venerdì 1 marzo 2013

Capitolo 64 L'ombra del passato


Ciao a tutti. Grazie per essere ancora qua e spero che mi perdonerete per questo capitolo brutale ma necessario. 
Finalmente troverete le risposte a molti dubbi e domande, anche se ovviamente non a tutto e un primo muro cadrà con tutte le sue conseguenze.

Ricordo che ciò che troverete è frutto di fantasia!!!


AVVISO LEGGETE !!       AVVISO LEGGETE!!       AVVISO LEGGETE !!
Questo capitolo è decisamente vietato ai minorenni e sconsigliato alle persone impressionabili.

Ciò che leggerete è stato scritto in maniera dura per far male, come un pugno nello stomaco, e contiene argomenti pesanti.

Però è anche il centro della FF dove vengono svelati alcuni misteri.

Motivo per il quale ho pensato di agire nel modo seguente.

A metà capitolo troverete INIZIO RIASSUNTO da qua in poi il capitolo diventa duro fino alle scritta FINE RIASSUNTO dove poi potete continuare a leggere tranquilli.

La parte compresa fra queste due scritte è come dicevo raccapricciante e quindi se siete impressionabili, se non riuscite a leggerla perché troppo dura o evitate perché minorenni (Ho segnalato la storia come vietata ma magari qualcuna ha aggirato) alla fine del capitolo trovate il riassunto di ciò che verrà narrato in questo pezzo.

Una volta letto se volete andare a leggere andate pure, sapete se non altro a cosa andrete incontro. Ovviamente se avete “lo stomaco forte” il capitolo penso che nella sua crudezza sia molto bello e vada letto senza rovinarsi la suspance con il riassunto. Quindi decidete voi che vi conoscete!!

Io volevo solo avvisarvi...



Capitolo 64 L'ombra del passato 
(Capitolo censurato ai minori  e alle persone impressionabili).



Alice



Come un toro che si vede sventolare davanti agli occhi un drappo rosso avanzavo decisa ad affrontarlo.

Non bussai nemmeno e con rabbia aprii la porta della sua camera.

Ero stufa del suo modo di fare, stufa di sentirlo piangere e urlare la notte, stufa di vederlo e sentirlo soffrire dentro di me.

Doveva tirare fuori tutto come avevano detto i miei genitori.

Ebbene si, era l'ora che lo facesse, che si liberasse dei suoi fantasmi.

Edward era accovacciato sul letto e si stringeva Tigro al petto. Dai suoi occhi colavano lacrime silenziose.

Per un attimo, sopraffatta da quel dolore che vedevo in lui, che sentivo dentro invadermi il cuore e la mente, avrei voluto chiudere la porta e andarmene come avevo fatto troppe volte in passato, ma adesso era giunta l'ora di farla finita e appellandomi a tutta la rabbia che avevo accumulato per il suo comportamento in questi anni, lo affrontai per la prima volta decisa ad andare fino in fondo, fino alla fine del tunnel che lo stava inghiottendo.



Edward. Perché sei scappato oggi?” gli chiesi dura.

Il tono della voce era alto, la rabbia repressa mi aveva fatto quasi gridare.

Lo vidi sussultare.

Probabilmente non si aspettava da parte mia quella domanda e soprattutto il tono autoritario che avevo usato.

Poi si alzò lentamente senza guardarmi e dandomi le spalle andò a guardare fuori dalla finestra. Fra le sue braccia ancora Tigro, stretto al suo petto, come se fosse un ancora a cui aggrapparsi.

Voglio una risposta Edward !” affermai con la voce rabbiosa facendo un passo avanti quasi minacciosa.

Lasciami stare Alice. Non sono fatti tuoi” mi rispose infine con la voce calma, pacata e stanca mentre si asciugava le lacrime con una manica.

E invece si. Sono stufa Edward! Stufa di vederti fuggire davanti a tutto e tutti. Stufa di vederti ridotto in questo stato. Io non capisco...perché Edward?? Sono tua sorella... la tua gemella... io ho il diritto di sapere!” gli dissi con una cattiveria che non conoscevo e la disperazione nella voce tremante.

Non avevamo mai litigato seriamente. Eravamo sempre stati uniti, sempre complici ma adesso non ce la facevo più.

Non potevo più permettere che continuasse a distruggersi così.

Gli volevo troppo bene per vederlo continuare a rovinarsi la vita come stava facendo da troppo tempo.

Il suo rifiuto di ammettere l'interesse verso Bella, il suo scappare di fronte a quello che poteva portargli finalmente gioia e serenità era stata la goccia che fa traboccare il vaso.



Tu non riusciresti a capire” si limitò a dirmi pacato, con la voce che era poco più di un sussurro, sempre senza guardarmi.

E allora spiegami!! Smettila di auto commiserarti! Io sono qui per capire... provaci!” gli gridai esasperata da quel muro che aveva eretto anche con me e che non accennava a crollare.

Davvero vuoi sapere?? Io fossi in te starei ben attenta a cosa chiedo!” urlò e con uno scatto repentino mi raggiunse prendendomi per le spalle e sbattendomi contro la parete.

Il suo viso a pochi centimetri dal mio era adesso stravolto mentre i suoi occhi mi fissavano furiosi.

Sotto la sua stretta e il suo viso diventato all'improvviso estraneo il fiato mi mancò. E per la prima volta ebbi paura del mio gemello mentre le lacrime iniziarono ad uscire accompagnate dai singhiozzi.

Ma non mollai.

Si Edward. Ho bisogno di sapere cosa è successo, cosa ti tortura in questa maniera. Perché vedi sta torturando anche me e io non ce la faccio più. Io sto male con te, io soffro quando soffri tu ed io non resisto più.” gli dissi tra un singhiozzo e l'altro disperata.

I suoi occhi si spensero e si riempirono nuovamente di lacrime. Mollò le mie spalle e barcollando arretrò fino a sedersi per terra appoggiandosi al letto come se avesse ricevuto un colpo violento.

Abbassò la testa e si strinse Tigro al petto mentre i suoi occhi si dilatavano e fissavano immobili il suo peluche.

E capii che lui non era più nella stanza con me, ma lontano otto anni. Lentamente mi lasciai scivolare a terra con la schiena appoggiata alla parete contro la quale mi aveva sbattuta.

Ero pronta ad ascoltare... o almeno lo pensavo...



Ti ricordi Alice... l'ultimo giorno che passammo con i nostri genitori?” mi chiese quasi sussurrando a se stesso, poi senza aspettare la risposta continuò alzando gli occhi su di me ma fissando il vuoto.
Il muro che si era costruito attorno per proteggersi dal passato stava crollando.
Aveva combattuto con tutte le sue forze ma ormai esausto e al limite delle forze psichiche e morali si era finalmente arreso.

Un rumore attirò la mia attenzione. Nel corridoio era arrivata tutta la mia famiglia e in silenzio ascoltammo tutti quello che a posteriori avrei definito un racconto dell'orrore.



INIZIO RIASSUNTO



Andammo al Luna Park, Alice. Ero felice ed entusiasta. Salimmo su moltissime giostre e ridemmo tutto il pomeriggio, ma in serata iniziò a piovere.

Il giorno dopo nel pomeriggio tu andasti alla festa di compleanno della tua compagna. Volevo venirci anch'io, eravamo sempre insieme, ma mamma e papà mi dissero di no. Non ero stato invitato. Era una festa per bambine. Piansi un pochino e poi mi rassegnai.

Stavo giocando con la mamma quando loro entrarono in casa...



Sai... non ricordo tutto. La mia mente ha cancellato quel pomeriggio, ma negli incubi rivedo quello che è successo come fossero tante tessere di un mosaico.

I primi ricordi sono stati di quando, nella loro camera da letto, dopo aver aperto la cassaforte, tagliarono la gola a papà.

Il sangue era schizzato addosso a me e alla mamma che mi teneva stretto a lei. Lui non morì subito, ci mise qualche minuto. Ancora adesso, spesso nei miei incubi, vedo i suoi occhi aperti fissarmi, vedo la sua bocca muoversi e chiamarmi in un grido che non è mai uscito. E sento l'odore del sangue nel naso, mentre la gola si chiude e il panico mi afferra e mi soffoca... proprio come allora.

Ero attaccato alla mamma terrorizzato da quello che stava succedendo ma mi separarono da lei. La stapparono via dalle mie braccia o forse strapparono via me dalle sue, non so cosa successe esattamente...

So che piangevo Alice, che avevo paura, che mi sentivo solo e indifeso mentre la chiamavo disperato... ma a loro non interessava.


Non riesco a ricordare, non voglio ricordare, eppure di notte rivedo la mamma urlare e sento la sua voce rimbombarmi nelle orecchie.

Era sdraiata sul lettone con loro sopra mentre la violentavano come animali e lei li implorava di smetterla, li pregava di finire.

Mi ricordo le loro risa, le loro voci, mentre si davano il turno.

E ancora adesso vorrei andare lì e cambiare le cose, aiutarla, proteggerla, ma proprio come allora sono impotente, non posso fare nulla... solo guardare e piangere.

E poi tutto finii...

La uccisero senza pietà, senza un tentennamento, Alice.

Ricordo con nitidezza quando quell'uomo dal passamontagna nero, le tagliò la gola.

Non gridò quando capii il suo destino ma si voltò verso di me e mi sorrise.

Un sorriso dolce, un sorriso d'amore... il suo ultimo sorriso per me ... Alice.



Poi quell'uomo si avvicinò a me, era coperto di sangue e nudo dalla cintola in giù .

Avevo paura Alice, pensavo che mi avrebbe ucciso come la mamma.

E forse sarebbe stato meglio.

Di notte mi sveglio e ricordo con chiarezza le sue parole, le sue mani su di me, il suo corpo sul mio.

Ma guardate che bel bambino, e che occhi verdi che ha, sembrano brillare, non ne ho mai visti di simili” mi disse lui.

Era il capo, non potevo vedere il suo volto ma sento spesso la sua voce e le sue parole spaventarmi ancora adesso.

Lasciatemi andare. Non fatemi del male” gli chiesi piangendo.

Ero terrorizzato.

Lui si mise a ridere. Si Alice rideva mentre iniziava a spogliarmi.

Aiutato dal coltello con cui aveva ucciso i nostri genitori mi levò tutti i vestiti iniziando dalle scarpe.

Poi allungò le sue mani e le posò sui miei genitali...”





Mi sentii morire, potevo vedere la disperazione nei suoi occhi mentre nascondeva la testa fra le gambe. Avrei voluto andargli vicino a consolarlo, dirgli che non era successo nulla, che era tutto finito, che era in salvo, ma Edward tirò di nuovo su la testa verso di me e mi sorrise.



A lungo ho cancellato dalla mia mente quello che successe. A lungo mi sono rifiutato di ricordare, ho cercato di dimenticare, ma non posso Alice non riesco a scordare quello che mi ha fatto.



Lui mi accarezzava il pene e i testicoli, Alice. Lentamente dolcemente. Sento ancora addosso le sue mani sudate e forti, il suo alito soffiarmi nelle orecchie, la sua puzza di alcool, tabacco e sesso invadermi le narici.

Rideva, Alice.
Rideva mentre mi spiegava che ero una femminuccia.
Che non mi stavo eccitando perché non ero un maschio. Che non sarei mai diventato un vero uomo.
Che aveva visto quello che ero e che sarei stato suo.

Io provai a spiegargli che ero un maschio, che era una bugia, ma la sua risata coprì la mia voce “No. Edward. Non sei un maschio vero. Io l'ho visto, io riconosco i ragazzini come te quando li vedo. Tu sei buono solo per essere scopato, non potrai mai avere una donna... non sei e non sarai mai uomo abbastanza” mi spiegò mentre stringendomi a se continuava ad accarezzarmi languidamente sotto gli occhi attenti degli altri che mi fissavano carichi di lussuria e trepida attesa.

Ma io ero del loro capo, lui aveva l'esclusiva sul mio corpo, sul mio essere... su di me. Io ero e sono suo. Gli altri avrebbero dovuto accontentarsi di guardare.

Le sue dita sporche di sangue poi si spostarono iniziando ad accarezzarmi in mezzo alle gambe, scivolando dietro ai genitali infilandosi dentro di me, prima lentamente poi più velocemente. Io piangevo e gridavo spaventato senza capire che quello era solo l'inizio.



A lungo ho dimenticato il resto, troppo orrore, troppo dolore e vergogna ma vedi Alice pian piano ogni tassello sta andando a posto.

Adesso ricordo anche quando mi misero sul letto in ginocchio.

Uno di loro mi teneva fermo con la testa fra le sue gambe e le braccia tirate indietro mentre dietro c'era solo orrore.

Ricordo, Alice le mani del loro capo che mi accarezzavano il corpo, e che mi allargavano con decisione per far posto al suo pene grosso e duro. Con fermezza lo sentii entrare dentro di me e invadere il mio corpo.

Ed io urlai Alice, urlai perché faceva male.

Bruciava come il fuoco e ogni sua spinta era una stilettata di dolore.

Usciva ed entrava.

Sempre più veloce, sempre più a fondo, mentre io gridavo, urlavo e lo pregavo di finire.

Quando finalmente si fermò e sentii il suo liquido espandersi dentro, sporcarmi e macchiarmi in maniera indelebile, sperai che fosse finito tutto e pregai che la morte arrivasse veloce come per mamma.



Ricordo ancora il dolore, le risa degli altri che guardavano e lo incitavano a entrare di più a farmi urlare di più e il male che non sembrava finire mai, ma soprattutto l'umiliazione.

Volevano divertirsi tutti con me, volevano che io diventassi la loro puttana, ma lui lì bloccò. Io ero suo... solo ed esclusivamente suo e non avrebbe permesso agli altri di toccare il suo giocattolino.

E quando finalmente ebbe finito mi sdraiò sulla schiena e con il coltello mi fece prima i tagli orizzontali poi quello lungo.

Pensavo che mi avrebbe ucciso, volevo morire Alice, desideravo morire, volevo che il coltello affondasse dentro di me, che mi tagliasse la gola, ma non lo fece.

Non avrebbe mai ucciso chi gli aveva procurato tanto piacere.

Con il coltello incurante delle mie grida si fermò alla base del pene, mi guardò sorridente e soddisfatto e mi disse “Per ora mi fermo qua. La prossima volta che ti troverò ti taglierò tutto. Ti renderò femmina. Perché è questo quello che tu dovresti essere. Tu sei la mia puttana, la mia amante ed io, ti troverò di nuovo e insieme ci divertiremo. Per questo ti lascio vivo, perché sei bellissimo da scopare e perché sarai ancora meglio una volta che sarai cresciuto e che capirai il tuo destino.

Ma tu non devi parlarne con nessuno. Mi hai capito Edward? Dalla tua bocca non dovrà uscire una sola parola. Non un sussurro. Questo sarà il nostro segreto. ” mi disse e poi si chinò e mi baciò sulla bocca aprendomela con una mano e infilando la sua lingua a cercare la mia.

Mi leccava e succhiava mentre le sue mani avevano ripreso a giocare con i miei genitali.

E poi se ne andarono, come erano venuti sparirono, lasciandomi lì sul lettone, da solo in mezzo al sangue.

Ed io mi rannicchiai vicino alla mamma, pregando di poterla raggiungere presto.”





Mi stavo sentendo male. Io quel pomeriggio ero stata malissimo avevo passato quasi due ore sdraiata su un letto con la mamma della mia amica che provava a telefonare a casa per avvisare mia madre nel panico più totale.

E adesso, rievocato dalle sue parole, il dolore era tornato. Forte, cocente. E anche consapevole del perché.

Mi rannicchiai piangendo.

Mi spiace Edward. Io non sapevo... non immaginavo” gli dissi disperata tra un singulto e l'altro. “Io non avevo capito” cercai di giustificarmi incapace di comprendere tutto, di perdonarmi per averlo giudicato debole, per essere stata cieca e sorda al suo dolore.



Ma lui non mi ascoltò e continuò imperterrito a parlare, indifferente ai miei sensi di colpa.

Volevi sapere che cosa ho Alice vero? Il perché ho mandato via Bella?

Forse non ci crederai... ma Bella mi piace, vorrei poterla stringere a me, baciarla, coccolarla e fare quello che Jasper fa con te.

Ma io non posso, Alice!!

Lui aveva ragione, io non sono un maschio.

Vedo l'effetto che tu fai su Jasper, quello che fa Rosalie su Emmett. Vedo i loro pantaloni tirarsi quando la loro erezione si fa dura dal desiderio. Sento i loro discorsi, il loro descrivere le sensazioni che voi ragazze gli donate. Persino papà non è indifferente a mamma.
Ma a me questo non succede.
Io non potrei mai rendere felice Bella o nessun'altra ragazza. 
Per questo ci giro lontano perché io sono buono solo per essere scopato ed è per questo che non voglio avere maschi nelle vicinanze. Non voglio che se ne accorgano, non voglio che capiscano quanto io sia diverso. Non voglio che nessuno mi faccia più male... mai più. Nessuno deve più avere il mio corpo, nessuno deve più toccarmi in quella maniera o entrare dentro di me.

Io vorrei essere normale, vorrei poter amare ed essere amato da una ragazza... da Bella... ma non posso. Perché il mio membro non si drizza mai. Sai cosa vuole dire mai Alice??

Sai cosa significa tenerlo sempre mollo fra le mani?? Sapere che nulla può risvegliarlo?? Sapere di essere diverso... di non essere... un vero maschio??

Sai cosa significa vivere nella paura che gli altri capiscano il tuo segreto e nella vergogna perché sai quello che è successo e hai paura che gli altri lo scoprano?”



Tacque. Finalmente tacque.

Non ce la facevo più a sentirlo. Non potevo più ascoltare la sua voce, la sua paura, il suo dolore, la sua rabbia e la sua vergogna sommergermi a ondate.

I suoi occhi tornarono vivi e si abbassarono sul suo peluche.

Gli vidi posare un bacio fra le orecchie.

Sai.” riprese pacato, dolce abbassando nuovamente il tono di voce, quasi sussurrando “Per un po' ho creduto di poter trovare la pace qui. Non ricordavo e di giorno riuscivo a dimenticare quel poco che ritornava sotto forma di incubo. L'amore dei nostri nuovi genitori, l'amicizia prima di Emmett e poi degli altri mi dava la forza di andare avanti.

Ma quando sono cresciuto ho iniziato a capire, a ricordare e ricostruire ciò che era successo, ciò che mi avevano fatto. E insieme a questa consapevolezza ho anche capito di non essere un vero uomo. Ho capito che non avrò mai una famiglia. Perché mai potrò rendere felice una ragazza... non potrò mai essere uomo fino in fondo.

E sai per ironia quando ho finalmente capito tutto?? Quando ho incontrato Bella e mi sono reso conto di non poterla amare come vorrei. Quando mi sono reso conto di ciò che mi è stato rubato... o che forse non ho mai avuto... come diceva lui”



Tacque di nuovo, poi mi guardò sorridendo finalmente sereno per essersi levato quel peso dal cuore, mentre le lacrime inondavano i suoi occhi e colavano lungo le sue guance gocciolando sulle mani strette convulsamente intorno al suo peluche.

Sai lui mi sta ancora cercando. Lui mi vuole ancora per se. Io lo so... lui me l'ha detto... lui … non è lontano” ora la sua voce era rassegnata e stanca  “ Ancora adesso vivo nel terrore d'incontrarlo nuovamente. Lui mi ha promesso che mi avrebbe trovato e c'era già quasi riuscito... lui continuerà a cercare per avermi per se ancora...” sussurrò.

Credevo avesse finito, speravo non aggiungesse altro ma invece riprese a parlare guardandomi con uno sguardo talmente dolce da lasciarmi sconvolta.

Tante volte avrei voluto morire, Alice, sopraffatto dalla paura e dalla vergogna. In Ospedale fin da subito avevo sperato succedesse, che la morte cancellasse tutto, ma non era il mio destino. Anche quando sono scappato nel bosco speravo che un animale mi trovasse e mi uccidesse, volevo morire, volevo scappare dall'incubo nel quale ho vissuto da allora, ma invece a trovarmi fu Charlie che mi ricordò che tu mi stavi aspettando.

Perché mia dolce sorellina ho sempre saputo di non poterti lasciare sola, sono sempre stato cosciente che non potevo abbandonarti, che la morte doveva aspettare, perché tu, malgrado tutto, avevi bisogno di me.”


FINE RIASSUNTO



Un silenzio pesantissimo rotto solo dai nostri singhiozzi calò nella stanza proprio come un sudario avvolge un cadavere. Il muro era stato abbattuto ed ora rimanevano solo le macerie della sua anima. Il velo del dolore era stato alzato un attimo per permettermi di vedere e capire e adesso sarebbe tornato al suo posto avvolgendo nuovamente ciò che restava di mio fratello.



Imbambolata, ancora sotto shock dalle sue parole, lo vidi alzarsi lentamente asciugandosi le lacrime con la manica e, con un sorriso tristissimo su quelle labbra che non ridevano da tempo, venire verso di me.

Mi prese per le mani e mi fece alzare, mi abbraccio un attimo dandomi un bacio sulla fronte e riprese a parlare, dolce e pacato asciugando le mie lacrime con i suoi polpastrelli come aveva fatto già tante volte quando piangevo disperata.

Ma vedi Alice. Finalmente hai trovato chi può prendersi cura di te. Hai trovato la tua strada, il tuo amore. Hai trovato Jasper.

Io non ti servo più. Io sono solo un impedimento per la tua felicità” mi spiegò accarezzandomi i capelli con una dolcezza sconvolgente “ E adesso è giunta l'ora che vada dove dovevo andare otto anni fa” aggiunse sorridendomi sereno e dopo avermi fatto un ultima carezza, con Tigro stretto in petto, uscì dalla porta veloce e silenzioso come un fantasma.







Riassunto



Alice affronta Edward e lo costringe a ricordare e ad affrontare il suo passato. Lui inizia a raccontare di come il giorno prima fossero felici e spensierati al Luna Park con i genitori e come il giorno dopo lui fosse stato rifiutato alla festa di compleanno alla quale partecipò Alice. Fra un singhiozzo e l'altro le racconta quell'ultima giornata e come venne distrutta la sua famiglia e il dolore provato da lui stesso. Si viene così a scoprire fra lacrime e dolore che Edward oltre ad aver assistito alla morte violenta del padre, alla violenza sulla madre e al suo omicidio è stato a sua volta violentato e stuprato.

La violenza fisica sconvolgente e dolorosa da parte del capo del gruppo che lo reclama come suo, è stata accompagnata dallo scherno e dalla violenza morale con cui l'uomo afferma che Edward non è e non sarà mai un maschio. Il capo del gruppo gli promette pertanto che non si dimenticherà di lui ma che anzi aspetta che cresca per prenderselo nuovamente.

Le conseguenze fisiche e morali sono pertanto il disgusto per se stesso e la convinzione di non essere come gli altri uomini visto le parole del capo che ha abusato di lui e  la sua totale incapacità di eccitarsi quindi di poter fare l'amore con una ragazza accompoagnati dalla paura che qualcuno scopra la sua vergogna..

Ecco perché rifiuta le ragazze e ha paura dei ragazzi. Ammette di essere innamorato di Bella ma di non poter stare con lei, perché non può darle ciò che cerca. Si vergogna della situazione in quanto non si ritiene uomo e ha paura che gli altri scoprano il suo segreto. Infine racconta di come il loro capo gli ha detto che lo avrebbe cercato di nuovo e per rintracciarlo gli ha fatto i segni sul petto minacciandolo per avere il suo silenzio.

Edward è convinto che lui, di cui non  sà l'identità perchè incappucciato,  lo stia ancora cercando e... che  lo abbia quasi trovato.  

Fra le lacrime Edward confida ad Alice di aver voluto morire più di una volta (anche quando era fuggito nel bosco dal Luna Park) ma di non averlo potuto fare per lei, perché sapeva che lei aveva bisogno di lui.

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