martedì 5 marzo 2013

Capitolo 65 La Femmina Morta


Capitolo 65 La Femmina Morta



Carlisle



Avevamo seguito Alice. Non avevano mai litigato seriamente i gemelli e non sapevo che intenzioni avesse lei. Di certo il modo in cui era partita su per le scale non faceva presagire nulla di buono.

In silenzio preoccupati che un loro litigio potesse esasperare gli animi già tesi la seguimmo con l'intenzione d'intervenire se lo scontro si fosse fatto troppo duro.

Fuori della porta rimasta socchiusa abbracciato ad Esme invece ci ritrovammo a sentire increduli e scioccati quel racconto dell'orrore.

Edward aveva finalmente trovato la forza di parlare e di spiegare alla sua gemella il suo malessere.

A posteriori ricordando tutto quello che era successo in quegli anni, tutte le sue paure, i suoi comportamenti rimasti fino ad ora un mistero inspiegabile trovarono una ragione logica.

E con dolore mi resi conto che per tutto il tempo non avevamo capito nulla e lui era stato tanto abile da nasconderci tutto, riuscendo a tenere il suo segreto intatto. Avevamo avuto sotto gli occhi tutti gli elementi ma non avevamo saputo leggere dentro di lui, capire cosa lo tormentasse... eppure adesso era così evidente...



Lo vidi uscire tranquillo sebbene avesse gli occhi gonfi dalle lacrime.

Si avvicinò a sua madre e le diede un bacio in fronte poi corse fuori dalla porta, come ormai ci aveva abituato.

Rimasi lì fermo sotto shock, incapace di capire, di comprendere quello che stava succedendo.

Nessuno di noi lo fermò, nessuno di noi aveva capito le sue reali intenzioni.



No Edward! No!” l'urlo di Alice ci risvegliò tutti richiamandoci alla realtà.

Jasper si precipitò in camera ad abbracciarla. Sapeva che lei avrebbe avuto bisogno del suo aiuto e della sua presenza per assorbire il duro colpo inferto dall'agghiacciante racconto del fratello.

Quando entrammo la trovammo che piangeva a dirotto incapace persino di reggersi in piedi.

No Edward! Non farlo” ripeté inebetita allungando le mani come per bloccarlo.

Jasper l'abbracciò teneramente iniziando a coccolarla, cercando di consolarla.

E' tutto a posto Alice. Vedrai che, come le altre volte, tornerà presto. ” la confortò dolce e pacato

No. Jasper. Non tornerà. Edward stavolta non tornerà più da me. Non capisci? Lui è andato ad uccidersi” gli rispose lei singhiozzando.



Mi sentii male, le ultime sue parole mi ritornarono in mente “Adesso è giunta l'ora che vada dove dovevo andare otto anni fa”.

E capii. Capii cosa voleva dire.

Voleva andare a morire, come secondo lui avrebbe dovuto succedere otto anni prima.

Guardai Esme e senza una parola mi fiondai giù dalle scale.

In un attimo mi ritrovai vicino Jasper ed Emmett.

Uscimmo in giardino e iniziammo a guardarci intorno.

Le macchine c'erano ancora tutte. Dove voleva andare ?? Cosa voleva fare???

La Femmina Morta!” gridò all'improvviso Jasper e veloce si precipitò verso il sentiero che avevamo percorso sereni e felici mesi prima.





Edward



Finalmente avevo trovato il coraggio.

Era da un po' che accarezzavo l'idea di farla finita.

Da quando Bella era entrata nella nostra vita, da quando mi ero accorto dell'attrazione che provavo per lei che non avrebbe mai potuto trasformarsi in altro, il bisogno di fuggire per sempre era diventato impellente... a lungo avevo lottato con la paura di ferire chi mi amava... ma sapevo di non poter andare avanti così.

Avevo provato a combattere ma avevo perso.

E adesso finalmente avevo trovato il coraggio per porre fine al mio tormento e avrei raggiunto la pace che desideravo tanto.

Se fossi morto non avrei più avuto gli incubi, non avrei più provato vergogna, non sarei sobbalzato per ogni cosa dalla paura e non mi sarei più dovuto nascondere da nulla e da nessuno.

Ma soprattutto avrei liberato Alice e la mia famiglia.

Loro avrebbero un po' pianto per me ma poi però sarebbero stati liberi e sereni.

Finalmente avrebbero avuto la pace che ero sicuro sognavano.

E sarei stato sicuro che lui non gli facesse del male a causa mia... perché lo sapevo, lui mi aveva già ritrovato una volta e avrebbe continuato a cercarmi... e avrebbe massacrato anche loro pur di avere nuovamente me.

Io per loro ero un pericolo... e questo non potevo più permettermelo così come non potevo permettermi di amare e far soffrire Bella.


Decisi subito dove andare.

Già da quel giorno mentre scrutavo l'orizzonte avevo deciso che se avessi trovato il coraggio sarei andato a morire lì.

Era un posto stupendo per morire, un posto da favole.

Anche se io non ero un favola, piuttosto un racconto dell'orrore.

Iniziai a correre velocissimo lungo il sentiero.

Mi ricordavo la strada chiaramente, mi ricordavo ogni posto dove Bella era scivolata o aveva imprecato a causa dei rami o dei rovi.

Non avevo molto tempo. Sapevo che sarebbero venuti a cercarmi ma non avrebbero trovato nulla di me.

Se avevo fortuna l'oceano non avrebbe più restituito il mio corpo, come nella leggenda.



Quando arrivai sulla punta della Femmina Morta ero affannato. Ero abituato a correre, ero nella squadra di atletica, ma nonostante questo avevo il fiatone.

Mi fermai alla base di quel trampolino di pietra naturale e alzai lo sguardo verso il cielo che iniziava a inscurirsi con l'avvicinarsi del tramonto.

Era nuvoloso, presto avrebbe piovuto e il vento forte spazzava tutta la scogliera ricoprendola di un sottile velo di acqua salata.

Sotto, il mare perennemente agitato, infrangeva le sue onde fra le rocce.

Avanzai piano respirando a pieni polmoni quell'aria fredda e amica.



Ero tranquillo e sereno.

Finalmente rilassato e felice.

Perché sapevo che avrei trovato la pace.

Stavo per avvicinarmi alla punta quando all'improvviso mi resi conto che se non avessero trovato il cadavere forse avrebbero continuato a cercarmi.

Papà e mamma mi avrebbero aspettato e cercato per mesi, forse per anni sperando e macerandosi nell'illusione che prima o poi sarei tornato a casa.

Non potevo lasciarli illudere. Dovevo fargli capire cosa mi era successo e non c'era che un modo.

Velocemente mi spogliai. Mi levai il maglione, la camicia e la maglietta rimanendo a torso nudo.

Il freddo mi avvolse. Poi mi levai anche i pantaloni e le scarpe rimanendo in boxer.

Posai i vestiti piegati con cura tutti assieme e vi poggiai sopra il mio Tigro.

Addio amico carissimo. Vedrai che qualcuno si occuperà di te. Questo è un viaggio che devo fare da solo.” gli dissi dandogli un ultimo bacio in mezzo alle orecchie ancora bagnate dalle mie lacrime.

Lo avrebbero trovato assieme ai miei vestiti e avrebbero capito.

Poi lentamente mi portai sulla punta di roccia.

Sotto il mare si agitava richiamandomi come fosse stata una sirena mentre il vento gelido fischiava intorno a me portandosi appresso le goccioline dell'oceano che mi bagnavano la pelle e i capelli. Rabbrividii mentre sentivo il freddo penetrare nelle ossa e un brivido di paura scendermi lungo la schiena. Chiusi gli occhi beandomi per un attimo di quella sensazione di libertà e pace mentre raccoglievo il coraggio per fare ciò che avevo deciso.

Mi sembrò di sentire una voce mischiarsi all'ululato del vento.

Avevano ragione, il vampiro stava chiamando la sua bella, pensai con un sorriso, ma poi la voce divenne più nitida e mi accorsi che chiamava me.

Edwardddd” urlò la voce che proveniva dalle mie spalle cercando di sovrastare il rumore delle onde e il fischio del vento.

Mi girai e vidi Jasper piegato a metà dall'assurda corsa che aveva fatto per raggiungermi, allungare le mani verso di me. Dietro sbucò un paonazzo Emmett, e per ultimo rosso in viso, con il fiato corto arrivò mio padre.

Gli sorrisi beato.

Edward. Vieni qua, torna indietro, è pericoloso lì.” mi pregò Jasper senza avere il coraggio di avvicinarsi.

Scossi la testa.

Edward... Alice ha bisogno di te. Devi andare da lei” mi disse cercando di minare la mia volontà.

Quante volte me lo avevano detto?? Quante volte mi avevano convinto usando il mio senso di protezione nei suoi confronti?

Ma adesso sapevo la verità. E la mia risposta arrivò serena e tranquilla come il mio animo.

No Jasper. Alice ha bisogno di te. Non più di me. Non più. Io ora per lei sono diventato solo un peso, un ostacolo alla vostra felicità e adesso devo andare...”



E senza aggiungere una parola, dopo avergli sorriso beato, feci un paio di passi avanti e mi lasciai scivolare verso il profondo e freddo oceano sicuro che lì fra le sue gelide braccia avrei finalmente trovato la mia pace e la mia serenità.









 

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