Esme
La
mattina quando scesi per preparare la colazione trovai Carlisle ed
Edward che dormivano abbracciati sul divano.
Senza
far rumore scivolai in cucina e iniziai a preparare la colazione per
tutti aumentando la dose di caffè.
Edward
ne avrebbe avuto bisogno e anche se non gli piaceva lo avrebbe bevuto
come punizione per quello che aveva combinato.
La
giornata procedette benissimo e per punizione gli proibimmo di uscire
la sera per tutto il mese.
Non
fecero una piega. Sapevano di aver sbagliato e accettarono la
punizione senza brontolare .
Ma
se avessi saputo cosa stanano tramando alle nostre spalle, gli avrei
subito revocato la punizione preferendo di gran lunga che andassero
in giro la sera.
Fu
solo a fine mese che ci accorgemmo di quello che combinavano e solo
perché Rosalie si sentì male di stomaco.
Fu
Emmett, quella notte, a venire a bussare alla nostra porta dicendoci
che Rosalie aveva vomitato e che stava malissimo. Era
preoccupatissimo e con Carlisle corremmo da lei.
Sicuri
andammo dritti nella camera delle ragazze convinti di trovarci
Rosalie ma invece trovammo Jasper che dormiva nel letto con Alice.
“Jasper?”
dissi scioccata. Mi potevo aspettare di tutto ma non certo questo.
Lui si
svegliò di soprassalto e quando ci vide diventò
rosso come un
pomodoro mentre Alice si faceva piccola, piccola.
“Rosalie
è in camera mia” ci riscosse Emmett da dietro con
un filo di voce.
Strabuzzai
gli occhi un attimo rendendomi conto della situazione.
Di
notte si scambiavano le camere. Se me lo avessero raccontato non ci
avrei mai creduto e scoprirlo così mi lasciò
senza fiato.
“Emmett mi auguro
per te che Rosalie sia solo indigestione” lo
minacciò
Carlisle correndo nella sua camera.
Io
rimasi lì ferma con gli occhi sgranati a guardare l'altra
coppia
incapace di accettare la realtà.
Sotto
i nostri occhi si erano formate due perfette coppiette che, a nostra
insaputa, dormivano assieme e a giudicare dalla faccia spaventata di
Emmett non si limitavano a qualche bacetto innocente.
“Jasper”
sibilai nuovamente indignata.
Ma
fu Alice a difenderlo prontamente “Non abbiamo ancora fatto
niente
noi. Aspettavamo il mese prossimo i miei sedici anni” mi
disse
spaventata.
“Noi?”
gli chiesi rendendomi conto che invece l'altra coppia qualcosa
evidentemente faceva.
Poi
ripensai alle parole di Carlisle e mi sentii mancare.
Non
poteva essere. Non poteva essere incinta Rosalie e mi precipitai in
camera fulminando con lo sguardo un Emmett imbarazzatissimo e
spaventatissimo.
Charlie
Non
ci potevo credere. Era meraviglioso e sensazionale. Avevo avuto la
conferma. Sua madre mi aveva telefonato poco prima annunciandomi che
il volo era stato prenotato. La mia Isabella sarebbe arrivata fra
quindici giorni esatti.
Non
capivo più niente dalla felicità e decisi di
correre da Carlisle ed
Esme per dargli la notizia e chiedere il loro aiuto. Il momento era
finalmente arrivato ed era l'ora che iniziassi a prepararmi per
accoglierla nel modo migliore.
Lei
ormai non era più una bambina avrebbe compiuto i sedici anni
fra tre
mesi … ed io non l'avevo quasi mai vista.
Cosa
le serviva, cosa farle trovare in casa... o cielo non sapevo da che
parte iniziare.
Senza
ricordarmi mi lasciai in divisa e piombai in prima mattinata a casa
Cullen.
Ad
aprirmi venne Edward. Mi ero dimenticato che era domenica!!
Lo
vidi impallidire ed arretrare come se si fosse trovato davanti un
diavolo con tanto di corna e coda.
“Ciao
Edward. Sono lo zio Charlie” gli dissi sorridendogli e
rendendomi
conto che ero in divisa “Tranquillo. Non succede
nulla” cercai di
rimediare al mio errore.
Lui
mi guardò sorridendo appena e si affrettò ad
eclissarsi in camera.
Entrai
e rimasi stupito. I suoi fratelli erano seduti al tavolo a studiare e
non volava una mosca.
Quella
casa era normalmente un caos immenso di risate e allegria ma c'era
odore di burrasca.
“Ciao”
salutai con la mano sorridendo.
Mi
arrivò un pallido saluto da tutti e quattro che continuarono
a
studiare a testa bassa senza alzarsi a salutarmi come al solito.
Dalla
cucina sbucò la testa di Esme. E la sua espressione non
lasciò
alcun dubbio sul fatto che fosse successo qualcosa.
“Tutto
bene?” chiesi nel vedere la sua faccia
“Lasciamo
perdere” mi disse lei lanciando uno sguardo di fuoco ai
quattro
figlioli che studiavano silenziosi.
“Carlisle
è di turno in ospedale Charlie. Hai bisogno di
lui?” mi chiese
poi addolcendosi immediatamente.
“No.
Volevo solo dirvi che Isabella arriverà presto, esattamente
fra
quindici giorni” dissi stentando a trattenere la mia gioia.
“E'
meraviglioso Charlie” gridò lei abbracciandomi
stretto.
“Che
bello Zio Charlie.” irruppe la voce di quel folletto di Alice
che
si alzò e venne ad abbracciarmi tutta sorridente.
“Ecco
veramente volevo chiederti se mi davate una mano a sistemare casa...
insomma io vivo da solo e non so...” chiesi timidamente.
“Certo.
Sarà bellissimo farlo. Ed io diventerò subito sua
amica. Domani
possiamo andare a comprare qualcosa per la camera” rispose
Alice
euforica come solo lei sapeva esserlo.
“Alice.
Ti devo ricordare che sei in punizione per i prossimi dieci
giorni?”
la bloccò subito Esme fredda.
Alice
si bloccò abbassò la testa e tornò a
sedersi al tavolo mogia,
mogia.
“Cosa
è successo?” chiesi ad Esme incuriosito
indicandogli con la testa
i quattro figlioli.
La
vidi sospirare. E mi fece segno di seguirla in cucina.
Come
entrammo sentimmo le loro voci bisbigliare tutte eccitate.
Esme
si affacciò a guardarli male. E subito si zittirono tutti.
“Devono
averla combinata grossa” dissi ridacchiando “Non ti
ho mai visto
così arrabbiata”
“Enorme
Charlie. Enorme” mi rispose e senza mezzi termini mi
raccontò che
i quattro ragazzi si cambiavano stanze di notte formando due perfette
coppiette approfittando che Edward dormiva nella camera da solo.
“E
non solo. Ma Emmettt e Rosalie hanno anche già avuto
rapporti” mi
disse irritata “per fortuna che usano il preservativo...o
almeno lo
spero a questo punto” finii con una smorfia.
Mi
scappò un fischio “Wwahu. Anche Jasper e la
piccola Alice??”
chiesi stupito e incredulo.
“Sembra
di no. Che lui sia stato abbastanza maturo da aspettare almeno i
sedici anni che però arriveranno il prossimo mese”
mi rispose
irata mentre sistemava i piatti.
“Avrei
voluto vedere le vostre facce” ridacchiai al pensiero del
colpo che
dovevano aver preso.
“Decisamente
doveva essere uno spettacolo esilarante. Ma adesso ti assicuro che
non ridono più” ringhiò arrabbiata
aprendo la porta della cucina “Silenzio ho detto”
sibilò.
“Chi
mi fa pena a questo punto è il povero Edward”
dissi ridacchiando.
“Non
crederti. Sapeva tutto e ha fatto finta di niente. Gli ha retto il
sacco.” sospirò. “E' difficile Charlie,
stanno crescendo e non
riusciamo a tenergli testa”
continuò.”Una ne pensano e cento ne
fanno”.
“Esme.
Forse sarebbe meglio lasciarli fare. Mi sembrano abbastanza maturi da
cavarsela da soli” mi disse lui.
Annui
sconsolata “ Fai presto a dirlo tu. Spero solo che non
facciano
guai” mi rispose sorridendomi “Ti fermi a pranzo??
Così dai la
bella notizia a Carlisle?” mi chiese premurosa.
Avrei
veramente voluto, ma mi guardai se mi fermavo vestito così
rischiavo di venir fulminato da Edward.
“Vado
a casa a cambiarmi “ le risposi.
La
vidi sorridere e scuotere la testa.
Sapevo
che Edward era un pensiero e ancora una volta mi chiesi quando si
sarebbe deciso a fidarsi di me una volta per tutte.
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