martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 4 Una notizia tanto attesa

Esme

Lentamente aprii la lettera e la lessi.
Non potevo crederci, non potevo credere ai miei occhi.
Lentamente mi girai e lo fissai in quei due soli che da sempre mi avevano incatenato a lui.
Tu sapevi...” mormorai con un filo di voce.
E' arrivata ieri” rispose posandomi una carezza sulla guancia.
Non è... uno scherzo... vero?” chiesi balbettando, insicura e pronta a disperarmi se mi avesse detto di si.
No. E' tutto vero Esme. Non è un sogno” mi confermò con la voce rotta.
Non è possibile. Non ci credo” mormorai affondando la testa nel suo petto e lasciando che mi abbracciasse stretto.
Eppure è cosi” mi rispose soffiando tra i miei capelli.
Non volevo crederci, non potevo crederci. Era meraviglioso. Sentivo le lacrime premere e strinsi gli occhi per aiutarle ad uscire, mentre i singhiozzi scuotevano il mio corpo.
Lui mi abbracciava teneramente tenendomi stretta a lui, in un dolce abbraccio pieno d'amore.
Esme. Ti prego. Non piangere” mi sussurrò.
Lui odiava vedermi piangere. Non lo sopportava, eppure erano lacrime di gioia.
Mi tirai su e mi staccai aprendo nuovamente quella lettera piena di speranza e di gioia.
Lentamente la rilessi.

Gentile Famiglia Cullen
Siamo lieti di comunicarle che sono state sbloccate le pratiche di adozione presso Istituto Piccoli Cuori Bisognosi.
Vi preghiamo pertanto di presentarvi il giorno 25 Gennaio per il completamento delle pratiche di adozione ed assegnazione del bambino da voi richiesto.

                                                                                                                                      La Direttrice
                                                                                                                              Dott.sa Emma Watzon


Avevo capito bene… sarei diventata mamma.

Alzai lo sguardo su Carlisle e dissi con la voce tremante “Diventeremo genitori. Avremo un bambino in casa”
Lui annui “Si. Un piccolo Conte Cullen” confermò con la voce sognante.
Vuoi un maschio?” gli chiesi incuriosita.
Non ne avevamo mai parlato per scaramanzia. Non sapevo se lui tenesse ad avere un erede maschio o meno per via del titolo.
Mi piacerebbe. Ma se tu vuoi una femminuccia per me va bene ugualmente” mi disse sorridendomi.
Gli sorrisi, si mi sarebbe piaciuta una femminuccia, ma non aveva importanza se lui desiderava un maschietto per me sarebbe andato bene lo stesso.
L'importante era avere un bimbo da amare ed accudire.
Stavo riflettendo quando sorridendo mi disse “Allora architetto. Come sistemiamo la casa?” mi chiese baciandomi in fronte.
Sorrisi. Avevo già pensato a tutto. Tante volte nella mia mente avevo sognato questo momento.

Semplice” risposi allegra “La camera degli ospiti diventerà la sua cameretta. Basterà solo arredarla e tutto sarà perfetto. Abbiamo già due bagni e quindi, non ci saranno neanche problemi da quel punto di vista”
Lo vidi sorridere entusiasta. “Allora il 27 quando riapriranno i negozi sappiamo già dove andare” mi disse.
Sicuramente e visto che abbiamo già aperto i regali che diresti di andare a festeggiare in camera?” gli chiesi maliziosa mentre la mia mano gli accarezzava il petto.
Dobbiamo approfittarne...” mi rispose baciandomi con ardore.

E non aspettammo altro. C'era un figlio da festeggiare, il nostro piccolo miracolo e con un gesto repentino mi prese fra le braccia avviandosi al piano superiore.
Con delicatezza mi appoggiò sul letto baciandomi la fronte.
Ti amo Esme” mi disse mentre con le dita della mano percorreva la mia guancia per poi fermarsi sulle mie labbra.
Le aprii leggermente e lo senti sfiorarmele appena, una carezza vellutata e un brivido mi percorse la schiena.
Con una mossa repentina gli afferrai un dito stringendolo fra le labbra e mordicchiandolo dolcemente.
Lo vidi rabbrividire e i suoi occhi s'infiammarono. La sua bocca si posò sul mio naso e poi scese a lambire la mia ancora serrata.
Che diresti di mordicchiare qualcosa di più morbido” mi sussurrò roco.
Ubbidii più che volentieri e le nostre bocche si unirono in una dolce e sensuale danza.
Un gemito scappò ad entrambi e ci separammo con il fiatone per riprendere fiato.
Volevo sentirlo vicino, volevo averlo sopra di me, volevo il contatto con il suo corpo ancora perfetto malgrado non fosse più un ragazzo e rapida gli afferrai la camicia tirandola fuori dai pantaloni. Poi con uno strattone la tirai verso l'alto facendola scivolare assieme alla canottiera dalla sua testa e liberandolo da quell'indumento scomodo.
Il suo petto ricoperto da diversi peletti biondi era uno splendore. Solo un filo di pancetta svelava che non era più un ragazzino ma non ebbi il tempo di fissarlo a lungo perché le sue mani aprirono la mia camicia e dopo aver indugiato sul reggiseno di pizzo nero scivolarono a bloccarmi i polsi dietro la testa mentre si appoggiava facendo aderire il suo petto al mio e rimpossessandosi della mia bocca.
Poi lentamente i suoi baci iniziarono a scendere, una lunga scia calda che dopo aver indugiato sui miei capezzoli duri dal piacere scesero fino alle mie mutandine. Alzò gli occhi fissando i miei, chiedendomi il permesso.
Malgrado potessi sentire il mio piacere ardere assieme al suo, lui non sarebbe andato oltre se non gli avessi dato il mio consenso.
Mi limitai ad annuire chiudendo gli occhi mentre con la mano slacciava il fiocco che teneva quel misero pezzo di stoffa sopra il luogo del nostro piacere.
La mano passo lenta e sensuale e quando la ritrasse era bagnata dal mio desiderio. Per un attimo persi il contatto con lui e aprii gli occhi a cercarlo.
Ma non era andato lontano si era solo sfilato i boxer che ormai erano diventati troppo stretti.
La sua bocca cercò nuovamente la mia mentre con gli occhi chiusi, i sensi all'erta ed eccitati lo sentii entrare dentro di me.
Con calma, lentamente, unì il suo corpo al mio mentre un immensa voglia esplodeva dentro di me.
Iniziai a muovermi per agevolargli l'accesso, mentre il suo membro duro e caldo mi portava lentamente in paradiso.
E insieme raggiungemmo l'apice del piacere travolti dalla nostra passione consapevoli che anche se non potevamo avere figli noi ci amavamo e il nostro amore avrebbe coperto e travolto il bambino che presto sarebbe entrato nella nostra famiglia e nella nostra vita.

Non sapevamo ancora quanto amore ci voglia per allevare dei bambini, ne quanti sacrifici, paure, gioie quella nuova entrata ci avrebbe donato scombussolando la nostra tranquilla e monotona vita a due.

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