Capitolo
65 La Femmina Morta
Carlisle
Avevamo
seguito Alice. Non avevano mai litigato seriamente i gemelli e non
sapevo che intenzioni avesse lei. Di certo il modo in cui era partita
su per le scale non faceva presagire nulla di buono.
In
silenzio preoccupati che un loro litigio potesse esasperare gli animi
già tesi la seguimmo con l'intenzione d'intervenire se lo scontro si
fosse fatto troppo duro.
Fuori
della porta rimasta socchiusa abbracciato ad Esme invece ci
ritrovammo a sentire increduli e scioccati quel racconto
dell'orrore.
Edward
aveva finalmente trovato la forza di parlare e di spiegare alla sua
gemella il suo malessere.
A
posteriori ricordando tutto quello che era successo in quegli anni,
tutte le sue paure, i suoi comportamenti rimasti fino ad ora un
mistero inspiegabile trovarono una ragione logica.
E
con dolore mi resi conto che per tutto il tempo non avevamo capito
nulla e lui era stato tanto abile da nasconderci tutto, riuscendo a
tenere il suo segreto intatto. Avevamo avuto sotto gli occhi tutti
gli elementi ma non avevamo saputo leggere dentro di lui, capire
cosa lo tormentasse... eppure adesso era così evidente...
Lo
vidi uscire tranquillo sebbene avesse gli occhi gonfi dalle lacrime.
Si
avvicinò a sua madre e le diede un bacio in fronte poi corse fuori
dalla porta, come ormai ci aveva abituato.
Rimasi
lì fermo sotto shock, incapace di capire, di comprendere quello che
stava succedendo.
Nessuno
di noi lo fermò, nessuno di noi aveva capito le sue reali
intenzioni.
“No
Edward! No!” l'urlo di Alice ci risvegliò tutti richiamandoci
alla realtà.
Jasper
si precipitò in camera ad abbracciarla. Sapeva che lei avrebbe avuto
bisogno del suo aiuto e della sua presenza per assorbire il duro
colpo inferto dall'agghiacciante racconto del fratello.
Quando
entrammo la trovammo che piangeva a dirotto incapace persino di
reggersi in piedi.
“No
Edward! Non farlo” ripeté inebetita allungando le mani come per
bloccarlo.
Jasper
l'abbracciò teneramente iniziando a coccolarla, cercando di
consolarla.
“E'
tutto a posto Alice. Vedrai che, come le altre volte, tornerà
presto. ” la confortò dolce e pacato
“No.
Jasper. Non tornerà. Edward stavolta non tornerà più da me. Non
capisci? Lui è andato ad uccidersi” gli rispose lei
singhiozzando.
Mi
sentii male, le ultime sue parole mi ritornarono in mente “Adesso
è giunta l'ora che vada dove dovevo andare otto anni fa”.
E
capii. Capii cosa voleva dire.
Voleva
andare a morire, come secondo lui avrebbe dovuto succedere otto anni
prima.
Guardai
Esme e senza una parola mi fiondai giù dalle scale.
In
un attimo mi ritrovai vicino Jasper ed Emmett.
Uscimmo
in giardino e iniziammo a guardarci intorno.
Le
macchine c'erano ancora tutte. Dove voleva andare ?? Cosa voleva
fare???
“La
Femmina Morta!” gridò all'improvviso Jasper e veloce si precipitò
verso il sentiero che avevamo percorso sereni e felici mesi prima.
Edward
Finalmente
avevo trovato il coraggio.
Era
da un po' che accarezzavo l'idea di farla finita.
Da
quando Bella era entrata nella nostra vita, da quando mi ero accorto
dell'attrazione che provavo per lei che non avrebbe mai potuto
trasformarsi in altro, il bisogno di fuggire per sempre era diventato
impellente... a lungo avevo lottato con la paura di ferire chi mi
amava... ma sapevo di non poter andare avanti così.
Avevo
provato a combattere ma avevo perso.
E
adesso finalmente avevo trovato il coraggio per porre fine al mio
tormento e avrei raggiunto la pace che desideravo tanto.
Se
fossi morto non avrei più avuto gli incubi, non avrei più provato
vergogna, non sarei sobbalzato per ogni cosa dalla paura e non mi
sarei più dovuto nascondere da nulla e da nessuno.
Ma
soprattutto avrei liberato Alice e la mia famiglia.
Loro
avrebbero un po' pianto per me ma poi però sarebbero stati liberi
e sereni.
Finalmente
avrebbero avuto la pace che ero sicuro sognavano.
E
sarei stato sicuro che lui non gli facesse del male a causa mia...
perché lo sapevo, lui mi aveva già ritrovato una volta e avrebbe
continuato a cercarmi... e avrebbe massacrato anche loro pur di avere
nuovamente me.
Io
per loro ero un pericolo... e questo non potevo più permettermelo
così come non potevo permettermi di amare e far soffrire Bella.
Decisi
subito dove andare.
Già
da quel giorno mentre scrutavo l'orizzonte avevo deciso che se avessi
trovato il coraggio sarei andato a morire lì.
Era
un posto stupendo per morire, un posto da favole.
Anche
se io non ero un favola, piuttosto un racconto dell'orrore.
Iniziai
a correre velocissimo lungo il sentiero.
Mi
ricordavo la strada chiaramente, mi ricordavo ogni posto dove Bella
era scivolata o aveva imprecato a causa dei rami o dei rovi.
Non
avevo molto tempo. Sapevo che sarebbero venuti a cercarmi ma non
avrebbero trovato nulla di me.
Se
avevo fortuna l'oceano non avrebbe più restituito il mio corpo, come
nella leggenda.
Quando
arrivai sulla punta della Femmina Morta ero affannato. Ero abituato
a correre, ero nella squadra di atletica, ma nonostante questo avevo
il fiatone.
Mi
fermai alla base di quel trampolino di pietra naturale e alzai lo
sguardo verso il cielo che iniziava a inscurirsi con l'avvicinarsi
del tramonto.
Era
nuvoloso, presto avrebbe piovuto e il vento forte spazzava tutta la
scogliera ricoprendola di un sottile velo di acqua salata.
Sotto,
il mare perennemente agitato, infrangeva le sue onde fra le rocce.
Avanzai
piano respirando a pieni polmoni quell'aria fredda e amica.
Ero
tranquillo e sereno.
Finalmente
rilassato e felice.
Perché
sapevo che avrei trovato la pace.
Stavo
per avvicinarmi alla punta quando all'improvviso mi resi conto che
se non avessero trovato il cadavere forse avrebbero continuato a
cercarmi.
Papà
e mamma mi avrebbero aspettato e cercato per mesi, forse per anni
sperando e macerandosi nell'illusione che prima o poi sarei tornato a
casa.
Non
potevo lasciarli illudere. Dovevo fargli capire cosa mi era successo
e non c'era che un modo.
Velocemente
mi spogliai. Mi levai il maglione, la camicia e la maglietta
rimanendo a torso nudo.
Il
freddo mi avvolse. Poi mi levai anche i pantaloni e le scarpe
rimanendo in boxer.
Posai
i vestiti piegati con cura tutti assieme e vi poggiai sopra il mio
Tigro.
“Addio
amico carissimo. Vedrai che qualcuno si occuperà di te. Questo è un
viaggio che devo fare da solo.” gli dissi dandogli un ultimo bacio
in mezzo alle orecchie ancora bagnate dalle mie lacrime.
Lo
avrebbero trovato assieme ai miei vestiti e avrebbero capito.
Poi
lentamente mi portai sulla punta di roccia.
Sotto
il mare si agitava richiamandomi come fosse stata una sirena mentre
il vento gelido fischiava intorno a me portandosi appresso le
goccioline dell'oceano che mi bagnavano la pelle e i capelli.
Rabbrividii mentre sentivo il freddo penetrare nelle ossa e un
brivido di paura scendermi lungo la schiena. Chiusi gli occhi
beandomi per un attimo di quella sensazione di libertà e pace mentre
raccoglievo il coraggio per fare ciò che avevo deciso.
Mi
sembrò di sentire una voce mischiarsi all'ululato del vento.
Avevano
ragione, il vampiro stava chiamando la sua bella, pensai con un
sorriso, ma poi la voce divenne più nitida e mi accorsi che
chiamava me.
“Edwardddd”
urlò la voce che proveniva dalle mie spalle cercando di sovrastare
il rumore delle onde e il fischio del vento.
Mi
girai e vidi Jasper piegato a metà dall'assurda corsa che aveva
fatto per raggiungermi, allungare le mani verso di me. Dietro sbucò
un paonazzo Emmett, e per ultimo rosso in viso, con il fiato corto
arrivò mio padre.
Gli
sorrisi beato.
“Edward.
Vieni qua, torna indietro, è pericoloso lì.” mi pregò Jasper
senza avere il coraggio di avvicinarsi.
Scossi
la testa.
“Edward...
Alice ha bisogno di te. Devi andare da lei” mi disse cercando di
minare la mia volontà.
Quante
volte me lo avevano detto?? Quante volte mi avevano convinto usando
il mio senso di protezione nei suoi confronti?
Ma
adesso sapevo la verità. E la mia risposta arrivò serena e
tranquilla come il mio animo.
“No
Jasper. Alice ha bisogno di te. Non più di me. Non più. Io ora
per lei sono diventato solo un peso, un ostacolo alla vostra felicità
e adesso devo andare...”
E
senza aggiungere una parola, dopo avergli sorriso beato, feci un
paio di passi avanti e mi lasciai scivolare verso il profondo e
freddo oceano sicuro che lì fra le sue gelide braccia avrei
finalmente trovato la mia pace e la mia serenità.
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