Capitolo
71 La fine e l'inizio di un incubo
Carlisle
Stavo
impazzendo chiuso fuori da quella stanza.
Sapevo
che cosa stava facendo Danny, me lo aveva spiegato, quando gli avevo
raccontato ogni cosa telefonandogli dalla spiaggia.
Mi
aveva detto di accompagnarlo lì subito, che lo avrebbe visitato e
se lo avesse trovato a posto fisicamente avrebbe provato una terapia
d'urto.
Lui
sapeva cosa fare, era specializzato a gestire casi simili, ragazzi e
uomini con problemi psicologici, persone che avevano subito la
stessa sorte terribile del mio ragazzo e che come lui ne erano
rimaste scioccate.
Se
avessi capito quale era il problema che lo tormentava da anni lo
avrei senz'altro accompagnato prima da Danny che forse avrebbe potuto
intervenire con più calma e delicatezza, ma ormai visto il tentativo
di suicidio quasi riuscito non c'era più tempo da perdere, doveva
capire alla svelta di essere normale e levarsi quella vergogna
assurda dalla mente con la quale aveva convissuto tutti questi anni.
E
adesso non facevo altro che tormentarmi per essere stato così orbo e
ottuso, per non aver capito prima quello che nascondeva Edward ,
sperando di aver fatto la scelta giusta, e non aver perso la fiducia
che aveva dimostrato seguendomi in silenzio senza fare domande.
Il tempo non passava mai e rischiavo di scavare un solco nel pavimento, a furia di girare in tondo al basso tavolino nel centro della stanza. Era impossibile stare seduto, mentre ogni cinque minuti guardavo l'orologio e quelle maledette lancette che sembravano non muoversi mai.
La
porta era spessa, appositamente spessa e nessun rumore giungeva a me.
Speravo
solo che Edwrad non avesse crisi di panico e che collaborasse.
Era
venuto senza protestare, senza fare domande ma forse adesso non
avrebbe accettato, forse stavo chiedendo troppo da lui. Forse sarebbe
stato troppo pesante ciò che voleva fare Danny per scrollarlo dal
suo terpore mentale.
Esme
mi aveva telefonato già tre volte negli ultimi venti minuti, ma io
non sapevo cosa dirle. Perché non sapevo cosa stava succedendo là
dentro.
All'improvviso
vidi aprire la porta e Danny sorridente venne verso di me.
“Come
sta?” gli chiesi impaziente e preoccupatissimo.
“Fisicamente
è a posto e sono riuscito a dimostrargli di essere normale. Gli ho
fatto conoscere il suo corpo, l'ho reso consapevole che può farlo,
che può donare piacere a se stesso e alle ragazze. Che è un ragazzo
come tutti gli altri. Avevi ragione era solo un brutto blocco
psicologico, niente di più.” mi rispose sorridente dandomi una
pacca sulla schiena per calmarmi.
Gli
sorrisi grato “Grazie Danny. Ero sicuro che fosse solo un problema
mentale ma se glielo avessi spiegato a me non avrebbe mai dato
retta. Pensi che abbia capito?” gli chiesi titubante.
“Ora
sa Carlisle. Non voleva credere neanche a me e l'ho messo davanti al
fatto compito, l'ho costretto a … toccare di mano” aggiunse
ridacchiando fra di se alla sua battuta “In questo momento si è
addormentato sfinito dalla stanchezza e più ancora dallo stress
nervoso a cui l'ho sottoposto. Ma al suo risveglio dipenderà da lui
affrontare o meno le sue paure. Io non posso fare molto altro per
lui. L'importante è che abbia capito di aver finora vissuto in una
bugia.” disse dolcemente.
“Non
so proprio come ringraziarti. Povero ragazzo. Oggi per lui è stata
una giornata terribile” gli risposi.
“Immagino.
L'ho trovato parecchio sconvolto infatti. Ma adesso bisognerà
svegliarlo e farlo vestire, poi ti conviene portarlo di corsa a casa.
Ha bisogno di dormire in un letto” mi disse facendomi strada verso
lo studio.
Quando
entrai vidi Edward sdraiato sul lettino il volto sorridente e sereno,
gli occhi chiusi e il respiro regolare. Sembrava un angelo.
“Edward.
Svegliati. Ti devi vestire” lo chiamai dolcemente accarezzandogli i
capelli disordinati e bagnati di sudore che ancora sapevano di
oceano.
Lui
aprì gli occhi e mi sorrise.
“Ho
fatto un sogno strano” mi raccontò con ancora la voce impastata
dal sonno e gli occhi che non riuscivano a stare aperti.
“Non
era un sogno Edward.” la voce di Danny forte e sicura lo svegliò
del tutto.
Spalancò
gli occhi e lo fissò tremante. Poi abbassò gli occhi sui suoi
genitali e lo vidi sfiorarli titubante e stupito. Erano ancora
bagnati.
“Li
dietro c'è un lavandino. Vai a pulirti ragazzo. E poi vestiti che
dobbiamo tutti andare a casa. Si è fatto tardi.” gli disse Danny
dolce ma determinato.
Edward
lo guardò un attimo ancora frastornato poi sparì di corsa verso la
stanzina indicatagli da Danny.
Quando
uscii era vestito e si avvicinò a me a occhi bassi, intimorito e
imbarazzato.
“Carlisle.
Lo sai che il tuo figliolo è ben messo? Direi oltre alla media, e se
non sta attendo nei prossimi mesi rischia di mettere incinta qualche
ragazza.” mi disse Danny tutto allegro facendo diventare Edward
bordeaux.
Sghignazzai
“ Bisognerà allora che inizi a tenerlo d'occhio oltre che a
spiegargli alcune cosette” risposi, grato a Danny per aver fatto
capire ad Edward che io sapevo senza dover parlare direttamente.
“Tieni
Edward. Questi ti serviranno” disse Danny prendendo una scatola di
preservativi e mettendogliela in mano. “e per favore usali” finii
facendolo avvampare del tutto.
Ci
salutammo, ringraziai ancora una volta Danny e portai Edward in
macchina.
Non
dicemmo nulla mentre riprendevo la strada di casa.
Il
buio era calato e lo vedevo combattere contro il sonno poi
all'improvviso ruppe il silenzio.
“Grazie
papà.” mormorò guardando dritto davanti a se senza avere il
coraggio di guardarmi.
“Dormi
Edward. E' stata una lunga giornata e devi essere stanchissimo. Ti
sveglio quando siamo a casa. Sono felice che tu sia ancora con noi”
gli dissi facendogli una carezza sulla gamba.
Lo
vidi chiudere gli occhi abbracciandosi Tigro e gli allungai una
coperta che mi aveva regalato Danny mentre mettevo un cd di musica
classica al minimo.
Nel
giro di tre minuti si era addormentato.
Charlie
Perplesso
e preoccupato per il gesto di Bella mi ero seduto sul divano e
ripercorso con i genitori di Edward la loro storia.
Avevo
vissuto in prima persona molti degli episodi raccontati, avevo visto
con i miei occhi le sue cicatrici e il suo comportamento bizzarro,
il suo scappare di fronte a cose che solo lui capiva, il suo terrore
per i tuoni o per le divise.
Senza
parlare delle crisi di panico che lo colpivano improvvise e senza
motivi apparenti.
Altro
invece lo sapevo dai racconti che Carlisle mi faceva. A volte si
sfogava con me, mi raccontava ciò che era successo scuotendo la
testa o ridacchiando nervoso, incapace di credere che il loro amore
non bastasse a donare la pace a quel ragazzo.
Conoscevo
quasi tutto, ma sentirlo raccontare tutto assieme, tutto di seguito,
aveva avuto uno strano effetto.
Più
la storia andava avanti più uno strano prurito nei baffi mi
avvertiva che qualcosa non andava, che in quel racconto c'era
qualcosa d'importante che mi stava sfuggendo.
Ascoltavo
attento mentre il mio intuito da poliziotto stava girando e lavorando
nella mia mente vagliando e ripescando particolari che erano passati
inosservati all'epoca.
Ma
ad accendermi la proverbiale lampadina erano state le parole di
Carlisle quando aveva raccontato che Edward era convinto che il
Mostro di Natale, colui che aveva ucciso Steven, fosse lo stesso
individuo che aveva massacrato la sua famiglia con dei complici.
E
se avesse avuto ragione?? Se il Mostro di Natale non avesse solo
ucciso quel ragazzo ma fosse stato anche il responsabile di altri
omicidi??
Cielo!
se era così Edward era la chiave per risolvere un mistero
inquietante... ma dovevo verificare. E dovevo farlo alla svelta
perché mancavano più pochi giorni a Natale e il mostro avrebbe
potuto colpire nuovamente.
Non
c'era tempo da perdere, dovevo battere la pista velocemente perché
se avevo ragione, se il mio intuito non sbagliava...
E
risoluto con solo quel pensiero in testa, dopo aver salutato i Cullen
senza lasciare inutili e lunghe spiegazioni, corsi in ufficio.
Non
ci misi molto a trovare i fascicoli sul massacro della famiglia di
Edward che mi ero fatto mandare all'epoca e sull'uccisione di
Steven.
Li
rilessi attentamente e qualcosa iniziò ad agitarsi febbrile nella
mia mente.
Un
particolare mi balenò subito in mente mentre guardavo la foto
sorridente di Steven che ci avevano fornito a suo tempo i genitori
preoccupati per la sua scomparsa.
Aveva
gli occhi verdi e sorridenti. Quello stesso verde profondo e intenso
che spaventato mi fissava tutte le volte dal volto di Edward.
Con
un brivido andai a cercare il verbale della morte di Robert, il
figlio del mio vicino e della collega di Carlisle.
Era
stato Esme a nominarlo nel suo racconto, a riportare a galla
quell'atroce lutto. E anche lui era stato barbaramente ucciso la
Vigilia di Natale.
Cercai
la foto tremante consapevole di quello che probabilmente avrei
trovato e Bingo il ragazzo aveva gli occhi verdi intesi e
brillanti mentre nella foto soffiava sulle candeline della sua torta
di compleanno.
Un
tremito mi percorse mentre con la mano andavo a torturare per
l'ennesima volta i baffi.
Guardavo
quegli occhi e guardavo quella torta. Le candeline!!
Con
un brivido aprii nuovamente il fascicolo e tirai fuori le schede
anagrafiche dei tre ragazzi. Le guardavo elettrizzato, stavo cercando
la conferma al mio sospetto.
Con
il cuore in gola feci due veloci confronti e rimasi allibito a
fissare il foglio...
“Porca...”
mi scappò dalla bocca, i tre
ragazzi avevano lo stesso anno di nascita.
E
il sussurro che avevo in testa iniziò a urlare a gran voce.
Edward
era stato la prima vittima del Mostro di Natale ed era l'unico
sopravvissuto... gli altri erano solo ragazzi che gli assomigliavano.
Solo sostituti che avevano preso il suo posto. Edward aveva ragione.
Il Mostro di Natale non solo era lo stesso omicida ma lo stava
ancora cercando.
Un
fremito mi percorse violento mentre mi rendevo conto che lui era la
chiave di tutto.
Ma
come faceva il Mostro a scegliere le sue vittime??
I
Serial Killer, perché era ormai evidente che si trattava di
questo, non scelgono mai i loro bersagli a caso, ma prendono ciò che
desiderano, ciò che vedono.
Un
attimo pensai forse sto correndo
troppo. In fondo sono sole tre le vittime accertate, troppe poche per
pensare a un Serial killer, ma se non fosse stato così?? Se altri
omicidi fossero avvenuti in altre contee?? In fondo anche la famiglia
originale di Edward risiedeva in un altra contea e il verbale era
nelle mia mani solo perchè mi aveva chiesto informazioni Carlisle
all'arrivo dei gemelli.
Tremando
per la consapevolezza di quello che stava saltando fuori accesi il
computer e andai in internet entrando con la mia password nel
database delle forze dell'ordine.
Immisi
i dati e rimasi lì per venti minuti a guardare una stellina blu che
correva da destra a sinistra nel monitor mentre il computer centrale
cercava il risultato della mia ricerca.
Io
guardavo e aspettavo. Aspettavo e pensavo. Pensavo e ricordavo...
cielo dimmi che sto sbagliando pensai
quando sul video apparvero otto fascicoli, sei verbali di omicidi di
ragazzi avvenuti nelle contee vicine ... tutti nel periodo natalizio,
tutti negli ultimi otto anni e tutti con gli occhi verdi e
all'incirca lo stesso anno di nascita. E compresi fra di essi, notai
con un sospiro, quello di Edward, di Steven e
Robert.
Freddamente,
eccitato e spaventato da quello che stavo scoprendo, stampai tutti
i fascicoli mancanti e preso diversi evidenziatori e pennarelli
iniziai a segnare su un foglio quello che avrebbe potuto collegare i
vari casi. Il filo mancante. Il legame fra le vittime designate.
Quando
ebbi finito di scrivere una lista con i vari indizi la rilessi
attentamente. Con il cuore che batteva pazzo di adrenalina mi resi
conto che Edward non solo aveva ragione ma sapeva chi era il Mostro
e dove si trovava.
La
chiave di tutto era sempre stata sotto i miei occhi e sotto gli occhi
dei miei colleghi.
E
quello che aveva permesso al Mostro di passarla liscia era che
essendo avvenuti gli omicidi in contee diverse nessuno aveva pensato
ad un unico movente, nessuno aveva pensato che a colpire era stata
una sola mano.
La
mano del Mostro di Natale, la mano del misterioso Lui che continuava
a torturare Edward nel sonno e a cercarlo nella realtà.
Ma
dovevo essere sicuro, non potevo lasciare nulla al caso. Dovevo
essere certo della mia teoria perché se avevo ragione... Edward...
non sarebbe stato facile per lui.
E
gli unici che potevano confermare la mia ipotesi investigativa erano
i parenti dei ragazzi uccisi dal Mostro di Natale... solo loro
potevano confermare il mio sospetto.
Non
persi tempo, telefonai a Bella, e partii.
Sarebbe
stata una lunga notte. Avrei tirato giù dal letto e costretto
quattro famiglie a rispondere alla più semplice delle domande per
avere la conferma del mio sospetto sul legame fra tutti i casi e se
avessi avuto ragione...
Edward
era il centro di tutto, l'inizio e la fine di un incubo che aveva
mietuto vittime per otto anni.
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