Capitolo
78 Un tragico dubbio
Edward
Non
riuscivo a respirare il colpo che avevo preso mi aveva levato il
fiato e sentivo un dolore atroce alla schiena che m'impediva di
muovermi.
Poi
all'improvviso sentii l'aria entrare con forza nei polmoni e una voce
conosciuta chiamarmi con delicatezza.
Facendo
una fatica enorme riuscii ad aprire gli occhi.
Il
volto sorridente di Carlisle coprì il mio campo visivo.
Volevo
dirgli che stavo bene, volevo avere notizie di Alice e Bella. Non
riuscivo a capire cosa fosse successo, dove fosse finito il Mostro.
Lo avevo sentito schiacciarmi a terra quando il male mi aveva colpito
come un maglio alla schiena. Ma non riuscivo a respirare bene ne a
parlare. Credevo che mio padre mi avrebbe consolato, aiutato ad
alzarmi ma invece mi chiese preoccupato di stringere i pugni.
Non
capivo il perché me lo chiedesse, era la schiena a farmi male non le
braccia.
“Forza
Edward, provaci” m'incitò e percepii chiaramente la paura nella
sua voce.
Mi
dovetti concentrare, avevo tantissimo male ma con uno sforzo di
volontà riuscii a farlo. Serrai i pugni stringendo la sua mano con
la mia per sentirlo vicino. Iniziavo ad avere paura, il dolore non
passava, anzi stava aumentando.
“Bravo
così” mi disse sorridendomi stringendo a sua volta la mia mano
con la sua e facendomi una carezza con l'altra.
“Adesso
devi muovere le gambe. Non devi cercare di metterti in piedi, devi
muoverle solo un pochino” mi chiese dolcemente per infondermi
coraggio.
Volevo
ubbidire, e mi concentrai ma non le trovavo, non sapevo dove
fossero.
Cercai
di muovere la testa per cercarle con la vista, per capire dove
fossero. E con orrore mi resi conto che loro erano fuori dal mio
controllo. Non riuscivo a muoverle neanche di pochi centimetri, non
riuscivo nemmeno a sentirle come se non appartenessero più al mio
corpo e una paura terribile s'insinuò nel mio cuore mentre cercavo
disperatamente di tirarmi su.
“Stai
fermo. Non ti muovere. Andrà tutto bene. Non ti agitare.” sentii
dire da mio padre in risposta al mio tentativo di alzarmi sulle
braccia e al panico affiorato sul mio viso.
Poi
mi sentii pungere un braccio e tutto divenne sfuocato.
Carlisle
Mi
aveva capito e aveva chiuso le mani. La parte superiore del corpo
funzionava così come la sua mente. Gli chiesi allora di muovere le
gambe mentre gli stringevo una mano per fargli coraggio. Volevo
essere sicuro non ci fossero lesioni spinali, prima di medicarlo e
trasportarlo in ospedale per accertamenti, ma con orrore mi accorsi
che non ci riusciva. Le gambe non rispondevano ai suoi comandi.
Con
terrore lo vidi iniziare ad agitarsi, si stava rendendo conto della
situazione e cercava di muoversi, probabilmente di alzarsi. Ma
facendo così rischiava solo di peggiorare il suo stato.
Aiutato
dagli infermieri gli iniettai della morfina e mentre perdeva
conoscenza, gli immobilizzammo la schiena e lo trasferimmo in
ambulanza. Non c'era tempo da perdere, dovevamo capire dov'era la
lesione e cercare d'intervenire prima che fosse troppo tardi prima
che il danno fosse irreversibile.
“E'
grave Carlisle?” mi voltai, Charlie era vicino a me che osservava
preoccupatissimo la barella con sopra Edward venire issata in
ambulanza.
Mi
ero dimenticato di lui e del mondo che mi circondava.
“Non
lo so. Se ha una lesione alla schiena potrebbe rimanere paralizzato.
Dobbiamo fare dei controlli.” gli risposi professionalmente.
“Puoi
andare a casa ad avvisare Esme?” gli chiesi poi senza levare gli
occhi dagli infermieri che stavano mettendo ad Edward una flebo e
medicando il collo dal quale un rivolino di sangue continuava a
colare.
“No
vengo con te. Devo fare i verbali. Ci penseranno Alice e Bella a
informarla” mi sentii rispondere.
Per
un attimo rimasi interdetto. Mi ero perso qualcosa “Alice e Bella?”
chiesi stupito.
Lui
sospirò “Si è stata Alice a sparare” mi disse indicandomi con
una mano le due ragazze che stavano sedute poco distante abbracciate.
“Cosa
ci fanno loro qui?” gli chiesi sgranando gli occhi. Per quello che
ne sapevo io dovevano essere a scuola...
“Ti
spiego per strada. Bella mi ha già raccontato tutto. E' stata un
idea sua... ” mi rispose tristemente salendo con me in ambulanza.
Bella
Avevo
visto arrivare Carlisle di corsa con l'ambulanza e occuparsi di
Edward. Lo avevo osservato mettergli la maschera d'ossigeno e questo
significava che il mio amore era ancora vivo. Il Mostro invece doveva
essere morto perché il suo corpo era stato appena controllato da un
infermiere e poi lo avevano coperto completamente con un lenzuolo
bianco disinteressandosi a lui.
Ero
contenta di aver visto giungere assieme all'ambulanza Carlisle. Lui
avrebbe fatto tutto il possibile e l'impossibile per salvare il
figlio.
Edward
era in ottime mani e a noi non ci restava che continuare a pregare e
sperare che riuscisse a salvarsi. Forse il colpo era stato deviato,
forse la pallottola non gli aveva leso organi vitali. Non lo sapevo
ma quando vidi partire l'ambulanza con la sirena spiegata tirai un
sospiro di sollievo, forse c'era ancora speranza. Forse Alice aveva
ucciso solo il mostro e non il suo gemello.
Non
ci eravamo avvicinate. Alice piangeva disperata e non volevo vedesse
il corpo del fratello coperto di sangue. La tenevo lontana, la
confortavo dicendole che c'era una speranza, la coccolavo sperando
che in qualche modo, visto il loro legame, la sua tranquillità
arrivasse ed aiutasse Edward.
Infine
lo vidi caricare in ambulanza e partire con la sirena spiegata.
Saimon,
il secondo di mio padre si avvicinò.
“Mi
ha detto tuo padre di accompagnarvi a casa Cullen” mi annuncio con
un sorriso triste sul volto.
Io
annui. Alice aveva bisogno di andare a casa, non poteva andare in
ospedale in quello stato. Lì saremmo state inutili, vista la
presenza di Carlisle e di Charlie, mentre bisognava che qualcuno
avvisasse Esme e i suoi fratelli dell'accaduto. Ma soprattutto a casa
avremmo trovato Jasper e Alice un conforto migliore del mio.
“Era
vivo vero?” chiesi terrorizzata dalla sua risposta ma incapace di
resistere. Dovevo sapere, dovevo poter continuare a sperare.
Nessuno
ci aveva informato, non avevano avuto tempo da perdere per darci
notizie e le mie speranze si basavano solo su quello che avevo
osservato.
“Si.
Ma da quanto ho capito è stato colpito alla schiena e rischia la
paralisi” mi disse lui abbassando gli occhi contrito.
Un
nuovo singhiozzo di Alice mi fece capire che aveva sentito e
realizzato.
“Andiamo
Alice” le dissi facendola alzare. Non serviva a nulla piangere
anche se avrei voluto continuare per cercare di anestetizzare il
dolore e la preoccupazione. Se fosse rimasto paralizzato... non
poteva il destino essere così crudele non adesso che finalmente il
suo Mostro era morto e lui era pronto a vivere.
Lo
avevo visto nei suoi occhi. Alice mi aveva raccontato tutto e quando
i nostri sguardi si erano incrociati in quel lurido magazzino vi
avevo visto una luce diversa... una scintilla di vita.
E
facendomi coraggio, dicendo che Edward aveva diritto a un po' di
fortuna, condussi una distrutta Alice alla macchina di Saimon. Non me
la sentivo di guidare, gli occhi erano troppo pieni di lacrime per
farlo.
Lei
mi seguì da brava pur continuando a piangere senza sosta. Non
riuscivo a calmarla, a trasmetterle la mia voglia di lottare, così
rinunciai cercando solo di confortarla sapendo che Edward avrebbe
voluto questo da me.
Quando
arrivammo a casa, vi trovammo oltre ad Esme anche i suoi fratelli
che preoccupati dalla nostra sparizione erano corsi a casa con la
speranza di trovarci lì.
Esme
Quando
vidi la macchina della polizia fermarsi tirai un sospiro di sollievo.
Charlie ed Edward erano tornati. In quanto ad Alice e Bella, ero
sicura che c'era un motivo dietro la loro temporanea scomparsa.
Erano due brave ragazze e sicuramente sarebbero tornate presto
dandoci una spiegazione logica al loro comportamento.
I
miei figli invece erano spaventati. Ma non c'era da stupirsi ormai
qualsiasi cosa ci terrorizzava.
Quando
vidi Alice e Bella scendere dalla macchina guidata da Saimon rimasi a
bocca aperta.
Bella
con la faccia sporca di sangue e gli occhi gonfi dal pianto aiutava
Alice a camminare.
Lei
sembrava un automa. Le mani strette sul volto e il corpo scosso dai
singhiozzi.
In
un attimo le raggiungemmo.
Jasper
prese Alice fra le sue braccia e la portò dentro cercando di
calmarla mentre Bella ci raccontava l'accaduto.
Quando
mi disse quello che aveva fatto Edward e le sue condizioni fisiche mi
sentii morire ancora una volta.
“Vado
in ospedale. Voi aspettate qua” dissi afferrando la borsa e
precipitandomi a prendere un pigiama per Edward.
Quando
ritornai vidi Alice piangere seduta in braccio a Jasper e Rosalie
abbracciata ad Emmett.
“Vengo
con lei. Voglio parlare con mio padre. E poi continuo a sanguinare”
mi disse Bella risoluta mostrandomi il fazzoletto sporco di sangue
ormai rappreso.
Quella
ragazza aveva un coraggio enorme pensai, poi mi corressi.
Amava
Edward in maniera enorme, era logico che volesse venire per sapere
come stava, non c'era bisogno di nascondersi dietro a pretesti. La
ferita ormai non sanguinava più ma feci finta di nulla, non era
certo questo il momento per farglielo notare e non toccava a me
interferire nelle sue scelte.
Così
mi limitai ad annuire e assieme a lei accompagnate da Saimon
corremmo in ospedale.
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