Capitolo
67 Lo scuro oceano
Jasper
Edward
mi aveva affidato Alice e si era lasciato cadere.
Con
un balzo disperato, raccogliendo le ultime energie, mi lanciai
sulla punta dove era lui e allungai la mano per afferrarlo al volo.
Ma
non feci in tempo, la sua pelle nuda resa viscida dalla salsedine
portata dal vento, scivolò sui miei polpastrelli.
E
impotente lo vidi cadere e piombare nello scuro oceano.
Non
ci pensai nemmeno un attimo. Mi sfilai le scarpe e la giacca
buttandoli
per terra.
Diedi
l'ordine ad Emmett di farsi trovare sulla spiaggia e mi buttai in
mare.
L'urlo
di Carlisle arrivò troppo tardi e anche se fosse arrivato prima non
lo avrei ascoltato.
Ero
un campione di nuoto. L'acqua non mi faceva paura. Sapevo come
entrare senza farmi male e come muovermi. Essa era il mio elemento
naturale.
Ed
Edward non doveva morire... avevo promesso ad Alice che avrei
vegliato sul gemello quando ci eravamo fidanzati di nascosto e
intendevo mantenere la parola data, senza contare l'affetto che
nutrivo per quello che ormai consideravo mio fratello a tutti gli
effetti.
Edward
Mi
ero lasciato cadere nel vuoto. Avevo sentito la mano di Jasper
sfiorarmi ma ormai era troppo tardi.
Il
salto mi sembrò lunghissimo e il mio istinto di sopravvivenza mi
spinse a piegare le gambe per non farmi troppo male mentre trattenevo
l'aria nei miei polmoni.
L'impatto
fu tremendo.
Mentre
l'oceano si apriva sotto di me avvolgendomi nelle sue scure spire il
fiato mi uscì dai polmoni per il colpo mentre il freddo mi fermò
per un attimo il cuore.
Toccai
il fondo e con un colpo di reni risalii in superficie guidato dal
chiarore che intravedevo e dall'istinto di sopravvivenza.
Presi
fiato giusto in tempo prima di essere travolto da un alta onda.
Non
volevo lottare, non ne avevo né la forza né la capacità ma il mio
istinto mi costringeva a cercare di muovermi, a cercare di respirare,
di lottare per non abbandonare la vita.
Sballottato
dalla potenza delle onde, trascinato sotto dal risucchio delle
correnti, risalii con un colpo di reni ancora una volta... ma fu
l'ultima.
Un
altra ondata mi travolse e mi sbatté con forza contro gli scogli,
l'aria scappò dai miei polmoni e ingoiai una boccata d'acqua salata
mentre tutto si faceva confuso ai miei occhi bruciati dal sale.
Stordito
dal colpo e incapace di oppormi alla furia delle onde, esausto e
infreddolito mi abbandonai all'abbraccio dell'oceano che ora mi
stava ingoiando.
La
morte stava reclamando chi aveva osato sfidarla.
Poi
qualcosa mi strattonò, aprii gli occhi un ultima volta prima di
chiuderli e lasciarmi andare al mio destino.
Jasper
Entrai
in acqua appallottolato. Il salto era troppo alto e non volevo
rischiare di stordirmi se avessi sbagliato l'angolazione di entrata
del tuffo.
Arrivai
sul fondo e con un colpo di reni iniziai a risalire. Aprii gli occhi
e malgrado il sale li facesse bruciare mi guardai intorno per
cercare Edward.
Ma
sotto era tutto confuso e nebbioso, l'oceano scuro nascondeva il suo
corpo.
Emersi
e ripresi fiato guardandomi intorno giusto in tempo per vederlo
sbattere con forza contro gli scogli.
Feci
qualche bracciata veloce e rapida che anni di esperienza mi avevano
insegnato e mi immersi senza sforzo per andare a ripescarlo dove lo
avevo visto sparire.
Privo
di sensi con il corpo inerte stava affogando.
Con
un altro colpo di reni e una bracciata lo raggiunsi, lo afferrai per
un braccio e lo trascinai in superficie lontano da quelle onde
assassine.
Era
svenuto. Il freddo e lo shock avevano avuto il sopravvento.
Gli
passai un braccio sotto le spalle e me lo adagiai sul petto mentre
nuotando a dorso cercavo un valico fra gli scogli per metterci in
salvo.
Sapevo
e speravo che Emmett fosse nelle vicinanze. Iniziavo a essere stanco
ma soprattutto non c'era tempo se volevamo salvarlo.
I
miei vestiti zuppi d'acqua mi trascinavano sotto e più di una volta
mi trovai con la testa sott'acqua mentre stavo attento a tenere
Edward con la bocca fuori dalle onde sperando che riuscisse a
respirare.
Il
freddo paralizzava i movimenti e la corrente sembrava trascinarmi
senza sosta in un balletto mortale.
Stavo
iniziando a disperare di farcela. Sentivo le forze venire meno quando
sentii la voce di Emmett che mi chiamava.
Mi
girai e lo vidi in acqua fino alla vita ancorato con una mano a
uno scoglio, sfidando la forza del mare e le onde che provavano a
strapparlo da lì.
Il
mio fratellone era forte come una roccia pensai ringraziando il
cielo che fosse lì.
Da
solo non ne sarei mai uscito vivo. O perlomeno non con mio fratello
svenuto.
Nuotai
verso Emmett e appena gli fui vicino trascinai il corpo di Edward al
suo fianco.
Un
onda lo strappò dalle mie mani e mi buttò sotto sbattendomi
violentemente contro uno scoglio.
Senza
una parola come se se stessimo seguendo il copione di un film lui
afferrò nostro fratello per le spalle e lo adagiò sugli scogli al
riparo delle ondate. Poi si voltò e mi allungò una mano per
trascinarmi al suo fianco.
“Grazie
Emmett io sto bene. Pensa a lui deve aver bevuto” gli dissi
sdraiandomi su uno scoglio sfinito.
Avevamo
beffato le onde ora bisognava vedere se ce l'avremmo fatta con la
morte.
Carlisle
Come
avevo visto Jasper sparire, Emmett mi aveva preso per una spalla.
“Andiamo
giù. Qui non serviamo a nulla” mi disse precipitandosi come una
palla da fucile senza aspettarmi.
Mi
tirai su tremante. Stavo rischiando di perdere entrambi i miei
ragazzi.
Ma
aveva ragione Emmett, dovevamo andare ad aiutarli non serviva a nulla
piangere.
Mi
attardai un attimo a recuperare i vestiti di entrambi e i miei occhi
si posarono su Tigro.
“Vieni
Tigro. Edward avrà ancora bisogno di te” gli dissi sperando di
poter avere ragione.
Veloce
scesi il sentiero e arrivai in tempo per vedere Emmett venire verso
di me con il corpo di Edward fra le sue braccia.
Il
mio ragazzone piangeva disperato stringendo quel corpo privo di sensi
“Non
respira” mi grido poggiandolo sulla calda sabbia e iniziando a
prenderlo a schiaffi.
“Svegliati
Edward . Svegliati. Non ci lasciare...ti prego” gli diceva.
In
un attimo fui al suo fianco. Per fortuna ero un medico e sapevo cosa
fare. Iniziai la manovra di rianimazione soffiando aria nei polmoni e
schiacciando la cassa toracica. Dopo neanche due secondi dalla bocca
di Edward iniziò ad uscire l' acqua che aveva ingoiato e tossendo
violentemente si liberò completamente i polmoni.
Un
gemito gli sfuggì dalle labbra quando inspirò l'aria autonomamente.
“E'
salvo” dissi lasciandomi scivolare al suo fianco sfinito dalla
tensione.
Alzai
gli occhi su Emmett che seduto sulla sabbia stava piangendo
disperatamente abbracciato a Jasper che con un lungo taglio sul
braccio ci aveva raggiunti.
Edward
lentamente aprii gli occhi.
“Dove
sono?” mormorò confuso e dolorante.
“Al
sicuro” gli dissi abbracciandomelo forte.
Lui
mi guardò e scoppiò a piangere lasciando che me lo stingessi al
petto per scaldarlo.
“Andate
a casa voi due” dissi ai miei eroi “Siete fradici, rischiate di
prendervi un influenza. Quando se la sente vi raggiungiamo”
“Va
bene Papà” mi rispose Jasper levandosi la camicia fradicia e
annodandola intorno al braccio tagliato mentre s'infilava il
giaccone asciutto sulla pelle e le scarpe.
Poi
si avvicinò ad Edward e gli fece una carezza sul capo “Non farlo
mai più Edward. E ricordati che tu lo voglia o meno Alice ha ancora
bisogno di te ed io con lei” poi si allontanò a testa bassa
ancora esausto dalla nuotata tremando per il freddo.
“Mi
hai fatto spaventare fratellino” gli disse Emmett dandogli una
pacca sulle spalle mentre si asciugava gli occhi ancora gonfi “E
guai a te se provi di nuovo a combinare un casotto simile. ” gli
sussurrò avviandosi poi dietro a Jasper imprecando contro i
pantaloni zuppi che si attaccavano alle gambe.
Li
sentii ridere sereni mentre abbassai lo sguardo su Edward che a occhi
chiusi continuava a tremare.
Lo
scostai e gli porsi i vestiti rimasti asciutti. “ Vestiti” gli
dissi mentre tremando ancora per la tensione prendevo il cellulare
per tranquillizzare Esme e le sue sorelle.
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