sabato 20 aprile 2013

Capitolo 78 Un tragico dubbio




Capitolo 78 Un tragico dubbio





Edward



Non riuscivo a respirare il colpo che avevo preso mi aveva levato il fiato e sentivo un dolore atroce alla schiena che m'impediva di muovermi.

Poi all'improvviso sentii l'aria entrare con forza nei polmoni e una voce conosciuta chiamarmi con delicatezza.

Facendo una fatica enorme riuscii ad aprire gli occhi.

Il volto sorridente di Carlisle coprì il mio campo visivo.

Volevo dirgli che stavo bene, volevo avere notizie di Alice e Bella. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, dove fosse finito il Mostro. Lo avevo sentito schiacciarmi a terra quando il male mi aveva colpito come un maglio alla schiena. Ma non riuscivo a respirare bene ne a parlare. Credevo che mio padre mi avrebbe consolato, aiutato ad alzarmi ma invece mi chiese preoccupato di stringere i pugni.

Non capivo il perché me lo chiedesse, era la schiena a farmi male non le braccia.

Forza Edward, provaci” m'incitò e percepii chiaramente la paura nella sua voce.

Mi dovetti concentrare, avevo tantissimo male ma con uno sforzo di volontà riuscii a farlo. Serrai i pugni stringendo la sua mano con la mia per sentirlo vicino. Iniziavo ad avere paura, il dolore non passava, anzi stava aumentando.

Bravo così” mi disse sorridendomi stringendo a sua volta la mia mano con la sua e facendomi una carezza con l'altra.

Adesso devi muovere le gambe. Non devi cercare di metterti in piedi, devi muoverle solo un pochino” mi chiese dolcemente per infondermi coraggio.

Volevo ubbidire, e mi concentrai ma non le trovavo, non sapevo dove fossero.

Cercai di muovere la testa per cercarle con la vista, per capire dove fossero. E con orrore mi resi conto che loro erano fuori dal mio controllo. Non riuscivo a muoverle neanche di pochi centimetri, non riuscivo nemmeno a sentirle come se non appartenessero più al mio corpo e una paura terribile s'insinuò nel mio cuore mentre cercavo disperatamente di tirarmi su.

Stai fermo. Non ti muovere. Andrà tutto bene. Non ti agitare.” sentii dire da mio padre in risposta al mio tentativo di alzarmi sulle braccia e al panico affiorato sul mio viso.

Poi mi sentii pungere un braccio e tutto divenne sfuocato.







Carlisle



Mi aveva capito e aveva chiuso le mani. La parte superiore del corpo funzionava così come la sua mente. Gli chiesi allora di muovere le gambe mentre gli stringevo una mano per fargli coraggio. Volevo essere sicuro non ci fossero lesioni spinali, prima di medicarlo e trasportarlo in ospedale per accertamenti, ma con orrore mi accorsi che non ci riusciva. Le gambe non rispondevano ai suoi comandi.

Con terrore lo vidi iniziare ad agitarsi, si stava rendendo conto della situazione e cercava di muoversi, probabilmente di alzarsi. Ma facendo così rischiava solo di peggiorare il suo stato.

Aiutato dagli infermieri gli iniettai della morfina e mentre perdeva conoscenza, gli immobilizzammo la schiena e lo trasferimmo in ambulanza. Non c'era tempo da perdere, dovevamo capire dov'era la lesione e cercare d'intervenire prima che fosse troppo tardi prima che il danno fosse irreversibile.

E' grave Carlisle?” mi voltai, Charlie era vicino a me che osservava preoccupatissimo la barella con sopra Edward venire issata in ambulanza.

Mi ero dimenticato di lui e del mondo che mi circondava.

Non lo so. Se ha una lesione alla schiena potrebbe rimanere paralizzato. Dobbiamo fare dei controlli.” gli risposi professionalmente.

Puoi andare a casa ad avvisare Esme?” gli chiesi poi senza levare gli occhi dagli infermieri che stavano mettendo ad Edward una flebo e medicando il collo dal quale un rivolino di sangue continuava a colare.

No vengo con te. Devo fare i verbali. Ci penseranno Alice e Bella a informarla” mi sentii rispondere.

Per un attimo rimasi interdetto. Mi ero perso qualcosa “Alice e Bella?” chiesi stupito.

Lui sospirò “Si è stata Alice a sparare” mi disse indicandomi con una mano le due ragazze che stavano sedute poco distante abbracciate.

Cosa ci fanno loro qui?” gli chiesi sgranando gli occhi. Per quello che ne sapevo io dovevano essere a scuola...

Ti spiego per strada. Bella mi ha già raccontato tutto. E' stata un idea sua... ” mi rispose tristemente salendo con me in ambulanza.





Bella



Avevo visto arrivare Carlisle di corsa con l'ambulanza e occuparsi di Edward. Lo avevo osservato mettergli la maschera d'ossigeno e questo significava che il mio amore era ancora vivo. Il Mostro invece doveva essere morto perché il suo corpo era stato appena controllato da un infermiere e poi lo avevano coperto completamente con un lenzuolo bianco disinteressandosi a lui.

Ero contenta di aver visto giungere assieme all'ambulanza Carlisle. Lui avrebbe fatto tutto il possibile e l'impossibile per salvare il figlio.

Edward era in ottime mani e a noi non ci restava che continuare a pregare e sperare che riuscisse a salvarsi. Forse il colpo era stato deviato, forse la pallottola non gli aveva leso organi vitali. Non lo sapevo ma quando vidi partire l'ambulanza con la sirena spiegata tirai un sospiro di sollievo, forse c'era ancora speranza. Forse Alice aveva ucciso solo il mostro e non il suo gemello.

Non ci eravamo avvicinate. Alice piangeva disperata e non volevo vedesse il corpo del fratello coperto di sangue. La tenevo lontana, la confortavo dicendole che c'era una speranza, la coccolavo sperando che in qualche modo, visto il loro legame, la sua tranquillità arrivasse ed aiutasse Edward.

Infine lo vidi caricare in ambulanza e partire con la sirena spiegata.

Saimon, il secondo di mio padre si avvicinò.

Mi ha detto tuo padre di accompagnarvi a casa Cullen” mi annuncio con un sorriso triste sul volto.

Io annui. Alice aveva bisogno di andare a casa, non poteva andare in ospedale in quello stato. Lì saremmo state inutili, vista la presenza di Carlisle e di Charlie, mentre bisognava che qualcuno avvisasse Esme e i suoi fratelli dell'accaduto. Ma soprattutto a casa avremmo trovato Jasper e Alice un conforto migliore del mio.

Era vivo vero?” chiesi terrorizzata dalla sua risposta ma incapace di resistere. Dovevo sapere, dovevo poter continuare a sperare.

Nessuno ci aveva informato, non avevano avuto tempo da perdere per darci notizie e le mie speranze si basavano solo su quello che avevo osservato.

Si. Ma da quanto ho capito è stato colpito alla schiena e rischia la paralisi” mi disse lui abbassando gli occhi contrito.

Un nuovo singhiozzo di Alice mi fece capire che aveva sentito e realizzato.

Andiamo Alice” le dissi facendola alzare. Non serviva a nulla piangere anche se avrei voluto continuare per cercare di anestetizzare il dolore e la preoccupazione. Se fosse rimasto paralizzato... non poteva il destino essere così crudele non adesso che finalmente il suo Mostro era morto e lui era pronto a vivere.

Lo avevo visto nei suoi occhi. Alice mi aveva raccontato tutto e quando i nostri sguardi si erano incrociati in quel lurido magazzino vi avevo visto una luce diversa... una scintilla di vita.

E facendomi coraggio, dicendo che Edward aveva diritto a un po' di fortuna, condussi una distrutta Alice alla macchina di Saimon. Non me la sentivo di guidare, gli occhi erano troppo pieni di lacrime per farlo.

Lei mi seguì da brava pur continuando a piangere senza sosta. Non riuscivo a calmarla, a trasmetterle la mia voglia di lottare, così rinunciai cercando solo di confortarla sapendo che Edward avrebbe voluto questo da me.

Quando arrivammo a casa, vi trovammo oltre ad Esme anche i suoi fratelli che preoccupati dalla nostra sparizione erano corsi a casa con la speranza di trovarci lì.





Esme



Quando vidi la macchina della polizia fermarsi tirai un sospiro di sollievo. Charlie ed Edward erano tornati. In quanto ad Alice e Bella, ero sicura che c'era un motivo dietro la loro temporanea scomparsa. Erano due brave ragazze e sicuramente sarebbero tornate presto dandoci una spiegazione logica al loro comportamento.

I miei figli invece erano spaventati. Ma non c'era da stupirsi ormai qualsiasi cosa ci terrorizzava.

Quando vidi Alice e Bella scendere dalla macchina guidata da Saimon rimasi a bocca aperta.

Bella con la faccia sporca di sangue e gli occhi gonfi dal pianto aiutava Alice a camminare.

Lei sembrava un automa. Le mani strette sul volto e il corpo scosso dai singhiozzi.

In un attimo le raggiungemmo.

Jasper prese Alice fra le sue braccia e la portò dentro cercando di calmarla mentre Bella ci raccontava l'accaduto.

Quando mi disse quello che aveva fatto Edward e le sue condizioni fisiche mi sentii morire ancora una volta.

Vado in ospedale. Voi aspettate qua” dissi afferrando la borsa e precipitandomi a prendere un pigiama per Edward.

Quando ritornai vidi Alice piangere seduta in braccio a Jasper e Rosalie abbracciata ad Emmett.

Vengo con lei. Voglio parlare con mio padre. E poi continuo a sanguinare” mi disse Bella risoluta mostrandomi il fazzoletto sporco di sangue ormai rappreso.

Quella ragazza aveva un coraggio enorme pensai, poi mi corressi.

Amava Edward in maniera enorme, era logico che volesse venire per sapere come stava, non c'era bisogno di nascondersi dietro a pretesti. La ferita ormai non sanguinava più ma feci finta di nulla, non era certo questo il momento per farglielo notare e non toccava a me interferire nelle sue scelte.

Così mi limitai ad annuire e assieme a lei accompagnate da Saimon corremmo in ospedale.

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