Extra
2 - Tigro
Erano
passati qualche giorno da quanto avevamo incontrato quella coppia
simpatica e Alice non aveva smesso un attimo di parlare e immaginare
come sarebbe stato bello avere una nuova famiglia.
Io
la guardavo e le sorridevo cercando di non smontare i suoi sogni, di
lasciarla libera e serena malgrado fossi preoccupato.
La
Cattiva era via, in ferie avevamo sentito che dicevano, ed io ero
molto felice. Odiavo gli incontri con lei, odiavo sentirmi costretto
a ripensare al passato. Non disegnavo mai, avevo paura di quello che
le mie mani creavano.
Quel
pomeriggio ci diedero dei vestiti e come al solito Alice mi aiutò ad
indossarli. Quando fummo pronti ci guardammo sconcertati. Non
riuscivo a muovermi da quanto erano stretti mentre lei ci navigava ed
era stata costretta a rimboccarsi le maniche e i pantaloni.
“Ma
ci vorranno cosi?” mi chiese lei preoccupata. Io mi strinsi nelle
spalle immaginavo di si, ma il dubbio doveva apparire nei miei
occhi.
La
Responsabile, quella signora sempre così sorridente, entrò e ci
guardò con affetto.
“Sono
arrivati. I vostri nuovi genitori sono venuti a prendervi. Siete
pronti?” ci chiese
Noi
ci guardammo un attimo poi annuimmo. Il nostro destino stava per
cambiare. E speravo solo in meglio.
Mentre
ci avvicinavamo lungo lo stretto corridoio abbassai gli occhi
guardando per terra. Mi sentivo intimidito e preoccupato. E se ci
avessero ripensato? Se non mi avessero più voluto? Forse sapevano
che non ero un bambino come gli altri. Forse...
Ma
l'attesa durò pochissimo.
Per
prima notai quella bella signora. Lei si chinò e mentre ci salutava
allungò le mani per farci una carezza fra i capelli. Alice non
aspettava altro. Lo sapevo e con un sorriso la vidi saltare in
braccio a quella bella signora a cui brillarono gli occhi pieni di
gioia. Poi all' imrpovviso mi sentì posare un braccio pesante sulle
spalle. Colto alla sprovvista sobbalzai e mi allontanai guardando
diffidente quell'uomo che mi sorrideva. Non volevo che mi toccassero.
Nessuno doveva farlo a parte Alice.
Per
un attimo temetti che si sarebbe offeso e magari mi avrebbe sgridato
ma lui fece finta di nulla.
Alice
nel frattempo dopo avere salutato le signore mi afferrò per mano
“Andiamo a casa” mi disse.
Io
la guardai e la segui. Forse aveva ragione, forse finalmente avrei
avuto un posto da chiamare casa e due genitori che mi avrebbero
protetto e voluto bene.
Ma
non avevo messo in conto che avrei avuto un fratello. E non solo un
fratello, ma una montagna di fratello. Lui era più grande... in
tutti i sensi.
Per
un attimo quando lo vedemmo appoggiato alla macchina rimanemmo
entrambi perplessi ma dopo le presentazioni fatte dai nostri nuovi
genitori capii che avrei dovuto proteggere Alice da lui.
Non
mi piaceva come le parlava e quello che le disse. Sembrava minaccioso
così imponente e così sicuro di se. Così feci un passo avanti
mettendomi a protezione di mia sorella. Doveva passare sul mio corpo
se avesse voluto farle male. Ma non era quella la sua intenzione. E
in macchina seduto vicino a lui capii che era solo grosso e forse un
po' invadente, ma non pericoloso.
Speravo
di andare subito a casa. Volevo levarmi quei vestiti scomodi ma i
nostri nuovi genitori ci condussero invece a fare acquisti. Quanto
odiavo andare con negozi. Con Alice poi era un vero supplizio. Ma
quando provarono a separarci le strinsi la mano forte. Non potevano
farlo e lei d'accordo con me glielo spiegò. Per fortuna ci
rinunciarono subito, non volevo iniziare subito male ma era meglio
chiarire subito le cose. Non mi avrebbero mai separato da mia
sorella. E assieme andammo a scegliere i vestiti per la mia gemella.
Sapevo già che era un indecisa per natura così l'aiutai sperando
che si sbrigasse a scegliere. Con i miei feci molto prima. Mi avevano
detto cosa volevano comprare e io non perso tempo. Una maglietta è
una maglietta. Che sia gialla o verde poco importa basa starci
comodi.
Con
un sorriso notai che anche il mio nuovo fratellone sbuffava, bhe
almeno quello lo avevamo in comune, pensai sorridendo di nascosto.
I
miei genitori parlavano tra loro, e così mi ricordai i loro nomi
Esme e Carlisle. Avrei voluto chiamarli e chiedergli perché ci
avevano adottato, perché avevano scelto proprio noi, ma le parole
continuarono a non uscire neanche quando con immenso stupore ci
portarono in un negozio di giocattoli.
Non
era possibile! Finalmente avrei avuto dei giocattoli miei, non quelli
dell'orfanotrofio che erano in comune con tutti gli altri bambini. Li
avevo persi tutti quando mi avevano portato via da casa e da allora
non ero stato più padrone di nulla. E felice li seguì chiedendomi
se stavo sognando o se era la realtà, avevo paura di svegliarmi.
Tigro.
Lì trovai il mio Tigro. Il mio nuovo papà mi aveva permesso di
prendere due giocattoli. Ero felicissimo. C'erano un sacco di belle
macchinine ma mi ritrovai con Emmett che mi parlava di draghi e
mostri. Lo stavo a sentire per pura cortesia mentre controllavo cosa
faceva Alice e sbirciavo di nascosto le mie adorate macchinine.
Alla
fine mi trovai un enorme drago in mano. Era molto bello ma
soprattutto piaceva ad Emmett che continuava a immaginare come
avremmo potuto giocare assieme. Non volevo deluderlo così annui e me
lo strinsi al petto finalmente libero di scegliermi la macchina che
mi piaceva. C'era solo l'imbarazzo della scelta. Ce ne erano di tutti
i tipi. Ma ero indeciso su tre. Quale scegliere? Una mi piaceva per i
colori vivaci, l'altra perché sembrava più scattante e la terza
era quella dei pompieri con la scaletta sul tetto che si alzava. Le
osservavo indeciso. Mi sembrava di essere Alice quando il mio nuovo
papà mi permise di prenderle tutte e tre. Non potevo crederci e
girandomi gli sorrisi felice.
Quando
raggiunsi Alice l'aiutai a scegliere come al solito e poi ci avviammo
alle casse. Fu lì che vidi Tigro per la prima volta.
Lui
mi fissava. I suoi occhi grossi e dolci mi guardavano come fossero
vivi. Inclinai la testa e gli sorrisi. C'era un qualcosa che mi
attirava, non so cosa fosse. Il suo sguardo probabilmente o forse
solo la voglia di avere un qualcosa da stringermi vicino quando avevo
gli attacchi di paura. Quando di notte di svegliavo tutto sudato e
stringevo la mano ad Alice cercando nel suo contatto la forza di
non piangere. Con uno scatto resi i giocattoli al nuovo papà. Lui
aveva detto due ed io non volevo farlo arrabbiare così su due piedi
d'istinto decisi di rinunciare agli altri, volevo Tigro. A qualsiasi
costo!
Ma
lui me li rese e mi permise di prendermi il mio nuovo amico.
Lo
guardai in volto. Aveva un sorriso così dolce e gentile che per un
attimo mi venne voglia di stringerlo e quando appoggiò la mano sulle
spalle non mi ritrassi anche se sentii una morsa fredda stringermi il
petto.
Lui
era bravo e forse mi avrebbe protetto decisi. Forse avrei potuto
avere una nuova casa e lasciare finalmente tutto alle spalle.
Quando
arrivai a casa ero intimidito per fortuna che Alice invece era molto
tranquilla così la lasciai fare limitandomi a seguirla e a
controllare che non le accadesse niente di male.
Era
strano essere di nuovo in una casa ma a preoccuparmi erano le
aspettative dei miei nuovi genitori.
Non
volevo farmi sgridare o picchiare, non sapevo come avrebbero reagito
ma avevo ancora più paura che mi separassero da Alice.
Avevo
bisogno di lei.
Lei
invece era tranquilla e probabilmente non si poneva neanche il
problema, era così abituata a prendersi cura di me che si comportò
come aveva sempre fatto, imboccandomi e cambiandomi.
Io
osservavo le reazioni dei nostri nuovi genitori e subito mi accorsi
che erano stupiti ma con mio grande sollievo ci lasciarono fare.
Fu
solo all'ora di andare a letto che per la prima volta si
dimostrarono decisi a separarci.
Alice
era in crisi, lo sentivo dentro di me ma la tranquillizzai con lo
sguardo. Sapevamo comunicare senza parole, era indispensabile per
sopravvivere nell'orfanotrofio. Avevo un piano.
E
appena sentii silenzio afferrai il mio Tigro e andai nella sua
stanza.
Immaginavo
che se fossi entrato nel suo letto ci avrebbero sgridato di brutto.
Quando l'avevamo fatto all'orfanotrofio avevo preso una sberla e mi
avevano messo in castigo fino a che non era intervenuta la Direttrice
permettendoci di dormire in due letti vicini in modo da prendere
sonno dandoci la mano. Non volevo che succedesse la stessa cosa, ci
ero stato troppo male dietro.
Così
le presi la mano, le asciugai le lacrime silenziose che aveva versato
nel sonno e mi sdraiai sul tappeto vicino. Non era comodo e avevo
freddo ma sapevo che facendo così non avrei avuto gli incubi. Alice
era vicino a me, e nessuno avrebbe potuto farle del male.
Risvegliarmi
nel mio letto mi colmò di terrore. Sentivo il lento respiro di
Emmett, il letto cigolare e mi sembrava di vedere delle ombre nel
corridoio.
Alice!!
Forse mi avevano trovato! Forse avevano trovato lei. Con Tigro corsi
al buio cercando di essere più silenzioso possibile nella sua camera
e quando la vidi dormire tirai un sospiro di sollievo poi le afferrai
al mano e mi addormentai sul tappeto.
Quando
mi svegliai stava facendo giorno. Avevo una calda coperta a coprirmi
e un cuscino sotto la testa. Per un attimo rimasi perplesso poi capii
e silenziosamente tornai nel mio letto giusto in tempo per far finta
di aver dormito sempre lì.
Pensavo
che i miei genitori mi avrebbero ripreso e invece no. Così come non
mi chiesero mai di parlare, non mi forzarono mai a fare nulla.
Non
riuscivo a crederci, sembrava tutto perfetto ed iniziavo a rilassarmi
quando per la prima volta ebbi nuovamente paura.