Charlie
Quando
tornai stavano apparecchiando tutti e cinque.
In
silenzio e a testa bassa.
Carlisle
era già arrivato e scese sorridendo.
“Charlie,
Alice mi ha detto la notizia. E' meraviglioso” mi venne
incontro
tutto sorridente.
“Già
finalmente rivedrò la mia bambina” esclamai
entusiasta “Qui
com'è la situazione?” gli chiesi poi sottovoce.
Lui
si mise a ridacchiare.
“Ho
acchiappato i due galletti e gli ho fatto la predica. Ma Esme
è
talmente inferocita che per un po' non credo che avranno il coraggio
di ricambiarsi nuovamente le camere” sorrise all'idea.
Carlisle
Non
che approvassi, ma sapevo che i loro ormoni si erano scatenati e
tenerli a freno sarebbe stato quasi impossibile.
Senza
accorgermene mi fermai a fissare Edward. Lui sembrava perfettamente
immune a tutto ciò eppure era il gemello di Alice.
Mi
scappò un sospiro.
“Stai
pensando ad Edward, vero?” mi chiese Charlie mentre si apriva
la
birra che gli avevo allungato.
“Già.
Alla sua età dovrebbe avere gli ormoni che iniziano a
spingerlo
verso le ragazze. Insomma ormai ha quasi sedici anni eppure continua
a evitarle come la peste.” sospirai preoccupato.
“Probabilmente
è solo molto timido. Non credo che le occasioni gli possano
mancare.
Con quegli occhioni verdi penso che faccia impazzire mezza
scuola”
commento Charlie ridacchiando.
“Si
spero proprio che sia solo questo il motivo” sorrisi amaro.
“Ma
dimmi, domenica prossima sono libero dai turni... andiamo a
pescare?”
gli chiesi per distrarmi, non serviva a nulla preoccuparsi.
Arrivò
l'ora di pranzo e ci sedemmo a tavola. Stavamo ancora mangiando il
secondo quando il cellulare di Charlie suonò.
“Scusate,
è l'ufficio” ci disse alzandosi per andare a
parlare nell'altra
stanza.
Quando
lo vidi tornare era terreo.
“Hanno
trovato il corpo di Steven. Il ragazzino scomparso il Dicembre
scorso.” annunciò con le lacrime agli occhi.
Chiusi
gli occhi sentendo un gran dolore al petto. Speravamo tutti che fosse
scappato di casa, erano mesi ormai che era sparito senza traccia.
“Dove
l'hanno trovato?” chiese Esme preoccupata come noi.
“Nel
bosco. ” sussurrò Charlie. “scusate non
volevo rovinarvi il
pranzo ma devo andare. Devo interrogare chi lo ha trovato e cercare
di beccare il bastardo che lo ha rapito e ucciso” ci disse
amareggiato.
“Certo
vai pure” gli rispose Esme accompagnandolo alla porta.
Quando
fu uscito mi voltai a guardare i miei ragazzi. Steven aveva quindici
anni ed era scomparso senza lasciare traccia. Tutti avevano
ipotizzato e sperato che fosse fuggito di casa a causa di un brutto
voto preso a scuola... ma il ritrovamento del suo corpo aveva
spezzato anche l'ultimo barlume di speranza.
Per
un attimo ripensai alle fughe di Edward e lo cercai con gli occhi ma
lui era sparito.
“Dov'è
Edward?” chiesi preoccupato.
“Non
lo so era qui fino a un minuto fa” mi rispose Esme
guardandosi in
torno preoccupata come me.
“Edward”
chiamai ad alta voce.
Ovviamente
non ci fu risposta. Non aveva ancora perso quel brutto vizio di non
rispondere.
Veloce
salì in camera e lo trovai alla finestra della sua stanza.
Stava
guardando fuori con l'aria smarrita.
“Edward.
Che succede?” gli chiesi urlando ad Esme che lo avevo trovato
per
tranquillizzarla.
Lui
mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.
“Quel
ragazzo...” mormorò senza finire la frase.
“Sono
cose orrende Edward. Ma non sappiamo cosa sia successo, Charlie e la
polizia indagheranno e troveranno il responsabile” gli dissi
avvicinandomi.
“E'
stato Lui. E' sempre Lui. E continuerà a colpire... sempre.
Non li
fermeranno mai, Lui continuerà a cercarmi... ” mi
rispose con un
filo di voce mentre appoggiava la testa al muro come a sostenersi.
“Edward
tu sai chi è stato? ” gli chiesi stupito da
quell'affermazione
assurda.
“Sono
sicuro che sia Lui... Lui non si fermerà mai, e
continuerà...
continuerà... ” mormoro.
Lo
guardai stupito. Edward era convinto che l'assassino di quel ragazzo
fosse l'uomo o gli uomini che gli avevano distrutto la famiglia. Era
una teoria decisamente bizzarra e probabilmente solo frutto
delle sue paure. Ma se avesse avuto ragione?? Scartai subito l'idea,
erano passati anni... era quasi impossibile fosse la stessa
persona... senza contare che non c'era alcun collegamento... niente
che potesse far pensare alla stessa mano.
Guardai
il mio ragazzo. Tremava ed era evidente che stava per avere una altra
crisi di panico. Ormai ne riconoscevo i segnali.
“Non
si fermerà mai... io sono suo e quando mi troverà
farò la fine di
quel ragazzo” mi disse singhiozzando “Ho paura
Carlisle. Lui mi
sta cercando... Lui vuole me.” continuò ma il suo
sguardo era
diventato vacuo, la sua voce roca e il corpo sembrava attraversato da
una scossa elettrica.
“Mi
farà male, tanto male. Non voglio che mi tocchi, non voglio
che mi
trovi…” iniziò a gridare cercando di
scappare.
“Edward.
Non avere paura. Sei al sicuro. Lui non ti troverà mai. Lui
è
lontano e tu sei al sicuro” cercai di calmarlo afferrandolo
stretto e stringendolo a me. Ormai non potevo far altro che lasciarlo
sfogare, il panico e la paura avevano avuto il sopravvento
su di lui.
Dopo
un ora Esme fece capolino nella stanza, Edward aveva smesso di
singhiozzare ma non accennava a muoversi. Vicino a me continuava a
farsi stringere traendo conforto dalla mia vicinanza.
“Tutto
bene?” chiese titubante.
“Tutto
a posto” risposi “Scendiamo dai tuoi
fratelli?” gli chiesi
accarezzandogli ancora una volta la testa.
“Vai
pure. Sto bene è tutto finito ” mi disse andando a
sdraiarsi sul
letto.
“Ok.
Però più tardi ti voglio vedere di
sotto.” replicai autoritario
pur sapendo che non avrebbe obbedito.
Infatti per tutto
il giorno rimase chiuso in camera sdraiato sul letto con
gli occhi persi in chissà quale mondo lontano e quali oscuri
pensieri.
Scesi
giù preoccupato. A ogni crisi sembrava ricordare di
più e
diventare sempre più insicuro. Iniziavo ad avere paura di
quel
comportamento.
Paura
che quando avesse ricordato tutto quello successo non avrebbe saputo
accettarlo e la sua mente sarebbe andata alla deriva trascinata da
quel dolore che teneva nascosto perfino a se stesso.
E
la cosa preoccupante era che lui aveva capito di sapere, di poter
ricordare, ma non lo faceva travolto dalla paura.
Charlie
Andai
sul luogo del ritrovamento del cadavere.
Era
in uno stato terribile. Steven un tempo era stato un bel ragazzo
dagli occhi verdi, che aveva affascinato le compagne di classe, ma
adesso erano passati mesi e il corpo era irriconoscibile.
Solo
il suo portafoglio con il documento rivelava la sua presunta
identità
oltre agli occhiali che giacevano lì vicino.
Il
suo corpo era nudo e i vestiti abbandonati poco lontano.
Non
aveva nulla indosso neanche le scarpe.
Stavano
facendo le fotografie e cercando reperti quando gli occhi mi caddero
su un gettone del luna park abbandonato lì vicino.
Lo
raccolsi incuriosito. Era verde malgrado fosse ricoperto di fango e
aveva un foro nel centro fatto con un trapano.
Iniziai
a farmelo girare fra le mani studiandolo incuriosito. Dove lo avevo
visto??
Non
era la prima volta che vedevo un oggetto simile ma non sapevo dove
cercarlo nella mia mente.
Stavo
pensando quando Saimon mi chiamò, erano arrivati i genitori
e dovevo
andare a parlargli. Odiavo quella parte del mio lavoro e calandomi
una maschera sul viso e sul cuore mi avviai al mio doloroso compito.
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