martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 31 Incubi dal passato

Esme

Mi svegliai di soprassalto e dopo un attimo di sorpresa e di disorientamento per quel brusco risveglio mi precipitai verso la camera dei ragazzi.
La luce era accesa ed Emmett era seduto sul letto del fratellino, stringendo forte a se Edward che singhiozzava.
Rimasi sullo stipite a guardarli stupita.
Sembrava che Emmett avesse fatto molta più amicizia con Alice ma lo sguardo con cui guardava suo fratello e la dolcezza con cui se lo cullava mi indicava quanto attaccato fosse in realtà anche al gemello. Evidentemente in quei pochi giorni fra di loro si era instaurato un rapporto silenzioso e poco appariscente ma che era più forte di quello che io e Carlisle potessimo immaginare.
Di fatto Emmett aveva di fatto preso sotto la sua custodia i due fratellini più piccoli. E adesso guardandolo con quanto affetto stringeva a se il piccolo e fragile Edward mi senti il cuore riempirsi di commozione.
Si eravamo una famiglia. Appena nata ma già una vera famiglia.

Edward” la voce tremante di Alice risuonò nel buio del corridoio.
Mi voltai e la vidi in piedi attaccata allo stipite che piangeva spaventata a sua volta.
Ci penso io a lei” mi disse Carlisle prendendola in braccio e riportandola nella sua camera.
Vai a letto anche tu Emmett. Sto io con Edward” gli dissi chiudendo la luce e sedendomi sul letto vicino a lui.
Non riusciva a smettere di singhiozzare così lo presi in braccio, con una certa difficoltà per la lunghezza e il peso, e lo portai in cucina dove gli diedi un piccolo bicchiere di latte caldo.
Lentamente fra un singhiozzo e l'altro lo bevve mentre i suoi occhi vagavano tra me, e la porta della cucina, inquieti.
Va tutto bene Edward. Non c'è nessun pericolo” gli dissi ancora una volta per calmarlo.
Carlisle ci raggiunse e lo abbracciò, poi senza preavviso se lo prese in braccio e canticchiando iniziò a passeggiare.
Edward con la testa sulla sua spalla, Tigro stretto al petto, pian piano si addormentò.
Lo portammo allora nel suo letto e andammo a dormire anche noi.

Pensavamo fosse stato un caso isolato ma per quasi una settimana ogni notte si svegliò piangendo, ma ogni volta si riaddormentava sempre prima fino a che iniziò a dormire senza interruzioni.
Non provammo mai a chiedergli nulla sugli incubi, ma dalle crisi e dalle poche parole sussurrate intuimmo che si riferivano alla morte dei genitori.
La shock subito durante quel terribile pomeriggio e la separazione repentina da noi e da Alice aveva risvegliato nella sua mente qualche ricordo che tornava puntualmente di notte a torturarlo.


Era sabato sera quando Charlie, suonò al nostro campanello.
Andò ad aprire Emmett e lui tranquillo avanzò nella nostra sala.
Buonasera” disse allegro poi si voltò verso Edward che fermo in piedi aveva messo Alice dietro di se come se dovesse difenderla da chissà quale pericolo.
Ciao Edward. Visto, sono in borghese” gli disse alzando le mani per fargli vedere che non aveva nulla.
Ciao Charlie” lo salutò Carlisle ridacchiando di quella scenetta.
Anch'io mi affrettai a salutarlo dandogli un bacino sulla guancia.
Volevamo fare capire ad Edward che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi. Ma lui continuava a guardarlo circospetto, i muscoli tesi, pronto a fuggire con Alice se fosse stato necessario.
Domani hanno dato il sole e pensavo di andare a pescare sul lago. Perché non venite anche voi?” gli chiese Charlie al mio amore.
Carlisle mi guardò interdetto. Era una bella idea, era ancora fine Luglio e sarebbe stata una bella giornata calda da passare all'aria aperta.
Hai avuto un ottima idea, e visto che Carlisle è in festa potremmo fare un bel pic-nic. ” risposi sorridendogli.
Bene.” disse Charlie tutto soddisfatto.
Che bello zio Charlie “intervenne Emmett felice.
Lui adorava andare a pescare. In effetti lui adorava fare qualsiasi cosa tranne studiare. E l'idea di andare a pescare con suo padre e con Charlie lo entusiasmava sempre.
Giochi a scacchi con me?” chiese poi sornione al nostro burbero sceriffo andando a prendere la scacchiera riposta sullo scaffale.
Emmett sapeva benissimo che Charlie era una frana e tutte le volte se ne approfittava. Si divertiva un mondo a batterlo e sapeva di poterlo fare facilmente.
Dal canto suo il nostro amico lo sapeva benissimo e adorava giocare con Emmett. Supponevo gli mancasse la sua piccola Isabella e cercasse nel nostro figliolo quella compagnia che gli mancava tanto.
Iniziarono a giocare silenziosi e attenti alle mosse dell'avversario. Lentamente vidi i gemelli avvicinarsi incuriositi da quella sfida.
Alice curiosa e invadente come al suo solito iniziò con il guardare Charlie giocare con aria critica scuotendo la testa, finché dopo poco lui se la ritrovò sulle ginocchia a farsi suggerire le mosse.
Edward invece stava sempre un po' staccato, sebbene incuriosito, ma sembrava apparentemente tranquillo anche se lo teneva costantemente sotto controllo, probabilmente pronto ad intervenire se Charlie avesse detto o fatto qualcosa che poteva essere un pericolo per la sorella.

Il giorno dopo a pesca Charlie ebbe una pazienza infinita con Alice che lo tempestò di domande e non lo lasciò un attimo in pace facendosi insegnare tutto quello che poteva. Anche Edward era interessatissimo e attento a tutto quello che Charlie e Carlisle facevano e alla fine il nostro amico riuscì addirittura ad abbracciare, purtroppo solo per pochi attimi, Edward con la scusa d'insegnargli a tenere la canna nella maniera giusta.

Era stata una bellissima giornata rilassata e felice. I bambini avevano giocato e si erano divertiti un sacco mentre la sottoscritta si era rilassata godendosi il sole e un po' di tranquillità.
Per fortuna tornammo a casa in tempo. Si era alzato all'improvviso un forte vento di burrasca e nel giro di poco si scatenò un violentissimo temporale con i tuoni e i fulmini che illuminavano la serata.
Charlie, visto il brutto tempo si fermò da noi a cena e tutto sembrava procedere bene.
Solo Edward era diventato all'improvviso nervosissimo e stava attaccato a Carlisle sobbalzando ad ogni tuono.
Stavo tagliando l'insalata, quando il coltello mi sfuggì di mano aprendomi una lunga ferita nel palmo.
Carlisle!” chiamai preoccupata dalla quantità di sangue che usciva dal taglio.
Corsero tutti in cucina e il mio amore mi fece mettere la mano sotto l'acqua fredda per guardare l'entità del danno.
Non è niente Esme. E' un taglio superficiale. Non c'è bisogno di punti” mi disse avvolgendomi il palmo in un fazzoletto pulito.
Emmett mi vai a prendere la borsa nello studio, così medico bene la mamma?” chiese tranquillo.
Mi voltai e vidi Alice avvinghiata a Charlie con gli occhi sbarrati dal terrore.
Un lampo illuminò a giorno la sala e mi accorsi che mancava Edward.
Il panico m' invase quando realizzai.
Il coltello caduto per terra sporco... le gocce di sangue... il temporale.
Tutto ricordava quel tragico pomeriggio.
Guardai Carlisle un attimo e vidi che anche lui aveva capito.
Emmett hai visto Edward?” gli chiese vedendolo scendere dalle scale con la borsa da medico in mano.
No. Era giù con voi” rispose stupito.
Lo sguardo di Alice vitreo e fisso sulla porta rimasta aperta ci fece subito intuire l'accaduto.
Edward era scappato di casa.

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