giovedì 11 aprile 2013

Capitolo 76 Un tragico epilogo



Capitolo 76 Un tragico epilogo



Edward



Charlie mi aveva detto di aspettarlo, ma io non avevo ubbidito.

Dovevo vincere le mie paure altrimenti avrei vissuto per sempre con esse.

Lentamente presi coraggio e lo seguii. Quando entrai nella stanza vidi Charlie con le mani in alto, Bella legata rannicchiata per terra e mia sorella nelle mani del Mostro.

Le sue parole mi colpirono e mi ferirono mentre un brivido gelato mi scivolava lungo la schiena nel vederlo leccarle il collo con lo sguardo lussurioso.

Non poteva fare del male ad Alice. Non lo potevo permettere. L'avevo sempre protetta e anche adesso ero disposto a tutto pur di salvarla.

Sapevo che mi voleva, che mi desiderava, e speravo che avrebbe accettato uno scambio.

Io avevo già provato cosa significava, in qualche modo ero già sporco, già macchiato in maniera indelebile da lui.

Lei no, lei era pura e innocente ed io non avrei mai permesso che Lui le facesse del male e la rovinasse come aveva fatto con me. Meglio ripiombare nel mio incubo che sapere che Lui aveva posato le sue luride mani su di lei.

Così, freddo e determinato, deciso a salvarla e a proteggerla come avevo sempre fatto, gli dissi “Lasciala andare è me che cerchi. Eccomi sono qua!”.

Lo vidi strabuzzare gli occhi e guardarmi esterrefatto mentre Bella urlava il mio nome terrorizzata dal vedermi lì sapendo quello che lui mi voleva fare “Edward noo!”

Sei proprio tu?? Sei il mio Edward?” mi chiese lui cercando di riconoscere nel ragazzo che aveva davanti il bambino che aveva violentato.

Si sono proprio io” gli dissi “Guarda, sono qua.” proseguii mentre lentamente mi sfilavo la felpa e la maglia.

Il mio petto ferito e rovinato dalle cicatrici che lui mi aveva inflitto apparse nella debole luce della lampada appesa al soffitto di quel angusto magazzino, mentre il ciondolo che mi aveva messo al collo spiccava sulla mia pelle pallida.

Si, sei proprio tu. Non mi posso sbagliare. Sei cresciuto ma sei il mio Edward.” mi sorrise estasiato.

Lasciala andare. Lascia andare la mia gemella. Prendo io il suo posto. Avrai me e ti prometto che questa volta non mi ribellerò, ti seguirò da bravo e potrai fare di me quello che vuoi… ma lascia andare mia sorella... ti prego” gli chiesi dolcemente facendo un passo avanti.

Edward No!! Non lo fare.” mi urlò Charlie spaventato dalle mie parole e dalle conseguenze che potevano esserci.

Ma nessuno e niente mi avrebbe fermato. Dovevo salvare Alice, ero vissuto tutti questi anni solo con quello scopo e incurante di Charlie e dei singhiozzi di Bella, mi avvicinai a lui.

Lo vidi sorridere soddisfatto mentre sbatteva via Alice per terra e mi afferrava stringendomi al suo petto e posandomi un braccio sotto le spalle per immobilizzarmi. Era forte e il suo odore mi colpì pesantemente, non era cambiato. Il mio incubo stava tornando. Non ero mai stato libero e adesso ciò di cui avevo terrore si sarebbe avverato.

La lama del suo coltello si appoggiò fredda al mio collo mentre l'altra mano afferrava il ciondolo che lui mi aveva legato al collo prima di lasciarmi singhiozzante vicino al corpo di mia madre.

Sei stato bravo. Lo porti ancora... sei stato un bambino ubbidiente. ” disse osservandolo poi me lo fece girare sulla schiena mentre posava un dito sulla cicatrice all'altezza della gola.

Lentamente, languidamente iniziò a percorrerla verso il basso entrando nella cintola dei miei pantaloni e accarezzandomi la mia intimità.

Appoggiato a lui, immobilizzato dal suo braccio e dalla paura, il coltello premuto contro la mia carotide, lo lasciai fare sforzandomi di stare fermo, di staccare la mente da quello che sapevo sarebbe successo dopo, d'isolarmi e non pensare, mentre un gemito di puro terrore mi scivolava dalla bocca per quel contatto così temuto.

Ti piace che ti tocchi Edward? Sono sicuro di sì. All'epoca eri troppo piccolo per capire ma adesso ti farò provare piacere, ti prenderò nuovamente... dopo sarai di nuovo mio. Ma adesso dobbiamo uscire di qua e quando saremo nel bosco manterrai la tua parola e farai il bravo... vedrai sarà divertente, ti farò nuovamente urlare e alla fine ti farò diventare ciò che so eri destinato ad essere. La mia puttana. E se farai il bravo e ubbidirai facendomi divertire ti lascerò vivo... almeno per un po'.” mi disse spingendomi verso la porta.

Non risposi. Avevo la gola secca, il cuore che batteva forte. Ero terrorizzato dalle sue parole. Sapevo già cosa mi aspettava e quali erano i suoi progetti e sapevo anche che li avrebbe attuati se fosse riuscito a fuggire con me prigioniero. Ma lo assecondai. Lui non doveva fare male ad Alice e non avrei mai permesso che toccasse nemmeno Bella. Voleva passarla ai suoi complici ma se avesse avuto me si sarebbe scordato di entrambe. Sarebbero state salve. Ma non volevo che vedessero ciò che mi avrebbe fatto. Loro dovevano rimanere innocenti. Nessuno doveva sapere ciò che mi aspettava, nessuno doveva assistere alla distruzione della mia anima e del mio corpo. Lo avrei assecondato , lo avrei seguito sperando che mi portasse lontano, poi avrei cercato di farlo infuriare sperando che mi uccidesse rapidamente come aveva fatto con gli altri ragazzi e i miei genitori.



Mark stando attento a non dare le spalle a Charlie si portò sull'uscio sempre stringendomi davanti a se, sempre il coltello premuto sulla mia gola.

Fermo. Lascia andare il ragazzo” urlò Saimon il vice di Charlie.

Davanti a noi schierati a semicerchio diversi poliziotti con le pistole in pugno ci aspettavano pronti a fare fuoco. Ma Mark nella sua lucida pazzia sapeva che avrebbero prima colpito me, sapeva che finché mi avesse tenuto davanti come scudo nessuno avrebbe osato sparare. E Charlie dietro di lui era disarmato. Una mossa repentina, un gesto sbagliato da parte sua e Mark mi avrebbe sgozzato senza alcuna remora.

Era capace di uccidere freddamente e lo aveva già ampiamente dimostrato.

Li aveva tutti in pugno. Sapeva che nessuno avrebbe osato fermarlo, era un pazzo ma un pazzo lucido e furbo.

Gettate le armi a terra ben lontane o uccido il ragazzo” gridò il mio aguzzino premendo maggiormente il coltello sulla mia gola.

Un rivolo di sangue iniziò ad uscire, macchiandomi il petto nudo, mentre la lama tagliava superficialmente la mia pelle.

Insieme avanzammo di qualche passo, mentre i poliziotti abbassavano le armi, quando sentii un urlo provenire da dietro “Alice noooo!” poi una fitta alla schiena mi levò il fiato mentre crollavo a terra sotto al mio aguzzino.





Charlie



Aveva preso Alice ed ero stato costretto a buttare la pistola che lui aveva nuovamente preso a calci mandandola a ficcarsi sotto una maledetta poltrona distante da me.

Con le mani in alto stavo pensando a come fare per liberare la mia piccola Alice quando vidi Edward avanzare sicuro.



Lo guardai smarrito e spaventato ma con sorpresa mi ritrovai a fissare non più un ragazzo spaventato ma un uomo sicuro di se.

Con una freddezza spaventosa, con la sicurezza dettata da chi non importa nulla della propria vita, con un sorriso che rispecchiava l'amore per la sorella, prese il posto di Alice.

Gli gridai di no, ma senza neanche rispondermi si lasciò afferrare dal quel mostro.

Con orrore vidi la mano di quell'uomo afferrargli il ciondolo e poi ripercorrergli la cicatrice fino a sparire nei suoi pantaloni.

Lo sentii gemere appena mentre la paura affiorava nuovamente sul suo viso. Ma non si ribellò, lasciò che quell'uomo lo portasse fuori con lui.

Era rassegnato a subire il suo destino, glielo leggevo negli occhi ma non l'avrei mai permesso.

Sapevo che ad aspettarlo c'erano i miei uomini e sentii l'intimazione di Saimon.“Fermo. Lascia andare il ragazzo”

Distratto lo vidi darmi le spalle e mi preparai a balzargli addosso. Dovevo provarci, dovevo salvarlo. Non potevo permettere che facesse nuovamente del male ad Edward.

Stavo per scattare sperando di riuscire a disarmarlo prima che gli tagliasse la gola quando sentii Alice appoggiarsi alla mia schiena.

Con una mossa fulminea mi estrasse la pistola di riserva dalla cintola e sparò senza esitazioni alla schiena del Mostro a pochi passi da noi centrandola in pieno .

Cercai di fermarla “Alice noooo!” ma era troppo tardi e con orrore vidi i corpi di entrambi accasciarsi per terra uno sopra l'altro.

Lei non poteva sapere che una pallottola può trapassare più corpi umani specie se sparata così vicino al bersaglio.

Lei non poteva sapere che sparando non aveva colpito e ucciso solo Mark ma anche il proprio gemello.







Alice



Edward era venuto a salvarmi. Ero ancora sotto shock per quello che mi aveva fatto, per quello che voleva farmi.

E quando mi scaraventò a terra per prendere il mio gemello rimasi lì grata di essere salva ma terrorizzata dalle sue parole e intenzioni.

Alzai lo sguardo e lo vidi accarezzare Edward come pochi secondi prima aveva accarezzato me. Il ricordo dell'orrore provato si fuse, con il suo volto spaventato e con il gemito che gli sfuggì dalla bocca.

E la rabbia esplose incontrollata e incontrollabile.

Lui era il responsabile della morte dei miei genitori, il responsabile del dolore che aveva torturato Edward tutti questi anni, il responsabile delle sue paure e del mio soffrire per la situazione.

Non potevo permettere gli facesse nuovamente del male, non potevo permettere che la passasse liscia per il dolore che ci aveva procurato, che continuasse a tormentarci nei nostri incubi, che uccidesse l'anima di Edward una seconda volta come aveva ucciso tutti quei ragazzi negli anni.

Lui doveva morire!

Mi tirai su incurante delle conseguenze e vidi, dalla giacca di Charlie alzata sulla schiena, spuntare la pistola di riserva che teneva in vita.

Mi avvicinai silenziosamente a lui come un gatto, nascosta dal suo corpo alla vista di Mark, e come il Mostro si distrasse con gli altri poliziotti dandoci la schiena un attimo, l'afferrai e incurante dell'urlo di Charlie feci fuoco.



Avrei ucciso quell'assassino e avrei salvato Edward.

Finalmente saremmo stati liberi.

Ma con mia enorme sorpresa sentii una fitta al cuore mentre vedevo il mio gemello cadere a terra senza un lamento.

E capii...

Capii che l'avevo ucciso assieme al suo incubo.



Lui che aveva cercato la morte, e che ora forse avrebbe accettato la vita grazie al suo amore per Bella, era infine morto per mano mia, per mano della persona per la quale era vissuto controvoglia tutti questi anni.

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