venerdì 8 marzo 2013

Capitolo 66 Indizi




Capitolo 66 Indizi



Bella



Quando uscii dalla Casa dei Cullen mi sentivo un peso nel cuore. Sapere che Edward stava male per causa mia mi aveva distrutto.



Andai a casa, e mi cacciai sotto la doccia. Volevo lavare via il mio amore e il mio dolore, mentre tutto quello che mi avevano raccontato rimbombava nella mia mente.

Povero ragazzo.

Non avevo mai visto le sue cicatrici sul petto, era stato attento a non mostrarmele. Così come era stato attento a nascondermi quanto stesse male in realtà.

Nessuno mi aveva mai spiegato nulla, solo pallidi accenni, forse per proteggerlo, forse per non spaventarmi o più semplicemente perché ormai assuefatti al suo comportamento che era diventato per loro quasi normale. Ed io ero stata troppo presa dai miei sentimenti per capire, per pormi domande.

Iniziai a piangere, per lui e per il mio amore senza speranza, fino a che stordita e con la pelle tutta raggrinzita uscii dalla doccia.

Con le mani tremanti e la morte nel cuore mi asciugai e iniziai a vestirmi. Non sapevo neanche cosa mi ero messa, volevo solo sparire e sprofondare nel mio dolore quando il cellulare posato sul comodino suonò.

Era Charlie.

Inconsciamente guardai l'ora e mi resi conto che il tempo era volato e lui ormai avrebbe già dovuto essere a casa da un pezzo.

Ciao Bella. Devo andare fuori città. Tornerò domani mattina. Non stare in pensiero per me” mi disse preoccupato.

Va bene” risposi con un filo di voce per non allarmarlo. Se avessi parlato a lungo avrebbe capito quanto stavo male.

Bella...” silenzio “Come stai?” mi chiese poi con un sussurro preoccupato.

Bene” gli mentii subito ricacciando indietro le lacrime e sperando che non si accorgesse del mio timbro di voce.

Ok. E stai attenta. Non girare da sola in città” mi salutò chiudendo la comunicazione senza darmi spiegazioni su dove dovesse andare così all'improvviso.



Posai il telefono e lo guardai come se potesse rispondermi. Come se potesse spiegarmi lo strano comportamento di mio padre. Cosa voleva dire con quelle ultime parole? Perché non dovevo girare da sola? Cosa era tutto quel mistero?

E, soprattutto, dove era andato così di corsa appena avevamo finito il racconto della storia di Edward??

Arricciai le labbra preoccupata e grata di avere qualcosa a cui pensare che mi distogliesse dal dolore cocente che sentivo nel petto. Avevo visto la sua mano tirarsi i baffi nervoso e le sue rotelle girare come eliche mentre riviveva gli anni passai assieme alla famiglia Cullen .

E poi all'improvviso capii. La classica lampadina si accese nella mia mente.

Charlie aveva scoperto qualcosa!!

Qualcosa che era stato detto gli aveva fatto scattare l'istinto del poliziotto e adesso stava andando a fare qualche indagine.

Non c'era altra spiegazione al suo bizzarro comportamento...



Senza indugio mi cambiai nuovamente vestendomi nella maniera che sapevo mi sarebbe servita.

Mi guardai nello specchio e un sorriso malizioso si allargò sul mio volto mentre afferrate le chiavi di casa mi avviavo verso la Centrale di polizia dove aveva il suo ufficio Charlie.

Sapendo benissimo che lui era assente entrai e con la vocina ingenua e un sorrisetto candido chiesi al suo vice seduto alla scrivania. “Ciao Saimon. C'è mio padre?”

Ciao Bella” rispose sorridente e tirandosi su come un galletto mi spiegò cordiale “No è uscito e non so quando tornerà. E' scappato via come avesse un diavolo alle calcagna e non mi ha detto nulla” concluse facendo spallucce.

Evidentemente non era la prima volta che mio padre si comportava così, pensai con un sorriso.

Il sorriso di Saimon era radioso, decisamente troppo radioso per i miei gusti, mentre i suoi occhi non si staccavano dalla mia scollatura volutamente accentuata dalla camicetta attillatissima e scollatissima che avevo indossato apposta.

Ho dimenticato il cellulare nel suo ufficio, posso entrare a cercarlo?” gli chiesi cercando di non arrossire per la bugia appena detta.

Per fortuna invece che sulla mia faccia i suoi occhi erano sempre piazzati lì, sui miei seni giovani e sodi.

Si certo vai pure” mi disse incantato come un cucciolo che perde le bave dietro ad un osso.

Non persi tempo e sentendomi i suoi occhi puntati sul mio sedere stretto nei Jeans avvolgenti mi avviai svelta e decisa nell'Ufficio di mio padre.

Saimon non si sarebbe mai permesso di dire nulla o fare nulla perché non gli conveniva di certo dare fastidio alla figlia del suo capo, ma dovevo riconoscere che stavo giocando sporco e che la cosa mi piaceva.



Entrai e mi sedetti sulla poltrona di mio padre guardandomi intorno pensosa.

Charlie era molto ordinato e tutto era al suo posto tranne una fascetta di cartoncino azzurra piuttosto voluminosa posata al centro della scrivania.

Sulla sua copertina scritto con un pennarellone rosso campeggiava la scritta: IL MOSTRO DI NATALE.



Mi sedetti alla scrivania e l'aprii incuriosita. Ne avevo sentito parlare alla televisione e mi domandai cosa mai centrasse con le indagini di Charlie e con la famiglia Cullen.

All'improvviso sentii aprire una porta e sobbalzai sulla seggiola prima di rendermi conto che qualcuno era entrato dalla porta principale e stava parlando con Saimon.

Bene, questo era un grosso colpo di fortuna. Il vice di mio padre sarebbe stato occupato per un po' ed io avevo tutto il tempo per guardare in quella misteriosa fascetta dal titolo inquietante.

Dentro c'erano diverse buste trasparenti e su ognuna c'era scritto un anno.

Partivano da otto anni fa e contenevano i verbali di diversi omicidi.

Uno per anno realizzai immediatamente dopo averle sfogliate rapidamente.

Ne aprii uno a caso e iniziai a leggere attentamente. Poi ne aprii un secondo e un terzo.

Erano tutti omicidi efferati di ragazzi.

Non capivo perché fossero tutti radunati lì. In apparenza non c'era nessun legame tra di loro ma poi vidi appoggiata in mezzo ai fascicoli una cartina con delle località cerchiate e capii... erano tutti avvenuti nel giro di 200 km da Forks.

Pensierosa richiusi la cartellina, avevo trovato su cosa stava lavorando mio padre. Ma ancora non capivo cosa c'entrassero i Cullen. Insoddisfatta riaprii la cartellina e sfogliai tutte le fascette, leggendo i nomi e i luoghi, finché in mano non mi capitò l'ultima “Famiglia Masen”.

Sapevo da Alice che quello era il suo vero cognome e incuriosita aprii i verbali e iniziai a leggere.

La nausea mi assalii mentre sentivo le lacrime cadermi lungo il viso. Non c'era scritto molto di più rispetto a quello che avevo sentito a casa Cullen, soltanto la descrizione cruda delle ferite riportate dai genitori di Edward.

Su di lui invece nulla. Come se fosse stato una vittima collaterale. Un dettaglio insignificante che si erano dimenticati di menzionare.

Però sfogliando rimasi colpita da un particolare: mio padre aveva evidenziato due frasi .

Omicidio avvenuto il 05/01.

Biglietto ruota panoramica.

Non aveva senso perché segnarle?

Ripresi in mano le varie fascette e le aprii tutte. Alcune non avevano nulla evidenziato ma in alcune c'era sottolineata  la parola Luna Park.

Mentre in altre erano evidenziate altre parole.

Non riuscivo a trovare alcun senso logico fino a che non aprii quella del ragazzo scomparso e poi ritrovato mesi dopo, un certo Steven. Segnato in rosso svettava la scritta “gettone ” sottolineata tre volte.

Mentre era cerchiata in verde anche la seguente frase “Altezza 1,78, capelli castani/rossicci, occhi verdi”

Chiusi la cartellina pensosa. Un rumore di porta sbattuta mi fece intuire che la persona era andata via e Saimon sarebbe venuto presto a controllare che cosa stavo combinando nell'ufficio di mio padre.

Mi stavo alzando e mettendo a posto i fascicoli quando un foglio isolato sbucò fuori da sotto la cartellina.

Lo presi e il mio cuore ebbe un balzo.

C'era una lista:

20/12 – 20/1

Luna park

ragazzi

biglietto ruota panoramica

zucchero

ciondolo

coltello

grasso

occhi verdi

gettone

Mostro



Mio padre aveva riunito gli indizi di tutti i casi. Poi sotto scritto in grande

svettava in stampatello rosso un nome EDWARD.



Con il cellulare feci una fotografia all'elenco e rimisi tutto a posto. Poi usci rapidissima dall'ufficio senza neanche salutare il povero Saimon.

Veloce mi allontanai, avevo la nausea ma soprattutto mi chiedevo cosa mai unisse quell'elenco di parole al mio disperato amore.





Carlisle



Avevamo corso il più velocemente possibile. I ragazzi mi superarono subito. Più giovani e agili mi precedettero lasciandomi indietro con il cuore che pompava a mille e i polmoni duramente provati dallo sforzo.

Arrivai giusto in tempo per sentire le ultime parole di Edward e vederlo sorridere mentre si lasciava cadere nel vuoto.

Noooo!!!” gridai per fermarlo ma era troppo tardi.

Il mio Edward aveva deciso di rinunciare a combattere.

Aveva compiuto ciò che che ci aveva detto quella notte in lacrime ciò che con Esme avevamo terrore potesse fare.

Caddi in ginocchio sfinito dalla corsa, maledicendomi per la mia età.

Fossi stato più giovane, forse sarei arrivato prima e forse avrei potuto salvarlo.

Forse a me avrebbe dato retta.

Forse sarei riuscito a convincerlo che avrei potuto aiutarlo.

Alzai la testa quando sentii la voce alta di Jasper gridare.

Aspettami di sotto Emmett” mentre ancora frastornato lo vidi levarsi le scarpe e la giacca

Jasper” urlai disperato “Noooo!!” ma era troppo tardi.

 

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