venerdì 22 marzo 2013

Capitolo 70 Una verità svelata


 

Ps: Una curiosità.  Si parlerà di musica per chi non sapesse a quale si riferisce... è quella che potete ascoltare a metà trailer !!


Capitolo 70 Una verità svelata    (raiting rosso)



Edward



Non capivo cosa volesse da me, sembrava che si divertisse con le sue domande umilianti, ma ancora una volta il suo comportamento mi disorientò completamente.

Lo vidi sorridere. Alzarsi e prendere un bicchiere d'acqua dalla vicina colonnina.

Sei stato bravo, ragazzo. Bevi un pochino e asciugati le lacrime” mi disse dolcemente allungandomi il bicchiere colmo di acqua fresca.

Tremante allungai la mano afferrando il bicchiere volentieri, mi sentivo la bocca secca mentre lo guardavo spaventato e sconcertato per quella gentilezza che non mi aspettavo.

In silenzio bevvi lentamente l'acqua mentre mi asciugavo le lacrime con il fazzoletto di carta che mi aveva dato. Lui rimase fermo qualche minuto aspettando che mi calmassi, che smettessi di piangere e di tremare.



Poi iniziò a passeggiare avanti e indietro pensoso finché non si voltò a guardarmi sorridente.



Sei normale Edward. Non ti si rizza perché non lo vuoi tu. Hai talmente tanta paura che non funzioni, talmente tanta paura di non essere uomo che lo blocchi.

Lui è solo un muscolo. Dipende dalla mente come tutti gli altri. Non c'è nulla in te di strano. Sei perfettamente normale. Sei un ragazzo come tutti gli altri.” affermò autoritario e sicuro cercando e piantando i suoi occhi di ghiaccio nei miei.

Scossi la testa, avvilito.

Non mi credi vero??” mi chiese ironico “Tu pensi che io stia mentendo o che mi sia sbagliato, che non ci sia niente da fare, giusto??” il suo tono era irato, quasi rabbioso.

Si” risposi semplicemente guardandolo fisso senza abbassare lo sguardo, sicuro di quello che ero.



Verde e grigio, due sguardi di fuoco che s'incrociarono e si sfidarono.

Riprese a passeggiare con le mani dietro al schiena in silenzio, poi si avvicinò alla scrivania aprì un cassetto e mi tirò una barretta di cioccolato.

Devi aver fame.” aggiunse con la voce dolce e gentile continuando a passeggiare assorto e indifferente alla mia presenza.

L'afferrai al volo. Ero stupito, i suoi cambi di voce, il suo modo di fare mi spaventavano e disorientavano. Ma aveva ragione, ero esausto ed affamato e la divorai in due bocconi.

Lui si avvicinò a me, mi fissò negli occhi e mi chiese all'improvviso “Ne sei proprio sicuro di quello che pensi?”

Mi limitai ad annuire, mi sentivo spaesato, ancora una volta il suo tono era diventato freddo e pungente.

Feci per scendere e andare a prendermi i vestiti che avevo posato sulla sedia lì vicino. Non c'era più nulla da aggiungere. Lui mi aveva detto quello che pensava ma io sapevo come stavano le cose in realtà. Il discorso per me e ra chiuso.

Lui mi afferrò per un braccio fermandomi “Non ti ho detto di rivestirti” mi intimò gelido.

La sua voce mi fece sussultare e cercai di divincolarmi dalla sua presa ferrea mentre il panico iniziava nuovamente a bussare nella mia mente.

Mi dispiace ragazzo ma ti devo dimostrare il contrario” aggiunse deciso intensificando la stretta e bloccandomi le braccia.

Vieni e fai il bravo” mi ordinò trascinandomi con lui.

Il panico trattenuto, esplose violento, paralizzandomi, impedendomi di ribellarmi, di lottare, mentre il mio corpo iniziava a tremare. Immagini del mio aguzzino che mi teneva fermo iniziarono a sovrapporsi, a mescolarsi con quelle di Danny.

Lui apri una porticina e mi fece entrare in una piccola stanza poi mollò la presa su di me e si girò chiudendo nuovamente la porta a chiave e mettendosi la chiave in tasca.

Ero nuovamente in trappola.

Mi appoggiai alla parete più distante e iniziai ad ansimare cercando di coprirmi con le braccia “Non mi faccia del male” lo implorai spaventato da lui e da quel posto. Mi sentivo soffocare, l'aria non arrivava ai miei polmoni.

Per tutta la risposta lui si mise a ridere. “E perché dovrei. Non sei il mio tipo ragazzo. A me piacciono le donne, sai... non i marmocchi. Quindi rilassati e abbi fiducia in me” disse mentre si avvicinava a uno stereo e accendeva una dolce musica.

Ti piace la musica classica? La conosci questa?” mi chiese regolando il volume bassissimo.

Ancora una volta aveva cambiato tono, era diventato dolce e gentile.

Ci pensai un attimo momentaneamente distratto dalla musica “E' il Bolero di Ravel?” chiesi piano.

Lui sorrise soddisfatto. “Bravo. Non credevo lo conoscessi. Non sono molti i ragazzi che conoscono la musica classica.” mi rispose mentre trafficava con degli interruttori dandomi la schiena.

Lo guardavo preoccupato. Mi stavo chiedendo che intenzioni avesse. Si muoveva adagio canticchiando seguendo la musica, senza guardarmi, comportandosi come se si fosse dimenticato di me.

Come se io non fossi presente, un qualcosa di insignificante.

Le luci si spensero lentamente ma non restammo al buio, una luminescenza azzurrina si diffuse illuminando appena quello stanzino.

Lo riuscivo a vedere a malapena avvicinarsi a me lentamente.

Il mio cuore iniziò nuovamente a battere furiosamente sembrava dovesse uscire dal petto.

Edward. Ascoltami.” mi disse lentamente e dolcemente. La sua voce sembrava intonarsi con la musica “Sono un medico e sono specializzato per aiutare ragazzi che hanno problemi come il tuo, persone che hanno avuto il tuo stesso destino. Che come te sono convinte di non essere normali... uomini veri. Adesso dovrai fare esattamente quello che ti dirò. Mi hai capito?” mormoro avvicinandosi lentamente.

Avevo paura. Mi sentivo soffocare lì dentro e in cerca di una via di fuga arretrai fino ad appoggiarmi alla porta chiusa. Provai ad aprire la maniglia ma era chiusa, ero suo prigioniero.

Guardami Edward.” mi disse. Era davanti a me e mi sorrideva “Vedi sono vestito. Non ti voglio fare alcun male. Io non sono il tuo Lui.” mi disse dolcemente mostrandomi le mani e il suo abbigliamento.

Ingoiai a vuoto cercando di ragionare e di riacquistare lucidità...

Ti voglio solo aiutare. Ti devi fidare di me. Pensi che tuo padre, altrimenti, ti avrebbe lasciato solo con me?? Lui si fida... fidati anche tu. Coraggio non ti farò male... te lo prometto. Voglio solo aiutarti.” disse allungando la mano e prendendo la mia tirandomi lentamente verso di lui.

Aveva ragione dovevo fidarmi. Carlisle non mi avrebbe mai lasciato lì con lui altrimenti. Dovevo cercare di dominare la mia paura.

Ma non capivo cosa volesse da me e come avrebbe potuto aiutarmi.

Forse se l'avessi immaginato sarei scappato, ma invece lasciai che la sua voce dolce e suadente mi convincesse a collaborare.



Bravo così, non devi avere paura. Adesso mi devi ubbidire, fai esattamente quello che ti dico” mormorò con la voce che era appena un sussurro sopra la musica che stava piano piano aumentando.

Sei mancino?” mi chiese sempre sussurrando mettendosi dietro di me e facendomi appoggiare al suo petto robusto.

No” risposi con un sussurro anch'io. All'improvviso la mia gola si era seccata, sembrava impossibile riuscire a parlare. Sentivo il suo corpo aderire al mio e il terrore esplose di nuovo violento.

Respiravo forte, nervoso e spaventato. Il cuore batteva talmente forte che lo sentivo rimbombare nelle orecchie mentre brividi gelati mi percorrevano la schiena. Avrei tanto voluto fuggire da lì e allontanarmi da lui, dal suo fisico forte che mi tratteneva ma qualcosa mi stava bloccando.

E sapevo anche cosa: non potevo fuggire di nuovo, dovevo affrontare le mie paure, dovevo fidarmi di mio padre e di quell'uomo.

Ingoiai a vuoto e presi fiato lentamente, imponendomi di calmarmi, mentre decidevo che avrei ubbidito qualsiasi cosa mi avesse fatto, qualsiasi cosa volesse fare di me.

Lo avrei fatto per mio padre e per la mia famiglia. Li avevo feriti troppo e adesso era giunta l'ora di affrontare il mio destino, qualsiasi esso fosse. E per la prima volta sentii un coraggio che non conoscevo nascere dentro il mio cuore e avvolgersi intorno alla mente come uno scudo, donandomi la forza che mi era mancata in questi lunghi anni.

Mi aveva fatto appoggiare con la schiena al suo petto e la mano sinistra era passata sotto le mie spalle come per sorreggermi.

Alza la mano destra, fammi vedere il palmo” ubbidii mi sentivo completamente in sua balia, la musica mi avvolgeva distraendo i miei pensieri, calmandoli, mentre la luce soffusa mi confondeva impedendomi di vedere le cose con nitidezza. Tutto sembrava solo un sogno, tutto sembrava vago e surreale mentre i suoi sussurri dolci mormorati nelle orecchie mi stregavano.

Devo fidarmi, mi ripetei. Papà si fida....devo farlo per Carlisle...devo fidarmi lui è un medico... non mi farà del male... non vuole farmi del male...

Poi Danny mi passò sopra il palmo della mano destra qualcosa di caldo e unto. Feci per ritrarla, stupito e spaventato, ma lui afferrò saldamente il mio polso con la sua mano.

Fidati Edward. Fidati di me” mi sussurrò nell'orecchio.

La musica continuava sempre più forte mentre un altro strumento si aggiungeva agli altri nel ripetere all'infinito la stessa melodia.

Poi la sua mano guidò la mia al mio membro posandola sopra.

Prendilo Edward. Prendi il tuo pene in mano” sussurrò

Sussultai ma ubbidii ancora al suo ordine, mentre il respiro iniziava ad impazzire di nuovo dalla paura. Cosa voleva da me?

Stringilo piano” un altro ordine sussurrato ma perentorio. Mentre la sua mano premeva sulla mia con dolcezza e autorità invitandomi ad ubbidire al suo ordine.

Bravo, così, adesso inizia a massaggiarlo. La senti la musica?? Segui il ritmo... come abbiamo fatto prima...uno...due...uno..due...anche il respiro Edward. Così lentamente, dolcemente...”

Iniziai a ubbidire cercando di calmare il respiro.

Dovevo fidarmi. Dovevo farlo per mio padre, per Alice, per la mia famiglia e ... per me stesso

La sua mano posata sulla mia la guidava dolcemente, avanti, indietro seguendo la sua voce e la musica.

Abbassai lo sguardo, volevo vedere ma la sua voce mi bloccò perentoria.

No Edward, non ci pensare. Ti devi rilassare. Non pensare a quello che stai facendo, chiudi gli occhi, ascolta la musica, rilassati” mi ordinò mormorando dolcemente ma seccamente nello stesso tempo.

Adeguai il respiro al movimento e lentamente mi resi conto che il percorso si era allungato.

Iniziai ad agitarmi, mentre sensazioni mai provate iniziavano ad investirmi.

Un lungo brivido seguito da una sensazione di calore e poi di piacere stava facendosi strada dentro di me.

Così Edward. Tranquillo. Va tutto bene” la sua voce mi calmava mentre la sua mano guidava la mia alla scoperta del mio corpo e di sensazioni mai provate.

Mi ha detto Carlisle che c'è una ragazza che ti piace. Come si chiama?” mi chiese poi sentendomi di nuovo agitato.

Bella” mormorai imbarazzato.

Com'è Edward. Descrivimela” di nuovo la voce era autoritaria e dolce nel contempo, mentre la musica era sempre più decisa.

Ha i capelli lunghi marroni come le castagne e gli occhi color cioccolata ” dissi cercando di voltarmi per parlargli.

Il suo braccio mi trattenne “Chiudi gli occhi. Cerca di vederla. Immaginatela che viene verso di te. Scommetto che ha un bel sorriso e le labbra rosse” continuò.

Ubbidii. Adesso la vedevo davanti a me. Vedevo le sue labbra rosse e sensuali chiamarmi dolcemente.

E morbide” disse

Si le vedevo, le sentivo sulle mie, morbide e calde. Il ricordo del suo bacio esplose nella mia mente.

Le sue labbra posate sulle tue, morbide e attraenti, i seni che si appoggiano sul tuo petto. Il suo sapore deve essere buono Edward, il suo odore attraente” continuò ed io lo sentivo, sentivo le sue labbra, sentivo il suo petto morbido e sodo, volevo accarezzarla volevo toccarla, mentre immaginavo il suo sapore. Le mie mani che la stringevano forte, le sue labbra posate sulle mie, il suo sapore dolce, la pelle che morbida si adattava al mio corpo,il suo profumo che mi stregava.

Iniziai a sentire caldo un gran caldo, il respiro si fece affannoso.

Volevo andare da lei, toccarla, baciarla, volevo farci l'amore. La mia mente la immaginava, la richiedeva, smaniava al suo pensiero.

Potevo vedere le gambe lunghe affusolate e le mie mani posate sulle sue cosce salire lentamente su di lei.

Iniziai a gemere piano mentre la mia mano andava più veloce, più decisa.

Pensa la sua mano dolce e delicata, posata sul tuo pene a toccarlo mentre tu la baci sul collo, e la tocchi. E' bagnata Edward, lei si bagnerà per te, aspettando che tu la faccia tua” mi diceva ed io mi sentivo crescere dentro il desiderio. Mi sentivo sul punto di esplodere, mentre Danny aveva lasciato la mia mano ed io continuavo da solo a darmi piacere.

Sempre più veloce e deciso, mentre la mia mente immaginava Bella stesa sotto di me, potevo quasi sentire il suo corpo, le sue mani sul mio accarezzarmi lentamente, il suo calore, i suoi baci e il suo calore reclamare il mio corpo.

Ero preso da un vortice di desiderio e poi all'improvviso mi sentii esplodere subito seguito da un senso dolcissimo di vuoto, di liberazione, mentre un lungo gemito di piacere accompagnava il primo orgasmo della mia vita.

Bravo si, continua, ancora Edward, fai uscire tutto” mi disse dolcemente mentre la musica insieme al mio cuore rallentava.

Aprii gli occhi e li abbassai incredulo. Il mio pene era ancora dritto e rigido ma bagnato così come la mia mano.

E capii.

All'improvviso mi sentii svuotato completamente.

Tutte le paure, tutte i problemi e le ansie che mi ero fatto per otto anni e la convinzione di non essere in grado di fare sesso mi abbandonarono all'improvviso.

Ero un ragazzo come gli altri, capace di provare piacere, capace di poter donare piacere.

Il mio Lui mi aveva mentito!

E la stanza iniziò a girare mentre chiudevo nuovamente gli occhi sfinito e stanco da quella lunga battaglia che avevo vinto con me stesso.

Edward. No. Non mi svenire adesso. Su, tirati su” la sua voce mi risvegliò all'improvviso, costringendomi ad aprire gli occhi.

Mi sentii accompagnare ancora stordito e sfinito nell'altra stanza verso il lettino e mi ritrovai sdraiato su di esso.

Sei stanchissimo ragazzo. E' stata una giornata lunga e piena di emozioni. Chiudi gli occhi e rilassati qualche minuto mentre chiamo tuo padre” e quella fu l'ultima cosa che sentii prima di crollare addormentato consapevole che ero un maschio a tutti gli effetti.

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