martedì 26 marzo 2013

Capitolo 71 La fine e l'inizio di un incubo






Capitolo 71 La fine e l'inizio di un incubo





Carlisle



Stavo impazzendo chiuso fuori da quella stanza.

Sapevo che cosa stava facendo Danny, me lo aveva spiegato, quando gli avevo raccontato ogni cosa telefonandogli dalla spiaggia.

Mi aveva detto di accompagnarlo lì subito, che lo avrebbe visitato e se lo avesse trovato a posto fisicamente avrebbe provato una terapia d'urto.

Lui sapeva cosa fare, era specializzato a gestire casi simili, ragazzi e uomini con problemi psicologici, persone che avevano subito la stessa sorte terribile del mio ragazzo e che come lui ne erano rimaste scioccate.

Se avessi capito quale era il problema che lo tormentava da anni lo avrei senz'altro accompagnato prima da Danny che forse avrebbe potuto intervenire con più calma e delicatezza, ma ormai visto il tentativo di suicidio quasi riuscito non c'era più tempo da perdere, doveva capire alla svelta di essere normale e levarsi quella vergogna assurda dalla mente con la quale aveva convissuto tutti questi anni.

E adesso non facevo altro che tormentarmi per essere stato così orbo e ottuso, per non aver capito prima quello che nascondeva Edward , sperando di aver fatto la scelta giusta, e non aver perso la fiducia che aveva dimostrato seguendomi in silenzio senza fare domande.


Il tempo non passava mai e rischiavo di scavare un solco nel pavimento, a furia di girare in tondo al basso tavolino nel centro della stanza. Era impossibile stare seduto, mentre ogni cinque minuti guardavo l'orologio e quelle maledette lancette che sembravano non muoversi mai.

La porta era spessa, appositamente spessa e nessun rumore giungeva a me.

Speravo solo che Edwrad non avesse crisi di panico e che collaborasse.

Era venuto senza protestare, senza fare domande ma forse adesso non avrebbe accettato, forse stavo chiedendo troppo da lui. Forse sarebbe stato troppo pesante ciò che voleva fare Danny per scrollarlo dal suo terpore mentale.



Esme mi aveva telefonato già tre volte negli ultimi venti minuti, ma io non sapevo cosa dirle. Perché non sapevo cosa stava succedendo là dentro.

All'improvviso vidi aprire la porta e Danny sorridente venne verso di me.

Come sta?” gli chiesi impaziente e preoccupatissimo.

Fisicamente è a posto e sono riuscito a dimostrargli di essere normale. Gli ho fatto conoscere il suo corpo, l'ho reso consapevole che può farlo, che può donare piacere a se stesso e alle ragazze. Che è un ragazzo come tutti gli altri. Avevi ragione era solo un brutto blocco psicologico, niente di più.” mi rispose sorridente dandomi una pacca sulla schiena per calmarmi.

Gli sorrisi grato “Grazie Danny. Ero sicuro che fosse solo un problema mentale ma se glielo avessi spiegato a me non avrebbe mai dato retta. Pensi che abbia capito?” gli chiesi titubante.

Ora sa Carlisle. Non voleva credere neanche a me e l'ho messo davanti al fatto compito, l'ho costretto a … toccare di mano” aggiunse ridacchiando fra di se alla sua battuta “In questo momento si è addormentato sfinito dalla stanchezza e più ancora dallo stress nervoso a cui l'ho sottoposto. Ma al suo risveglio dipenderà da lui affrontare o meno le sue paure. Io non posso fare molto altro per lui. L'importante è che abbia capito di aver finora vissuto in una bugia.” disse dolcemente.

Non so proprio come ringraziarti. Povero ragazzo. Oggi per lui è stata una giornata terribile” gli risposi.

Immagino. L'ho trovato parecchio sconvolto infatti. Ma adesso bisognerà svegliarlo e farlo vestire, poi ti conviene portarlo di corsa a casa. Ha bisogno di dormire in un letto” mi disse facendomi strada verso lo studio.

Quando entrai vidi Edward sdraiato sul lettino il volto sorridente e sereno, gli occhi chiusi e il respiro regolare. Sembrava un angelo.

Edward. Svegliati. Ti devi vestire” lo chiamai dolcemente accarezzandogli i capelli disordinati e bagnati di sudore che ancora sapevano di oceano.

Lui aprì gli occhi e mi sorrise.

Ho fatto un sogno strano” mi raccontò con ancora la voce impastata dal sonno e gli occhi che non riuscivano a stare aperti.

Non era un sogno Edward.” la voce di Danny forte e sicura lo svegliò del tutto.

Spalancò gli occhi e lo fissò tremante. Poi abbassò gli occhi sui suoi genitali e lo vidi sfiorarli titubante e stupito. Erano ancora bagnati.

Li dietro c'è un lavandino. Vai a pulirti ragazzo. E poi vestiti che dobbiamo tutti andare a casa. Si è fatto tardi.” gli disse Danny dolce ma determinato.

Edward lo guardò un attimo ancora frastornato poi sparì di corsa verso la stanzina indicatagli da Danny.

Quando uscii era vestito e si avvicinò a me a occhi bassi, intimorito e imbarazzato.

Carlisle. Lo sai che il tuo figliolo è ben messo? Direi oltre alla media, e se non sta attendo nei prossimi mesi rischia di mettere incinta qualche ragazza.” mi disse Danny tutto allegro facendo diventare Edward bordeaux.

Sghignazzai “ Bisognerà allora che inizi a tenerlo d'occhio oltre che a spiegargli alcune cosette” risposi, grato a Danny per aver fatto capire ad Edward che io sapevo senza dover parlare direttamente.

Tieni Edward. Questi ti serviranno” disse Danny prendendo una scatola di preservativi e mettendogliela in mano. “e per favore usali” finii facendolo avvampare del tutto.

Ci salutammo, ringraziai ancora una volta Danny e portai Edward in macchina.

Non dicemmo nulla mentre riprendevo la strada di casa.

Il buio era calato e lo vedevo combattere contro il sonno poi all'improvviso ruppe il silenzio.

Grazie papà.” mormorò guardando dritto davanti a se senza avere il coraggio di guardarmi.

Dormi Edward. E' stata una lunga giornata e devi essere stanchissimo. Ti sveglio quando siamo a casa. Sono felice che tu sia ancora con noi” gli dissi facendogli una carezza sulla gamba.

Lo vidi chiudere gli occhi abbracciandosi Tigro e gli allungai una coperta che mi aveva regalato Danny mentre mettevo un cd di musica classica al minimo.

Nel giro di tre minuti si era addormentato.





Charlie



Perplesso e preoccupato per il gesto di Bella mi ero seduto sul divano e ripercorso con i genitori di Edward la loro storia.

Avevo vissuto in prima persona molti degli episodi raccontati, avevo visto con i miei occhi le sue cicatrici e il suo comportamento bizzarro, il suo scappare di fronte a cose che solo lui capiva, il suo terrore per i tuoni o per le divise.

Senza parlare delle crisi di panico che lo colpivano improvvise e senza motivi apparenti.

Altro invece lo sapevo dai racconti che Carlisle mi faceva. A volte si sfogava con me, mi raccontava ciò che era successo scuotendo la testa o ridacchiando nervoso, incapace di credere che il loro amore non bastasse a donare la pace a quel ragazzo.



Conoscevo quasi tutto, ma sentirlo raccontare tutto assieme, tutto di seguito, aveva avuto uno strano effetto.

Più la storia andava avanti più uno strano prurito nei baffi mi avvertiva che qualcosa non andava, che in quel racconto c'era qualcosa d'importante che mi stava sfuggendo.

Ascoltavo attento mentre il mio intuito da poliziotto stava girando e lavorando nella mia mente vagliando e ripescando particolari che erano passati inosservati all'epoca.

Ma ad accendermi la proverbiale lampadina erano state le parole di Carlisle quando aveva raccontato che Edward era convinto che il Mostro di Natale, colui che aveva ucciso Steven, fosse lo stesso individuo che aveva massacrato la sua famiglia con dei complici.

E se avesse avuto ragione?? Se il Mostro di Natale non avesse solo ucciso quel ragazzo ma fosse stato anche il responsabile di altri omicidi??

Cielo! se era così Edward era la chiave per risolvere un mistero inquietante... ma dovevo verificare. E dovevo farlo alla svelta perché mancavano più pochi giorni a Natale e il mostro avrebbe potuto colpire nuovamente.

Non c'era tempo da perdere, dovevo battere la pista velocemente perché se avevo ragione, se il mio intuito non sbagliava...

E risoluto con solo quel pensiero in testa, dopo aver salutato i Cullen senza lasciare inutili e lunghe spiegazioni, corsi in ufficio.



Non ci misi molto a trovare i fascicoli sul massacro della famiglia di Edward che mi ero fatto mandare all'epoca e sull'uccisione di Steven.

Li rilessi attentamente e qualcosa iniziò ad agitarsi febbrile nella mia mente.

Un particolare mi balenò subito in mente mentre guardavo la foto sorridente di Steven che ci avevano fornito a suo tempo i genitori preoccupati per la sua scomparsa.

Aveva gli occhi verdi e sorridenti. Quello stesso verde profondo e intenso che spaventato mi fissava tutte le volte dal volto di Edward.

Con un brivido andai a cercare il verbale della morte di Robert, il figlio del mio vicino e della collega di Carlisle.

Era stato Esme a nominarlo nel suo racconto, a riportare a galla quell'atroce lutto. E anche lui era stato barbaramente ucciso la Vigilia di Natale.

Cercai la foto tremante consapevole di quello che probabilmente avrei trovato e Bingo il ragazzo aveva gli occhi verdi intesi e brillanti mentre nella foto soffiava sulle candeline della sua torta di compleanno.

Un tremito mi percorse mentre con la mano andavo a torturare per l'ennesima volta i baffi.

Guardavo quegli occhi e guardavo quella torta. Le candeline!!

Con un brivido aprii nuovamente il fascicolo e tirai fuori le schede anagrafiche dei tre ragazzi. Le guardavo elettrizzato, stavo cercando la conferma al mio sospetto.

Con il cuore in gola feci due veloci confronti e rimasi allibito a fissare il foglio...

Porca...” mi scappò dalla bocca, i tre ragazzi avevano lo stesso anno di nascita.

E il sussurro che avevo in testa iniziò a urlare a gran voce.

Edward era stato la prima vittima del Mostro di Natale ed era l'unico sopravvissuto... gli altri erano solo ragazzi che gli assomigliavano. Solo sostituti che avevano preso il suo posto. Edward aveva ragione. Il Mostro di Natale non solo era lo stesso omicida ma lo stava ancora cercando.

Un fremito mi percorse violento mentre mi rendevo conto che lui era la chiave di tutto.

Ma come faceva il Mostro a scegliere le sue vittime??

I Serial Killer, perché era ormai evidente che si trattava di questo, non scelgono mai i loro bersagli a caso, ma prendono ciò che desiderano, ciò che vedono.

Un attimo pensai forse sto correndo troppo. In fondo sono sole tre le vittime accertate, troppe poche per pensare a un Serial killer, ma se non fosse stato così?? Se altri omicidi fossero avvenuti in altre contee?? In fondo anche la famiglia originale di Edward risiedeva in un altra contea e il verbale era nelle mia mani solo perchè mi aveva chiesto informazioni Carlisle all'arrivo dei gemelli.

Tremando per la consapevolezza di quello che stava saltando fuori accesi il computer e andai in internet entrando con la mia password nel database delle forze dell'ordine.

Immisi i dati e rimasi lì per venti minuti a guardare una stellina blu che correva da destra a sinistra nel monitor mentre il computer centrale cercava il risultato della mia ricerca.

Io guardavo e aspettavo. Aspettavo e pensavo. Pensavo e ricordavo... cielo dimmi che sto sbagliando pensai quando sul video apparvero otto fascicoli, sei verbali di omicidi di ragazzi avvenuti nelle contee vicine ... tutti nel periodo natalizio, tutti negli ultimi otto anni e tutti con gli occhi verdi e all'incirca lo stesso anno di nascita. E compresi fra di essi, notai con un sospiro,  quello di Edward, di Steven e Robert.

Freddamente, eccitato e spaventato da quello che stavo scoprendo, stampai tutti i fascicoli mancanti e preso diversi evidenziatori e pennarelli iniziai a segnare su un foglio quello che avrebbe potuto collegare i vari casi. Il filo mancante. Il legame fra le vittime designate.

Quando ebbi finito di scrivere una lista con i vari indizi la rilessi attentamente. Con il cuore che batteva pazzo di adrenalina mi resi conto che Edward non solo aveva ragione ma sapeva chi era il Mostro e dove si trovava.

La chiave di tutto era sempre stata sotto i miei occhi e sotto gli occhi dei miei colleghi.

E quello che aveva permesso al Mostro di passarla liscia era che essendo avvenuti gli omicidi in contee diverse nessuno aveva pensato ad un unico movente, nessuno aveva pensato che a colpire era stata una sola mano.

La mano del Mostro di Natale, la mano del misterioso Lui che continuava a torturare Edward nel sonno e a cercarlo nella realtà.

Ma dovevo essere sicuro, non potevo lasciare nulla al caso. Dovevo essere certo della mia teoria perché se avevo ragione... Edward... non sarebbe stato facile per lui.

E gli unici che potevano confermare la mia ipotesi investigativa erano i parenti dei ragazzi uccisi dal Mostro di Natale... solo loro potevano confermare il mio sospetto.



Non persi tempo, telefonai a Bella, e partii.

Sarebbe stata una lunga notte. Avrei tirato giù dal letto e costretto quattro famiglie a rispondere alla più semplice delle domande per avere la conferma del mio sospetto sul legame fra tutti i casi e se avessi avuto ragione...



Edward era il centro di tutto, l'inizio e la fine di un incubo che aveva mietuto vittime per otto anni.




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