martedì 23 aprile 2013

Capitolo 79 La fine di un incubo

Capitolo 79 La fine di un incubo

Esme

Quando arrivammo in ospedale chiesi subito all'infermiera alla reception di Carlisle ma mi dissero che si stava occupando di un ragazzo ferito in una sparatoria.
Il ragazzo è mio figlio come sta?” chiesi sperando di ricevere buone notizie.
La vidi scuotere la testa. “Non so dirle nulla signora. Stanno ancora facendo tutti gli accertamenti ma se vuole aspettare là, c'è la sala d'attesa, vedrà che appena sa qualcosa il Dottor Cullen, che lo ha in cura, verrà da lei e le spiegherà tutto. Non si preoccupi suo figlio è in ottime mani” mi rispose gentile lei.
Evidentemente non sapeva che ero la moglie di Carlisle e che il ragazzo era nostro figlio. Ma aveva parlato convinta e sincera, anche se quello che mi aveva detto lo sapevo perfettamente. Edward era nelle mani migliori che potesse avere, quelle di suo padre.
Sospirai e insieme a Bella andammo nella saletta ad aspettare.
Dopo poco ci raggiunse Charlie “Esme hai notizie?” mi chiese venendo ad abbracciarmi.
Lasciai che mi tenesse stretta mentre Bella rispondeva la posto mio“No. Papà. Non ci hanno detto nulla. Tu sai niente?”gli chiese lei.
Lui scosse la testa. “Carlisle aveva paura che il colpo avesse danneggiato la colonna vertebrale. Mi ha detto che gli avrebbe fatto fare tutti gli accertamenti” rispose asciugandomi le lacrime con un fazzoletto.
Era cosciente?” gli chiesi spaventata.
All'inizio credo di si, se non ho capito male si sono parlati. Ma poi Carlisle l'ha sedato per tenerlo fermo” ci rispose facendomi sedere vicino a lui.

Il tempo non passava mai. Era quasi un ora che eravamo lì e nessuno si era fatto vedere. Poi la porta si aprì e vidi il mio amore entrare.
Mi alzai come una molla e gli corsi incontro.
Come sta Carlisle??” gli chiesi preoccupata con il cuore grosso e pesante.
Lo vidi sorridere con l'aria stanca “Si riprenderà Esme. Abbiamo fatto tutte le visite mediche e non ci sono lesioni” ci spiegò asciugandomi le lacrime e stringendomi a se.
Lo guardai, aveva gli occhi gonfi e stanchi ma sorridevano anche loro.
Cosa gli è successo?” sentii Charlie chiedergli.
Ha preso una botta molto forte, che gli ha intorpidito i nervi. Quando il gettone ha fatto da scudo al proiettile ha sbattuto con violenza contro le vertebre e si è formato un piccolo ematoma.” ci spiegò sempre senza lasciarmi. “Dovrà stare a letto fermo un paio di giorni, finché non si riassorbe, ma per Natale forse riusciamo a portarlo a casa.” ci disse baciandomi sulla fronte.
Possiamo vederlo?” gli chiesi.
Si. Adesso sta ancora dormendo. E' sotto l'effetto di alcuni calmanti ma presto dovrebbe svegliarsi” mi rispose.
Vai da lui Esme. Chiamo io i ragazzi per dargli la bella notizia”mi disse Charlie abbracciando Bella che era scoppiata a piangere.


Passai tre ore seduta vicino a lui. Carlisle veniva ogni tanto a controllare come stava poi riprendeva il suo lavoro. Dovevamo solo aspettare che si svegliasse.
Era disteso nel letto con gli occhi chiusi e la mascherina dell'ossigeno.
Carlisle mi aveva spiegato che non ne aveva particolarmente bisogno ma che faceva fatica a respirare a causa della botta. Sul collo un lungo cerotto e una fasciatura sul busto erano le uniche tracce di quanto successo.
Un braccio era legato alla paratia del letto e da questo partivano due flebo.
Iniziavo a innervosirmi avrebbe già dovuto svegliarsi da un po' ma continuava a dormire.
Poi all'improvviso lo vidi sbattere gli occhi. Mi avvicinai e gli feci una carezza sul viso “Ciao Edward” gli dissi dolcemente.
Lui mi guardò e mi sorrise. Si guardò il braccio legato con l'aria frastornata e allungò la mano libera per spostarsi la mascherina... voleva parlarmi.
Non ti agitare Edward. Devi stare fermo. Va tutto bene. Stiamo tutti bene. Sei tu che ci hai fatto spaventare.” gli dissi stringendogli la mano per tenerlo fermo e impedirgli di levarsela.
Papà ha detto che devi stare sdraiato da bravo e il più fermo possibile per ora” continuai vedendolo cercare di tirarsi su.
Stai sdraiato” gli intimò Carlisle entrato in quel momento accompagnato da Bella che aveva un cerotto sulla fronte e aveva aspettato per tutto il tempo che si svegliasse seduta su una sedia nel corridoio.
Edward sospirò rilassandosi e cercando nuovamente di levarsi dal viso la maschera.
Edward. Devi tenerla e stare fermo. Se fai il bravo nel giro di tre giorni torni a casa, altrimenti complichi la situazione.” gli spiegò Carlisle con pazienza.
Lo vidi fissare suo padre contrito e preoccupato.
Edward, ascoltami” gli dissi facendogli una carezza “E' tutto finito. Alice e Bella stanno bene e quell'uomo è morto. Non hai nulla da temere. Devi solo riposarti e ubbidire a tuo padre” gli spiegai nuovamente.
Quando starai meglio ti racconteremo tutto. Ma adesso devi solo stare calmo e sdraiato. Hai avuto fortuna, il gettone sulla tua schiena ha deviato il colpo e l'unica conseguenza è un ematoma che ti darà fastidio per un paio di giorni.” riprese Carlisle.“Quindi stai giù tranquillo e cerca di rilassarti” concluse il mio amore.
Lo vidi annuire e sorriderci.

Rimasi con lui qualche minuto tenendogli la mano libera finché lo vidi chiudere nuovamente gli occhi e appisolarsi. Un po' erano i residui dell'anestesia a farlo dormire, un po' sembrava avesse accettato di dover stare bravo ed era giunto il momento di... bhe la mamma non serviva più, pensai con un sorriso.
Ho bisogno di un caffè e di andare in bagno” dissi alzandomi e avvicinandomi a Carlisle che era rimasto per cambiargli la flebo e liberargli il polso visto che era tranquillo.
Bella per favore puoi restare qua e controllare che non faccia stupidate e che stia da bravo a letto?” le chiesi sorridendole e facendole cenno di avvicinarsi.
La vidi annuire sorridente.
Mi voltai, Edward si era nuovamente svegliato sentendo la mia voce e aveva gli occhi sgranati puntati su di lei.
Probabilmente non l'aveva vista in precedenza dal momento che era rimasta per tutto il tempo sul fondo della stanza a guardarlo da lontano in religioso silenzio, sicuramente per non agitarlo ulteriormente.
Carlisle mi guardò stupito aggrottando le sopracciglia“Ma...” fece per obiettare ma afferratolo per un braccio lo trascinai fuori dalla porta.
Fidati di me, andiamo” gli sussurrai.
Prima di uscire e chiudere la porta mi voltai e vidi che Bella si era seduta sulla sponda del letto e che i loro occhi allacciati rispecchiavano i loro sentimenti.
Non mi ero sbagliata. Avevano bisogno di stare soli.


Bella

Avevo lasciato Esme da sola con Edward. Io in fondo non ero nulla. Non ero sua sorella e nemmeno la sua ragazza.
Il mio corpo e il mio cuore gridavano di stare lì vicino a lui ma non ne avevo il diritto.
Charlie si era allontanato. Doveva stendere un rapporto e fare alcuni accertamenti. Era sicuro che presto avrebbe trovato anche i complici che accompagnavano il Mostro in quelle orrende scorribande.
Io invece mi ero fermata, mi ero fatta medicare la testa e non avevo alcuna fretta di andare a casa. Ero impaziente, sembrava che non si svegliasse più e mi sentivo impazzire seduta da sola nel corridoio. Stavo fuori su una scomodissima seggiola per non disturbare ma avevo le orecchie tese aspettando di sentire qualche voce provenire da dentro la camera.
Ogni tanto vedevo Carlisle entrare ed uscire, mi diceva che andava tutto bene e mi guardava con un sorriso affettuoso ed enigmatico. Probabilmente si chiedeva il perché fossi lì o quanto avrei resistito a stargli lontana. Ma non mi chiese mai nulla così come non m'invitò mai ad entrare. Forse aveva paura che stando con Esme alla fine iniziassimo a chiacchierare svegliandolo... o forse pensava che stessi solo aspettando Charlie.
Ma si sbagliava. Io stavo aspettando che Edward si svegliasse e intanto pensavo e riflettevo. Chissà se mi avrebbe voluto. Chissà come avrebbe reagito vedendomi. In fondo l'ultima volta che ci eravamo parlati era letteralmente fuggito da me. Ma quando aveva preso il posto di Alice mi era parso diverso, sicuro di se, e mi aveva sorriso come a dimostrarmi che qualcosa era cambiato in lui.
Speravo di non sbagliarmi, la paura di averlo perso mi aveva fatto capire quanto l'amassi e quanto fossi già legata profondamente a lui. Tremai al ricordo di quegli attimi e al pensiero che avevo rischiato di perderlo per sempre e poi sobbalzai. Avevo sentito la voce di Esme. Forse si era svegliato.
In quel momento vidi Carlisle arrivare e facendo finta di niente mi accodai a lui. Dovevo sapere.
Era sveglio e cosciente.
Lo vidi agitato, voleva parlare e muoversi ma i suoi genitori gli spiegarono che andava tutto bene e che doveva solo stare fermo e rilassarsi.
Vedevo il sorriso sul suo volto, gli occhi brillare mentre ascoltava le parole di sua madre. Probabilmente stava capendo di essere finalmente libero pensai guardandolo e rendendomi conto di quanto quegli occhi erano effettivamente bellissimi. Ora che erano vivi e lucidi di gioia erano uno spettacolo meraviglioso.
Lui guardava i suoi genitori sorridendo.
Probabilmente non si era accorto di me o non gliene importava nulla. Constatai dal momento che aveva occhi solo per sua madre.
Poi mi accorsi che si era addormentato di nuovo stringendo la mano a sua mamma. Probabilmente era l'ora di uscire e andarmene, io non servivo a nulla e lui neanche mi aveva visto.
Stavo per salutare Esme quando la vidi alzarsi e prendere uno stupito Carlisle per mano. Voleva andare in bagno e a bersi un caffè spiegò affidandomi Edward e sorridendomi complice.
Non capivo il perché, ma ero grata di poterlo vedere da vicino, di poter finalmente ammirare il sorriso che tanto mi stregava.
Mi avvicinai lentamente guardandolo negli occhi. In quei due pozzi verdi che si erano illuminati ancora di più.
E quello che vi vidi mi rasserenò.
Non c'era più paura e vergogna ma gioia e tranquillità e soprattutto c'era amore. I suoi occhi ridevano mentre si attaccavano ai miei guardandomi non come un amica o una scocciatura perenne, come avevano sempre fatto, ma come un qualcuno d'importante per lui.
Mi sedetti lentamente sul letto senza distogliere gli occhi e allungando una mano gli spostai una ciocca di capelli ramati dal viso.
La mia mano tremava, incerta. Avevo paura che si spostasse come aveva fatto tante volte. Ma lui rimase fermo e da sotto la mascherina lo vidi sorridermi mentre allungava la mano libera cercando di raggiungere il mio viso.
Mi abbassai e lui mi fece una carezza sulla guancia mentre dai nostri occhi iniziavano a colare lacrime silenziose e pesanti...



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