Esme
Lentamente
aprii la lettera e la lessi.
Non
potevo crederci, non potevo credere ai miei occhi.
Lentamente
mi girai e lo fissai in quei due soli che da sempre mi avevano
incatenato a lui.
“Tu
sapevi...” mormorai con un filo di voce.
“E'
arrivata ieri” rispose posandomi una carezza sulla guancia.
“Non
è... uno scherzo... vero?” chiesi balbettando,
insicura e pronta a
disperarmi se mi avesse detto di si.
“No.
E' tutto vero Esme. Non è un sogno” mi
confermò con la voce
rotta.
“Non
è possibile. Non ci credo” mormorai affondando la
testa nel suo
petto e lasciando che mi abbracciasse stretto.
“Eppure
è cosi” mi rispose soffiando tra i miei capelli.
Non
volevo crederci, non potevo crederci. Era meraviglioso. Sentivo le
lacrime premere e strinsi gli occhi per aiutarle ad uscire, mentre i
singhiozzi scuotevano il mio corpo.
Lui
mi abbracciava teneramente tenendomi stretta a lui, in un dolce
abbraccio pieno d'amore.
“Esme.
Ti prego. Non piangere” mi sussurrò.
Lui
odiava vedermi piangere. Non lo sopportava, eppure erano lacrime di
gioia.
Mi
tirai su e mi staccai aprendo nuovamente quella lettera piena di
speranza e di gioia.
Lentamente
la rilessi.
Gentile
Famiglia Cullen
Siamo
lieti di comunicarle che sono state sbloccate le pratiche di adozione
presso Istituto Piccoli Cuori Bisognosi.
Vi
preghiamo pertanto di presentarvi il giorno 25 Gennaio per il
completamento delle pratiche di adozione ed assegnazione del bambino
da voi richiesto.
La
Direttrice
Dott.sa
Emma Watzon
Avevo
capito bene… sarei diventata mamma.
Alzai
lo sguardo su Carlisle e dissi con la voce tremante
“Diventeremo
genitori. Avremo un bambino in casa”
Lui
annui “Si. Un piccolo Conte Cullen”
confermò con la voce
sognante.
“Vuoi
un maschio?” gli chiesi incuriosita.
Non
ne avevamo mai parlato per scaramanzia. Non sapevo se lui tenesse ad
avere un erede maschio o meno per via del titolo.
“Mi
piacerebbe. Ma se tu vuoi una femminuccia per me va bene
ugualmente”
mi disse sorridendomi.
Gli
sorrisi, si mi sarebbe piaciuta una femminuccia, ma non aveva
importanza se lui desiderava un maschietto per me sarebbe andato bene
lo stesso.
L'importante
era avere un bimbo da amare ed accudire.
Stavo
riflettendo quando sorridendo mi disse “Allora architetto.
Come
sistemiamo la casa?” mi chiese baciandomi in fronte.
Sorrisi.
Avevo già pensato a tutto. Tante volte nella mia mente avevo
sognato
questo momento.
“Semplice” risposi allegra “La camera degli ospiti diventerà la sua cameretta. Basterà solo arredarla e tutto sarà perfetto. Abbiamo già due bagni e quindi, non ci saranno neanche problemi da quel punto di vista”
“Semplice” risposi allegra “La camera degli ospiti diventerà la sua cameretta. Basterà solo arredarla e tutto sarà perfetto. Abbiamo già due bagni e quindi, non ci saranno neanche problemi da quel punto di vista”
Lo
vidi sorridere entusiasta. “Allora il 27 quando riapriranno i
negozi sappiamo già dove andare” mi disse.
“Sicuramente
e visto che abbiamo già aperto i regali che diresti di
andare a
festeggiare in camera?” gli chiesi maliziosa mentre la mia
mano gli
accarezzava il petto.
“Dobbiamo
approfittarne...” mi rispose baciandomi con ardore.
E
non aspettammo altro. C'era un figlio da festeggiare, il nostro
piccolo miracolo e con un gesto repentino mi prese fra le braccia
avviandosi al piano superiore.
Con
delicatezza mi appoggiò sul letto baciandomi la fronte.
“Ti
amo Esme” mi disse mentre con le dita della mano percorreva
la mia
guancia per poi fermarsi sulle mie labbra.
Le
aprii leggermente e lo senti sfiorarmele appena, una carezza
vellutata e un brivido mi percorse la schiena.
Con
una mossa repentina gli afferrai un dito stringendolo fra le labbra e
mordicchiandolo dolcemente.
Lo
vidi rabbrividire e i suoi occhi s'infiammarono. La sua bocca si
posò
sul mio naso e poi scese a lambire la mia ancora serrata.
“Che
diresti di mordicchiare qualcosa di più morbido”
mi sussurrò
roco.
Ubbidii
più che volentieri e le nostre bocche si unirono in una
dolce e
sensuale danza.
Un
gemito scappò ad entrambi e ci separammo con il fiatone per
riprendere fiato.
Volevo
sentirlo vicino, volevo averlo sopra di me, volevo il contatto con il
suo corpo ancora perfetto malgrado non fosse più un ragazzo
e rapida gli afferrai la camicia tirandola fuori dai pantaloni. Poi con
uno
strattone la tirai verso l'alto facendola scivolare assieme alla
canottiera dalla sua testa e liberandolo da quell'indumento
scomodo.
Il
suo petto ricoperto da diversi peletti biondi era uno splendore. Solo
un filo di pancetta svelava che non era più un ragazzino ma
non
ebbi il tempo di fissarlo a lungo perché le sue mani
aprirono la mia
camicia e dopo aver indugiato sul reggiseno di pizzo nero scivolarono
a bloccarmi i polsi dietro la testa mentre si appoggiava facendo
aderire il suo petto al mio e rimpossessandosi della mia bocca.
Poi
lentamente i suoi baci iniziarono a scendere, una lunga scia calda
che dopo aver indugiato sui miei capezzoli duri dal piacere scesero
fino alle mie mutandine. Alzò gli occhi fissando i miei,
chiedendomi
il permesso.
Malgrado
potessi sentire il mio piacere ardere assieme al suo, lui non sarebbe
andato oltre se non gli avessi dato il mio consenso.
Mi
limitai ad annuire chiudendo gli occhi mentre con la mano slacciava
il fiocco che teneva quel misero pezzo di stoffa sopra il luogo del
nostro piacere.
La
mano passo lenta e sensuale e quando la ritrasse era bagnata dal mio
desiderio. Per un attimo persi il contatto con lui e aprii gli occhi
a cercarlo.
Ma
non era andato lontano si era solo sfilato i boxer che ormai erano
diventati troppo stretti.
La
sua bocca cercò nuovamente la mia mentre con gli occhi
chiusi, i
sensi all'erta ed eccitati lo sentii entrare dentro di me.
Con
calma, lentamente, unì il suo corpo al mio mentre un immensa
voglia
esplodeva dentro di me.
Iniziai
a muovermi per agevolargli l'accesso, mentre il suo membro duro e
caldo mi portava lentamente in paradiso.
E
insieme raggiungemmo l'apice del piacere travolti dalla nostra
passione consapevoli che anche se non potevamo avere figli noi ci
amavamo e il nostro amore avrebbe coperto e travolto il bambino che
presto sarebbe entrato nella nostra famiglia e nella nostra vita.
Non
sapevamo ancora quanto amore ci voglia per allevare dei bambini, ne
quanti sacrifici, paure, gioie quella nuova entrata ci avrebbe donato
scombussolando la nostra tranquilla e monotona vita a due.
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