancia, così si sgonfia un po' e tiene giù la febbre ” disse gentile.
La ringraziai con un sorriso e gliela appoggiai delicatamente sul viso. Al contatto con il freddo sussultò poi aprii gli occhi un attimo e mi sorrise mentre si rannicchiava sotto la coperta.
Ho sete” mormorò poi chiudendo nuovamente gli occhi come se parlare fosse stato uno sforzo enorme.
Doveva essere sfinito. Non feci in tempo a chiedere un po' d'acqua che vidi Emily avvicinarsi con un bicchiere e una cannuccia. “Così può bere sdraiato” mi spiegò accucciandosi e mettendogli la cannuccia fra le labbra riarse.
Lo vidi aprire l'unico occhio che riusciva e sorridere alla ragazza mentre succhiava avidamente.
Hai fame?” gli chiese poi lei, con una dolcezza immensa sorridendogli.
Si” rispose con un filo di voce distogliendo lo sguardo forse imbarazzato.
Lei si alzò e senza dire nulla si avviò in cucina per poi tornarne con una scodella di minestra. Sempre sorridendo e muovendosi con molta calma si sedette per terra vicino a lui e, sotto il mio sguardo stupito, iniziò ad imboccarlo.
Era sorprendente. Quella ragazza sconosciuta, con la sua gentilezza e la sua calma, lo dovevano avere affascinato perché tranquillo si lasciò imboccare e poi sfinito si addormentò nuovamente.

Avevo approfittato anch'io e i miei uomini della loro ospitalità divorando un enorme panino ripieno di formaggio e prosciutto. Stavo bevendomi un caffè bollente per scaldarmi quando vidi la macchina di Carlisle inchiodare.
Gli andai incontro per tranquillizzarlo.
Come sta Charlie?” mi chiese agitatissimo.
Adesso va meglio ha bevuto e mangiato un poco. E si è addormentato nuovamente. Era sfinito” gli dissi dolcemente. “ma ha la febbre e bisogna cambiarlo perché i vestiti che ha addosso sono ancora bagnati ma avevo paura della sua reazione, di spaventarlo.” gli spiegai.
Lui annui, sapeva perfettamente che con Edward bisognava fare le cose con calma e con un sorriso mi mostrò un pacchetto di vestiti puliti e asciutti che si era portato dietro.
Quando entrò salutò tutti e ringraziò tutti velocemente poi si chinò vicino a suo figlio e lo chiamò piano.
Lui aprì l'occhio sano e gli sorrise.
Edward.” disse Carlisle emozionatissimo.
Scusa papà.” gli sussurrò lui “Non potevo fare altro”.
Cosa intendeva? Le sue parole non mi sfuggirono mentre Carlisle sembrava troppo felice per farci caso.
Non lo fare più Edward. Ti prego non scappare più da noi.” gli disse accarezzandogli la testa con la voce rotta dall'emozione.
Carlisle ha la spalla fuori posto e i piedi feriti” lo informai. Fasciato com'era nella coperta non poteva certo accorgersene.
Lo vidi cambiare espressione mentre dolcemente gli spostava la coperta per accertarsi delle sue condizioni.
Uscite tutti per favore. No, tu Charlie resta” aggiunse poi vedendomi andare via.
Tienilo fermo. Stringi i denti Edward. Ti farò male ma sarà solo un attimo.” disse, poi all'improvviso mentre finiva di parlare tirò un colpo secco alla spalla del suo ragazzo.
Lo vidi sbiancare e perdere i sensi. “Non c'era altro modo” mi disse “Aiutami a cambiarlo”.
Velocemente lo spogliammo e i miei occhi si posarono sullo strano ciondolo rotondo di plastica che gli pendeva sul petto. Avevo l'impressione di aver già visto qualcosa di simile ma non riuscivo a ricordare dove.
E questo cos'è?” chiesi a Carlisle tenendolo in mano mentre lui gli sfilava la maglietta bagnata.
Non lo so, ce l'ha sempre avuto. Deve essere un regalo di Alice.” rispose alzando le spalle.
Lasciammo cadere il discorso e finimmo di spogliarlo. Poi prima di vestirlo Carlisle gli fasciò la spalla. “E' meglio che la tenga ferma per qualche giorno” mi spiegò.
Quando fu vestito, gli controllò il viso con aria corrucciata.
Deve aver preso una bella botta cadendo” dissi nel vedere quel livido scuro rovinargli il viso da angelo.
Non è caduto.” commentò lui guardandomi preoccupato “lo hanno picchiato” e con delicatezza posò la sua mano sulla guancia del ragazzo... era il calco perfetto del livido.
Trattenni il fiato. “Allora...” non fini la frase pensando che anche la spalla... Chi poteva mai essere stato?? Cosa era successo? Era forse questo il motivo che lo aveva spinto a scappare?
Bisognerà chiedergli chi è stato e cosa è successo” dissi socchiudendo gli occhi mentre il mio cervello lavorava a mille.
Vidi Carlisle annuire ma non sembrava molto convinto.
Poi passò in fondo al divano e iniziò a sistemargli i piedi, pulendo e medicando dolcemente le numerose ferite.
Perché è senza scarpe secondo te?” gli chiesi incuriosito da quel mistero a cui non avevo trovato risposta.
Lo vidi scuotere la testa “Non ne ho idea. Forse si sono rotte” ipotizzò.
Non era possibile le avremmo trovate, pensai irrequieto... e poi entrambe?? Sarebbe stata una strana combinazione. Forse se le era levate? ma perché?
Questa vicenda è piena di misteri” mormorai preoccupato.

Lo lasciammo riposare e solo dopo quattro ore aprì gli occhi chiedendo dell'acqua.
Ci affrettammo a farlo bere e chinandomi su di lui gli porsi Tigro che era rimasto con me.
Tieni Edward” dissi. Lui lo afferrò e mi sorrise riconoscente mentre se lo stringeva al petto.
Che è successo Edward. Perché sei scappato? Chi ti ha fatto del male?” gli chiesi cercando di essere gentile ma fermo nello stesso tempo.
Lui mi guardò con gli occhi sbarrati dalla paura. “Non lo so. Non ricordo nulla... Avevo paura... Mi sono perso… non lo so... non ricordo... non so nulla... non voglio... ” disse scoppiando a piangere e ritraendosi spaventato.
Guardai Carlisle perplesso. Come poteva essere che avesse scordato tutto? Non era possibile... ma allora ci stava nascondendo qualcosa? E se si che cosa??
E quando provai ad insistere nuovamente vidi il terrore prendere il sopravvento mentre sprofondava in una vera e propria crisi di panico.
Lo lasciai con suo padre che cercasse di calmarlo e uscii dalla casa affranto.
Tremai nel vento freddo mentre mi rendevo conto che Edward non avrebbe mai parlato.

Forse sul serio non ricordava o più facilmente aveva paura a farlo, paura ad ammettere quello che era successo. La sua mente e il suo corpo ferito avevano trovato il modo di sopravvivere all'orrore che aveva passato da bambino trincerandosi dietro l'oblio, e probabilmente al Luna Park era successo un qualcosa che aveva risvegliato quei ricordi.
Quasi certamente qualcuno aveva provato a fargli del male, magari solo per rubargli i soldi, risvegliando così i ricordi del passato in maniera violenta e lui come la volta precedente si stava barricando dietro a un muro di silenzio e di oblio nascondendo gli avvenimenti persino a se stesso.
Muri che se non avessimo trovato modo di abbattere sarebbero presto diventati la tomba del suo animo...

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