Capitolo
74 La situazione precipita
Bella
Con
Alice lasciammo la scuola di nascosto un ora prima della pausa per
il pranzo senza dare spiegazioni a nessuno dei suoi fratelli. Se
lo avessero saputo ci avrebbero bloccato e noi invece volevamo andare
in fondo alla faccenda. Due ragazze non avrebbero suscitato alcun
sospetto e il Luna Park era pieno di ragazzi che marinavano la
scuola.
Era
una insolita bella e calda giornata di Dicembre e come previsto
altri studenti che avevano saltato la scuola si muovevano assieme ai
nonni e bambini piccoli fra i giochi.
Non
sapevamo da dove iniziare. Così ci avviammo vicino a degli
autoscontri e comprammo due gettoni. Alice li studiò un attimo e poi
scosse la testa “Sono diversi” mi disse facendomi notare come
questi fossero lisci e senza scanalature.
Lei
conosceva molto bene quello del gemello. Malgrado non sapesse da dove
provenisse, né perché lo portasse al collo se lo ricordava con
nitidezza. Troppe volte da bambino lo aveva vestito e cambiato per
sfuggirle un simile particolare.
Per
non insospettire il gestore ci facemmo il giro sull'attrazione
facendo finta di divertirci, poi cambiammo gioco.
Iniziavo
a pensare che la mia teoria fosse sbagliata, nessun gettone era
simile a quello di Edward, quando finalmente comprammo il gettone
per andare nella Casa delle Streghe.
La
vidi sgranare gli occhi e poi agitata sussurrarmi “E' questo ne
sono sicura.”
Il
gettone era uguale a quello che Edward portava intorno al collo mi
spiegò emozionata.
Ci
guardammo in giro all'improvviso agitate e spaventate. Il
proprietario ci stava sorridendo con pazienza e con un sorriso
divertito sulle labbra, si aspettava ovviamente che salissimo.
“Dobbiamo
salire Bella. Altrimenti qualcuno potrebbe insospettirsi” mi
sussurrò Alice guardandosi intorno sospettosa.
Purtroppo
aveva ragione ma per una volta quell'attrazione così infantile mi
sembrò paurosa sul serio.
Con
un sorriso forzato e le gambe che avevano iniziato a tremare ci
sedemmo sul vagoncino e infilammo il gettone.
Esso
partì subito portandoci in una galleria buia. A velocità che
sembrava sostenuta fra lievi salite, discese e svolte improvvise, comparivano
all'improvviso fantasmi e zombi, ragnatele e luci che illuminavano
coltelli insanguinati.
Normalmente
avrei riso di quello spettacolo puerile ma in quel momento mi
sembrava tutto terribilmente reale e terrorizzante. Le strinsi la
mano mentre la sentivo sussultare vicino a me esattamente come facevo
io.
Ci
stavamo facendo portare dall'immaginazione. Sapere che quel posto era
in qualche modo connesso agli incubi di Edward, al suo tragico
passato, ci faceva sussultare come se tutto fosse reale. Le nostre
mani sudavano mentre pipistrelli di plastica apparivano nel buio con
le zanne insanguinate o coltelli tinti di vernice rossa apparivano
nelle mani di mostri inesistenti.
Il
mio cuore batteva furioso come se da quelle gallerie nere come la
pece potesse all'improvviso comparire quel Lui che aveva distrutto
fisicamente ed emotivamente il nostro Edward.
Poi
all'improvviso il vagoncino si fermò bruscamente all'interno del
gioco. Il buio completo e un silenzio di tomba ci avvolse mentre
dall'alto un pipistrello fluorescente di plastica ci fissava con un
ghigno maligno.
“Bella,
che facciamo?” il respiro veloce di Alice e la sua agitazione
erano lo specchio della mia.
“Magari
riparte” sussurrai tendendo l'orecchio a ogni singolo rumore mentre
il cuore batteva a mille. Non sapevo cosa risponderle. In fondo
eravamo dentro un attrazione del Luna Park non nella tana del Mostro
di Natale.
Non
sapevo quanto mi stavo sbagliando.
“Bellaaaaaa”
l'urlo di Alice mi lasciò disorientata mentre qualcosa strappava la
sua mano dalla mia.
“Aliceeee”
urlai terrorizzata, incapace di capire cosa stesse succedendo,
girandomi attonita alla ricerca della mia amica. Ma fu solo un
attimo poi qualcosa di forte mi colpì alla testa facendomi perdere i
sensi e cadendo dentro un tunnel buio e vuoto che m'inghiotti verso
la realizzazione dei nostri incubi.
Edward
Quando
entrai nel parco giochi il mio cuore iniziò a battere all'impazzata.
I ricordi riaffiorarono decisi e dolorosi. Seguivo Charlie ma non lo
vedevo. La mia mente era ritornata a quel pomeriggio, quando ero
fuggito dal Mostro in preda al panico.
Mi
sembrava di sentire la sua voce dietro ad ogni angolo, mi sembrava di
vederlo appoggiato ad ogni gioco.
Tremavo
e sussultavo a qualsiasi contatto fortuito avuto con chi passava
vicino a me.
“Edward
stai calmo.” mi disse Charlie guardandomi preoccupato. Non dovevo
avere una bella cera e probabilmente aveva paura di un mio attacco di
panico.
“Sto
bene” gli risposi a denti stretti cercando di calmare il mio cuore
e riprendere il controllo di me stesso. Ero in sua compagnia, lui
era armato e non ero più un ragazzino indifeso. Dovevo calmarmi e
ragionare con calma, essere freddo e lucido per poterlo aiutare.
Nessuno doveva più subire quello che avevo passato. Dovevamo
fermarlo, dovevamo fermare il Mostro di Natale e trovare la sua tana prima che facesse del male a qualche altro ragazzo.
“Ricordi
nulla?” mi chiese scrutandomi attentamente preoccupato.
Non
riuscivo a respirare, mentre mi guardavo in giro a cercare quel
lurido posto nel quale Lui, Mark, il Mostro di Natale mi aveva
trascinato con l'inganno.
“Vieni
seguimi e guardati intorno. Ma stai tranquillo ci sono io con te. Non
ti succederà nulla.” mi disse afferrandomi il braccio mentre con
l'altra parlava alla radio “ho chiamato rinforzi. Arriveranno
subito” mi spiegò per tranquillizzarmi.
Stavo
camminando guardandomi in giro, cercando di ricordare, grato della
presenza di Charlie che mi impediva di scappare ancora una volta,
quando all'improvviso una fitta alla testa e al petto mi immobilizzò
e mi costrinse a piegarmi a metà dal dolore. Charlie se ne accorse
subito e si bloccò spaventato.
“Che
hai Edward? Stai male? Che cosa ti succede?” mi chiese preoccupato
e stupito al contempo.
“Alice.
E' successo qualcosa ad Alice. Lei sta male.” soffiai fuori
consapevole di dove derivasse il dolore forte e conosciuto che sentivo perforarmi
il petto e la testa.
Charlie
Era
un pericolo portarsi dietro Edward. Se avesse avuto una crisi di
panico non lo avrei saputo gestire, ma dovevo trovare quell'individuo
prima che facesse male o uccidesse qualche altro ragazzo. Le
possibilità che avesse già catturato qualcuno e che si stesse
divertendo con lui erano troppo alte per indugiare ancora.
Ed
Edward sapeva dove si rintanava.
Ero
preoccupato, sapevo che era un azzardo, e consapevole dello sforzo
che stava facendo per dominarsi lo vedevo tremare e sussultare a
qualsiasi contatto fortuito o a qualsiasi rumore inaspettato. Ma
sembrava resistere fino a quando all'improvviso lo vidi
immobilizzarsi e piegarsi su se stesso per il dolore.
Era
diventato all'improvviso pallido e con la voce di un fantasma mi
rispose “Alice. E' successo qualcosa ad Alice. Lei sta male”.
Immediatamente
presi il cellulare e telefonai a Bella. Loro dovevano essere
assieme a scuola, magari mi avrebbe spiegato cosa stava succedendo e
avrei potuto tranquillizzare Edward sulla salute di sua sorella.
Ma
ovviamente non mi rispose. Certo erano a scuola e i cellulari
dovevano essere tenuti chiusi, pensai illudendomi che il motivo fosse
quello. Edward aveva avuto un attacco di gemellite ma speravo
fosse un qualche malore leggero dal momento che sembrava che si
fosse ripreso.
Stavo
ancora riflettendo sul da farsi e se fosse o meno il caso di
avvisare i loro genitori, quando sentii Edwrad tirarmi per una
manica.
“Charlie”
il suo respiro era mozzato, il mio nome era risuonato vuoto.
Mi
voltai a fissarlo. Sembrava avesse visto un fantasma mentre tremante
con una mano m'indicava l'entrata posteriore della Casa delle
Streghe.
“Stai
qua Edward. Non ti allontanare.” gli ordinai e tirata fuori la
pistola d'ordinanza dal cinturone mi avviai con passo deciso verso
il posto indicatomi.
Bella
Avevo
mal di testa. Perché qualcuno non spegneva quella musica
fastidiosa???
Mi
sforzai di aprire gli occhi, non ricordavo cosa fosse successo.
Cercai
di portarmi le mani sulle orecchie per avere silenzio ma non ci
riuscii.
Sbattendo
gli occhi, imprecando in cuor mio contro quel rumore forte e
ronzante, misi a fuoco la realtà.
Il
cuore mi sobbalzò. Avevo avuto ragione, avevamo trovato il Mostro
di Natale, ma lui ora aveva trovato e catturato noi.
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