martedì 9 aprile 2013

Capitolo 75 Gemelli anche nel destino


 

Capitolo 75 Gemelli anche nel destino (raiting rosso)

Bella

A suonare e a riportarmi alla realtà era stato il mio cellulare.
Ero seduta in un angolo per terra, le mani e i piedi legati .
In piedi a poca distanza da me c'era Alice.
Appoggiata alla parete stava piangendo. Di fronte a lei un uomo grande e grosso, che supponevo fosse il Mostro, la stava accarezzando languidamente.
Sei bellissima, non pensavo che potesse piacermi così tanto una femmina” le diceva baciandole il collo e le spalle che aveva scoperto abbassandole la maglia.   “Sai non devi avere paura. Sei tanto bella che magari posso anche non ucciderti. Tu non sei Lui, ma gli assomigli tantissimo, sei quasi identica. Presto lo troverò ma tu sei bella quasi quanto lo era il mio ragazzo. Sai era stupendo da scopare, non ho mai più trovato nessuno così bello. E i suoi occhi poi... Non ho mai visto un verde così. E quando piangeva sembrava quasi brillassero. Ma tu sei stupenda quasi quanto lui. Hai gli occhi più chiari ma lo stesso sorriso e lo stesso viso angelico ” e le sua voce era arrochita dal desiderio mentre cercava di spogliare la mia amica.
Lei era completamente incapace di difendersi. Lo guardava con gli occhi dilatati dal terrore.
Lasciala stare bestia” gli gridai, con tutta la rabbia che avevo in corpo.
Lui si girò verso di me ridacchiando “Non essere gelosa. Sei molto carina anche tu, ma non sei il mio tipo. Quando avrò finito con lei, magari se avrò voglia soddisferò anche te o ti passerò ai miei amici. A loro piacciono le belle ragazze come te. Vedrai ti faremo urlare dal piacere. Lui ha urlato e pianto tanto. E anche gli altri ragazzi lo fanno sempre.” mi rispose iniziando ad aprire i jeans ad Alice.
Stai ferma gattina. Non provare a scappare. Non costringermi a farti del male come agli altri. Sai, se non stai brava sarò costretto a legarti e poi a ucciderti. Tu non sei Lui.” le grido tirandogli un ceffone.
Lei aveva provato ad allontanarlo. “Non mi fare del male ti prego. Non farmi quello che hai fatto ad Edward” iniziò a pregarlo disperata.
Lui si fermò stupito e sconvolto dalle sue parole.
Edward? Tu conosci Edward? Tu conosci il mio Edward?” le chiese bloccandole le mani sopra la testa con un nuovo interesse nella voce.
Lui è il mio gemello” scoppiò a piangere lei.
Ah,  adesso capisco perché sei così bella. Ecco perché gli assomigli tanto. Lui era stupendo, un corpo fatto per essere scopato. Magari anche tu sarai alla sua altezza. Non l'ho più trovato, dopo che mi è fuggito l' ultima volta, non l'ho più rincontrato, nessuno era bello come lui. Nessuno meritava di salvarsi. Ma tu... tu sei talmente simile...” disse infilando la sua mano dentro i pantaloni di Alice.
Ti prego. Non mi fare del male. Non mi toccare. Lasciami andare... ti supplico” l'implorò ancora lei.
La sua risata rimbombò forte, profonda e odiosa a ricordarci che eravamo nelle sue mani.
Sei piatta, sei come diventerà lui quando lo troverò. E sei asciutta, come lo era lui. Devo bagnarti” lo sentii dire mentre prendeva un dito e se lo infilava in bocca.
Poi lo fece scivolare sotto gli slip di Alice.
Lei sussultò e cerco di dimenarsi.
Ferma piccolina” gli intimò.
Fermati tu. Alza le mani. Sei in arresto” La voce fredda, dura e professionale di Charlie mi sembrò in quel momento la cosa più bella che avessi mai sentito.
Il mio papà era arrivato a salvarci.

Alice

Stavo vivendo in un incubo. Ero precipitata in uno degli incubi di Edward. Quell'uomo, quella bestia, il Mostro di Natale ci aveva prese e voleva violentarmi.
Provai a pregarlo, provai a divincolarmi, ma lui era troppo forte.
E mentre le pronunciavo mi resi conto che erano le stesse suppliche che urlava Edward di notte, le stesse preghiere che non lo avevano fermato.
Mi avrebbe preso come mio fratello.
Quando il suo nome sfuggì dalle mie labbra, lo vidi passarsi la lingua sulle labbra e accendersi di passione.
Si ricordava di lui, lo bramava e lo voleva. Io e tutti gli altri ragazzi non eravamo che sostituti.
Lui lo cercava da anni, lo voleva, lo desiderava, Edward non si era sbagliato. Il terrore provato era reale, non frutto della sua mente come avevamo sempre pensato, e adesso sarebbe diventato anche il mio perché avrebbe preso anche me, la sua gemella.
Il suo dito bagnato si appoggiò sulla mia intimità ed io cercai di scappare.
Lui mi immobilizzò ed io pensai che ero ormai nelle sue mani, che nessuno mi avrebbe potuto salvare, quando la voce di Charlie risuonò forte e decisa “Fermati tu. Alza le mani. Sei in arresto”.

Charlie
Avevo ordinato ad Edward di stare fermo e di aspettarmi. Non lo volevo tra i piedi, sarebbe stato solo un pensiero in più. Non potevo rischiare che avesse una crisi di panico in un momento così delicato. E presto sarebbero arrivati i rinforzi, avevo avvisato dove mi stavo infilando. Se tutto andava bene lo avrei sorpreso e arrestato senza problemi... altrimenti...
Altrimenti sarei stato nei guai io e non Edward. Lo avevo promesso ad Esme, non doveva capitare nulla a quel ragazzo.
Con la pistola in mano m'infilai nel corridoio cercando una porta o un segno di vita.
In silenzio, il cuore che batteva agitato ma controllato da lunghi anni di esperienza, m'inoltrai in quel luogo sconosciuto.
Vidi un bagliore dietro ad una porta e l'aprii cautamente.
E i miei occhi si dilatarono dalla paura e dalla rabbia.
La mia Bella era seduta in un angolo legata e un uomo imponente teneva schiacciata al muro Alice che piangeva.
In un attimo registrai la situazione e gli intimai di fermarsi.
Avevo finalmente trovato il Mostro di Natale!

Pensavo si sarebbe fermato e arreso di fronte alla mia minaccia ma lui con uno scatto velocissimo e imprevedibile afferrò Alice mettendosela davanti a fargli da scudo, mentre dalle sua vita tirava fuori un coltello e lo appoggiava alla gola della piccina.
Fermo tu sceriffo, se non vuoi che la sgozzi come un maiale” mi sibilò con rabbia.
Rimasi immobile, gelato. Le mani con la pistola tese verso di lui, mentre lo sentii ridere. Era pazzo, completamente pazzo, constatai terrorizzato.
Butta per terra la pistola Sceriffo. Butta la pistola e allontanala con un calcio verso di me o la sgozzo davanti a te. Sai che ne sono capace vero?” m'intimò sicuro di se, altezzoso, certo che mi sarei arreso.
Guardai Alice per vedere se mi avrebbe aiutato ma era completamente in palla. Se non avessi ubbidito l'avrebbe sicuramente uccisa, e non potevo permettermelo. Non volevo che facesse male alla mia piccola Alice.
Lentamente abbassai la pistola per terra e la allontanai come voleva lui. “Va bene ma lascia andare la ragazza” gli dissi cercando di mostrarmi sicuro di me.
Sapevo che là fuori da qualche parte c'erano i miei uomini ad aspettarlo... se avesse lasciato le ragazze... ma ero un illuso.
Lui era furbo, lo aveva dimostrato in tutti quegli anni in cui era riuscito a beffare la polizia e sempre tenendo Alice ben stretta iniziò ad avviarsi verso un altra uscita.
Stai tranquilla Alice. Finirà tutto bene” le dissi per cercare di tenerla tranquilla, potevo vedere dalla sua gola iniziare a uscire un rivoletto di sangue dove il coltello aveva lacerato la sottile pelle.
Si bellezza, adesso ce ne andremo. Lo Sceriffo ci farà andare via e noi ci divertiremo più tardi” le disse lui ridacchiando e posandole la bocca sul collo dandole una lunga leccata senza levarmi gli occhi di dosso con l'intento di sfidarmi e dimostrarmi quanto era sicuro.
Io fremetti di rabbia impotente di fronte a quella scena e al terrore per quello che voleva farle.
In quel momento una figura apparve dalla porta dove ero passato io.
Lasciala andare è me che cerchi. Eccomi sono qua!” e la voce non era più quella di un ragazzo spaventato ma di un uomo disposto ad affrontare il suo destino.






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