sabato 6 aprile 2013

Capitolo 74 La situazione precipita


Capitolo 74 La situazione precipita



Bella



Con Alice lasciammo la scuola di nascosto un ora prima della pausa per il pranzo senza dare spiegazioni a nessuno dei suoi fratelli. Se lo avessero saputo ci avrebbero bloccato e noi invece volevamo andare in fondo alla faccenda. Due ragazze non avrebbero suscitato alcun sospetto e il Luna Park era pieno di ragazzi che marinavano la scuola.

Era una insolita bella e calda giornata di Dicembre e come previsto altri studenti che avevano saltato la scuola si muovevano assieme ai nonni e bambini piccoli fra i giochi.

Non sapevamo da dove iniziare. Così ci avviammo vicino a degli autoscontri e comprammo due gettoni. Alice li studiò un attimo e poi scosse la testa “Sono diversi” mi disse facendomi notare come questi fossero lisci e senza scanalature.

Lei conosceva molto bene quello del gemello. Malgrado non sapesse da dove provenisse, né perché lo portasse al collo se lo ricordava con nitidezza. Troppe volte da bambino lo aveva vestito e cambiato per sfuggirle un simile particolare.

Per non insospettire il gestore ci facemmo il giro sull'attrazione facendo finta di divertirci, poi cambiammo gioco.

Iniziavo a pensare che la mia teoria fosse sbagliata, nessun gettone era simile a quello di Edward, quando finalmente comprammo il gettone per andare nella Casa delle Streghe.

La vidi sgranare gli occhi e poi agitata sussurrarmi “E' questo ne sono sicura.”

Il gettone era uguale a quello che Edward portava intorno al collo mi spiegò emozionata.

Ci guardammo in giro all'improvviso agitate e spaventate. Il proprietario ci stava sorridendo con pazienza e con un sorriso divertito sulle labbra, si aspettava ovviamente che salissimo.

Dobbiamo salire Bella. Altrimenti qualcuno potrebbe insospettirsi” mi sussurrò Alice guardandosi intorno sospettosa.

Purtroppo aveva ragione ma per una volta quell'attrazione così infantile mi sembrò paurosa sul serio.

Con un sorriso forzato e le gambe che avevano iniziato a tremare ci sedemmo sul vagoncino e infilammo il gettone.

Esso partì subito portandoci in una galleria buia. A velocità che sembrava sostenuta fra lievi salite, discese e svolte improvvise, comparivano all'improvviso fantasmi e zombi, ragnatele e luci che illuminavano coltelli insanguinati.

Normalmente avrei riso di quello spettacolo puerile ma in quel momento mi sembrava tutto terribilmente reale e terrorizzante. Le strinsi la mano mentre la sentivo sussultare vicino a me esattamente come facevo io.

Ci stavamo facendo portare dall'immaginazione. Sapere che quel posto era in qualche modo connesso agli incubi di Edward, al suo tragico passato, ci faceva sussultare come se tutto fosse reale. Le nostre mani sudavano mentre pipistrelli di plastica apparivano nel buio con le zanne insanguinate o coltelli tinti di vernice rossa apparivano nelle mani di mostri inesistenti.

Il mio cuore batteva furioso come se da quelle gallerie nere come la pece potesse all'improvviso comparire quel Lui che aveva distrutto fisicamente ed emotivamente il nostro Edward.

Poi all'improvviso il vagoncino si fermò bruscamente all'interno del gioco. Il buio completo e un silenzio di tomba ci avvolse mentre dall'alto un pipistrello fluorescente di plastica ci fissava con un ghigno maligno.

Bella, che facciamo?” il respiro veloce di Alice e la sua agitazione erano lo specchio della mia.

Magari riparte” sussurrai tendendo l'orecchio a ogni singolo rumore mentre il cuore batteva a mille. Non sapevo cosa risponderle. In fondo eravamo dentro un attrazione del Luna Park non nella tana del Mostro di Natale.

Non sapevo quanto mi stavo sbagliando.

Bellaaaaaa” l'urlo di Alice mi lasciò disorientata mentre qualcosa strappava la sua mano dalla mia.

Aliceeee” urlai terrorizzata, incapace di capire cosa stesse succedendo, girandomi attonita alla ricerca della mia amica. Ma fu solo un attimo poi qualcosa di forte mi colpì alla testa facendomi perdere i sensi e cadendo dentro un tunnel buio e vuoto che m'inghiotti verso la realizzazione dei nostri incubi.



Edward



Quando entrai nel parco giochi il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. I ricordi riaffiorarono decisi e dolorosi. Seguivo Charlie ma non lo vedevo. La mia mente era ritornata a quel pomeriggio, quando ero fuggito dal Mostro in preda al panico.

Mi sembrava di sentire la sua voce dietro ad ogni angolo, mi sembrava di vederlo appoggiato ad ogni gioco.

Tremavo e sussultavo a qualsiasi contatto fortuito avuto con chi passava vicino a me.

Edward stai calmo.” mi disse Charlie guardandomi preoccupato. Non dovevo avere una bella cera e probabilmente aveva paura di un mio attacco di panico.

Sto bene” gli risposi a denti stretti cercando di calmare il mio cuore e riprendere il controllo di me stesso. Ero in sua compagnia, lui era armato e non ero più un ragazzino indifeso. Dovevo calmarmi e ragionare con calma, essere freddo e lucido per poterlo aiutare. Nessuno doveva più subire quello che avevo passato. Dovevamo fermarlo, dovevamo fermare il Mostro di Natale e trovare la sua tana prima che facesse del male a qualche  altro ragazzo.

Ricordi nulla?” mi chiese scrutandomi attentamente preoccupato.

Non riuscivo a respirare, mentre mi guardavo in giro a cercare quel lurido posto nel quale Lui, Mark, il Mostro di Natale mi aveva trascinato con l'inganno.

Vieni seguimi e guardati intorno. Ma stai tranquillo ci sono io con te. Non ti succederà nulla.” mi disse afferrandomi il braccio mentre con l'altra parlava alla radio “ho chiamato rinforzi. Arriveranno subito” mi spiegò per tranquillizzarmi.

Stavo camminando guardandomi in giro, cercando di ricordare, grato della presenza di Charlie che mi impediva di scappare ancora una volta, quando all'improvviso una fitta alla testa e al petto mi immobilizzò e mi costrinse a piegarmi a metà dal dolore. Charlie se ne accorse subito e si bloccò spaventato.

Che hai Edward? Stai male? Che cosa ti succede?” mi chiese preoccupato e stupito al contempo.

Alice. E' successo qualcosa ad Alice. Lei sta male.” soffiai fuori consapevole di dove derivasse il dolore forte e conosciuto  che sentivo perforarmi il petto e la testa.





Charlie



Era un pericolo portarsi dietro Edward. Se avesse avuto una crisi di panico non lo avrei saputo gestire, ma dovevo trovare quell'individuo prima che facesse male o uccidesse qualche altro ragazzo. Le possibilità che avesse già catturato qualcuno e che si stesse divertendo con lui erano troppo alte per indugiare ancora.

Ed Edward sapeva dove si rintanava.

Ero preoccupato, sapevo che era un azzardo, e consapevole dello sforzo che stava facendo per dominarsi lo vedevo tremare e sussultare a qualsiasi contatto fortuito o a qualsiasi rumore inaspettato. Ma sembrava resistere fino a quando all'improvviso lo vidi immobilizzarsi e piegarsi su se stesso per il dolore.

Era diventato all'improvviso pallido e con la voce di un fantasma mi rispose “Alice. E' successo qualcosa ad Alice. Lei sta male”.



Immediatamente presi il cellulare e telefonai a Bella. Loro dovevano essere assieme a scuola, magari mi avrebbe spiegato cosa stava succedendo e avrei potuto tranquillizzare Edward sulla salute di sua sorella.

Ma ovviamente non mi rispose. Certo erano a scuola e i cellulari dovevano essere tenuti chiusi, pensai illudendomi che il motivo fosse quello. Edward aveva avuto un attacco di gemellite ma speravo fosse un qualche malore leggero dal momento che sembrava che si fosse ripreso.

Stavo ancora riflettendo sul da farsi e se fosse o meno il caso di avvisare i loro genitori, quando sentii Edwrad tirarmi per una manica.

Charlie” il suo respiro era mozzato, il mio nome era risuonato vuoto.

Mi voltai a fissarlo. Sembrava avesse visto un fantasma mentre tremante con una mano m'indicava l'entrata posteriore della Casa delle Streghe.

Stai qua Edward. Non ti allontanare.” gli ordinai e tirata fuori la pistola d'ordinanza dal cinturone mi avviai con passo deciso verso il posto indicatomi.







Bella



Avevo mal di testa. Perché qualcuno non spegneva quella musica fastidiosa???

Mi sforzai di aprire gli occhi, non ricordavo cosa fosse successo.

Cercai di portarmi le mani sulle orecchie per avere silenzio ma non ci riuscii.

Sbattendo gli occhi, imprecando in cuor mio contro quel rumore forte e ronzante, misi a fuoco la realtà.

Il cuore mi sobbalzò. Avevo avuto ragione, avevamo trovato il Mostro di Natale, ma lui ora aveva trovato e catturato noi.




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