Capitolo
60 Una triste leggenda
Carlisle
Era
un posto meraviglioso.
Sbucammo
sulla punta di un costone. Una ventina di metri sotto di noi c'era
l'oceano.
La
punta di roccia si apriva di fronte a noi e si prolungava sul mare a
picco come un trampolino naturale di pietra.
“ E
adesso?” chiese Esme perplessa vedendo che la strada finiva sopra
quella stretta striscia di roccia resa scivolosa dagli spruzzi del
mare.
“E
adesso scendiamo. Qui c'è il sentiero” ci disse Charlie
riprendendo lo zaino e tornando sui suoi passi per pochi metri fino
all'inizio del bosco e calandosi lungo un sentierino ripido ma
fattibile senza grossi problemi.
Ci
mettemmo quasi dieci minuti a scendere e con qualche imprecazione da
parte delle ragazze e un paio di scivolate di Bella arrivammo
finalmente alla base della scogliera.
Qui
si apriva una piccolissima spiaggetta di sabbia fine che terminava in
un grosso e ombroso prato fiorito. L'Oceano s'infrangeva contro
degli enormi scogli che facevano da barriera a quel posticino così
accogliente, lasciando trapelare appena pochi centimetri d'acqua.
“Perché
non c'è l'hai detto Zio Charlie. Avremmo portato i costumi da bagno
“ si lamentò Alice con gli occhi puntati verso l'oceano.
“Perché
per raggiungere l'acqua devi superare quegli scogli ed è pericoloso
fare il bagno. Il mare in questo punto è sempre agitato e l'acqua
sempre gelida a causa delle correnti. Se entri in acqua non ne esci
più” gli spiegò lui sorridente.
“E'
un posto magnifico” disse Esme affascinata come tutti noi da quella
natura selvaggia.
“Già.
Un posto stupendo degno di una favola” rispose Charlie guardando in
alto il picco che ci sovrastava.
“E'
un posto bellissimo. Perché ha quel nome orrendo?” chiese Rosalie
curiosa come sempre.
“Perché
c'è una leggenda dietro a questo posto” rispose ridacchiando.
“Quale?”
s'informò subito Alice avvicinandosi seguita da tutti i ragazzi.
Charlie
si mise a sghignazzare e poi si sedette su uno scoglio asciutto.
“Siete
sicuri volerla sapere?” chiese sorridente felice di avere
l'attenzione di tutti su di se.
“Certamente.
Ci hai incuriosito. E poi così riprendiamo fiato prima d'iniziare a
preparare” disse Esme sedendosi sulla sabbia tutta sudata e
accaldata dalla camminata.
La
imitammo tutti e Charlie con la voce profonda e lo sguardo puntato
sul orizzonte iniziò a raccontare.
“Femmina
Morta. E' un nome fin troppo appropriato.
Dovete
sapere che la leggenda parla di una ragazza che si era innamorata di
un vampiro.” vide i nostri sguardi stupiti e si affrettò a
spiegare “non era un vampiro di quelli del terrore. Era un ragazzo
bellissimo dagli occhi d'ambra e il sorriso che stordiva chiunque.
Lui non beveva sangue umano ma si alimentava solo uccidendo animali e
bevendo il loro sangue.
S'incontrarono
e si innamorarono perdutamente.
Uomo
e donna, vampiro e umana, ghiaccio e fuoco.
Ma
il vampiro sapeva che la loro relazione era impossibile. Lui era un
immortale. Lei invece sarebbe invecchiata e infine morta. La ragazza
lo supplicò di trasformarla, di renderla simile a lui per poter
vivere in eterno assieme, ma il vampiro non voleva ucciderla e
levarle l'anima, così decise di abbandonarla per permetterle di
farsi una vita vera e normale.
Un
giorno la portò nel bosco qui dietro e le disse, mentendo anche a se
stesso, che non l' amava, che tutto era una bugia e di dimenticarlo
per sempre.
E
da quel giorno sparì dalla sua vita.
Lei
pianse e si disperò per mesi. Sempre continuando ad aspettarlo
convinta che lui sarebbe tornato e quando finalmente si rese conto
che lo aveva perso per sempre venne qui e si tuffò da quel picco
morendo affogata nelle gelide acque.
La
leggenda narra poi che il corpo della ragazza non fu mai ritrovato e
che il vampiro dopo pochi giorni dalla sua morte tornò pentito
dalla sua decisione ma era troppo tardi ormai, l'aveva persa per
sempre.
Sopraffatto
dal dolore iniziò a vagare fra queste rocce, per trovarla, senza più
pace o felicità distrutto dal rimorso e dalla mancanza di un motivo
per cui continuare a vivere sebbene fosse condannato a farlo per
l'eternità. Alcuni pescatori sostengono che al tramonto, insieme al
vento, si può sentire ancora la voce del vampiro chiamare la sua
amata ”
la
voce di Charlie si spense.
Una
grande tristezza era entrata nei nostri cuori. Tacevamo tutti e
istintivamente mi abbracciai Esme. Il mio amore.
“Mangiamo?”
disse poi Charlie alzandosi imbarazzato dall'aver creato quella cappa
di tristezza che ci aveva avvolti.
“Certo”
affermò Esme felice di rompere quel tetro silenzio e insieme
iniziammo a preparare il nostro pic-nic.
Dopo
pranzo ci mettemmo tutti a giocare a pallavolo sulla sabbia.
Solo
Edward si allontanò andando a sedersi su uno scoglio lontano.
Bella
giocò cinque minuti poi scusandosi si allontanò e lo raggiunse
sedendosi al suo fianco.
Un
sorriso radioso si aprì sul mio volto.
Mi
girai e notai lo sguardo felice di Esme rapita da quella visione,
mentre Charlie li fissava preoccupato.
Come
padre di Bella anch'io mi sarei preoccupato, visto la storia di
Edward, ma in quanto suo padre ero al settimo cielo.
Bella
Odiavo
la pallavolo. Ero una completa incapace così con una scusa mi
allontanai da quello che per me era un inferno.
Notai
Edward seduto su uno scoglio e decisi di raggiungerlo.
Non
fu un impresa facile. Era andato ad arrampicarsi sul più alto e
stava lì appollaiato come un gabbiano a fissare il mare.
Lo
raggiunsi con qualche difficoltà e mi sedetti vicino a lui.
“Ciao
che bello che è qui” dissi giusto per rompere il silenzio.
E
in effetti era bello sul serio. Potevamo vedere l'orizzonte perdersi
e confondersi con il mare, le onde che potenti si rompevano sugli
scogli, il picco che si allungava come un becco sul mare proiettando
la sua ombra sulla scogliera ai suoi piedi
“Sembra
proprio un posto da favole” continuai imperterrita malgrado il suo
silenzio.
Il
vento ci portò gli spruzzi dell'oceano e mi sentii lieve e felice.
Alzai
lo sguardo su di lui. Guardava avanti, lontano, gli occhi persi in
chissà quale visione.
“A
cosa stai pensando?” gli chiesi rimirando i suoi capelli mossi dal
vento.
Erano
così morbidi e belli.
“A
tutto e a nulla. Alla vita e alla morte.” mi rispose finalmente con
un filo di voce voltandosi e sorridendomi.
Ancora
quel sorriso, ancora quello sguardo così tormentato.
“E'
un bel posto in effetti per pensare” gli risposi sorridendogli e
allungando la mano per sfiorare la sua.
“Si
finché si resta da soli” mi rispose ritirando la mano di scatto e
alzandosi per tornare dalla sua famiglia.
Rimasi
qualche minuto lì da sola. Cosa avevo che gli dava così fastidio??
Ero
disorientata. Mi sorrideva e vedevo che spesso i suoi occhi erano
puntati su di me ma appena provavo a guardarlo lui li abbassava, così
come si ritraeva ogni qual volta provassi ad avvicinarlo.
“Non
ti preoccupare fa così con tutti” la voce triste di Alice che mi
aveva raggiunto ruppe i miei pensieri.
“Non
è una gran consolazione” risposi ironica ancora infastidita.
“cos'è pensa di essere troppo bello per noi comuni mortali?” le
chiesi amareggiata.
“E'
solo... timido” mi rispose lei ma i suoi occhi mi rivelarono che
era una bugia. C'era di più.
Lei
si affrettò ad abbassarli imbarazzata arrossendo e poi mi disse
“Vieni. I ragazzi volevano fare un castello di sabbia ” e il suo
tono era di nuovo tornato allegro e ridente.
Li
raggiunsi e quando tornai a casa dovetti farmi una doccia lunga
quaranta minuti perché avevo sabbia ovunque dalle orecchie al naso.
Ma
mi ero divertita da morire.
Erano
pazzi e simpaticissimi.
Anche
Edward aveva giocato con noi e di nuovo lo avevo sorpreso più di
una volta a fissarmi di nascosto ma non mi aveva mai sfiorato ne
tanto meno rivolto la parola .
Esme
Fu
una giornata bellissima e per un attimo pensai che Edward si sarebbe
lasciato andare con Bella ma come lei lo aveva raggiunto sulla
scogliera lui si era allontanato.
E
quella notte gli incubi tornarono nuovamente a torturalo.
Il
suo urlo disperato ci svegliò e come al solito corsi da lui con
Carlisle.
Seduto
sul letto le mani premute sul viso piangeva disperato “Non posso…
non posso... non è vero... non voglio... perché?... ”
Ci
mettemmo diversi minuti a calmarlo e poi Carlisle provò a chiedergli
cosa si ricordava ma lui fra i singhiozzi scosse la testa “Voglio
morire” ci disse solamente piangendo e non era un delirio ma un
affermazione cosciente.
Lo
guardammo allibiti, era la prima volta diceva qualcosa del genere.
“Edward non dire stupidate” lo rimproverammo spaventati.
“Non
posso vivere così.” ci spiegò con un filo di voce ancora rotto
dai singhiozzi che non riusciva a tacitare e nei suoi occhi c'era una
disperazione che non avevo mai visto.
La
sberla di Carlisle mi prese alla sprovvista e lasciò sconvolto anche
lui.
“Basta
con questa storia. Alice ha bisogno di te, noi abbiamo bisogno di te.
Non voglio più sentirti dire certe cose. E non devi neanche
pensarle. Chiaro!!” la sua voce era tagliente.
Vidi
Edward annuire intimorito mentre me lo abbracciavo stretto per
consolarlo.
“Va
tutto bene Edward. Passerà. Prima o poi riuscirai a dimenticare”
gli dissi per cercare di confortarlo.
Lui
si lasciò cullare e piano piano i singhiozzi sparirono.
Lo
feci sdraiare e gli presi la mano.
“Cerca
di dormire. Ci sono qua io” gli dissi “non ti lascio solo, è
stato solo un incubo.” mormorai.
Si
mise giù senza più aprire bocca ed esausto chiuse gli occhi.
Aspettai
che si addormentasse profondamente poi tornai a letto.
Carlisle
era seduto con gli occhi gonfi dal pianto.
“Non
volevo colpirlo. Non volevo fargli male” mi disse disperato.
“Hai
fatto bene invece. Stava dicendo delle assurdità” gli risposi
preoccupata.
“No
Esme. Non erano assurdità. Ho paura che ci abbia detto la verità
stavolta” mi disse preoccupato.
“Non
vedo perché dovrebbe” gli risposi preoccupata e pensierosa. Non
vedevo il motivo di fare una stupidata simile.
In fondo erano solo incubi quelli che aveva.
In fondo erano solo incubi quelli che aveva.
“Perché
sta ricordando piano piano quello che è successo. Perché c'è
qualcosa che non ci dice, qualcosa che scatena queste crisi
improvvise. Qualcosa che tiene dentro e che non sta uscendo. Qualcosa
che lo fa fuggire da tutto e da tutti e che lo sta logorando ogni
anno di più” mi
disse. “Forse dovremmo portarlo da uno psicologo” rifletté
sconsolato.
Scossi
la testa “Non ci verrebbe mai. Non accetterà mai, lo sai, ne
abbiamo già parlato. Diamogli tempo forse passerà” risposi.
Lo
vidi annuire tristemente “Sono già passati otto anni e le cose non
stanno migliorando... anzi...” mi rispose assorto
“Ti
sbagli. Piano piano invece migliorano. Oggi non è fuggito da Bella,
l'ha evitata ma la guardava ed era attirato da lei”
“Speriamo
che tu non ti sbagli” mi disse lui abbracciandomi.
“No.
Le madri sanno leggere certe cose. Diamogli solo tempo e speriamo che
riesca ad aprire il suo cuore almeno a lei. Credo che fra quei due
potrebbe nascere qualcosa di bello, qualcosa che potrebbe aiutarlo a
vivere meglio”.
E
spegnendo la luce ci addormentammo abbracciati mentre i miei ultimi
pensieri andavano al mio bambino che speravo riuscisse a dormire
sereno.
Ciao P. conosco bene quella leggenda …ma se non ricordo male l'umana non muore anzi dopo innumerevoli difficoltà si sposano e hanno pure una bambina e se non sbaglio c’è pure un cagnaccio ahahahah
RispondiEliminaP. bel capitolo speriamo che Bella riesca a far uscire dal suo guscio Edward.
Già qua la storia è un pò diversa... ma c'è un suo perchè!! Come al solito nulla è lasciato al caso !!
RispondiEliminaGrazieeee ancora di tutto P mia